Cronaca Nera

«L’ho aiutato a pulire il sangue»: la confessione della madre di Mark Samson sconvolge l’inchiesta

Dopo quattro ore di interrogatorio, la madre del 23enne confessa: era presente in casa al momento dell’omicidio e ha aiutato a ripulire. Le indagini si concentrano anche sul possibile coinvolgimento nel trasporto del corpo. Intanto, a Terni, migliaia di persone danno l’addio a Ilaria Sula.

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    «Ho sentito dei rumori, sono entrata nella sua stanza e poi ho cercato di aiutarlo». È quanto ha dichiarato alla polizia Nors Manlapaz, madre di Mark Antony Samson, durante un interrogatorio durato quattro ore e richiesto dalla stessa donna. Parole che hanno aperto un nuovo, cupo capitolo nell’inchiesta sull’omicidio di Ilaria Sula, la 22enne uccisa a Roma e ritrovata in un trolley gettato in un dirupo.

    Il verbale è stato verbalizzato in presenza di un traduttore e ha portato all’iscrizione della donna nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in occultamento di cadavere. Gli inquirenti ritengono che il suo ruolo nei momenti successivi al delitto non sia stato marginale: non solo ha aiutato il figlio a ripulire le tracce di sangue, ma potrebbe aver avuto un ruolo anche nella sistemazione del corpo della vittima.

    All’inizio era stato lo stesso Samson, al momento del fermo, a coinvolgere la madre: «Era con me, ha lavato tutto». Parole poi ritrattate nel successivo confronto con il giudice e nel primo interrogatorio davanti al pubblico ministero. Ma la versione di Mark non regge. Le celle telefoniche, che collocano con precisione la donna nella casa di via Homs, e la presenza di macchie di sangue in più punti dell’abitazione sembrano rendere inconfutabile la sua partecipazione.

    Gli investigatori ipotizzano che sia stata proprio Nors Manlapaz ad avvolgere il corpo della ragazza in un sacco nero e a infilarlo nel trolley, poi abbandonato a 40 chilometri dalla città. Pare che la donna non approvasse la relazione del figlio con Ilaria, giudicata poco “consona” secondo una visione tradizionalista di stampo familiare. Tuttavia, agli inquirenti aveva inizialmente dichiarato di conoscerla appena.

    Rimane per ora fuori dall’inchiesta penale il padre del 23enne, Rik Samson. La sua partecipazione sarebbe limitata ad aver assecondato le bugie raccontate dal figlio dopo il delitto, il che, essendo un parente diretto, non gli è contestabile a livello penale.

    Gli orari restano un punto ancora poco chiaro dell’intera vicenda. L’assassino sostiene che l’omicidio sia avvenuto tra le 11 e le 14 del 26 marzo. Ma le celle agganciate dal telefono di Ilaria, rimasto nelle mani dell’assassino per giorni, raccontano una dinamica ben più ambigua. Non è escluso che il delitto sia avvenuto la sera prima. E resta ancora aperta la questione del trasporto del corpo: Samson poteva aver avuto un complice.

    Ilaria, secondo le testimonianze, si era recata a casa dell’ex fidanzato per chiarire un litigio nato dopo che lui aveva tentato di entrare nel suo appartamento in sua assenza, per prendere un computer. La versione del 23enne, che sostiene di averla colpita durante la colazione per gelosia, ha lasciato perplessi gli inquirenti, che parlano piuttosto di un “distacco emotivo” inquietante e di una messinscena costruita con freddezza.

    Nel frattempo, a Terni, la città natale di Ilaria, si sono svolti i funerali. Più di tremila persone hanno accompagnato la bara bianca, nel giorno del lutto cittadino. La madre della giovane, Gezime, ha avuto un malore durante la cerimonia. «Chi ha fatto questo a mia figlia deve marcire in carcere», ha detto con voce spezzata il padre Flamur.

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