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Italia

Achille sfoggia la nuova dentatura diamantata sotto lo sguardo di papà Billy

Achille Costacurta torna a far parlare di sé sfoggiando una dentatura diamantata su TikTok. Papà Billy rompe il silenzio e riflette sulle difficoltà della generazione adolescente.

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    Achille Costacurta, figlio dell’ex calciatore Alessandro “Billy” Costacurta e dell’ex modella Martina Colombari, continua a far parlare di sé sui social. Dopo una serie di controversie, il 19enne è tornato a far discutere con un nuovo video su TikTok, dove mostra la sua nuova dentatura tempestata di diamanti. Accompagnando il video, una didascalia ironica “Non mordere mai il tuo gioielliere mentre ti fa i denti nuovi!“. Il post, che ha totalizzato quasi 300mila visualizzazioni, è l’ultimo di una serie di contenuti che hanno sollevato critiche e perplessità.

    costacurta

    Un carattere ribelle, il contrario del padre

    Quest’estate, Achille è stato al centro dell’attenzione per alcuni post su Instagram che hanno fatto molto discutere. Ha pubblicato storie che mostravano bustine di plastica contenenti una polverina rosa non identificata e ha lanciato offese pesanti verso la madre, Martina Colombari. Nonostante i tentativi dei genitori di mantenere la privacy e gestire la situazione, è emerso chiaramente che il giovane ha un carattere difficile.

    La reazione di papà Billy

    Billy Costacurta ha finalmente rotto il silenzio sulla situazione durante un episodio di Stories in onda su Sky Tg24. L’ex difensore del Milan ha parlato del rapporto con il figlio, sottolineando la sua pazienza e il desiderio di essere presente. “Mio figlio è molto ammirato dalla mia pazienza“, ha dichiarato. Ha inoltre evidenziato la difficoltà che molti adolescenti della generazione di Achille stanno attraversando, esprimendo la volontà di offrire il suo aiuto: “Vorrei cercare di aiutarli. Hanno bisogno di una mano e forse noi adulti ce ne stiamo fregando un pochino troppo“.

      Cronaca

      Vi ricordate i banchi a rotelle? E chi se li dimentica…accatastati nei punti più bui delle scuole

      Ogni volta che si pensa a una spesa che lo Stato avrebbe potuto evitare dedicando le stesse risorse per altri obiettivi più utili, spuntano sempre fuori loro: i banchi a rotelle.

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        Ogni volta che si pensa a una spesa che lo Stato avrebbe potuto evitare dedicando le risorse a obiettivi più utili, spuntano fuori loro: i banchi a rotelle.

        Due milioni e mezzo acquistati, poche decine di migliaia utilizzati

        Ma sì che ve li ricordate. Era il 2020, la pandemia di Covid imperversava e il Governo aveva deciso di acquistare dei banchi funzionali al distanziamento degli studenti nelle aule. Quanti? Secondo i dati di Anac e Governo, si legge su Skuola.net, furono acquistati due milioni e mezzo di banchi con relative sedie ergonomiche. Di questi 434 mila muniti di rotelle. La spesa fu di 324 milioni di euro, con una media di 270 euro per ciascun banco munito di rotelle e di 95 euro per i tradizionali, utilizzati in 126 mila aule. Una su quattro a fronte di 370 mila classi della scuola pubblica italiana. Il resto era stato rispedito al mittente perché ingombranti e poco pratici, o posteggiati in magazzini di Comuni e Province.

        L’ora del riscatto passa da Padova

        In questi ultimi anni alcuni di quei banchi e sedie sono rientrati in un giro virtuoso. Utilizzati nei modi più disparati. Per esempio in provincia di Padova il comune di Bagnoli di Sopra ne ha acquistati un centinaio dalla Provincia, che ne aveva 600 nei propri magazzini. Il prezzo? Un euro ciascuno. Sono stati utilizzati per attrezzare una sala riunioni a disposizione del Comune. Tutte sedie nuove, mai usate, certificate, e “adatte al nostro scopo“, come ha detto il sindaco di Bagnoli, Roberto Milan. Con questo acquisto la capienza della sala comunale è arrivata a 400 posti a sedere. “Se fossero stati comprati nuovi avremmo speso molto di più. Quattro anni fa erano costate circa 150 euro l’uno”. Ve lo ricordate…?

