Cronaca
Elon Musk, il bulletto della Casa Bianca che ora si lecca le ferite
Ha fatto il bullo contro tutti: Biden, l’Europa, i giudici, perfino contro la matematica. Ora Elon Musk paga il conto: 120 miliardi di dollari evaporati, Tesla a picco e il sogno di diventare trilionario affondato prima di salpare.

Elon Musk voleva governare il mondo con la spacconeria di un adolescente che ha appena scoperto i superpoteri. Si è infilato nei corridoi della Casa Bianca trumpiana come un campione mandato a “ripulire il sistema”, col titolo pomposo di capo del Doge (Dipartimento dell’Efficienza governativa), deciso a tagliare, smantellare, comandare.
Risultato? Dopo tre mesi da “dipendente governativo speciale”, Musk si ritrova a contare i cocci del suo impero: 120 miliardi di dollari volatilizzati dal suo patrimonio personale, Tesla in caduta libera, e una credibilità internazionale schiantata come un razzo mal progettato.
A inizio 2025, Musk sognava ancora di diventare il primo “trilionario” della storia entro il 2027. Poi sono arrivati i bilanci. E hanno suonato la sveglia. Il primo trimestre è stato un disastro senza appello: profitti giù del 70%, vendite in picchiata, ricavi mancati di oltre 2 miliardi rispetto alle previsioni. Non bastava più twittare meme, insultare chiunque o distribuire paternali sulla libertà di parola: bisognava far tornare i conti. E quelli, a differenza dei suoi fan, non si fanno incantare.
Tesla ha vissuto il suo peggior trimestre dal 2021, mentre la concorrenza cinese avanza come un bulldozer. BYD, Nio, Xpeng: i marchi che Musk derideva hanno riempito il vuoto lasciato dalle sue fantasie di gloria.
Non bastasse il bagno di sangue economico, anche l’azzardo politico si è trasformato in un boomerang. Dopo aver inneggiato a Trump, promesso tagli feroci, invocato dazi zero salvo poi lamentarsi di quelli appena imposti dal suo “amico” alla Casa Bianca, Musk si è ritrovato a fare quello che odia di più: ammettere una sconfitta. E correre ai ripari.
Adesso, l’uomo che prometteva di salvare l’America dallo “spreco federale” si ritira con la coda tra le gambe, annunciando il ritorno a tempo pieno in Tesla. Con buona pace dei suoi sogni imperiali, lo aspetta un compito molto più semplice e molto più umiliante: cercare di salvare ciò che resta.
Resta il mistero di come uno degli imprenditori più idolatrati del mondo sia riuscito, in meno di sei mesi, a trasformarsi in una caricatura di sé stesso: il bulletto spaccone che, quando il pallone scoppia, non sa far altro che guardarsi attorno sperando che nessuno abbia visto.
Spoiler: l’hanno visto tutti.
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Cronaca
Il viaggio impossibile diventato realtà: partecipare ai funerali dello zio, Papa Francesco
Mauro Bergoglio, nipote di Papa Francesco, ha potuto partecipare ai funerali dello zio a Roma grazie alla donazione di una benefattrice. La sua storia di difficoltà economica e solidarietà ha toccato il cuore di molti ed è diventata virale in Argentina.

Mauro Bergoglio, nipote del defunto Papa Francesco, ha potuto presenziare alle esequie dello zio grazie a un gesto di solidarietà che ha commosso l’Argentina. In un’intervista all’emittente A24, Mauro aveva dichiarato di non poter affrontare le spese per il volo verso Roma. “Ci sto provando, sto cercando di organizzare il viaggio. Ma non possiamo permettercelo”, aveva detto con voce rotta dall’emozione.
Queste parole hanno toccato Rita Mattiello, titolare dell’agenzia Corima Tours, che non ha esitato a offrire i biglietti per Mauro e sua moglie. Un atto spontaneo, nato da un senso di umanità e rispetto verso un dolore familiare profondo. “È stato un piacere poter aiutare”, ha scritto la donna sui social, senza cercare pubblicità.
