Italia
I nuovi italiani dominano gli europei di atletica: la rivincita dell’integrazione
I “nuovi italiani” che tengono alta la bandiera nello sport devono farci riflettere sui molti altri che, senza riflettori, costruiscono il futuro. Non devono sentirsi meno italiani solo perché qualcuno ha deciso così. L’integrazione è la chiave per un’Italia più forte e unita.
Non so come la prenderà il generale Vannacci, ma è grazie ai “nuovi italiani”, figli dell’immigrazione nelle sue diverse sfumature, che l’Italia sta dominando gli europei di atletica. Questa è la notizia più bella e politica dello scorso fine settimana. Bella perché la bandiera italiana viene tenuta alta con le vittorie dei nostri campioni. Politica, perché a mantenerla alta sono soprattutto i “nuovi italiani” su cui la politica si divide da anni. Alcuni sostengono timidamente che l’integrazione è l’unico strumento per costruire una società coesa e competitiva, mentre altri ignorano e ostacolano il loro riconoscimento, rendendo l’acquisizione della cittadinanza un percorso a ostacoli.
La forza della realtà
La realtà si impone con forza dirompente. È deprimente riconoscere che, a causa di politiche fallimentari, si perdono tempo e risorse umane. Nel mondo dello sport, molti talenti restano in panchina perché non hanno la cittadinanza italiana e quindi non possono competere. Questo vale anche per altri settori nel nostro paese. Nello sport, l’immagine di ciò che possiamo vincere e perdere è più evidente.
Esempi di successo
Lo sport trasmette messaggi internazionali attraverso l’immagine dei corpi in gara. Esempi come la pallavolista Paola Egonu, il velocista Marcel Jacobs, Mattia Furlani, figlio dell’Italia e del Senegal, e Chituru Ali, con mamma nigeriana e papà ghanese, ci mostrano l’Italia multiculturale.
Cosa ci dicono queste vittorie?
Queste vittorie ci insegnano almeno due cose. La prima è che questa è l’Italia vera, del presente e del futuro, più bella e naturale nonostante chi resiste al cambiamento. È un’Italia più forte e competitiva. La seconda è che la forza degli immigrati e dei loro figli non si limita solo allo sport. I nuovi italiani contribuiscono alla crescita in vari settori, spinti dalla voglia di riscatto. È ora che l’Italia riconosca questo valore produttivo e competitivo, e non solo durante le vittorie sportive.