Sonar: tra suoni e visioni

Dandy Bestia: l’ultimo riff ignorato dai media

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    L’Italia ha perso un pezzo di storia del rock, ma, come al solito, in pochi sembrano essersene accorti. Fabio Testoni, in arte Dandy Bestia, leggendario chitarrista dei bolognesi Skiantos, ha lasciato questo mondo senza che i grandi media si prendessero la briga di celebrarlo. D’altronde, troppo impegnati a seguire le liti sui social di qualche miserabile influencer o l’ennesima dichiarazione da semi-analfabeta di uno strapagato calciatore… figurarsi se si ricordano di chi ha scritto pagine fondamentali del rock demenziale italiano!

    Quando il rock era (auto)ironia e genio

    Dandy Bestia è stato un pilastro di un genere che non si è mai preso troppo sul serio, e forse proprio per questo ha lasciato un segno indelebile. Con Freak Antoni e il resto della banda, gli Skiantos hanno stravolto il concetto stesso di musica in Italia: tra concerti surreali, testi grotteschi e una capacità unica di smascherare il ridicolo della società. Sono stati la voce fuori dal coro, il dito medio al conformismo musicale dritto in quel posto, l’unico vero esperimento punk nato in Italia senza bisogno di scimmiottare i mostri sacri d’oltreoceano.

    Demenziale… ma non solo, anzi…

    Il loro capolavoro MONOtono (uscito in un infuocato 1978, quando il punk stava ridettando le regole della musica giovane) resta ancora oggi un manifesto di ribellione e nonsense. Dandy Bestia, con la sua chitarra tagliente e il suo talento troppo spesso sottovalutato, ha dato al rock demenziale una dignità musicale insospettabile. Ma guai a chiamarlo “solo” demenziale: sotto la patina di idiozia consapevole c’era una genialità rara, un’arte che sfidava qualsiasi etichetta. A volte, inaspettatamente, anche con un velo leggero ma preciso di poesia…

    Morto e (come sempre) ignorato

    E così, la scomparsa di Dandy Bestia è scivolata via in silenzio, come una battuta geniale raccontata in una stanza vuota. Nessun titolone, nessuna prima pagina, giusto qualche riga sparsa sui giornali online. Eppure, il suo contributo alla musica italiana è stato enorme, anche se in troppi fingono di non saperlo. Gli Skiantos hanno ispirato generazioni di musicisti – un nome su tutti: Elio e Le Storie Tese -, dimostrando che si può fare rock senza prendersi sul serio e che si può prendere tutti bellamente per il culo, anche se stessi. Dandy Bestia ne era l’anima musicale, un chitarrista sopraffino capace di trasformare il nonsense in arte.

    Un addio come si deve: a suon di rock

    A chi oggi vuole ricordarlo, basterebbe mettere su Sono rozzo, sono grezzo, alzare il volume e brindare con una birra calda in onore di chi ha fatto della musica un atto di libertà. Se esiste un paradiso del rock, lui – dopo aver ritrovato il caro Freak Antoni – starà già accordando la chitarra per un assolo irriverente, con qualche santo sbalordito davanti a tanta genialità. Buon viaggio, Dandy. Io ti ricorderò… anche se i giornali preferiscono parlare d’altro. D’altronde… non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti, no?

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