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Sonar: tra suoni e visioni

Separati alla nascita: le somiglianze che non t’aspetti

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    Quasi cloni. Perché, se è vero che tutti o quasi abbiamo almeno un sosia nel mondo, nessuno fa eccezione. Andare a caccia di somiglianze nel mondo delle star, è molto divertente. Anche se per qualcuno, come il sottoscritto, si trasforma in una sorta di mania sottilmente ossessionante. per esempio, avete mai notato quanto Charlene di Monaco e l’attrice Charlize Theron (non solo nel nome) si somigliano? Dal colore di capelli e occhi all’ovale del viso, sembrano davvero sorelle. E che dire del Principe Harry e del cantante Ed Sheeran? Tali e quali… meglio del popolare tv show condotto da Carlo Conti. Anche perchè nel programma Rai ci si mettono di mezzo abili truccatori… nella vita no, tutto è legato alla natualità dei cromosomi.

    Divertente e contagioso

    Un esercizio – quello dei “separati alla nascita” – che può diventare contagioso e riservare esiti sorprendenti ed inaspettati. E il bello del gioco delle somiglianze è che tutti possono giocarvi e tutti, con un improvviso colpo di scena, possono diventarne protagonisti. In questo post ne ho selezionati alcuni per LaCity Mag! Partiamo da Ray Shulman, il più giovane dei tre fratelli Shulman che facevano parte del gruppo prog rock dei Gentle Giant, che appare uguale a James Taylor, coppola compresa!

    Ad ognuno il suo sosia

    Nella gallery in basso trovate qualche esempio fra quelli che recentemente mi sono saltati agli occhi. Come Anthony Kiedis, leades dei pirotecnici Red Hot Chili Peppers e il centrocampista ex milanista Sandro Tonali; Jason Newsted, ex bassista dei Metallica (in forza alla band dal 1986 al 2001) e il giornalista- conduttore tv romano (ora ridotto al rango di “prezzemolino”) Alessandro Cecchi Paone; il “grande vecchio” del blues bianco John Mayall e Peppino Di Capri, cantautore partenopeo che ha fattivamente contribuito alla diffusione delle bollicine francesi nel nostro Paese: cameriere… Champagne!

    Nota a parte per il presidente Mattarella

    Da bambino ero innamorato del tricolore, soprattutto di quello che mio padre mi regalò alla vigilia della finale dei Mondiali Italia-Brasile del 1970, sperando di potermi poi portare con lui per le strade del quartiere a festeggiare, dopo il fischio finale. La realizzò con le sue mani, utilizzando un foglio da disegno, degli acquarelli e un bastoncino di legno come asta. Sappiamo tutti come andò. Successivamente, in età adulta, raramente mi è ricapitato di sentirmi veramente italiano, nonostante (o forse anche per colpa di) quella famosa canzone di Toto Cutugno. Spessissimo, lo ammetto, ho ceduto – non senza dolore – alla tentazione di vergognarmene amaramente. Una cosa su tutte, però, mi ha sempre riconciliato con la mia nazionalità d’origine: LA SERIETÀ, LO SPESSORE E LA RETTITUDINE DEL PRESIDENTE MATTARELLA che, secondo solo all’indimenticabile Sandro Pertini, ha incarnato perfettamente quel ruolo. E di questo, per una volta da italiano vero, mi sento di ringraziarlo.

    La somiglianza con l’inventore di una strumento epocale

    Notate la spiccata somiglianza – anche se con una pettinatura meno d’ordinanza – con Robert Arthur Moog, ingegnere, imprenditore ed inventore di uno dei primi sintetizzatori musicali a tastiera nel 1963, utilizzando le sonorità del Theremin. Dieci anni prima aveva visto in funzione un sequencer elettromeccanico, il Wall of Sound, costruito da Raymond Scott, probabilmente il primo compositore-inventore di strumenti e musica elettronica. I contatti con Scott, di ventisei anni più anziano, furono professionalmente importanti per Moog e, a partire dalla fine degli anni sessanta, i sintetizzatori di Moog divennero i più apprezzati e il nome stesso “Moog” si tramutò in sinonimo di sintetizzatore. A lui devono dire grazie moltissimi musicisti, a partire da Keith Emerson e Rick Wakeman, Walter Carlos (poi Wendy, dopo il cambio di sesso, che aiutò Moog nella progettazione), ovviamente i Tangerine Dream e i Kraftwork… ma anche i Beatles, The Moody Blues e l’immenso Sun Ra.

