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Vip e malaffare, la fusione tra rapper e ultrà del calcio nella nuova scena milanese

Il confine tra il mondo degli ultras e quello del jet set milanese è sempre più labile. Vip e capi ultras frequentano gli stessi locali, condividono gli stessi interessi e stringono amicizie che vanno ben oltre il piacere della compagnia.

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    Negli ultimi anni, la città di Milano ha visto una crescente commistione tra il mondo delle celebrità, in particolare i rapper, e l’ambiente del tifo organizzato, spesso associato a dinamiche di violenza e criminalità. Da Fedez a Emis Killa, le nuove icone della musica si muovono in un magma di rapporti ambigui con personaggi della curva milanista, dove il confine tra la cultura pop e il mondo di mezzo del malaffare sembra sempre più labile.

    Ultrà e vip: una fusione consolidata

    Una volta considerati figure marginali, costrette a nascondere la propria identità, i capi ultrà oggi si mescolano con celebrità, mostrando apertamente la loro influenza. Tra i frequentatori della Curva Sud del Milan spiccano nomi noti della scena musicale rapper e non solo come Lazza, Killa, Tony Effe, passando per Guè Pequeno, Cancun, e il già citato Fedez, che ha spesso mostrato rapporti di amicizia con personaggi legati agli ambienti del tifo estremo.

    Le foto condivise sui social network, le serate nei locali più esclusivi di Milano come il Tocqueville e l’Old Fashion, sono solo la punta dell’iceberg di una connessione più profonda tra il mondo del tifo violento e la Milano dei Vip. Questi legami si consolidano in un contesto che sembra accettare, se non addirittura celebrare, la figura del capo ultrà come un “gangster” moderno.

    Rapper e malaffare: connubio sempre più stretto

    Con l’arrivo del Covid e la temporanea chiusura degli stadi, i capi ultrà, che hanno perso una delle principali fonti di reddito, hanno cominciato a mostrarsi sempre più in pubblico, capitalizzando i loro rapporti con il mondo dello spettacolo. L’ambiente musicale, affascinato da questa figura violenta e carismatica, ha accolto a braccia aperte questi personaggi, in una promiscuità che sfida i confini tra legalità e criminalità. Fino a ieri erano dei reietti poi sono diventati dei protetti. Ma le indagini stanno facendo piazza pulita spezzando legami e connivenze.

    Nelle recenti inchieste giudiziarie, a cui sono seguiti numerosi arresti, sono emersi legami stretti tra diversi artisti e capi ultrà, che sembrano aver trovato nei rapporti con i rapper un terreno fertile per legittimarsi e ripulire la loro immagine. Le carte degli investigatori delineano un quadro di connivenze che mettono in luce la fusione commerciale e sociale tra due mondi apparentemente distanti.

    Calcio in ostaggio e complice

    Milan e Inter, simboli di una certa Milano, sono al tempo stesso ostaggi e complici silenziosi di questa situazione. Il calcio italiano, sebbene formalmente vincolato a una normativa che proibisce qualsiasi contatto con gli ultrà, ha spesso chiuso un occhio di fronte a questi fenomeni, alimentando indirettamente questa promiscuità. La violenza e l’intimidazione restano centrali nella gestione del tifo organizzato, mentre i capi ultrà utilizzano la loro “aura” per consolidare rapporti con l’élite cittadina.

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