Chi è Mauro Bergoglio
Mauro è figlio di Oscar, uno dei cinque fratelli di Jorge Mario Bergoglio, morto prematuramente nel 1997. Diplomato in infermeria e fisioterapia, Mauro conduce una vita semplice, lontano dai riflettori. La sua impossibilità a partecipare ai funerali ha sollevato interrogativi sulla mancanza di sostegno da parte delle istituzioni.
La risposta delle autorità argentine
A intervenire è stato Nahuel Sotelo, sottosegretario al Culto e alla civilizzazione della nazione, che ha dichiarato di essersi messo a disposizione della famiglia Bergoglio fin dai primi segnali di peggioramento della salute del Pontefice. Sotelo, presente in Italia per le esequie, ha chiarito che alcune iniziative sono rimaste volutamente riservate: “Ci sono cose su cui non si fa politica”.
Il funzionario ha spiegato di aver parlato con José Bergoglio, figlio dell’unica sorella ancora in vita del Papa. José e sua madre hanno deciso di non partire, preferendo rendere omaggio al pontefice seguendo il suo esempio di sobrietà e umiltà.
Un gesto che fa riflettere
La vicenda di Mauro Bergoglio ha acceso i riflettori su come anche la famiglia di un uomo di fede e potere possa vivere difficoltà economiche. Ma ha anche mostrato come la solidarietà individuale possa fare la differenza, persino in un momento di lutto globale. Un piccolo grande gesto che ha permesso a un nipote di dare l’ultimo saluto allo zio che ha cambiato la storia della Chiesa.
Storie vere
Quando la bellezza diventa un rischio: l’influencer e il ritocchino alle labbra finito male
Sandra Gonzalez mette in guardia i follower dopo un intervento estetico che le ha causato un gonfiore anomalo. Ma perché tante ragazze ricorrono ai ritocchi? E perché alcuni chirurghi non le dissuadono?

C’è poco da fare. Per le giovani si tratta di inesperienza, per le donne mature invece, curiosità o necessità di sentirsi sempre belle. Il ritocchino ha un attrazione fatale per molte donne. E a volte anche qualche maschio. Il desiderio di migliorarsi e inseguire standard estetici sempre più elevati porta molte giovani donne a sottoporsi a interventi di chirurgia estetica. Tuttavia, non sempre le cose vanno come previsto. È il caso di Sandra Gonzalez, influencer spagnola di 23 anni, che dovrebbe influenzare positivamente più che essere influenzata negativamente, ha recentemente deciso di rimuovere il filler dalle labbra dopo anni di ritocchi. Purtroppo, l’intervento ha avuto conseguenze inaspettate. Ovvero un gonfiore eccessivo che l’ha spinta a condividere la sua esperienza con i follower e a lanciare un monito: «Aprite gli occhi e affidatevi solo a cliniche qualificate».
Risparmiare sul ritocchino è un grave rischio
In un video pubblicato sui suoi social, Sandra ha spiegato cosa è andato storto. «Primo, buona sera; secondo, questo non è un filtro», ha esordito mostrando il suo labbro gonfio. La giovane ha sottolineato di essersi sempre sottoposta a ritocchi estetici senza problemi, ma questa volta l’esito è stato diverso. «Purtroppo ero allergica a quello che mi hanno dato, e non lo sapevo», ha raccontato, invitando le sue follower a essere più attente nella scelta del professionista. «Non giocate con la vostra salute», ha concluso con un tono preoccupato.
