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Italia

Berlusconi, Marina e Pier Silvio rinunciano a milioni di euro: la scelta inaspettata dei due fratelli

Marina e Pier Silvio Berlusconi hanno deciso di rinunciare ai dividendi delle loro holding, preferendo destinare milioni di euro a riserva. I bilanci rivelano una strategia finanziaria conservativa, con un aumento del patrimonio netto personale e una gestione attenta della liquidità. Il calo della cedola Fininvest ha inciso sugli utili, ma i due fratelli puntano sulla stabilità di lungo periodo. Una scelta inaspettata che potrebbe anticipare nuove mosse strategiche.

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    Marina Berlusconi e Pier Silvio Berlusconi sorprendono il mondo finanziario scegliendo la via della prudenza patrimoniale. I bilanci recentemente depositati delle loro holding personali, Holding Italiana Quarta per Marina e Holding Italiana Quinta per Pier Silvio, rivelano una strategia conservativa che li ha portati a rinunciare a milioni di euro in dividendi, preferendo accumulare riserve invece di distribuire utili.

    Secondo i documenti ufficiali, entrambi i fratelli hanno deciso di destinare l’intero profitto delle rispettive casseforti a riserva: 5 milioni di euro per Marina e 7,6 milioni per Pier Silvio. Questa scelta ha portato a un incremento significativo del patrimonio netto delle due holding, che ora ammonta rispettivamente a 50,7 milioni e 72,3 milioni di euro.

    Le due società controllano ciascuna il 7,65% di Fininvest, la holding di famiglia, ma il calo dei dividendi provenienti da quest’ultima ha avuto un impatto sui profitti personali dei due fratelli. Rispetto all’anno precedente, l’utile di Marina Berlusconi è sceso da 8,4 a 5 milioni di euro, mentre quello di Pier Silvio è passato da 9,5 a 7,6 milioni. La ragione principale di questa riduzione è il calo della cedola distribuita da Fininvest, che per entrambe le holding è scesa da 7,8 a 3,9 milioni di euro.

    Oltre alla partecipazione in Fininvest, Marina e Pier Silvio detengono ciascuno il 13,8% della società immobiliare B Cinque, condivisa con i fratelli minori Barbara, Eleonora e Luigi, nati dal secondo matrimonio di Silvio Berlusconi con Veronica Lario. La solidità patrimoniale dei due fratelli maggiori resta comunque elevata: Marina può contare su una liquidità di 39 milioni di euro, mentre Pier Silvio ha una disponibilità di 117,6 milioni. Inoltre, possiedono altri asset finanziari per un valore di 477 mila euro per Marina e di 11,5 milioni per Pier Silvio.

    Questa strategia conservativa riflette una gestione attenta delle finanze di famiglia e potrebbe indicare un rafforzamento delle riserve per future mosse strategiche. La scelta di accumulare capitale anziché distribuirlo dimostra una visione di lungo periodo che mira a garantire stabilità alla holding di famiglia e alle sue attività nel tempo.

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      Italia

      Anziani, viviamo tranquilli con il bonus badanti

      Dallo scorso 1 aprile si può fare domanda per assumere colf e badanti per l’assistenza degli anziani. Ci sono alcuni requisiti da rispettare.

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        C’è tempo addirittura fino al 31 dicembre 2025 per chiedere il bonus badanti 2024. Una norma che è stata varata dal Governo lo scorso anno. La misura è stata finanziata con 137 milioni spendibili da quest’anno fino al 2028. Circa 17 milioni l’anno. Il contributo attinge al programma nazionale “Giovani, donne e lavoro 2021-2027” previsto dal Pnrr.

        Fino a 3mila euro di contributo

        Questo esonero contributivo è stato introdotto dal Governo peri “promuovere il miglioramento del livello qualitativo e quantitativo” dell’assistenza alle persone non autosufficienti e,, si legge del Decreto, “favorire la regolarizzazione del lavoro di cura prestato al domicilio”. Gli anziani in Italia sono in aumento e i non autosufficienti sono quasi 4 milioni. La cosa preoccupante è che le famiglie indebitate non riescono a fare fronte direttamente alla spesa per un’assistenza domiciliare. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Domina, ha evidenziato una diminuzione del 7,9% di assunzioni di colf e badanti. Tra i motivi anche l’esaurimento degli effetti della sanatoria che aveva permesso di regolarizzare molti lavoratori domestici stranieri. Secondo Family Care, l’agenzia per il lavoro autorizzata dal Ministero del Lavoro, lo scorso anno le assunzioni di badanti sono aumentate del 17%.

