Italia
Tre anni senza assistenza sanitaria gratuita, così ti passa la voglia di aggredire i medici!!
Tre anni senza assistenza sanitaria gratuita. Proposto il Daspo delle cure per chi aggredisce medici e infermieri.
Il Daspo non vale solo per i tifosi violenti. Ora vale anche per quelli che aggrediscono i sanitari. Almeno è questa l’intenzione di una proposta sostenuta da un senatore di Fratelli d’Italia. Sospendere la gratuità dell’assistenza sanitaria per tre anni a chi aggredisce il personale medico e paramedico. Insomma tutti gli operatori del sistema sanitario nazionale. Una proposta suggerita dal medico Salvatore La Gatta e supportato anche da una petizione su change.org. Una risposta forte per contrastare i molteplici episodi di violenza che si stanno perpetuando da anni e che punta a proteggere chi lavora in condizioni difficili e spesso senza adeguata tutela. Dopo gli ultimi fatti che ha coinvolto l’Ospedale di Foggia, ennesimo atto di violenza di una lunga serie di aggressioni – 16mila solo nel 2023 – questa proposta di un Daspo per la sanità sembra davvero una svolta.
Una petizione per coinvolgere l’opinione pubblica
La proposta per approvare il “Daspo sanitario” avanzata dalla politica è stata suggerito dal medico Salvatore La Gatta e supportato anche da una petizione su change.org. Medici e sanitari hanno paura di mettersi in gioco per la pressione che in molte occasioni sentono da parte dei pazienti, amici e parenti: dai pronto soccorsi alle sale operatorie. Una situazione di tensione in cui è assai difficile riuscire a lavorare con la giusta e necessaria tranquillità per il lavoro che svolgono.
Una misura che punta alla dissuasione
Il senatore Ignazio Zullo, di Fratelli d’Italia, ha presentato un disegno di legge che propone la sospensione dell’accesso gratuito all’assistenza per chi aggredisce gli operatori sanitari o danneggia il patrimonio sanitario, senza costi aggiuntivi per lo Stato. L’obiettivo è chiaro: creare una misura dissuasiva contro questa violenza crescente, che ha già colpito migliaia di operatori come riportato dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza nelle professioni sanitarie (Onseps).