Cronaca
Mafia stragista, ecco il volto del male
La polizia diffonde il nuovo identikit di Giovanni Motisi, latitante di “massima pericolosità” ricercato per crimini mafiosi, utilizzando la tecnica dell’age progression per invecchiare progressivamente il volto del ricercato.
La polizia di Stato diffonde il nuovo identikit di Giovanni Motisi, l’ultimo grande latitante protagonista della fase stragista di Cosa Nostra, le cui ricerche proseguono senza sosta. Col contributo della polizia scientifica, sono state “rivisitate” e attualizzate alcune immagini dell’uomo, risalenti agli Anni Ottanta e alla fine dei Novanta, con la tecnica della cosiddetta “age progression”.
L’invecchiamento fisionomico
Questa tecnica, nota come age progression, consiste nell’invecchiamento fisionomico progressivo, partendo dallo studio e dall’attualizzazione di specifici profili antropometrici che caratterizzano la famiglia di appartenenza del ricercato. Si è così realizzato un prototipo con alcune possibili variazioni degli attuali connotati del viso di Motisi. Questo nuovo identikit agevolerà il lavoro degli investigatori della Squadra Mobile di Palermo nella caccia al latitante.
L’ala stragista corleonese di Cosa nostra
Motisi, condannato all’ergastolo, è ritenuto responsabile, con sentenze definitive, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, strage, porto e detenzione abusiva di armi da guerra, incendio doloso, estorsione. Di professione pasticciere, si è distinto per la sua adesione all’ala stragista corleonese di Cosa nostra ed era riconosciuto come un killer pericoloso e spietato. È stato condannato per diversi omicidi, tra cui quelli a Palermo il 6 agosto del 1985 del vice questore aggiunto Antonino Cassarà e dell’agente di scorta Roberto Antiochia.
Mandamenti mafiosi
Il latitante, oltre alla sua militanza militare in uno dei più potenti mandamenti mafiosi quale quello di “Pagliarelli”, diretta propaggine sul territorio del clan corleonesi di Totò Riina, ha intrecciato nel corso degli anni uno strettissimo rapporto con esponenti mafiosi di alto livello del capoluogo siciliano. “Nascosto” dal 1998, Motisi è inserito nell’elenco dei latitanti di “massima pericolosità” da parte del “programma speciale di ricerca” del ministero dell’Interno.
L’age progression.
La polizia diffonde queste informazioni nell’ambito degli sforzi per catturare Motisi, utilizzando tutte le risorse disponibili, inclusa la tecnica sofisticata dell’age progression. La continua collaborazione tra le forze dell’ordine e la polizia scientifica è fondamentale per mantenere vivo l’interesse e l’impegno nella caccia a latitanti di alto profilo come Motisi, garantendo che nessun sforzo venga risparmiato finché non verrà assicurato alla giustizia.
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Storie vere
Al sindaco emiliano il party sadomaso fa malissimo: cade la giunta
Un party a tema sadomaso che si sarebbe dovuta tenere in un castello medievale ha provocato una crisi di giunta, la decadenza del sindaco e il commissariamento del Comune. E’ successo a Varano de’ Melegari, nel parmense.
Varano de’ Melegari è un piccolo comune di poco più di 2500 abitanti della provincia di Parma, situato nella bassa valle del Ceno a circa 30 km dal capoluogo. Un posto apparentemente tranquillo dove, di recente, con le dimissioni di 7 consiglieri comunali, un commissario prefettizio porterà il comune alle elezioni. Per un motivo quantomeno singolare: una festa un po’… particolare.
Cade l’amministrazione, arriva il viceprefetto
Un party a tema sadomaso che si sarebbe dovuta tenere nel castello medievale Pallavicino, simbolo della città, ha provocato la crisi in giunta, la decadenza del sindaco e il commissariamento del Comune. Sette dei dieci consiglieri comunali (quattro di maggioranza e tre appartenenti all’opposizione) si sono dimessi, provocando in questo modo il decadimento dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Restiani, eletto con una lista civica di area centrodestra. Il prefetto Antonio Lucio Garufi ha nominato quindi un commissario, il viceprefetto Adriano Eustachio Coretti, che si occuperà di guidare il Comune fino alle prossime elezioni.
Alla cittadinanza non piace il bdsm
La crisi comunale era nato in estate, dopo l’organizzazione, poi non portata a conclusione, di una festa privata a tema Bdsm (bondage, dominazione e sado-maso) da parte di un’associazione che avrebbe dovuto svolgersi nel castello medievale di Varano. Le polemiche erano emerse perché già cinque anni prima si era tenuto un evento simile e gli atteggiamenti e l’abbigliamento delle persone che avevano raggiunto il paese avevano creato tensioni.
Per gli organizzatori si tratta solo di una scusa
A questo erano seguite alcune pubblicazioni sui social dagli organzzatori della festa, riguardanoti il sindaco e un suo assessore, che avevano gettato benzina sul fuoco: “Fingendo sdegno per la riedizione di un evento già tenutosi in paese senza alcuna conseguenza – dice il sindaco – una parte politica della mia maggioranza ha cercato solo un modo per porre fine alla legislatura”.
La cultura sadomaso in Italia
In questo scenario abbastanza surreale, vale la pena citare la storica Virginia Neri dell’Università di Siena che, attraverso il suo saggio Giochi di dolore, sottolinea un aspetto sul quale riflettere. Ovvero come attraverso le pratiche sadomaso, il sesso insegna a gestire il potere e a non abusarne. Secondo questo testo, la cultura sm, rispettosa di un patto rigorosissimo tra i partecipanti, diventano un atto politico, dissidente, perché si dimostrano un efficace laboratorio per indagare i rapporti di potere, educando al rispetto e rendendo molto più evidente e consapevole il confine del rispetto e delle libertà reciproche. Fino al limite, invalicabile, dell’abuso. Un concetto che, a quanto pare, a Varano de’ Melegari non è stato minimamente tenuto in considerazione.