        Di cosa si tratta

        Si tratta di un esonero contributivo previsto per le persone di almeno 80 anni di età, non autosufficienti e titolari di indennità di accompagnamento. Il loro Isee deve essere inferiore a 6mila euro. Secondo quando previsto nel decreto Pnrr, chi si trova in queste condizioni potrà non pagare integralmente i contributi pensionistici per l’assunzione di un badante per l’assistenza. La misura, che scade nel dicembre del 2025, permette un risparmio massimo di 3mila euro annui per un totale di 24 mesi. Ma le condizioni sono restrittive. A partire dall’Isee inferiore a 6mila euro per cui si calcola che alla fin potranno usufruirne solo 25mila italiani.

        Mancano ancora le indicazioni dell’INPS

        Per il 2025 sono stati stanziati 39,9 milioni di euro. Il bonus può essere percepito per un massimo di due anni. Hanno diritto all’agevolazione coloro che assumeranno per la prima volta un badante. L’aiuto è previsto anche per la trasformazione di un contratto già esistente a tempo indeterminato. Attenzione però, non sarà concessa l’esenzione se il rapporto di lavoro tra famiglia e badante risulta concluso da meno di sei mesi. Alla famiglia che ne beneficerà spetterà una decontribuzione al 100% sia dei versamenti contributivi all’Inps e sia di quelli assicurativi Inail. Inoltre non è prevista l’assunzione di parenti o affini, a meno che non si sia in presenza di assistenza a soggetti anziani invalidi e ciechi. Una regola che vale anche nei confronti dei religiosi.

        Come gestire l’agevolazione

        La decontribuzione consiste in una esenzione dal pagamento dei contributi per il lavoro domestico che di norma vengono versati dal datore di lavoro ogni tre mesi con bollettini Mav. Chi non ce la fa a ottenere il bonus badante può comunque richiedere il bonus assistenza non autosufficienti. E’ prevista infatti la possibilità per il datore di lavoro di detrarre il 19% del costo complessivo a carico sostenuto per gli addetti all’assistenza personale dei non autosufficienti. Questo indipendentemente dall’età e dal valore dell’Isee. In questo caso, la spesa massima detraibile è di 2.100 euro all’anno. Si può detrarre nella dichiarazione dei redditi. Ma lo può fare solo chi ha un reddito personale inferiore a 40 mila euro. Ma non basta. Si possono dedurre anche i contributi pensionistici versati per colf e badanti assunti entro un limite massimo annuo di 1.549,37 euro.

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          Italia

          Polizze anti-catastrofe obbligatorie: cosa rischiano le imprese che non si assicurano entro il 31 marzo?

          L’assicurazione, oltre a essere un obbligo, rappresenta una tutela fondamentale per la continuità aziendale.

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            Le imprese italiane hanno tempo fino al 31 marzo 2025 per adeguarsi all’obbligo di stipulare un’assicurazione contro eventi calamitosi, introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 (legge 213/23, art. 1 commi 101 e seguenti). La scadenza inizialmente fissata al 31 dicembre 2024 è stata prorogata dal decreto Milleproroghe.

            Quali sono le imprese che devono assicurarsi?

            L’obbligo riguarda tutte le imprese, incluse quelle individuali e le società di persone, con sede legale o stabile organizzazione in Italia e iscritte al Registro delle Imprese. Le uniche eccezioni sono le imprese agricole. E naturalmente – ma quelle sarebbero già fuorilegge – le imprese con immobili abusivi, che non potrebbero comunque ricevere indennizzi pubblici. Ma perchè bisogna assicurarsi per forza?

            Cosa copre l’assicurazione?

