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Italia

Domani ombrelloni chiusi: i bagnini incrociano le braccia per lo sciopero dei balneari

La situazione delle concessioni balneari in Italia è caotica e solo un intervento governativo può risolverla. La premier vuole evitare una manifestazione contro di lei in pieno agosto, quindi si attende nei prossimi giorni se arriverà l’intervento richiesto dai balneari.

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    Domani 9 agosto le spiagge italiane saranno protagoniste di una protesta particolare. Gli ombrelloni rimarranno chiusi per due ore. Questa mobilitazione, organizzata da Fipe Confcommercio e Fiba Confesercenti, potrebbe ripetersi il 19 e il 29 di questo mese. Una protesta che ripropone ancora una volta la questione delle concessioni balneari ancora irrisolta.

    Tra il Financial Times e Capo Caccia

    Il Financial Times ha sottolineato come i concessionari balneari “minaccino di interrompere il lavoro” per difendere le loro “concessioni redditizie“, aumentando la pressione sul governo. Di par suo il presidente dell’Unione Italiana Imprenditori Balneari, Antonio Capacchione, ha ribadito ancora una volta la necessità far sentire le loro “grida di dolore” dalle spiagge italiane. E Bruxelles? Dà ordini precisi. Ha richiesto all’Italia di revocare 30mila concessioni balneari e rimetterle a gara, aprendo una procedura di infrazione contro il paese nel 2020. La mobilitazione arriva dopo diversi incontri tra le organizzazioni di categoria, preoccupate dall’imminente chiusura estiva del parlamento.

    Sciopero a oltranza

    Capacchione critico per l’assenza di dialogo con il Governo urla che “dopo due anni, i balneari ne hanno piene le tasche” e quindi le proteste che inizieranno domani potrebbero proseguire a oltranza. E, aggiunge, saranno coinvolti non solo i balneari ma tutti i concessionari demaniali, inclusi chioschi, ristoranti e campeggi. Le ulteriori chiusure certe degli ombrelloni sono state programmate per il 19 agosto per quattro ore e il 29 agosto per otto ore, se non arriveranno risposte dal governo.

    Perchè protestano

    Lo “sciopero degli ombrelloni” vuole esprimere il disappunto dei balneari rispetto alle promesse non mantenute dal governo. Durante il governo Draghi, Fratelli d’Italia aveva votato contro la legge sulla concorrenza 2021, che impone la scadenza delle concessioni balneari il 31 dicembre 2023 e la loro riassegnazione tramite gare pubbliche entro il 31 dicembre 2024. Meloni ha sempre dichiarato di voler salvaguardare la continuità degli attuali titolari, ma in quasi due anni di governo non ha fatto nulla di concreto per mantenere tale impegno.

    Qual è lo stato dell’arte

    La mappatura delle coste, conclusa a ottobre 2023, non è stata seguita da provvedimenti concreti. Regioni, Comuni e Autorità portuali stanno già avviando i bandi di gara in tutta Italia. La mancanza di criteri nazionali uniformi per i bandi ha portato a disparità di trattamento tra le località. Alcuni enti locali hanno già concluso le gare, con i grandi capitali che hanno prevalso sui piccoli concessionari, come avvenuto a Jesolo.

    Quali sono le richieste

    I balneari chiedono il riconoscimento di un indennizzo economico a favore dei concessionari uscenti. Un disegno di legge per l’introduzione degli indennizzi è in discussione alla Camera, ma il testo è fermo. Senza una cornice normativa nazionale, c’è il rischio di ricorsi e annullamenti delle gare, causando ulteriore blocco del settore.

    ombrelloni

      Cronaca

      Atenei, quanto costano quelli tradizionali e quanto quelli telematici

      Una crescita degli atenei privati telematici significa un minor costo complessivo – per la comunità – per ogni studente. Inoltre aiuterebbe a ridurre l’esorbitante prelievo fiscale che grava su imprese, famiglie e lavoratori.

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        Il confronto tra gli atenei tradizionali e quelli telematici in termini di costi per i contribuenti solleva questioni importanti sul finanziamento dell’istruzione superiore in Italia.