Cose dell'altro mondo
Morire sola “come un cane”: per qualcuno una scelta precisa
Una frase, breve e precisa, presente a chiusura del lungo testo del manifesto funebre. E’ quanto si legge per le strade di Villasanta, in provincia di Monza: l’ultimo desiderio di una 58enne, davvero inusuale ma da rispettare.
Si tratta di una vicenda molto particolare, che potremmo definire “bizzarra” e che si presterebbe anche a della facile ironia… se l’interessato non fosse una persona che è venuta a mancare. Una situazione che ha generato una lunga polemica sui social, a partire da una foto scattata durante il necrologio.
L’inusuale manifesto funebre
Affisso in paese, lascia sbigottiti i residenti
Il manifesto funebre che rendeva nota la dipartita di una 58enne di Villasanta (Monza) dopo una lunga malattia, ha lasciato sorpresi tutti gli abitanti del paese. Altro che la classica frase “non fiori, ma opere di bene”… nel testo compare un passaggio quantomeno inusuale: “astenersi dalle esequie vicini e parenti”. Come a dire… non voglio nessuno al mio funerale, statevene a casa e lasciatemi (riposare) in pace.
La sorella si è occupata di tutto
La sorella della donna defunta si è fatta completamente carico di questa anomale ultime volontà: esequie rigorosamente interdette a “vicini di casa e parenti”, senza dimenticare di ringraziare “quanti, incontrandola, le hanno riservato saluti e quanti nell’ultimo periodo si sono sinceramente preoccupati per le sue condizioni”.
La chiesa vuota
Al rito funebre, la chiesa parrocchiale del comune brianzolo ha visto presente la sorella, che l’ha “amorevolmente accudita fino agli ultimi istanti di vita”, (come si legge nel necrologio) e un paio di persone, a quanto ci è dato sapere attraverso un quotidiano locale.
Andarsene in solitudine
Non sappiamo il motivo di questa scelta così drastica da parte della donna, che potrebbe sembrare dettata da un incontenibile livore nei confronti di tutto e tutti. E, tutto sommato, non è neanche importante capirlo, è stata una sua scelta e come tale va rispettata. In fondo, morire è un po’ come sognare: un’attività che si fa completamente da soli…
Cose dell'altro mondo
Cheratopigmentazione: il caso Chiofalo e la pericolosa moda che rischia di compromettere la vista
Francesco Chiofalo, noto influencer, ha raccontato a Le Iene il lungo percorso di interventi estetici che ha intrapreso per apparire attraente agli occhi delle donne.
La cheratopigmentazione, è un intervento chirurgico che promette di cambiare il colore degli occhi, sta diventando sempre più popolare tra i giovani, spinta soprattutto dalla diffusione sui social media di video e testimonianze di chi ha deciso di sottoporsi a questa procedura. Ma dietro l’attrazione per un nuovo colore degli occhi si nascondono rischi molto seri per la salute visiva, spesso sottovalutati. E Francesco Chiofalo ne ha fatto spese…
La ricerca della perfezione
Francesco Chiofalo, noto influencer, ha raccontato a Le Iene il lungo percorso di interventi estetici che ha intrapreso, tra cui la cheratopigmentazione per cambiare il colore degli occhi, ispirandosi agli occhi ghiaccio degli Husky. Tra le altre operazioni l’influencer ha rifatto naso, labbra, denti, riduzione delle orecchie e persino tatuaggio delle sopracciglia spendendo più o meno 100mila euro. Chiofalo ha spiegato che questa ricerca di perfezione nasce dal desiderio di apparire attraente agli occhi delle donne, tanto da definirsi ironicamente un “mignottone al maschile“.
Egregio Chiofalo ma il prossimo obiettivo quale sarà?
L’influencer pensa per davvero a un’operazione di allungamento delle gambe, sebbene sia dolorosa e richieda una lunga riabilitazione. Chiofalo ha ammesso comunque le difficoltà emotive legate alla sua immagine, confermando che da tre anni è seguito da vari psicologi, ma che continua a sentirsi insoddisfatto e tormentato.
Quali sono i rischi della cheratopigmentazione?
La diffusione sui social media di video e testimonianze positive sulla cheratopigmentazione rischia di minimizzare i rischi connessi a questa procedura. Molti giovani, infatti, sono attratti dall’idea di cambiare radicalmente il proprio aspetto e potrebbero decidere di sottoporsi all’intervento senza essere pienamente consapevoli dei potenziali danni alla loro salute visiva. I rischi di questa pratica interessano principalmente la cornea struttura delicata e fondamentale per la visione. L’introduzione di pigmenti può causare, inoltre, opacità, deformazioni e cicatrici, compromettendo la qualità visiva in modo permanente. Inoltre come in ogni intervento chirurgico, esiste il rischio di infezioni che potrebbero portare a gravi complicanze oculari. Il pigmento iniettato potrebbe spostarsi all’interno dell’occhio, causando irritazioni e danni a strutture delicate come l’iride. Nei casi più gravi, la cheratopigmentazione può portare alla perdita totale o parziale della vista. Ma ne vale davvero la pena…?
È fondamentale denunciare questa pratica
La cheratopigmentazione è un intervento estetico altamente invasivo, con rischi significativi per la salute. Sarebbe necessario sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli di questa pratica e promuovere una maggiore consapevolezza dei rischi connessi alla chirurgia estetica in generale.
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