Cronaca
Cristina Incorvaia e lo stalker: «Ho vissuto un inferno, ma non mi arrendo»
Il volto noto di Uomini e Donne e Temptation Island racconta la sua drammatica esperienza con un uomo che l’ha perseguitata, minacciata e terrorizzata. Nonostante la condanna, il suo persecutore potrebbe tornare libero.
L’ex volto di Uomini e Donne racconta la sua drammatica esperienza di stalking, un calvario durato mesi che l’ha portata a vivere nel terrore. Una storia di coraggio e di denuncia, un monito per tutte le donne che subiscono violenze. Cristina Incorvaia, volto noto del piccolo schermo, ha deciso di rompere il silenzio e raccontare una delle pagine più buie della sua vita. In un’intervista rilasciata di recente, la showgirl ha rivelato di essere stata vittima di stalking, un’esperienza che l’ha segnata profondamente e che l’ha costretta a vivere nel terrore per mesi.
L’incontro fatale, l’incubo e la forza di reagire
Tutto è iniziato due anni fa, quando Cristina ha incontrato un uomo che si è presentato come gentile e premuroso. In realtà, si trattava di un individuo pericoloso e ossessivo, che non ha tardato a mostrare il suo vero volto. Minacce, pedinamenti, intrusioni nella sua vita privata: sono solo alcune delle angherie che la showgirl ha dovuto subire.
La situazione è degenerata rapidamente, trasformando la vita di Cristina in un vero e proprio inferno. La paura di essere seguita, di essere minacciata, ha condizionato ogni suo gesto, ogni sua scelta. Nonostante le denunce e l’ordine di restrizione, l’uomo ha continuato a perseguitarla, rendendo la sua vita impossibile.
Nonostante il dolore e la paura, Cristina ha trovato la forza di denunciare il suo stalker e di chiedere aiuto. La sua testimonianza è un monito per tutte le donne che vivono situazioni simili, invitandole a non rimanere in silenzio e a cercare sostegno.
“Le donne devono denunciare, io l’ho fatto perché era ora di dire basta”, ha dichiarato Cristina. La sua storia è un esempio di coraggio e determinazione, una testimonianza che può aiutare altre donne a uscire dall’isolamento e a riprendere in mano la propria vita.
La battaglia legale di Cristina non è ancora finita
L’uomo che l’ha perseguitata è stato condannato in primo grado, ma la sentenza non è definitiva e l’uomo ha fatto appello. La paura di un suo ritorno è costante, ma Cristina non si arrende. Continua a lottare per la sua sicurezza e per quella di tutte le donne che subiscono violenza.
La storia di Cristina Incorvaia è un monito per tutti noi. Ci ricorda che lo stalking è un reato grave e che le sue conseguenze possono essere devastanti. È fondamentale che la società nel suo complesso si sensibilizzi su questo tema e che le istituzioni offrano un sostegno concreto alle vittime.
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Politica
Regione Lombardia approva il bilancio 2025-27: sanità, infrastrutture e diritti degli animali al centro
Un bilancio da 34 miliardi con investimenti su sanità, trasporti e inclusione sociale. Marrelli: “Un passo di civiltà per i diritti degli animali”.
Dopo una maratona di 38 ore e oltre 4.200 emendamenti discussi, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato il bilancio di previsione 2025-27 e la legge di Stabilità, con un valore complessivo di 34 miliardi di euro. Al centro della manovra, la sanità, con uno stanziamento record di 23 miliardi, insieme a investimenti per infrastrutture, politiche sociali e sostegno alle imprese e alle famiglie.
L’intervento di Luca Marrelli
Soddisfatto il consigliere regionale Luca Marrelli, che ha definito il bilancio “una manovra senza aumenti di pressione fiscale, ma ricca di investimenti mirati per i territori”. Tra le priorità citate, la sanità e il trasporto pubblico, con il prolungamento della linea metropolitana M5 fino a Monza finanziato con 37,2 milioni di euro l’anno dal 2027 al 2032. Marrelli ha inoltre evidenziato il valore del suo ordine del giorno approvato dall’aula per l’istituzione del garante dei diritti degli animali: “Un passo di civiltà che riconosce l’importanza dei nostri amici a quattro zampe, ormai parte integrante delle famiglie lombarde”.