        Per lo Stato il costo per singolo studente nelle università telematiche è di 12,5 euro

        Secondo i dati riportati da Aurelio Mustacciuoli di Free Academy, gli studenti delle università statali tradizionali costano allo Stato molto di più rispetto a quelli delle università telematiche. Ogni studente di un’università statale tradizionale costa al contribuente circa 5.701 euro l’anno diversamente dal costo annuo di uno studente delle università private di solo 195 euro. Il divario diventa più evidente quando si considerano gli atenei telematici. In questi casi lo studente grava sullo Stato per soli 12,5 euro all’anno.

        Le telematiche contribuiscono di più alle entrate fiscali

        Le università telematiche contribuiscono comunque alle entrate fiscali dello Stato in maniera maggiore rispetto alle altre. Ad esempio, il gruppo universitario Multiversity, controllato dal fondo CVC Capital Partners, che include atenei come Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma, nel 2022 ha versato 43 milioni di euro in imposte dirette.

        Serve maggiore diversificazione

        Ma quindi per lo Stato le università telematiche sarebbero più convenienti rispetto alle altre? E ancora quanto è efficace il sistema attuale di finanziamento dell’istruzione superiore in Italia. Forse sarebbe il caso di promuovere una maggiore presenza di atenei telematici. Una maggiore diversificazione nell’offerta formativa potrebbe da una parte ridurre i costi complessivi per gli studenti e per lo Stato. E soprattutto alleggerire il carico fiscale sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori.

        Ancora pochi soldi per lo studio

        Anche se l’Italia è tra gli ultimi Paesi europei per numero di laureati (in Europa solo la Romania ha risultati peggiori), il comparto universitario pesa ancora troppo all’interno del bilancio pubblico. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), il Fondo per il finanziamento ordinario delle università è di 9,205 miliardi di euro. Una cifra che copre più dei due terzi delle necessità degli atenei statali. Ma di questa somma, soltanto lo 0,73% (68 milioni di euro) è destinato alle università non statali, sia tradizionali sia telematiche.

        Tipo ateneo a.a. 2022/23 %
        Statale (tradizionale) 1.537.074 studenti 80,5%
        Non statale (tradizionale) 121.269 studenti 6,35%
        Non statale (telematico) 251.017 studenti 13,15%
        Totale 1.909.360 studenti 100%
        Fonte: Mur (Ministero dell’Università e della Ricerca)

        Uno spot per le università Telematiche

        Quindi una crescita degli atenei privati telematici, la cui retta è inferiore al costo che ogni studente comporta per le casse statali, condurrebbe a un minor costo complessivo per ogni studente. E aiuterebbe anche a ridurre l’esorbitante prelievo fiscale che grava sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori.

        Secondo Mustacciuoli, lo studente tradizionale costa allo Stato 5.701 euro soltanto per l’Ffo, mentre ognuno degli oltre 144 mila studenti di Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma (anno accademico 2022-23) porta alle casse statali 331 euro. Cifre che devono far riflettere.

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          Italia

          Patente, cos’è la “sospensione breve”

          La misura della “sospensione breve” della patente contenuta nell’articolo 218-ter che, scatta nei confronti di chi viene identificato al momento della violazione.

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            La misura della “sospensione breve” della patente contenuta nell’articolo 218-ter che, scatta nei confronti di chi viene identificato al momento della violazione.

            Se passi col rosso te la sospendo

            Viene adottata nel percorre un senso vietato, nel divieto di sorpasso, mancata precedenza, attraversamento con semaforo rosso. E ancora per il mancato rispetto dell’alt di un agente del traffico, il mancato rispetto delle regole sui passaggi a livello, sorpasso a destra, sorpasso vietato. Inoltre nel mancato rispetto della distanza di sicurezza tra veicoli che abbia provocato un sinistro con grave danno ai veicoli tale da determinare la revisione.