            Le polizze devono garantire la copertura dei danni a beni immobili, impianti e macchinari causati da terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni.

            Cosa rischiano le imprese chi non si assicurano?

            Non sono previste sanzioni dirette, ma le imprese che non si adeguano possono subire gravi conseguenze. Come la perdita di indennizzi in caso di calamità naturali. E ancora l’esclusione da contributi, sovvenzioni e agevolazioni pubbliche, anche non legate a eventi calamitosi. E inoltre, cosa rilevante, potrebbero trovare difficoltà nell’accesso al credito, poiché le banche potrebbero considerare l’impresa troppo esposta a rischi.

            Il decreto attuativo e le regole principali

            Il decreto che disciplina l’obbligo entrerà in vigore tra qualche giorno, il 14 marzo. Per le imprese dei settori pesca e acquacoltura, la scadenza è stata posticipata al 31 dicembre 2025. Le polizze possono prevedere uno scoperto massimo del 15% per somme assicurate fino a 30 milioni di euro. La copertura totale dei danni subiti fino a 1 milione di euro. La copertura minima del 70% per importi tra 1 e 30 milioni di euro. Nel caso in cui il danno superi i 30 milioni e per le grandi imprese è prevista una negoziazione libera tra le parti.

            Si ma quali beni devono essere assicurati?

            L’obbligo riguarda tutti i beni utilizzati per l’attività d’impresa, come i terreni e i fabbricati, inclusi fissi, infissi, fondazioni e impianti elettrici, idrici e di riscaldamento. Inoltre tutti i macchinari e le attrezzature industriali e commerciali.

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              Italia

              Clamorosa gaffe del Ministero del Turismo: foto sbagliata per promuovere il Cilento

              Il dicastero ha commesso grave errore pubblicando una foto della Costiera Amalfitana per promuovere il Cilento, elogiato dal New York Times e dal Guardian.

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                Il Ministero del Turismo, guidato da Daniela Santanchè, ha recentemente pubblicato un post sui propri canali social per celebrare il Cilento, elogiato dal New York Times e dal Guardian come una delle mete più affascinanti d’Italia. Tuttavia, l’iniziativa ha preso una piega inaspettata a causa di un errore nell’immagine utilizzata.
                Nel post, infatti, il Ministero ha condiviso una foto accompagnata dalla frase: “Dal New York Times al Guardian, il Cilento si afferma tra le mete più belle d’Italia.” Tuttavia, l’immagine non mostrava il Cilento, ma la ben più nota Costiera Amalfitana, situata circa 50 chilometri più a nord. Nello scatto pubblicato, si riconosce chiaramente il caseggiato di Conca dei Marini, un piccolo borgo situato tra Amalfi e Positano.

                La reazione dei social

                L’errore non è passato inosservato e ha scatenato una raffica di commenti ironici e critiche sui social. Tra le reazioni più caustiche, un utente ha scritto: “Se avete bisogno di una foto del Parco Nazionale del Cilento, siamo a disposizione.” Nonostante la rapida rimozione del post da parte del Ministero, la gaffe era ormai diventata virale, alimentando discussioni sulla scarsa attenzione nella promozione turistica del territorio. Che fare?

                Un errore che non passa inosservato

                L’episodio ha sollevato perplessità sull’accuratezza delle campagne di promozione istituzionale del patrimonio turistico italiano. Il Cilento, infatti, gode di un’identità ben distinta dalla Costiera Amalfitana, con un ricco patrimonio storico e naturalistico riconosciuto dall’UNESCO. L’errore, oltre a suscitare ironia, ha riacceso il dibattito sull’importanza di valorizzare adeguatamente i territori, evitando approssimazioni che potrebbero confondere i turisti e sminuire le peculiarità di ogni destinazione.

                La costa del Cilento rappresentata da Palinuro

                In risposta all’errore, il Ministero ha rimosso il post e lo ha ripubblicato correttamente con una foto che ritrae una delle perle del territorio cilentano, ovvero Palinuro. Tuttavia, anche questa scelta ha suscitato polemiche di natura campanilistica, dimostrando quanto sia delicato il tema della promozione turistica.

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