      Sonar: tra suoni e visioni

      Canzoni pennute: quell’improbabile relazione tra il pollo e la musica

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        Come diceva Leo Longanesi… “Un vero giornalista spiega benissimo quello che non sa”. Io, più modestamente del grande elzevirista, pittore, disegnatore, editore ed aforista italiano… uso spesso il pretesto della musica per raccontare alcune mie viscerali passioni, come la cucina.

        L’indimenticabile Fred a Detroit

        Oggi parliamo di polli in musica. La prima cosa che mi viene in mente è il “confidenziale” Fred Bongusto che canta con eleganza gigiona Spaghetti a Detroit, canzonetta nella quale il protagonista si sottopone ad una dieta ferrea a base di pastasciutta, pollo con contorno di insalatina e caffè, ripensando con nostalgia alle pantagrueliche mangiate fatte nel Michigan. Come non citare poi, in questo contesto, i Chicken Mambo di Fabrizio Poggi?!? E i funambolici Chickenfoot… ne vogliamo parlare?!?

        Una ricettina veloce veloce

        A questo punto mi è venuta fame… e vi propino una ricettina sperimentata di recente, naturalmente a base del razzolante pennuto: gli arrosticini al miele! Ve la riassumo qui, con una piccola premessa: la cucina è spesso fatta di sapienti contrasti e, per certi versi, l’armonia di un piatto nasce proprio da connubi apparentemente irrealizzabili. Per esempio, può il latte convivere con il limone?

        ARROSTICINI DI POLLO CARAMELLATI

        Ingredienti per 4 persone:
        1 petto di pollo da 500 gr.
        Farina q.b.
        1 bicchiere di latte
        4 patate
        Timo q.b.
        Olio extravergine l’oliva
        2 cucchiai di miele millefoglie
        1 bicchiere di vino bianco
        1 limone
        Sale q.b.
        Pepe q.b.

        Preparazione

        Tagliate a pezzetti il pollo e preparate gli spiedini, che metterete a marinare 15 minuti nel latte per ammorbidirli. Infarinateli e fateli cuocere in pentola con un filo d’olio, aggiustando di sale e pepe. Quando saranno dorati levateli dal fuoco e, nella medesima pentola, riducete il grasso di cottura con un bicchiere di vino bianco, due cucchiai grandi di miele millefoglie e il succo di limone. Fate poi caramellare gli spiedini nella riduzione ottenuta. Lessate le patate, schiacchiatele per bene, conditele con olio d’oliva, sale, pepe e timo e preparate delle quenelle (in italiano “chenelle”) aiutandovi con due cucchiai, che userete come contorno.

        Cosa bere

        E’ buona norma, se il piatto prevede l’utilizzo del vino come ingrediente, accompagnarlo col medesimo. Per questo piatto io ho usato (e bevuto) uno Chardonnay del Monferrato

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          Il Re è vivo e vegeto

          Una data che ogni amante del rock conosce bene: oggi ci lasciava Elvis Presley, a soli 42 anni. Un artista che più di ogni altro ha contribuito a cambiare il panorama della musica giovane del XX secolo.

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            Il 16 Agosto 1977 ci lasciava Elvis Presley, il mio primo vero rock’n’roll hero. Quel giorno, poco dopo mezzanotte, Elvis torna nella sua residenza a Graceland, dopo essere stato dal dentista per una visita. Fino alle prime ore del mattino resta sveglio con la famiglia e il suo staff, si rilassa e cura gli ultimi dettagli del nuovo tour che deve partire da Portland, nel Maine, l’indomani. Verso le 7 del mattino si ritira nella sua camera per riposare fino alla partenza in aereo della sera ma… in tarda mattinata viene trovato privo di sensi nella sua stanza da bagno. Malgrado tutto ciò che verrà fatto dai medici per salvargli la vita, muore all’età di soli 42 anni.

