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Cronaca

L’uomo più ricco al mondo? Per Forbes è sempre Bernard Arnault

La tradizionale classifica dei dieci uomini più ricchi al mondo realizzata dalla rivista americana Forbes conferma anche per quest’anno al primo posto Bernard Arnault.

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    La tradizionale classifica dei dieci uomini più ricchi al mondo realizzata dalla rivista americana Forbes conferma anche per quest’anno al primo posto Bernard Arnault.

    I soliti nomi continuano il loro arricchimento

    La rivista americana conferma il francese proprietario di LVMH con un capitale proprio di 233 miliardi di dollari. Alle sue spalle, ma molto distaccato l’astro nascente – di una decina di anni fa- Elon Musk, fondatore di Tesla e di SpaceX. Segue Jeff Bezos, fondatore di Amazon
    La rivista americana ogni anno si diverte così, stimolando la fantasia di chi sta a guardare e contemplano da lontano la montagna di dollari su cui sono seduti questi Paperoni di questi anni ’20 del 21° secolo. Secondo i calcoli di Forbes, i miliardari sono 2.871, 141 in più rispetto al 2023, e valgono 14.200 miliardi di dollari, ovvero 2.000 miliardi in più dello scorso anno.

    Il secondo e terzo posto contano solo per chi vince

    Elon Musk, cofondatore e capo – tra le altre – di Tesla SpaceX, ricopre la seconda posizione con 195 miliardi, mentre il patron di Amazon Jeff Bezos occupa il gradino più basso del podio con 194 miliardi. In quarta posizione, a livello globale, c’à l’ideatore di Facebook, Mark Zuckerberg, con 177 miliardi. E poi ancora Larry Ellison di Oracle, che vale circa 141 miliardi di dollari, completa la top five. E gli altri? Al sesto posto, Warren Buffett con 128 miliardi di dollari; al settimo posto Bill Gates (128 miliardi di dollari); all’ottavo posto Steve Ballmer (121 miliardi di dollari). Al nono posto Mukesh Ambani (116 miliardi di dollari) e al decimo Larry Page (114 miliardi di dollari).

    Nessun italiano?

    Tranquilli c’è anche un italiano. Si tratta del solito Giovanni Ferrero. Il più ricco d’Italia. Forbes stima in 43,8 miliardi la fortuna di Ferrero che, nella classifica generale, è al 26esimo posto. Dopo Ferrero si assesta Andrea Pignataro, fondatore di ION Group, con 27,5 miliardi (65esimo nella classifica generale). Segue Giorgio Armani con 11,3 miliardi (177esima posizione).

    Qualche piccola curiosità

    Chi sarà il ricco più giovane? Forbes ha scovato la 19enne Livia Voigt, ereditiera brasiliana, nipote ed erede del fondatore dell’azienda di macchinari e attrezzature elettriche Weg – Werner Ricardo Voigt. La giovane brasiliana prende il posto dell’italiano Clemente Del Vecchio, il più giovane dei sei figli di Leonardo, fondatore di Luxottica. Naturalmente gli Stati Uniti sono per l’ennesima volta il Paese con il maggior numero di cittadini miliardari (813) per un valore complessivo di 5.700 miliardi di dollari. Al secondo posto c’è sempre la Cina che, nonostante qualche difficoltà economico, è popolata da 473 miliardari (compreso Hong Kong), per un valore di 1.700 trilioni di dollari. Bene l’India in crescita, con 200 miliardari – il numero più alto di sempre – per un valore complessivo di 954 miliardi di dollari

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      Mondo

      Pasqua con Vance: il vice di Trump sbarca a Roma e agita Palazzo Chigi

      Visita programmata tra il 18 e il 20 aprile. Meloni disponibile all’incontro, Salvini rivendica il rapporto diretto, Tajani frena: la diplomazia italiana si ritrova a fare i conti con l’attivismo elettorale made in USA.

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        La visita non è ancora confermata ufficialmente, ma i motori della diplomazia si sono già accesi. Secondo quanto riportato da Bloomberg, il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance starebbe programmando un viaggio in Italia tra il 18 e il 20 aprile, in concomitanza con il weekend di Pasqua.

        L’ambasciata americana avrebbe già informato la Farnesina, chiedendo espressamente di organizzare un incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La risposta, da quanto si apprende, sarebbe stata positiva, sebbene il calendario della premier e la complessità del quadro internazionale rendano ancora incerta la conferma.

        La mossa di Vance, senatore dell’Ohio e considerato uno dei principali candidati alla vicepresidenza in un’eventuale nuova amministrazione Trump, si inserisce in un quadro geopolitico in fermento, tra la guerra in Ucraina, il riarmo europeo e il rischio di una frattura sempre più marcata tra Washington e Bruxelles.

        Vance è già stato in Europa nei mesi scorsi: a febbraio aveva partecipato alla conferenza di Parigi sull’intelligenza artificiale e al vertice sulla sicurezza di Monaco, dove aveva ribadito le sue posizioni scettiche nei confronti dell’impegno americano in Ucraina e criticato l’evoluzione “illiberale” di alcune democrazie europee. Una posizione che gli ha attirato la diffidenza di vari partner del continente, ma che ha trovato un’eco inattesa proprio a Roma.

