Mondo
Salutiamo il nuovo (si fa per dire…) Presidente degli Stati Uniti d’America
Archiviata per sempre l’era Biden, si apre oggi la seconda fase politica del tycoon. “Torno alla presidenza fiducioso e ottimista”, è quanto ha detto il neo eletto nel discorso dell’insediamento.
«Benvenuto a casa». Così Joe Biden ha accolto Donald Trump alla Casa Bianca, appena sceso dalla limousine, accompagnato dalla moglie Melania. Il presidente (ri)eletto e l first lady hanno stretto le mani al presidente uscente e alla moglie Jill, che li hanno accolti per un té. Da lì si sono poi recati a Capitol Hill.
I cellulari dei presenti immortalano l’evento
L’ultimo atto presidenziale di Biden
Poche ore prima di cedere il posto a Trump, Joe Biden – come riferiscono i media americani – ha concesso la grazia a rappresentanti eletti e funzionari pubblici per proteggerli da “procedimenti giudiziari ingiustificati e politicamente motivati”. Tra questi anche Anthony Fauci, l’ex responsabile del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, diventato una sorta di parafulmine per le critiche della destra durante la pandemia di Covid-19. Tra le altre figure che Biden ha deciso di proteggere da Trump anche l’ex generale Milley e ai membri del Congresso che hanno fatto parte del comitato della Camera incaricato di indagare sull’insurrezione al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Tutto si è svolto in una Washington blindata
È il giorno da molti atteso, quello del formale passaggio di consegne tra i due politici: il tycoon ha giurato come 47° presidente degli Stati Uniti, facebdo ritorno alla Casa Bianca per un secondo mandato (non consecutivo) dopo la vittoria alle elezioni di novembre 2024. Washington è apparsa blindata per la cerimonia tenutasi nella Rotonda del Campidoglio. Il primo a prestare giuramento è stato vicepresidente J.D. Vance, seguito da Trump. Poi il discorso che celebra questo nuovo corso.
Inizia la “rivoluzione del buon senso”
Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha detto alla nazione: “Torno alla presidenza fiducioso e ottimista che stiamo iniziando una nuova emozionante era di successo nazionale. Un’ondata di cambiamento sta investendo il Paese”. E poi l’annuncio: “Oggi firmerò una serie di storici decreti esecutivi. Con queste azioni daremo inizio al completo ritorno dell’America e alla rivoluzione del buon senso. Il mio messaggio oggi agli americani è che è tempo per noi di agire ancora una volta con coraggio, vigore e vitalità”.
Tra gli ospiti anche la Meloni
Presenti all’evento molti leader mondiali tra cui anche la nostra premier Giorgia Meloni che al suo arrivo ha detto: “Penso che sia estremamente importante per una nazione come l’Italia, che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti, dare una testimonianza della volontà di continuare e, semmai, rafforzare quella relazione in un tempo in cui le sfide sono globali e interconnesse”. Dal Vaticano il messaggio di Papa Francesco dove si invoca con fornza che “negli Usa non ci sia spazio per l’esclusione”, invitanto Trump a “promuovere la pace tra i popoli”.
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Mondo
Abusi nella Chiesa in Alto Adige: il dossier di Bolzano sui preti pedofili svela 67 casi di violenze insabbiate
Un’indagine indipendente scoperchia decenni di silenzi e coperture. «Ogni caso è un caso di troppo», afferma il vescovo Muser.
La Diocesi di Bolzano-Bressanone ha pubblicato il primo rapporto indipendente sugli abusi sessuali commessi dal clero locale tra il 1964 e il 2023. Il dossier, commissionato allo studio legale tedesco Westpfahl-Spilker-Wastl, ha portato alla luce 67 casi di abusi sessuali su minori. 59 le vittime accertate e 29 sacerdoti riconosciuti colpevoli. I dettagli emersi dipingono un quadro inquietante di violenze protratte per decenni, coperture sistematiche e trasferimenti sospetti all’interno delle parrocchie.
I numeri della vergogna
Secondo il rapporto, la maggior parte delle vittime (51%) sono bambine e ragazze. Un dato in controtendenza rispetto ad altre inchieste europee, dove le vittime sono in prevalenza di sesso maschile. L’età media delle vittime è compresa tra 8 e 14 anni, mentre quella dei sacerdoti abusatori tra 28 e 35 anni. L’indagine ha esaminato circa 1.000 fascicoli. Ha rivelato come, fino al 2010, la diocesi abbia sistematicamente ignorato o minimizzato le denunce. Ha adottato la pratica di spostare i preti accusati da una parrocchia all’altra, anziché rimuoverli o segnalarli alle autorità. Emblematico è il caso di un sacerdote che, nonostante fosse stato denunciato più volte, ha continuato ad abusare per quasi 50 anni, cambiando ripetutamente incarico.