            In una giornata di vacanza estiva si spegne il rock’n’roll

            Rammento che quel giorno io ero al mare a Lavagna (GE). A differenza dei miei coetanei, indaffarati nella nobile arte del “tacchinaggio da spiaggia”, abbagliati da forme più o meno seducenti racchiuse in colorati bikini… mi trovavo da solo, seduto nella veranda del bar alla prese con il mio primo radio-registratore Philips. Stavo ascoltando una radio locale e, ad un certo punto, le trasmissioni vennero interrotte per dare la funesta notizia della scomparsa del Re. In un’assolata giornata di vacanza se ne andava The King.

            Le ultime immagini

            Rivediamolo in alcune immagini amatoriali girate da un fan durante il suo ultimo concerto, svoltosi alla Market Square Arena di Indianapolis, il 26 Giugno 1977, davanti a 18mila spettatori. La qualità del girato non è un granchè… ma il valore storico è innegabile.

            La cronaca dell’ultima volta

            Elvis arriva all’aeroporto di Indianapolis a bordo del suo jet privato, chiamato Lisa Marie in onore di sua figlia. Ad attenderlo c’è Ernie Ruggeri, un funzionario della RCA che gli consegna uno speciale vinile di colore blu del suo ultimo album Moody Blue. Successivamente si reca allo Stouffers Indianapolis Inn per riposare un po’ prima dello spettacolo delle 20:30. Esistono numerose testimonianze dello show, riportate sia dai giornalisti, che dal pubblico e dai musicisti.

            Sull’ultima apparizione ufficiale di Elvis, i giornali del giorno successivo furono concordi: un grande spettacolo, eseguito col cuore in mano, tanto che anche i musicisti della band si commossero, come pure il pubblico. Nel libro Elvis In Concert di Sebastiano Cecere, viene descritto un “clima fantastico” che si poteva percepire durante lo show. Anche Elvis fu soddisfatto della sua esibizione, tanto che è possibile vedere il suo compiacimento nelle foto e video del momento in cui si dirige verso la sua limousine, prima di sfrecciare fuori dallo stadio con lo speaker che declama l’abituale annuncio “Ladies and gentleman, Elvis has left the building”.

            Neanche due mesi dopo la dipartita

            Da lì a poco meno di due mesi, Elvis avrebbe lasciato questo mondo, perdendo la vita a Graceland, la sua villona di Memphis (oggi visitabile e meta di costanti pellegrinaggi). Il giorno successivo sarebbe partito il sesto tour dell’anno, inaugurando a Portland nel Maine, per concludersi il 28 Agosto a Memphis. La sua morte scosse il mondo intero, tanto che ancora oggi in molti stentano a credere che sia successo realmente.

            I commenti di alcuni fan eccellenti

            Bruce Springesteen dirà: “Ci sono stati molti ragazzi in gamba, molti pretendenti, ma c’è stato un solo re”. E John Lennon affermerà: “Prima di Elvis non c’era nulla!”.E anche se Indro Montanelli buonanima scriverà con la sua proverbiale ironia “Anche noi italiani dobbiamo qualcosa a Elvis Presley: quella di offrirci una delle rare occasioni in cui preferiamo essere italiani piuttosto che americani”… per molti di noi quel ragazzone dal ciuffo ribelle e dal sorriso ammaliante rimane un’icona fondamentale del XX secolo. Capace di fondere mirabilmente il country dei bianchi e il nero rhythm and blues, rappresentando soprattutto un controverso simbolo di ribellione della cultura americana.

            Qualcuno sostiene che Elvis sia ancora vivo… e tutto sommato non ha tutti i torti. Non chiamateli “complottisti” ma solamente grandi amanti del talento immortale del Re del Rock’n’Roll!

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              Sonar: tra suoni e visioni

              9 agosto1986, io c’ero: lo show dei misteri, l’ultimo dei Queen con Freddie

              Oggi è l’anniversario dell’ultimo concerto dal vivo dei Quenn con Freddie Mercury. Riviviamolo nei ricordi di Luca Varani nel suo blog Sonar.

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                Oggi ricorre una data importante per gli amanti del rock, e, nella fattispecie, per i fan dei Queen. In Inghilterra, precisamente a Knebworth Park (nei pressi di Stevenage), si tiene I’ultimo concerto della storia dei Queen nella loro formazione originale, con Freddie Mercury alla voce. Ma non è questo l’unico motivo per il quale questo show passerà alla storia. Svariati motivi l’hanno portato ad essere definito il “concerto dei misteri”.