        Vicinanza con Giorgia

        In una recente intervista al Financial Times, Giorgia Meloni ha dichiarato di condividere l’attacco di Vance all’Europa per il presunto abbandono dei valori fondanti della libertà di espressione e della democrazia. “Devo dire che sono d’accordo”, ha affermato la premier, aprendo di fatto un canale di dialogo diretto con uno dei principali esponenti dell’area trumpiana.

        Nuove tensioni tra Salvini e Meloni

        Sul piano politico interno, tuttavia, la visita di Vance rischia di riaccendere le tensioni nella maggioranza. Il vicepresidente americano è considerato vicino a Matteo Salvini, che già lo scorso 21 marzo aveva rivelato di aver avuto una conversazione telefonica di 15 minuti con lui.

        Secondo il leader della Lega, nel colloquio si sarebbe parlato di Ucraina, ma anche della possibilità che l’Italia firmi un contratto con Starlink, la rete di telecomunicazioni satellitari di Elon Musk. Un’apertura che ha fatto storcere il naso al ministro degli Esteri Antonio Tajani, che aveva ricordato come la politica estera sia prerogativa della Farnesina e di Palazzo Chigi, non dei singoli ministri.

        Il viaggio italiano di Vance si inserisce in un contesto di crescente competizione interna alla coalizione di centrodestra, dove è in corso una silenziosa corsa all’accreditamento con la futura — e possibile — amministrazione repubblicana. Un pressing a più mani su Washington che, però, rischia di generare confusione e interferenze tra canali ufficiali e relazioni personali.

        Sul tavolo dell’eventuale incontro con Meloni, oltre al tema dell’impegno europeo nella difesa comune e al conflitto ucraino, ci sarebbero anche i rapporti commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, e il dossier sempre più strategico della sovranità digitale e tecnologica, a partire dalle infrastrutture satellitari.

        Nel frattempo, anche la stessa presidente del Consiglio avrebbe in programma un viaggio a Washington, benché non sia ancora stata fissata una data. Un incastro diplomatico che potrebbe trovare nella visita di Vance un’occasione per allineare le posizioni in vista delle elezioni americane e degli equilibri futuri della NATO.

        Dall’ufficio del vicepresidente statunitense, per ora, nessun commento ufficiale. Ma la data, che coincide con il Venerdì Santo, la dice lunga sulla volontà di segnare l’agenda anche simbolicamente. E Roma, ancora una volta, si ritrova crocevia di tensioni globali e calcoli politici molto terreni.

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          Cronaca

          Malore nella notte per Davide Lacerenza: ricoverato in Neurologia, probabile un ictus per il patron delle notti brave di Milano

          Il titolare della “Gintoneria” è stato trasportato al Policlinico alle 4 del mattino. Inizialmente si è parlato di ictus, ma si tratterebbe di un disturbo neurologico lieve. Resta ai domiciliari, piantonato in ospedale. Parlato con l’avvocato: “È vigile e cosciente”

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            Un malore improvviso nella notte e la corsa in ospedale, mentre attorno si infittisce il silenzio. Davide Lacerenza, 59 anni, titolare della “Gintoneria” e volto noto della movida milanese, è stato trasportato d’urgenza al Policlinico di Milano alle quattro del mattino. Respirava a fatica, e la prima ipotesi formulata dai sanitari è stata quella di un ictus cerebrale. Solo in un secondo momento, fonti ospedaliere hanno parlato di un “lieve problema neurologico”, smentendo la gravità inizialmente temuta.

            Al momento Lacerenza si trova ricoverato nel reparto di Neurologia, piantonato dalle forze dell’ordine e ancora sottoposto al regime degli arresti domiciliari, a cui è costretto dal 4 marzo scorso nell’ambito dell’inchiesta su droga, prostituzione e autoriciclaggio che ha portato al sequestro dei suoi locali e all’arresto di tre persone, tra cui anche Stefania Nobile, sua ex compagna e socia d’affari, nonché figlia di Wanna Marchi.

            A dare l’allarme, stando alle prime ricostruzioni, sarebbe stata la sua attuale compagna, Clotilde, 21 anni, che vive con lui nell’appartamento di viale Lunigiana. È stata lei a insistere per chiamare i soccorsi. All’arrivo in pronto soccorso, i medici hanno riscontrato sintomi compatibili con un evento neurologico. Solo più tardi, dopo i primi accertamenti, si è parlato di condizioni “non gravi”. Lacerenza è vigile e cosciente, come confermato dal suo legale Liborio Catalioti: “Ho parlato con lui appena è stato ricoverato. È stata una telefonata rassicurante”.