            Attenzione a quell’inversione

            Nel divieto di inversione di marcia in alcune specifici casi, per il mancato o irregolare uso del casco a bordo di ciclomotori e motoveicoli; mancato o irregolare uso dei sistemi di sicurezza per i seggiolini dei bambini. E dei dispositivi anti abbandono. Inoltre per l’uso del cellulare o di altri apparecchi durante la guida; retromarcia sulle autostrade o strade extraurbane principali, anche sulla corsia di emergenza.

            Precedenze, luci e triangolo

            Il mancato rispetto della corsia di accelerazione e mancata precedenza sulle autostrade o strade extraurbane principali; mancato rispetto del divieto di sosta o fermata, sulle autostrade o strade extraurbane principali. Si sospende per il mancato uso luci prescritte durante la sosta, su autostrade o strade extraurbane principali. E per la mancata collocazione del triangolo per veicolo fermo, su autostrade o extraurbane principali.

            Sempre attenti al tasso alcolico

            Patente sospesa per la guida dopo aver assunto bevande alcoliche, con tasso inferiore a 0,5 g/l per conducenti cui è imposto in “tasso zero” e nella mancata precedenza ai pedoni. Per i trasportatori è prevista in diversi casi. Per il superamento di oltre il 20% del periodo di guida giornaliero massimo, o del tempo minimo di riposo, su autoveicoli adibiti al trasporto di persone o cose. E inoltre nel superamento di oltre il 20% del periodo di guida settimanale massimo, o del tempo minimo di riposo, su autoveicoli per il trasporto di persone o cose. I trasgressori che non vengono fermati immediatamente, invece, eviteranno l’applicazione della misura.

            Ma quanto dura la sospensione breve?

            Bisogna incrociare periodo di sospensione al numero di punti presenti sulla patente. Più è basso il numero relativo ai punti, maggiore sarà il periodo di sospensione. Chi ha meno di 10 punti sulla patente, avrà una sospensione di 15 giorni. La sospensione si riduce a una settimana se i punti vanno da 10 a 19.

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              Italia

              Tre anni senza assistenza sanitaria gratuita, così ti passa la voglia di aggredire i medici!!

              Tre anni senza assistenza sanitaria gratuita. Proposto il Daspo delle cure per chi aggredisce medici e infermieri.

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                Il Daspo non vale solo per i tifosi violenti. Ora vale anche per quelli che aggrediscono i sanitari. Almeno è questa l’intenzione di una proposta sostenuta da un senatore di Fratelli d’Italia. Sospendere la gratuità dell’assistenza sanitaria per tre anni a chi aggredisce il personale medico e paramedico. Insomma tutti gli operatori del sistema sanitario nazionale. Una proposta suggerita dal medico Salvatore La Gatta e supportato anche da una petizione su change.org. Una risposta forte per contrastare i molteplici episodi di violenza che si stanno perpetuando da anni e che punta a proteggere chi lavora in condizioni difficili e spesso senza adeguata tutela. Dopo gli ultimi fatti che ha coinvolto l’Ospedale di Foggia, ennesimo atto di violenza di una lunga serie di aggressioni – 16mila solo nel 2023 – questa proposta di un Daspo per la sanità sembra davvero una svolta.

                Una petizione per coinvolgere l’opinione pubblica

                La proposta per approvare il “Daspo sanitario” avanzata dalla politica è stata suggerito dal medico Salvatore La Gatta e supportato anche da una petizione su change.org. Medici e sanitari hanno paura di mettersi in gioco per la pressione che in molte occasioni sentono da parte dei pazienti, amici e parenti: dai pronto soccorsi alle sale operatorie. Una situazione di tensione in cui è assai difficile riuscire a lavorare con la giusta e necessaria tranquillità per il lavoro che svolgono.

                Una misura che punta alla dissuasione

                Il senatore Ignazio Zullo, di Fratelli d’Italia, ha presentato un disegno di legge che propone la sospensione dell’accesso gratuito all’assistenza per chi aggredisce gli operatori sanitari o danneggia il patrimonio sanitario, senza costi aggiuntivi per lo Stato. L’obiettivo è chiaro: creare una misura dissuasiva contro questa violenza crescente, che ha già colpito migliaia di operatori come riportato dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza nelle professioni sanitarie (Onseps).

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