Sanità e trasporti in primo piano
Tra gli interventi più significativi figurano 300 milioni per l’edilizia sanitaria, un incremento di 480 milioni sul Fondo Sanitario Regionale e 500 mila euro per potenziare i reparti di neuropsichiatria infantile. Nel settore trasporti, oltre al prolungamento della linea lilla, sono previsti investimenti per la sicurezza nelle stazioni, grazie alle richieste della Lega, e per nuovi spazi camperistici, proposti da Fratelli d’Italia.
Inclusione e lotta alla mafia
Grazie agli emendamenti delle opposizioni, sono stati stanziati 5 milioni per la rimozione delle barriere architettoniche nelle case popolari Aler, 500 mila euro per il recupero dei beni confiscati alla mafia e 500 mila euro per il servizio di ostetricia a domicilio. Inoltre, 2 milioni di euro saranno destinati alla sicurezza sul lavoro.
Critiche dalle opposizioni
Non sono mancate le polemiche. Secondo Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd, “il bilancio è palesemente inadeguato e non risponde alle reali necessità dei cittadini”. Anche Nicola Di Marco, leader dei Cinque Stelle, ha criticato la manovra definendola passiva rispetto ai tagli del governo, mentre Onorio Rosati di Avs ha lamentato risposte parziali o negative alle proposte delle opposizioni.
Fontana e Alparone difendono la manovra
Il presidente della Regione, Attilio Fontana, ha sottolineato come il bilancio sia incentrato sul miglioramento dei servizi senza aumentare tasse o imposte, continuando a investire in infrastrutture e progetti strategici senza ricorrere a nuovo debito. L’assessore al Bilancio Marco Alparone ha ribadito la volontà di mantenere saldo il principio di sostenibilità economica, puntando su trasparenza e responsabilità.
Un bilancio, dunque, che punta a sostenere i lombardi in un contesto economico complesso, pur tra le critiche e le richieste di maggiore incisività da parte dell’opposizione.
Mistero
Ca’ Dario, il fantasma che aleggia sul Canal Grande: mistero e maledizioni di un palazzo di Venezia che non vuole più nessuno
Ca’ Dario è più di un semplice palazzo veneziano. E’ un enigma avvolto da una fitta rete di leggende e misteri.
Venezia, città di arte e mistero, cela tra le sue calli e i suoi canali un luogo avvolto da un’aura di maledizione: Ca’ Dario. Questo palazzo, affacciato sul Canal Grande, è da secoli protagonista di una storia inquietante, fatta di morti improvvise, rovine economiche e misteri irrisolti.
La leggenda narra che chiunque abbia posseduto Ca’ Dario sia stato colpito da una scia di sfortuna. Omicidi, suicidi, fallimenti economici: gli eventi tragici che si sono susseguiti nel corso dei secoli hanno alimentato la credenza che il palazzo sia maledetto.
Le origini della maledizione
Le origini della maledizione sono avvolte nel mistero. Alcuni sostengono che il palazzo sia stato costruito su un antico cimitero, altri che sia nascosta un’antica maledizione legata a una scritta incisa sulla facciata. Qualunque sia la verità, il fatto è che la storia di Ca’ Dario è costellata di eventi tragici.
Quei proprietari ignari del mistero e della sfida con il male
Iniziamo dall’inizio. La storia inizia nel 1479 quando il palazzo venne commissionato da Giovanni Dario all’architetto Pietro Lombardo come dote per il matrimonio tra la figlia Marietta e il ricco mercante di spezie Vincenzo Barbaro. Alla morte di Giovanni Dario, segretario del Senato della Repubblica di Venezia, la casa venne ereditata dalla figlia. Da quel momento iniziarono ad accadere strani eventi. Il marito di Marietta, per esempio, subì subito un crollo finanziario e successivamente venne accoltellato. La stessa moglie, scioccata dall’episodio, si suicidò e, poco dopo, anche il figlio dei due, Vincenzo, venne trovato morto in Grecia, vittima di un agguato.
