Cronaca Nera
L’allarme di Stasi, l’arma mai trovata, le telefonate di Sempio e l’alibi del biglietto: il giallo infinito dell’omicidio di Chiara Poggi
Dal 13 agosto 2007, il caso ha attraversato assoluzioni, condanne, ricorsi e nuove indagini. Ora l’inchiesta su Andrea Sempio riaccende i riflettori su uno dei delitti più controversi della cronaca italiana.
È un caldo 13 agosto 2007 a Garlasco, nelle campagne pavesi. Alle 13.50, Alberto Stasi chiama il 118: “Credo che abbiano ucciso una persona, forse è viva”. Sta andando dai carabinieri. Quella persona è la sua fidanzata, Chiara Poggi, 26 anni. Il corpo è stato trovato in fondo alle scale di casa sua, con il cranio sfondato da un oggetto contundente metallico e ferite simili a colpi di forbici da sarto. L’arma del delitto non verrà mai trovata.
Stasi, allora 24enne studente della Bocconi, diventa il principale sospettato. Non ha segni di lotta, i suoi vestiti e scarpe sono puliti, eppure la scena del crimine è un bagno di sangue. A settembre viene arrestato, ma dopo quattro giorni il giudice lo rilascia per insufficienza di prove. In primo grado, nel 2009, Stasi viene assolto: una perizia informatica dimostra che al momento del delitto stava lavorando alla tesi. Ma in appello, nuove perizie anticipano l’orario della morte e rivelano un “buco” di 23 minuti nelle sue attività al computer. Nel 2014 viene condannato a 24 anni, ridotti a 16 per il rito abbreviato. La Cassazione nel 2015 conferma la sentenza: Stasi entra in carcere a Bollate.
Nel 2016, i suoi legali tentano di riaprire il caso: il Dna sotto le unghie di Chiara, inizialmente ritenuto insufficiente, viene confrontato con quello di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. La corrispondenza fa scoppiare un nuovo terremoto. Sempio aveva fornito un alibi quasi troppo perfetto: un biglietto del parcheggio di Vigevano, conservato dai genitori per oltre un anno. Inoltre, aveva chiamato la casa dei Poggi mentre Marco era in montagna. Ma la Procura di Pavia chiude l’inchiesta senza ulteriori indagini.
Nel 2024 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo respinge il ricorso di Stasi. Il caso sembrava definitivamente chiuso. Ora, però, una nuova inchiesta su Sempio potrebbe riscrivere l’intera vicenda. Il finale, questa volta, appare davvero imprevedibile.