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Mistero

Il mostro di Loch Ness è uno spettro, parola di acchiappafantasmi

Il mistero di Nessie, il leggendario mostro di Loch Ness, attira ancora un milione di turisti ogni anno, grazie anche a storie come quella di Marquis HK e Mark Dann, due “cacciafantasmi” che affermano di aver rilevato il suo spirito.

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    Il mostro di Loch Ness, affettuosamente soprannominato Nessie, è uno dei miti più longevi e affascinanti della Scozia. Ogni anno, circa un milione di turisti si recano sulle rive del famoso lago scozzese nella speranza di intravedere la misteriosa creatura. Ma esiste davvero Nessie? Due “cacciafantasmi” britannici, Marquis HK e Mark Dann, sono convinti di sì. Con il loro kit per “rilevare gli spiriti”, i due hanno intrapreso un’avventura paranormale che ha portato a scoperte sorprendenti.

    La scoperta paranormale

    Marquis HK, 55 anni, e Mark Dann, che viaggiano per il Regno Unito visitando luoghi spettrali e raccontando le loro avventure su YouTube, hanno deciso di investigare sul mistero di Nessie. Armati di bacchette da rabdomante, una bussola e una macchina fotografica, si sono recati sulle rive di Loch Ness e hanno chiesto se lo spirito dell’animale fosse presente.

    In un video, si vedono le bacchette muoversi improvvisamente e si sente un grido macabro in sottofondo. Marquis, originario di Inverness e impiegato presso un centro espositivo a tema Nessie, ha dichiarato: “È stato sbalorditivo. È un suono davvero particolare e ci ha lasciato completamente senza fiato. È il suono lamentoso di una creatura, e riecheggia attraverso il lago. Una delle teorie più diffuse su Nessie è che sia uno spirito e il suono che abbiamo udito è una prova schiacciante di questa teoria.”

    La teoria degli spiriti

    Marquis e Dann hanno condiviso la loro scoperta, proponendo una teoria intrigante: Nessie potrebbe non essere una creatura fisica, ma uno spirito. “Nessie è stato avvistato, ma è possibile che la gente non veda una creatura fisica. Non l’abbiamo sentito quando eravamo lì, ma nella registrazione. Non riesco a spiegarlo, è paranormale. Non c’è modo che sia un suono umano e non può essere dovuto all’attrezzatura. Utilizziamo attrezzature manuali, quindi non può generare suoni ‘finti'”.

    Un mito che sopravvive

    Nonostante le loro affermazioni, non esiste alcuna prova scientifica dell’esistenza del cosiddetto “mostro” di Loch Ness. Tutti i tentativi di trovare tracce della creatura o spiegazioni del mito sono falliti, e le presunte immagini fotografiche del “mostro” si sono rivelate false o comunque prive di valore scientifico. Tuttavia, il mito di Nessie continua a vivere, alimentato da storie affascinanti e misteriose come quella di Marquis e Dann.

    L’importanza del mito

    Il mito di Nessie non è solo una leggenda locale, ma un fenomeno che contribuisce significativamente al turismo scozzese. Durante l’estate, le storie sul mostro di Loch Ness diventano particolarmente popolari, attirando visitatori da tutto il mondo. Anche se le prove della sua esistenza rimangono elusive, la leggenda di Nessie continua a incantare e a stimolare l’immaginazione di milioni di persone.

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      Mistero

      L’antico sogno degli alchimisti diventa realtà: il metallo si trasforma in oro

      Questa scoperta rappresenta un significativo passo avanti nell’ambito della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. Sebbene non si tratti della trasmutazione alchemica del ferro in oro tanto agognata dagli alchimisti del passato, l’idea di trasformare il rame in un metallo prezioso si avvicina almeno in parte a quel millenario desiderio.

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        Gli alchimisti del passato sognavano di trasformare il metallo comune in oro, un desiderio che sembrava destinato solo ai racconti delle leggende. Tuttavia, alcuni scienziati cinesi potrebbero aver fatto un passo verso la realizzazione di questo antico sogno. Una recente scoperta potrebbe rivoluzionare il settore industriale, rendendo possibile la trasformazione del rame in un materiale “quasi identico” all’oro.