… qualcuno non conosceva Ca’ Dario
Il palazzo passo nelle mani di Arbit Abdoll un commerciante armeno che fece bancarotta poco dopo aver acquistato Ca’Dario. Altri esempi riguardano l’americano Charles Briggs che dvenne il suo proprietario ma che lì si suicidò. Quindi fu la volta di Filippo Giordano delle Lanze che fu ssassinato nel suo appartamento. Kit Lambert, manager del gruppo musicale degli anni ’70 The Who, morì in circostanze misteriose. Infine Raul Gardini, finanziere italiano, si suicidò nel suo interno subito dopo averlo acquistato. Una vera iattura.
Il mistero continua
Nonostante le numerose testimonianze e le storie tramandate nel tempo, la verità sulla maledizione di Ca’ Dario rimane avvolta nel mistero. Alcuni studiosi sostengono che si tratti semplicemente di una serie di coincidenze, mentre altri sono convinti che esista una forza oscura che agisce all’interno delle mura del palazzo. Ca’ Dario, con la sua storia tormentata e la sua bellezza inquietante, continua ad affascinare e a incuriosire. Nonostante la sua fama di palazzo maledetto, rimane uno dei luoghi più iconici di Venezia, meta di turisti e appassionati di misteri.
Cosa accade oggi a Ca’ Dario e perché visitarlo?
Attualmente, Ca’ Dario è di proprietà di una società americana e sembra che i lavori di restauro siano in corso. Nonostante le voci che lo vorrebbero nuovamente in vendita, al momento non ci sono conferme ufficiali. Anche se non è possibile visitare gli interni del palazzo, passeggiare lungo il Canal Grande e ammirare la sua affascinante facciata è un’esperienza indimenticabile. Ca’ Dario è un luogo che suscita emozioni contrastanti: ammirazione per la sua bellezza architettonica e inquietudine per la sua storia tormentata.
Storie vere
“Un uomo davanti casa mia ogni giorno”: la denuncia di Giulia Hamiti contro lo stalking digitale
“Voglio giustizia, non posso più lavorare o dormire serenamente”. Le indagini non portano a risposte, ma Giulia non si arrende.
Era il 2017 quando Giulia Hamiti, allora poco più che ventenne, scoprì per la prima volta che le sue foto erano state rubate e utilizzate per creare profili fake su Instagram e piattaforme di dating come Tinder e Badoo. I nomi utilizzati – Elisa, Elise, Eli – erano parte di un personaggio fittizio, descritto come una ragazza slovena in cerca di relazioni con altre donne.
“All’inizio pensavo fosse opera di un pazzo, mi sono fatta persino una risata”, racconta Giulia. Ma il suo sorriso si è spento presto. Quello che sembrava uno scherzo di cattivo gusto si è trasformato in un incubo senza fine, con un escalation culminata pochi mesi fa, quando centinaia di immagini pornografiche con il suo volto, montate sul corpo di altre donne, sono state pubblicate su un sito.
Un persecutore invisibile
Per anni Giulia ha cercato di scoprire chi si nascondesse dietro questi profili. “Ho trovato un profilo Facebook che sembrava appartenere a un ragazzo – spiega – e alcune foto di paesaggi lì caricate erano identiche a quelle usate sui profili fake. Gli ho scritto per dirgli di smetterla. La sua risposta? Bloccarmi. Due settimane dopo sono comparse le immagini pornografiche”.
Il persecutore, che sembra seguire non solo Giulia ma anche le sue amiche e parenti, continua a distruggere la sua vita senza sosta.
Le denunce senza risposta
Con l’aiuto dell’avvocato Alfredo Maccarone, Giulia ha presentato quattro denunce alla Polizia Postale per furto d’identità. Tuttavia, non ha ricevuto aggiornamenti sull’andamento delle indagini. Nel frattempo, la sua situazione psicologica si è aggravata. “Non riesco più a dormire senza farmaci, soffro di attacchi d’ansia e panico, e non posso più lavorare. È come avere uno stalker davanti casa ogni giorno”.
Un appello per la giustizia
Giulia continua a combattere per essere ascoltata e per far sì che le autorità intervengano in modo efficace contro lo stalking digitale. “Se una persona perseguita un’altra tramite i social, è lo stesso che farlo di persona”, sottolinea.
Il suo caso è un drammatico esempio delle lacune nel contrasto al cyberstalking, un fenomeno che continua a mietere vittime nell’era digitale. Giulia non vuole arrendersi, ma il tempo stringe: ogni giorno che passa, il suo persecutore rimane impunito, alimentando un incubo che sembra non avere fine.
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