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          Cronaca

          L’albero di Natale del Papa: una questione spinosa che divide popolazione e Comune di Ledro

          Sono state già raccolte 40mila firme per non mandare l’albero di Natale al Papa per abbellire Piazza San Pietro. Ma il sindaco del Comune di Ledro non ci sta e insiste mettendosi contro gli ambientalisti e anche molti cittadini.

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            Insomma ogni anno la stessa storia. Nel periodo pre natalizio il Trentino è al centro del dibattito sui tagli degli alberri destinati alle piazze italane e non solo. La scelta del Comune di Ledro di donare un abete rosso al Vaticano per abbellire Piazza San Pietro in occasione del Natale, ha scatenato un acceso dibattito. Sta dividendo l’opinione pubblica mettendo in luce una serie di questioni legate all’ambiente, alla tradizione e alla gestione del territorio. Al centro della polemica c’è la preoccupazione per l’impatto ambientale di questa scelta. Gli attivisti ambientalisti sottolineano come il taglio di un albero secolare rappresenti un danno per l’ecosistema. Una pratica in contraddizione con le encicliche papali che invitano al rispetto della natura. Addirittura…! Inoltre, viene contestato il costo dell’operazione, ritenuto eccessivo e non giustificabile in un momento di difficoltà economica. E questa ci sta tutta. Vediamo perchè.

            La posizione del Comune di Ledro e le opinioni dei cittadini

            Il sindaco di Ledro, Renato Girardi, difende la scelta del Comune, sostenendo che l’abete destinato al Vaticano (alto 29 metri) fa parte di un lotto che sarebbe stato comunque tagliato per ragioni di gestione forestale. L’amministrazione ledrense infatti invierà altri 39 alberi (di misura variabile tra 1,50 e 6 metri) per abbellire i palazzi vaticani. E poi vuoi mettere… il comune che ha fornito l’abete al Vaticano è tenuto in palmo di mano. Il sindaco sottolinea l’importanza di questa iniziativa per la comunità locale, in quanto rappresenta un’occasione di visibilità e di promozione del territorio.

            L’associazione Bearsandothers ha lanciato una petizione online «per dire no a questa pratica unicamente consumistica, che nel giro di un mese ha raccolto quasi 40 mila firme. Ma la cittadinanza di Ledro è divisa su questa questione. Da un lato, ci sono quelli che sostengono l’iniziativa, sottolineando l’importanza di onorare una tradizione e di promuovere il territorio. Dall’altro ci sono quelli che condividono le preoccupazioni degli ambientalisti e ritengono che sia necessario trovare soluzioni alternative, più rispettose dell’ambiente. E alle casse del Comune che ha stanziato circa 60 mila euro per il trasferimento degli alberi.

            Ma quali sono i problemi e come è possibile risolverli?

            Questa vicenda ha messo in luce una serie di problemi che richiederebbero una riflessione più attenta anche perchè nei prossimi anni la situazione si riproporrà In saecula saeculorum … Insomma si oscilla tra tradizione e sostenibilità. Sarebbe necessario trovare un equilibrio tra il rispetto delle tradizioni e la necessità di tutelare l’ambiente. Inoltre occorrerebbe avere più trasparenza nella gestione del territorio. La comunità locale, infatti, deve essere coinvolta nelle decisioni che riguardano la gestione del territorio, garantendo la massima trasparenza e partecipazione. Pratiche forestali sostenibili ne abbiamo?. E’ possibile valorizzare le risorse del territorio in modo rispettoso dell’ambiente?

            In alternativa al taglio di alberi secolari o simboli di una comunità si potrebbe, per esempio, scegliere alberi provenienti da vivai. Le associazioni ma anche molti comuni pedemontani puntano, giustamente a valorizzare le specie autoctone caldeggiando l’utilizzo di rami di abete rosso per decorare la piazza, anziché un albero intero. Intanto il Papa e Piazza San Pietro aspettano…speriamo che l’albero arrivi prima che a Roma arrivi… la neve!!!