        Gli studiosi, affiliati con prestigiose istituzioni cinesi come la Chinese Academy of Sciences e la Dalian University of Technology, hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche su Science Advances. Utilizzando plasma ad alta energia di argon per bombardare gli atomi di rame, hanno alterato la struttura elettronica del metallo, conferendogli caratteristiche simili a quelle dell’oro.

        Questa trasformazione ha portato il rame a uno stato di “valenza zero”, riducendo la sua reattività e facendolo comportare come un metallo nobile. Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, il rame modificato ha dimostrato prestazioni estremamente simili a quelle dell’oro e dell’argento.

        Tuttavia, va chiarito che questa scoperta non permetterà di creare “oro artificiale” a piacimento. Al contrario, le potenziali applicazioni di questo “rame modificato” nel settore industriale sono molto promettenti. La sua resistenza all’ossidazione e la bassa reattività lo rendono ideale per la produzione di componenti per dispositivi elettronici come smartphone e computer.

        Inoltre, le proprietà da metallo nobile del rame trasformato potrebbero rivestire un ruolo fondamentale in processi chimici sofisticati, come quelli utilizzati per trasformare il carbone in risorse più pulite ed economicamente vantaggiose. In questo modo, i metalli nobili “veri” potrebbero diventare meno indispensabili, contribuendo a ridurre i costi di produzione e migliorando l’efficienza dei processi industriali.

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          Cronaca

          Dalla Namibia la Salamandra infernale che ha dominato la Terra prima dei dinosauri

          La “salamandra infernale”, conosciuta come Gaiasia jennyae, è stata recentemente scoperta in Namibia. Questa creatura, simile a una salamandra del periodo Permiano, viveva 40 milioni di anni prima dell’apparizione dei dinosauri, e rappresentava un feroce predatore delle paludi preistoriche.

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            Un altro esemplare di “salamandra infernale“, conosciuta come Gaiasia jennyae, è stata ritrovata in Namibia. Questa creatura, simile a una salamandra del periodo Permiano, viveva 40 milioni di anni prima dell’apparizione dei dinosauri, e rappresentava un feroce predatore delle paludi preistoriche. Con un cranio lungo più di mezzo metro e un corpo più grande di un essere umano, la Gaiasia jennyae era pronta a dilaniare le prede con le sue possenti zanne incrociate, funzionando come un tritacarne con aspirazione.

            Un fossile quasi intatto

            Lo studio, pubblicato su Nature, è stato condotto da un team internazionale guidato da Claudia Marsicano dell’Università di Buenos Aires e Jason Pardo del Field Museum of Natural History di Chicago.

            Predatore preistorico

            Jason Pardo spiega che la Gaiasia jennyae era molto più grande di una persona e che con ogni probabilità frequentava il fondo di paludi e laghi. La sua testa grande e piatta, simile a una tavoletta del water, le permetteva di risucchiare le prede. Con enormi zanne, la parte anteriore della bocca era costituita da denti giganti, rendendola un predatore letale ma relativamente lento.

            La scoperta ha lasciato tutti a “bocca aperta”

            Questo fossile è stato trovato adagiato sull’affioramento roccioso come una gigantesca concrezione che ha scioccato davvero tutti i ricercatori. La cosa che ha di più colpito i ricercatori è stata la struttura della sua parte anteriore. Soprattutto dalle grandi zanne intrecciate che creavano un morso unico per i primi tetrapodi.

            Un tetrapode arcaico

            La Gaiasia jennyae è considerata un tetrapode arcaico vissuto 300 milioni di anni fa, prima dell’evoluzione dei diversi gruppi che avrebbero dato origine a mammiferi, uccelli, rettili e anfibi. Durante quel periodo, le regioni prossime all’equatore si stavano prosciugando e coprendo di vegetazione, mentre i territori più vicini ai poli rimanevano paludosi. All’epoca, l’attuale Namibia si trovava vicino al 60° parallelo, quasi allo stesso livello del punto più settentrionale dell’Antartide attuale. Una zona dove la Gaiasia regnava incontrastata come predatore apicale del suo ecosistema.