            Nelle prossime ore, i magistrati valuteranno le cartelle cliniche per stabilire la necessità della permanenza in ospedale. Nel frattempo, l’avvocato Catalioti ha presentato una richiesta in procura per permettere al suo assistito di riprendere a frequentare il Sert, nell’ambito del percorso di disintossicazione da alcol e sostanze avviato in parallelo alla misura cautelare.

            La posizione giudiziaria di Lacerenza resta delicata. Arrestato meno di un mese fa, è accusato di aver trasformato i suoi locali — la “Gintoneria” e il bistrot gemello “La Malmaison”, entrambi in via Napo Torriani — in un centro di spaccio e prostituzione mascherato da club esclusivo. Secondo la ricostruzione della procura, i clienti abituali potevano accedere a “pacchetti su misura” che comprendevano champagne, cocaina e escort, anche con consegna a domicilio.

            Nella stessa indagine sono finiti ai domiciliari anche Stefania Nobile e Davide Ariganello, cameriere e factotum del gruppo. L’11 marzo, tutti gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari.

            Il caso Lacerenza ha assunto in poche settimane un profilo pubblico molto alto, anche per via del personaggio coinvolto. Autodefinitosi “King di Milano”, Lacerenza era diventato un punto di riferimento della nightlife cittadina, noto per la clientela altolocata e per lo stile ostentato dei suoi locali. Proprio per “motivi di ordine pubblico”, il questore di Milano Bruno Megale ha recentemente disposto la revoca della licenza della Gintoneria.

            Anche Stefania Nobile, secondo quanto trapelato, avrebbe necessità di cure mediche, e sulla compatibilità delle sue condizioni con la misura cautelare si pronuncerà a breve la procura. Nel frattempo, è circolata voce che possa presentarsi al Policlinico per far visita all’ex compagno, ma si tratta di un’ipotesi al momento poco plausibile, considerato il vincolo detentivo a cui entrambi sono sottoposti.

            L’inchiesta va avanti, così come le verifiche cliniche. Per ora, da parte del Policlinico, bocche cucite. L’unica certezza, al momento, è che Davide Lacerenza resterà piantonato in ospedale, almeno fino a nuovo ordine.

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              Cronaca

              “Insulti nazisti”, Liliana Segre si oppone all’archiviazione per Chef Rubio

              Il legale di Liliana Segre chiede nuove indagini per chi l’ha offesa sui social, contestando la decisione della Procura di Milano di archiviare la posizione di 17 indagati. Il giudice dovrà ora decidere se accogliere la richiesta o procedere con l’imputazione coatta.

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                “Nel 90 per cento dei casi gli insulti che riceve sono nazisti”. Così l’avvocato Vincenzo Saponara, legale della senatrice a vita Liliana Segre, ha sintetizzato davanti al gip di Milano la posizione della sua assistita contro la richiesta di archiviazione per 17 presunti haters, tra cui figura anche Gabriele Rubini, meglio noto come Chef Rubio. Il giudice Alberto Carboni, davanti al quale si è svolta l’udienza, deciderà nei prossimi giorni se accogliere l’istanza della Procura, disporre nuove indagini o ordinare l’imputazione coatta.

                Il nodo della questione sta tutto nella qualificazione delle offese ricevute dalla senatrice. Per la Procura, i messaggi andrebbero “contestualizzati all’interno del dibattito social” e valutati in rapporto alle “funzioni politiche ed istituzionali” della senatrice. Per l’avvocato Saponara, invece, non si tratta di normali espressioni di dissenso, per quanto dure: «Non sono insulti alla sua veneranda età o alle sue posizioni politiche. Sono insulti nazisti, ed è questo il punto».

                Tra gli episodi al vaglio anche alcuni messaggi offensivi provenienti da profili non identificati, dunque attualmente “contro ignoti”. Ma la senatrice non intende lasciare nulla cadere nel vuoto. L’opposizione all’archiviazione, infatti, è stata estesa anche a questi casi. «Ci sono situazioni in cui si tenta di giustificare parole gravi inserendole in un contesto preteso politico, ma resta l’elemento discriminatorio, l’odio razziale», ha aggiunto il legale.

                La vicenda nasce da una più ampia indagine della Procura milanese su insulti e minacce rivolti a Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah e da anni impegnata contro ogni forma di odio e antisemitismo. A gennaio, il pm Nicola Rossato aveva chiuso le indagini proponendo il rinvio a giudizio per dodici persone – tra cui No vax e sostenitori della causa palestinese residenti anche all’estero – accusate di diffamazione e minacce aggravate dall’odio razziale.

                Per altri 17 indagati, tra cui appunto Chef Rubio, era stata invece richiesta l’archiviazione, nonostante l’ammissione che i toni utilizzati fossero “aspri, rozzi e sintomo di maleducazione e ignoranza”. Parole che, secondo il pm, non configurerebbero un reato, ma rappresenterebbero un eccesso retorico nel contesto del dibattito pubblico.

                Una lettura che la senatrice e il suo legale rigettano con forza. La posta in gioco, dicono, non è solo la difesa della dignità personale, ma la protezione del significato storico e civile dell’antifascismo. La decisione finale è ora nelle mani del giudice.

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