Cronaca
Emanuela Orlandi e il fratello divulga l’audio: “Basta, fa male. Dio perché?”
Il contenuto di una vecchia cassetta, reso pubblico dopo decenni, getta nuove ombre sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Tre procure italiane indagano su una vicenda che continua a sconvolgere, mentre il nastro sembra riportare la voce della giovane sottoposta a torture.
Un’eco lontana, un grido di dolore che risuona dal passato. È questa la sensazione che emerge dall’ascolto della cassetta che Pietro Orlandi ha recentemente reso pubblica, contenente la voce di una ragazza che, tra lamenti e suppliche, chiede pietà. “Basta, mi sento male. Fa male. Dio, perché?” sono parole che affondano come lame, rivelando un’angoscia che per decenni è rimasta sepolta nel silenzio.
Il frammento, ascoltato per la prima volta solo dal padre di Emanuela, Ercole Orlandi, si credeva contenesse la voce della sua figlia scomparsa. Un dettaglio straziante che ha segnato l’uomo fino alla sua morte. Le parole “Per favore, mi lasci dormire adesso?” risuonano come una preghiera disperata, una richiesta di tregua da un dolore insopportabile.
Il Fatto Quotidiano ha ottenuto e pubblicato l’estratto della cassetta, aggiungendo un nuovo, oscuro capitolo a uno dei misteri più inquietanti della storia italiana. La cassetta, risalente al 17 luglio 1983, venne inviata presso la sede dell’Ansa a Roma, appena quattro giorni dopo che un’altra cassetta simile era stata lasciata sotto il colonnato di San Pietro, presumibilmente dai rapitori di Emanuela.
Sul lato A della cassetta si sentono voci maschili che richiedono la liberazione di Alì Agca, l’attentatore di Papa Giovanni Paolo II, in cambio della vita di Emanuela. Ma è il lato B a gelare il sangue: la voce di una ragazza, che sembra essere sottoposta a torture, si lamenta e chiede pietà.
Gli agenti del SISMI, che avevano ascoltato il nastro all’epoca, descrissero la ragazza come “sottoposta a stimolazioni dolorose di intensità variabile e progressivamente crescente”. Quella descrizione, unita alla conferma della voce straziata, getta un’ombra inquietante su tutta la vicenda e alimenta la convinzione che Emanuela Orlandi sia stata vittima di un crimine atroce.
Ora, con l’apertura delle indagini da parte di tre procure – quella romana, quella vaticana e la commissione bicamerale d’inchiesta – l’Italia intera torna a sperare che la verità possa finalmente emergere. Ma le parole disperate registrate in quella cassetta rimarranno come un eco angosciante, ricordando a tutti quanto crudele possa essere il destino, e quanto profondo sia il mistero che ancora avvolge la scomparsa di Emanuela Orlandi.