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              Cronaca

              Allarme “cocaina rosa” anche in Italia: gli effetti sono devastanti

              Sballo totale e in tempi rapidissimi: l’effetto di questa nuova sostanza, che contiene ketamina, presenta però rischi altissimi, alimentando anche stati fortemente psicotici.

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                Diventata in breve tempo “famosa” con la recente morte a Buenos Aires del cantante degli One Direction, Liam Payne, la cocaina rosa circola sempre più anche in Italia. Ma con la classicapolvere bianca non c’entra niente perché composta di tutt’altre sostanze.

                Si sniffa ma con la polvere bianca non c’entra nulla

                In pratica nella “tusi” (così la chiamano oltreoceano) di cocaina non c’è traccia. Eppure in Italia ha assunto questo nome perché il suo aspetto la ricorda. Anche se talvolta può essere venduta sotto forma di pasticche, generalmente è una polvere rosa che si sniffa. Diffusa e ricercata tra i più giovani, non è certo una droga da poveri: 400 euro al grammo. Per il momento è stata segnalata su Roma, Milano e Torino, presenza menzionata anche nella Relazione europea sulla droga 2024.

                Uno sballo che può risultare mortale

                Tra i vari trend di consumo, questo report sottolinea la diffusione della cocaina rosa anche nell’Unione. Un aspetto preoccupante, secondo gli esperti dell’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenza (Emcdda), soprattutto in relazione alle singole sostanze presenti in questa miscela rosa, di cui i consumatori sono ignari. Chi si sballa con questa droga, in pratica, non sa assolutamente cosa assume.

                Un mix ad altissimo rischio

                Nell’ultima droga totalmente sintetica che piace ai giovanissimi, si riscontra un intruglio altamente pericolo di sostanze come ketamina, metanfetamina, ecstasy e crack. Un cocktail da suicidio tinto poi di rosa… come se il colore così trendy lo rendesse più sexy ed appetibile, invogliando il consumo.

                Solo per gente col portafoglio pieno

                Micidiale e parecchio costosa. La cocaina rosa costa fino a quattro volte la comune polvere bianca: attualmente nel borsino degli spacciatori la sua quotazione si aggira intorno ai 400 euro al grammo. Secondo gli esperti in materia, subito dopo averla assunta la sua composizione raggiunge rapidamente il cervello e altrettanto rapidamente produce dipendenza tra gli utilizzatori. Anche perché gli effetti, iniazialmente potenti, sembrano svanire nel giro di breve tempo.

                Per ravvivare un party privato

                Utilizzata principalmente nel corso di feste private ed eventi, il suo consumo si sta diffondendo in maniera velocissima tra gli esponenti delle classi più abbienti. Nell’identikit degli assuntori l’età non è un dato significativo: ci sono anche molti minorenni.

                La situzione nel nostro Paese

                Le indagini della Polizia di Stato hanno messo a fuoco un fiorente mercato della cocaina rosa soprattutto nei quartieri nord di Roma, dai Parioli a Salario-Trieste. Qui addirittura la droga veniva consegnata direttamente a domicilio per rendere ancora più movimentate cene o feste, nascosta in lampade di sale, fino a mezzo chilo alla volta.

                Milano e Torino, altre piazze di spaccio molto attive

                Lo scorso ottobre i controlli all’aeroporto di Malpensa hanno portato al sequestro di un carico di oltre 300 chili di droga di vario tipo, cocaina rosa compresa. E a settembre la sostanza è stata trovata in un ostello e nelle tasche di diversi spacciatori. A Torino, il primo sequestro della “droga dei vip” risale all’ottobre dello scorso anno. Rinvenuta dai carabinieri durante la perquisizione dell’abitazione di un pusher locale, insieme a 40 mila euro in contanti.

                Il parere di un esperto

                Antonio Bolognese, responsabile scientifico della Commissione per lo studio e la prevenzione delle dipendenze dell’Ordine dei Medici di Roma, spiega: «Si tratta di una delle sostanze più utilizzate in questo momento e ha degli effetti devastanti. La sua precoce attività sul cervello crea immediatamente una sensazione di piacere. E come tutte le sostanze stupefacenti può portare a dipendenza e stati psicotici».


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