Gli abusi e l’omertà ecclesiastica
Il rapporto contiene testimonianze scioccanti. Come quella di una vittima che ha raccontato di essere stata abusata per cinque anni negli anni ’80 da un sacerdote, poi arrestato e condannato. Ma lo stesso dopo aver scontato la pena è stato trasferito in un’altra comunità. Un caso particolarmente drammatico è quello di un giovane insegnante suicida, il cui funerale fu celebrato dallo stesso sacerdote accusato di averlo molestato da bambino, suscitando l’indignazione della comunità. Molti sacerdoti coinvolti, anziché essere allontanati, venivano inviati in altre parrocchie o addirittura promossi a incarichi prestigiosi. In un episodio riportato nel dossier, un prete accusato di molestie a minori venne assegnato alla preparazione alla Cresima in una scuola, nonostante le segnalazioni.
Il confronto con gli scandali internazionali
Il rapporto di Bolzano si inserisce in un contesto più ampio di scandali che hanno colpito la Chiesa in tutto il mondo. In Germania, nel 2018 un’indagine della Conferenza episcopale rivelò 3.677 vittime di abusi da parte di 1.670 sacerdoti tra il 1946 e il 2014. La diocesi di Monaco fu coinvolta in episodi che videro implicato anche l’allora cardinale Joseph Ratzinger. In Francia, nel 2021, l’inchiesta indipendente della Commissione Sauvé ha stimato 330.000 vittime di abusi commessi da sacerdoti dal 1950 a oggi. Negli Stati Uniti, lo scandalo del 2002, esploso a Boston, ha portato alla luce migliaia di casi e risarcimenti milionari. Con la conseguente rimozione di numerosi prelati e una profonda crisi di fiducia nella Chiesa cattolica americana.
Abusi: la reazione della CEI e del Vaticano
La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha avviato la sua prima indagine nazionale nel 2022, affidandola all’Istituto degli Innocenti di Firenze e all’Università di Bologna. Ma i risultati riguardano solo i casi già denunciati tra il 2001 e il 2021, suscitando critiche per la mancanza di trasparenza e indipendenza dell’inchiesta. Il Vaticano, da parte sua, ha emanato negli ultimi anni normative più stringenti sulla gestione degli abusi, con Papa Francesco che ha istituito nuove regole per la tutela dei minori e sanzioni più severe per i responsabili. Tuttavia, molte diocesi italiane faticano ancora ad attuare concretamente tali misure.
Le ripercussioni sociali e la richiesta di giustizia
Le rivelazioni contenute nel dossier di Bolzano hanno sollevato un’ondata di indignazione e richieste di maggiore trasparenza. Le vittime e le associazioni che le rappresentano chiedono giustizia e azioni concrete per evitare che simili orrori possano ripetersi. Il vescovo Ivo Muser ha dichiarato che il rapporto rappresenta «un punto di partenza e non di arrivo» e ha promesso maggiore attenzione nella prevenzione e ascolto delle vittime. «La Chiesa deve cambiare mentalità e mettere al centro le vittime», ha affermato l’avvocato Ulrich Wastl, curatore del dossier, sottolineando l’importanza di un’indagine estesa a tutto il territorio nazionale. Il rapporto di Bolzano-Bressanone segna un precedente importante per la Chiesa italiana, che finora ha evitato di affrontare apertamente la questione con analisi indipendenti. Gli esperti sottolineano che i casi accertati rappresentano solo «la punta dell’iceberg» di un fenomeno ancora in gran parte sommerso.
Il silenzio della Chiesa sugli abusi
In Italia uno scandalo sistemico non è mai esploso. Le denunce hanno riguardato singoli sacerdoti o istituti religiosi, ma non sono emerse inchieste indipendenti di vasta portata. Tuttavia, nel 2024, un gruppo di giornalisti ha tentato di rompere il silenzio con il podcast “La Confessione”, curato da Federica Tourn, Stefano Feltri e Giorgio Meletti. Il podcast ricostruisce la vicenda di Antonio Messina, abusato dal prete siciliano Giuseppe Rugolo, e coperto dal vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana. Il vescovo tentò di comprare il silenzio della vittima con 25mila euro, usando fondi della Caritas e dell’8 per mille. Le intercettazioni rivelano frasi scioccanti come «Ho insabbiato io questa storia», pronunciata dallo stesso Gisana. E inoltre l’uso sistematico della rete ecclesiastica per coprire gli abusi. Papa Francesco, nel 2023, ha pubblicamente lodato Gisana definendolo «un uomo giusto» mentre era in corso il processo contro Rugolo, condannato poi a 4 anni e 6 mesi.