            Quali implicazioni avrà questa scoperta

            La scoperta della Gaiasia nell’estremo sud suggerisce che “c’era un ecosistema fiorente in grado di sostenere questi grandi predatori“, afferma Jason Pardo. Questo ritrovamento è significativo per comprendere meglio i gruppi animali arcaici e i loro ecosistemi e fa luce sugli antenati dei mammiferi e dei rettili moderni. Secondo la ricercatrice Marsicano più cerchiamo, più risposte troveremo su questi importanti gruppi animali.

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              Mistero

              Congelarsi, ecco il nuovo trend tra i disperati del futuro

              In un mondo dove la tecnologia sembra avanzare sempre più rapidamente, c’è chi guarda al futuro con occhi speranzosi e audaci. Uno di questi sguardi è rivolto verso la criogenizzazione, un’innovativa pratica che promette di conservare il corpo umano dopo la morte, nella speranza di risvegliarsi in un futuro migliore. Tuttavia, dietro questa promessa di vita eterna si nascondono molte incertezze e domande senza risposta. Scopriamo insieme i dettagli di questa strana corsa verso l’immortalità e le sfide che si nascondono dietro l’apparente sicurezza di un sonno eterno.

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                Chi avrebbe mai pensato che morire potesse diventare così… di moda? Eppure, in Svizzera, la criogenizzazione sta attirando una folla di aspiranti immortali pronti a sborsare ben 200.000 euro senza alcuna garanzia di risveglio. Nel pittoresco villaggio di Rafz, un medico tedesco, il dottor Kendziorra, ha deciso di trasformare il sogno di un risveglio futuro in un lucroso business con la sua start-up, “Tomorrow Biostasis”.

                La moda di congelarsi: un esperimento dai risultati incerti

                In uno stabile bianco e squadrato, simile a una villetta in cemento armato di nuova costruzione, attualmente si trovano almeno quattro salme in attesa di un’ipotetica resurrezione. Ma non facciamoci illusioni: il tabloid Bild riporta che la criogenizzazione conserva i tessuti biologici a temperature bassissime, ma il risveglio è tutt’altro che garantito. Al mondo, infatti, ci sono già 377 corpi umani criopreservati, tra cui 15 italiani, tutti congelati in attesa di un futuro che, nelle migliori previsioni, potrebbe arrivare tra 200-300 anni. E in che condizioni si risveglieranno? Questo rimane un mistero.

                Un’avventura da film di fantascienza

                Woody Allen ne parlò già nel 1973 con la commedia “Sleeper”, dove un clarinettista jazz si risvegliava in un mondo stravolto. Forse il dottor Kendziorra non ha visto il film, ma ha certamente visto l’opportunità di fare soldi. La sua start-up berlinese ha già attirato 400 persone da 80 città europee, pronte a pagare una quota iniziale di 25 euro mensili per sperare in un risveglio miracoloso.

                La realtà dei fatti: una scommessa molto costosa

                Questi aspiranti immortali vengono messi in guardia: “Sebbene la ricerca medica sia in costante progresso, attualmente non è ancora possibile rianimare un essere umano dopo che è stato criopreservato”. Insomma, se sperate di svegliarvi nel futuro, meglio non trattenere il respiro. Tuttavia, per i più ostinati, c’è una “buona notizia”: non c’è limite di tempo a quanto si può rimanere criopreservati senza degrado.

                Forse, se proprio si vuole fare un’esperienza fuori dal comune, tanto vale iscriversi al volo sullo spazio di Elon Musk. Ci sembra che abbia più probabilità di successo della criogenizzazione. Ma per chi ci crede davvero, preparatevi a un lungo, freddo sonno… senza sveglia garantita.

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