Cronaca

L’abito non fa il monaco: Frate Alberto un teologo tra moda e religione

Per Ambrosio, l’abito non fa il monaco. Tra saio e un elegante doppiopetto, il frate rimane fedele alla sua vocazione religiosa e alla sua visione del mondo. Il suo percorso unico dimostra come la moda possa essere un mezzo per esplorare e comunicare valori spirituali profondi, offrendo una prospettiva nuova e affascinante sul rapporto tra fede e vita quotidiana

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    Alberto Fabio Ambrosio, frate domenicano, ha deciso di esplorare un campo insolito per un religioso: la moda. Con un impeccabile doppiopetto azzurro cielo, spiega come la sua passione per il fashion non sia in contrasto con la sua vocazione. Sulla moda ha scritto diversi libri critici mettendo in luce le sue interazioni con il sacro.

    Un percorso di vita tra religione e moda

    Nato a Fano nel 1971, Ambrosio è cresciuto a Milano. E’ entrato nel seminario di Padova e ha studiato filosofia, greco e latino. La sua vocazione è stata chiara fin dall’adolescenza, senza mai avere dubbi. Dopo essere stato ordinato diacono nel 1997, un viaggio a Gerusalemme ha risvegliato il suo interesse per l’Islam e ha trascorso molti anni a studiare l’Islam mistico turco, specializzandosi in sufismo ottomano.

    L’ispirazione familiare e la moda

    La passione di Ambrosio per la moda ha radici familiare grazie a una madre sarta. I ricordi d’infanzia, di una casa piena di abiti e di frequenti visite in merceria, hanno contribuito alla sua sensibilità verso il mondo del fashion. Questa connessione personale lo ha portato a esplorare le interazioni tra moda e religione, culminando nella direzione di un seminario di ricerca a Parigi e nella pubblicazione di vari libri sul tema.

    Una critica etica alla moda

    Nel suo libro “Per una morale contemporanea. Critica della moda pura“, Ambrosio non risparmia critiche al mondo della moda, accusandolo di aver perso etica e morale. Denuncia come il consumismo capitalista sfrutti la vergogna sociale per spingere all’acquisto e critica la cosiddetta moda green, mettendo in dubbio l’effettiva sostenibilità delle filiere produttive.

    L’etica della cura come via di redenzione

    Nonostante le critiche, Ambrosio propone una via di redenzione per la moda attraverso l’etica della cura. Sottolinea l’importanza di prendersi cura di ciò che già si possiede e di riflettere su ciò che realmente serve. La moda, secondo lui, può diventare un’espressione di cura e attenzione, sia verso gli abiti che verso le persone coinvolte nella loro produzione.

    Tra saio e doppiopetto

    Per Ambrosio, l’abito non fa il monaco. Che indossi il saio o un elegante doppiopetto, il frate rimane fedele alla sua vocazione religiosa e alla sua visione del mondo. Il suo percorso unico dimostra come la moda possa essere un mezzo per esplorare e comunicare valori spirituali profondi, offrendo una prospettiva nuova e affascinante sul rapporto tra fede e vita quotidiana.

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