Non si può scegliere un chirurgo a caso…
L’episodio di Sandra non è isolato. Negli ultimi anni, sempre più giovani decidono di ricorrere alla chirurgia estetica per correggere imperfezioni percepite, influenzate dai social media e da standard di bellezza spesso irrealistici. Un ritocchino per labbra più piene, zigomi scolpiti, naso perfetto: il mercato della medicina estetica continua a crescere, spinto dalla domanda di perfezione immediata. E non si informano bene sul medico a cui affidano l’intervento. Infatti non tutti i professionisti operano con la dovuta etica. Molti chirurghi e cliniche non scoraggiano interventi superflui, privilegiando il guadagno economico rispetto alla salute del paziente. Questo porta spesso a decisioni affrettate, senza un’adeguata valutazione dei rischi.
Di episodi simili al ritocchino di Sandra Gonzalez ce ne sono a volontà. Il caso richiama alla mente storie di personaggi noti come la modella americana Courtney Barnes, che dopo numerosi filler si è ritrovata con gravi reazioni allergiche, o la star dei reality show Farrah Abraham, vittima di complicazioni a seguito di interventi mal eseguiti. Episodi dimostrano che anche chi ha accesso alle migliori cliniche può incorrere in problemi seri.
Cronaca
“La Madonna mi ha detto: preparati la tomba”: il segreto dell’ultima scelta di Papa Francesco
In un primo momento aveva detto no, poi un cambiamento di cuore: Papa Francesco chiese di riposare davanti alla Salus Populi Romani, seguendo un’ispirazione che attribuiva alla Madonna. Ora il Pontefice dorme il suo ultimo sonno nella basilica a lui più cara.

Papa Francesco aveva detto inizialmente no. Non voleva essere sepolto a Santa Maria Maggiore, la basilica romana alla quale aveva affidato ogni preghiera e ogni viaggio del suo pontificato. Ma poi qualcosa cambiò. O forse qualcuno.
A raccontarlo è stato il cardinale Roland Makrickas, coadiutore della basilica, che ha seguito in prima persona tutte le operazioni relative alla sepoltura di Bergoglio. «Una settimana dopo aver rifiutato, Papa Francesco chiamò il commissario straordinario della basilica», ha ricordato Makrickas, «e gli disse: La Madonna mi ha detto, preparati la tomba. Sono molto felice che la Madonna non mi ha dimenticato».
Un gesto di umiltà e fede, in perfetta coerenza con tutto il cammino di Jorge Mario Bergoglio, che nel documento testamentario redatto il 29 giugno 2022 aveva scritto: «Chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore».
Francesco aveva voluto per sé una tomba semplice, scavata nella terra, senza decorazioni sontuose, con una sola iscrizione: “Franciscus”. La sua ultima dimora è stata scelta con cura nella navata laterale, tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza, a pochi passi dall’altare dedicato a San Francesco.
L’ispirazione attribuita alla Madonna non sorprende chi ha conosciuto l’affetto profondo che legava il Papa alla Salus Populi Romani. Fin dal primo giorno del suo pontificato, il 13 marzo 2013, Francesco volle recarsi lì in preghiera. Ogni viaggio apostolico, ogni grande evento della sua vita da pontefice, cominciava e finiva con un incontro davanti a quell’icona antica, madre e custode di Roma.
Come ha ricordato anche il cardinale Santos Abril y Castelló, Bergoglio aveva maturato questo legame molto prima della sua elezione: Santa Maria Maggiore era per lui una tappa obbligata ogni volta che si trovava a Roma. Un modo per affidare non solo la sua persona, ma anche il peso immenso del ministero petrino alla protezione della Vergine.
Negli ultimi giorni di vita, anche dopo i ricoveri in ospedale, Papa Francesco non aveva mai smesso di desiderare una visita alla sua amata basilica. Nonostante la fragilità crescente, l’intenzione era rimasta viva.
Ora riposa davvero ai piedi della Salus Populi Romani, nella terra che aveva scelto come ultima casa. Un gesto che sigilla con dolcezza l’esistenza di un uomo che, fino all’ultimo, ha voluto vivere e morire sotto lo sguardo di una madre.
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