Cronaca Nera

Turetta e le minacce a Giulia prima del delitto: «O ci laureiamo insieme o la vita è finita»

Filippo Turetta rinuncia all’udienza preliminare e sceglie di affrontare direttamente il processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Giulia Cecchettin, un caso che ha scosso l’Italia.

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    Le parole di Filippo Turetta risuonano sinistramente nel messaggio WhatsApp del febbraio 2023: «mettiti in testa… che o ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi». Questa ossessiva determinazione ora è al centro di un’inchiesta per omicidio volontario premeditato nei confronti di Giulia Cecchettin, la sua ex fidanzata.

    Testo ora agli atti dell’inchiesta a carico del ventiduenne di Torreglia (Padova) a processo per omicidio volontario premedito della ex fidanzata. secondo la ricostruzione dei carabinieri Turetta non si era rassegnato alla fine della relazione e secondo le testimonianze di amici e familiari di Giulia «agiva come se fosse sicuro di riconquistarla».

    Filippo Turetta direttamente a processo

    Filippo Turetta rinuncia all’udienza preliminare davanti al Gup, già prevista il 15 e 18 luglio prossimi, e accetta di andare direttamente a processo in corte d’Assise per l’omicidio di Giulia Cecchettin. La decisione, presa in accordo con Giovanni Caruso, suo difensore, «consegue a un percorso di maturazione personale del gravissimo delitto commesso, e alla volontà che la giustizia faccia il proprio corso nei tempi più rapidi possibili e nell’interesse di tutti», ha riferito il legale.

    Non verrà chiesta da parte della difesa nemmeno la perizia psichiatrica

    A meno che non vi siano intenzioni diverse che emergano dal processo. ma comunque al momento cade la possibilità di accertare se Turetta fosse capace di intendere e di volere al momento del delitto. spetta al tribunale di Venezia la fissazione della prima udienza, probabilmente a settembre.

    Davanti al collegio giudicante, dunque, il 22enne di Torreglia (Padova) dovrà rispondere delle accuse di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking. Per questi capi di imputazione non è previsto il ricorso al rito abbreviato o altri riti alternativi: si andrà in aula a ripercorrere tutta la vicenda, che tenne col fiato sospeso tutta l’Italia, e suscitò un moto di partecipazione, rabbia e rivendicazione contro i femminicidi, che purtroppo però non sono diminuiti.

    «Non è intenzione della difesa – ha ribadito Caruso in una nota – né di Filippo Turetta, contrariamente a quanto preannunciato senza titolo e a sproposito dalla grancassa mediatico-giudiziaria, chiedere che l’imputato venga sottoposto a perizia psichiatrica». La comunicazione, prosegue, «è giustificata al solo fine di prevenire possibili speculazioni, e i processi alle intenzioni in ordine alle scelte difensive»

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