                Un concerto intriso di domande

                Dopo questo show, che mi vedeva fra il pubblico, passato alla storia per i suoi tanti misteri, la band inglese non ha più effettuato concerti dal vivo fino alla scomparsa di Mercury, avvenuta più di 5 anni dopo. Rappresentanto anche l’ultimo concerto per il bassista John Deacon che, come gli amanti dei Queen sanno, si è allontanato dalla band dopo la morte del leader.

                Ricordi personali

                Il biglietto d’ingresso costava 14,50 sterline, acquistato in prevendita dal mio amico William (morto due anni fa, pace all’anima sua) che me lo consegnò al mio arrivo a Londra il giorno prima del concerto. Apprezzai molto i supporter, gli scozzesi Big Country, che già conoscevo in Italia, possedendo qualche loro disco. Annoiandomi a morte con gli Status Quo, che non ho mai particolarmente amato. Quel giorno indossavo una maglietta dei Rolling Stones e una guardia all’entrata la squadrò, guardandomi poi negli occhi con un’espressione stupita: forse pensò che avevo sbagliato concerto. I Queen arrivarono a bordo di un elicottero, sorvolando la vasta area piena di pubblico da ore (i giornali poi parleranno di circa 125.000 persone). Per quanto riguarda la scaletta era la classica di quel tour, comprese diverse cover che già avevo sentito attraverso qualche registrazione illegale: su tutte… Tutti Frutti di Little Richard, uno dei capisaldi del rock’n’roll!

                Silenzio assoluto sull’AIDS fino al giorno prima della morte di Mercury

                Nel 1987 l’indimenticabile Mercury scopre di avere l’AIDS (e non come ci viene erroneamente mostrato nel biopic Bohemian Rhapsody, prima dello show del Live Aid nel 1985). D’accordo con i suoi compagni di sempre, decide di proseguire l’attività solo registrando in studio, lontano dai riflettori che avrebbero impietosamente messo a nudo la progressione del virus. Un desiderio, quello di non informare il pubblico della sua malattia che durò fino al giorno prima della sua morte.

                Fitto lancio sul palco

                Durante l’esibizione di Belouis Somecantante poco conosciuto che aveva introdotto i Queen prima di Big Country e Status Quoil nervosismo del pubblico impaziente era palpabile. Un tizio accanto a me, urlando qualcosa di incomprensibile in un inglese stretto (e ipotizzo piuttosto… gergale) scaglio qualcosa sul palco, che cominciò ad essere oggetto di lanci ripetuti di bottiglie rotte, rendendo il clima piuttosto pericoloso. Belouis Some non era affatto piaciuto all’audience che reagiva in questo modo, il caldo afoso e la birra che scorreva a fiumi rendeva tutto ancora più allarmante.

                Viene ucciso uno spettatore

                Durante il concerto un uomo morì per dissanguamento in seguito ad una coltellata. Infatti alla fine ci misi circa tre ore ad uscire dal parco perchè la polizia fermava i presenti per raccogliere testimonianze. Nella calca persi anche i miei occhiali da sole. Li avevo acquistati poco prima di entrare nella zona del concerto: ricordo che erano belli, sembravano quelli che indossava Elvis Presley a fine carriera…

                Non esiste una registrazione ufficiale dello show

                Le uniche registrazioni che ci sono pervenute rappresentano spezzoni realizzati dagli spettatori. In realtà una registrazione – peraltro video – esiste: si tratta di una ripresa amatoriale, piuttosto traballante ma preziosa dal punto di vista documentaristico, realizzata da uno spettatore, che registrò tutto lo show da uno schermo posizionato vicino allo stage. Questa:

                Esiste anche un bootleg in vinile (un disco stampato illegalmente, senza l’autorizzazione da parte della band), chiamato Electric Magic. Un titolo non casuale, visto che durante quella serata vennero impiegate apparecchiature particolari in modo da evitare agli spettatori più lontani dallo stage palco di percepire il suono distorto o in ritardo. Purtroppo non fa parte della mia collezione, mannaggia…

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