Sonar: tra suoni e visioni

Tony Effe: Sanremo SI, Veglione NO… se famo du’ spaghi

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    All’annuncio della partecipazione alla festa romana di Capodanno della Capitale da parte di Tony Effe è seguita una levata di scudi. Perché questo individuo nel suo repertorio “vanta” alcune canzoni sessiste, ergo… non è moralmente accettabile che venga pagato con soldi pubblici. Va segnalato che tra in prima linea nelle proteste erano presenti molte donne attive nel contrasto alla violenza maschile.

    Non prenderà parte al concerto romano del Circo Massimo

    La pressione è successivamente montata e l’artista è stato rimosso dalla line-up dell’evento che si svolgerà a Roma. Premettendo che ho una stima artistica pari allo zero per questo personaggio, mi permetto di non essere d’accordo sull’epurazione… e ve lo spiego per punti.

    Punto 1

    L’arte deve essere libera, soprattutto da ogni considerazione di carattere morale. La musica è arte. Un presupposto che può piacere o meno… ma rappresenta l’espressione creativa dell’animo umano, compresi tutti i limiti e le perversioni possibili. Chi si ricorda del fumetto Fritz the Cat di Robert Crumb? Un classico trasgressivo degli anni ’70 che esprime una misoginia violenta, peraltro riconosciuta anche dal suo stesso creatore…

    Dal mio personale punto di vista, l’arte dell’ex Dark Polo Gag (ai tempi della sua militanza nella band il nostro era poco più che implume…) risulta desolatamente povera e per nulla comunicativa, tristissimo esempio di una maschilità insicura che si illude di apparire dominante. Lo storytelling personale di molti trapper, soprattutto in età giovanile, è sempre lo stesso: il macho insaziabile che se le fa tutte, imperando sulle donne con un atteggiamento di consapevole disprezzo. Ma è arte… e il principio per cui l’arte deve essere completamente libera (anche di disgustare, di risultare noiosa, ripetitiva e poco originale) dovrebbe essere sempre tutelato.

    Se poi vogliamo aprire un dibattito serio su cosa rappresentano i testi dei rapper in rapporto alla fragilità maschilista di uomini e ragazzi, facciamolo pure, che diamine! Ma qui stiamo solo oscurando il problema perché non abbiamo gli strumenti per affrontarlo. La censura di Tony Effe, in quest’ottica, rappresenta una sconfitta, una resa. Si alza bandiera bianca di fronte alla lettura di un significante – i testi giudicati disdicevoli perché non si sa affrontare il significato: il bisogno di dominanza che rappresenta il nucleo centrale dell’identità maschile.

    Punto 2

    La censura è quindi la risposta più sbagliata. Sarebbe comprensibile la rimozione dell’artista se su di lui pendessero accuse di violenza domestica o, addirittura, una condanna. Quando a settembre 2020 la Fondazione Pinault decise di rimuovere l’opera di Saul Fletcher Untitled 2020 da una rassegna in corso a Venezia, lo fece perché Fletcher aveva ucciso la compagna, la curatrice e storica dell’arte Rebeccah Blum, per poi suicidarsi. Un gesto significativo, come a dire: tu hai tolto una donna dalla vita e dallo spazio condiviso, noi ti togliamo dallo spazio condiviso per sottolineare il vuoto che hai creato.

    Punto 3

    La censura degli artisti aiuta loro a trovare visibilità. Come non ricordare, in tal senso, la partecipazione mascherata di Junior Cally al Festival di Sanremo 2020? Anche se con grandi polemiche lui non venne escluso. Sono passati quattro anni e la violenza contro le donne (nei testi delle canzoni e anche nella vita reale) è sempre presente. Attenzione perchè gli attacchi rivolti agli artisti amati dai giovanissimi… finisco solo per aiutano gli artisti! Nel 1985 Mary Elizabeth “Tipper” Gore, moglie dell’allora vicepresidente degli USA Al Gore, scandalizzata per i contenuti erotici di un brano di Prince (Darling Nikki), creò il Parents Music Resource Center che portò all’applicazione del celebre adesivo “Parental Consent: Explicit Lyrics” sulle copertine degli album. Un’iniziativa che, a conti patti, aiutò gli adolescenti a identificare con più facilità gli artisti e i dischi da ascoltare… nulla di più. Perchè l’adolescente è per sua natura attratto dalla sfida: cosa c’è di più seducente, di più eccitante di ascoltare musica che fa schifo ai tuoi genitori? Cambiare le dinamiche dell’adolescenza è un’utopia: è un periodo dell’esistenza che deve essere necessariamente oppositiva. Ma agire sui meccanismi di definizione della maschilità, quello sì che si può… e si deve fare.

    E comunque a Sanremo canterà

    Come al solito, in questo Paese siamo maestri nelle cose incompiute o realizzate solo a metà. Via Tony Effe dal Circo Massimo ma benvenuto allo stesso sul palco di Sanremo. Con il presentatore-direttore artistico Carlo Conti, cerchiobottista provetto, che si preoccupa di dichiarare che la sua sarà una canzone sorprendente in fatto di qualità.

    La polemica infuria, il pan ci manca… qualcuno – per favore – sventoli bandiera bianca.


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