L’effetto domino: dagli Stati Uniti all’Europa
L’emersione degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica è un processo relativamente recente, ma ha avuto una svolta decisiva con Joseph Ratzinger, prima da cardinale e poi da papa Benedetto XVI. Nel Venerdì Santo del 2005, a pochi giorni dall’elezione al soglio pontificio, denunciò la “sporcizia nella Chiesa”, riferendosi allo scandalo del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, responsabile di oltre 170 abusi. Il primo Paese travolto fu l’Irlanda, dove il Rapporto Murphy del 2009 rivelò decine di migliaia di casi di abusi, insabbiamenti e coperture sistematiche da parte di quattro ex arcivescovi di Dublino. Il cardinale Dermot Martin raccontò di aver pianto disperatamente leggendo le testimonianze delle vittime.
A livello globale, le inchieste indipendenti hanno portato a risultati devastanti
Negli Stati Uniti, il lavoro investigativo del Boston Globe (raccontato nel film Il Caso Spotlight) portò alla luce centinaia di casi nella diocesi di Boston. Indagine come già scritto che costrinse alle dimissioni il cardinale Bernard Law, poi “protetto” dal Vaticano. Gli scandali costarono alla Chiesa americana miliardi di dollari in risarcimenti. Nel 2018, la Chiesa cilena si dimise in blocco dopo un’inchiesta sugli insabbiamenti, mentre il 2010 è ricordato come l’annus horribilis, con le chiese di Belgio, Olanda, Inghilterra e Austria travolte da scandali. Ma non basta. Dopo Irlanda, Usa, Francia e Germania anche in Spagna (2023) il governo ha stimato oltre 440mila casi di abusi da parte del clero.
In primo piano
Il club dei super ricchi: quindici miliardari con oltre 100 miliardi di dollari a zucca!
Il club dei super ricchi raggiunge un nuovo record: 15 miliardari con oltre 100 miliardi di dollari, guidati da Bernard Arnault, Jeff Bezos e Elon Musk.
Il club dei super ricchi del mondo è più affollato che mai: ci sono infatti 15 miliardari con un patrimonio di oltre 100 miliardi di dollari, il numero più alto mai registrato. Lo rivela il Bloomberg Billionaire Index, secondo cui la ricchezza combinata di questi 15 magnati è cresciuta del 13% nell’ultimo anno, raggiungendo quota 2.200 miliardi di dollari, una cifra appena superiore all’intero PIL italiano.
I leader del club dei super ricchi
A guidare il gruppo c’è Bernard Arnault, il patron di LVMH, con oltre 220 miliardi di patrimonio, seguito da Jeff Bezos e Elon Musk (ma i dati risalgono allo scorso anno. Oggi si stima che Musk guidi la classifica con circa 400 miliardi). Per la prima volta quest’anno, a debuttare nel club dei super ricchi, è comparsa Françoise Bettencourt Meyers, erede dell’impero L’Oreal. Tra gli altri nuovi ingressi c’è il miliardario messicano Carlos Slim, 84 anni, al 13° posto con 106 miliardi di dollari. La sua ricchezza è aumentata grazie al boom del peso messicano, che ha spinto le azioni delle sue aziende, dall’edilizia alla gestione di ristoranti e negozi, rendendolo la persona più ricca dell’America Latina.
I magnifici 15
L’elenco dei magnifici 15 vede dietro al re del lusso francese ben 10 americani, tutti protagonisti della corsa tecnologica: Jeff Bezos, Elon Musk, Mark Zuckerberg, Larry Page, Bill Gates, Sergey Brin, Steve Ballmer, Warren Buffett, Larry Ellison e Michael Dell. Nell’elenco statunitense, l’unico esponente della Old Economy è Buffett, il cui rendimento è stato accresciuto dagli investimenti in Apple e altre società tecnologiche attraverso la sua Berkshire Hathaway.
Il resto del mondo
Dal dodicesimo posto in poi troviamo i rappresentanti del resto del mondo: il petroliere indiano Mukesh Ambani, il messicano Carlos Slim, l’altro magnate indiano Gautam Adani (infrastrutture e logistica) e la donna più ricca del mondo, la francese Françoise Bettencourt Meyers, erede dell’impero L’Oreal.
Il club dei super ricchi si espande, mentre le loro fortune continuano a crescere a ritmi vertiginosi, ridefinendo i confini della ricchezza globale.
Mondo
Trump, Musk e la corsa su Marte: l’ironia profetica di Fascisti su Marte
Il film satirico di Corrado Guzzanti, uscito nel 2007, sembra più attuale che mai dopo le dichiarazioni di Trump e il gesto controverso di Elon Musk. La pellicola, una critica surreale al regime fascista, continua a essere un cult della comicità italiana. Tra camicie nere nello spazio e sogni di conquista del “pianeta bolscevico”, l’opera di Guzzanti anticipava inconsapevolmente scenari che oggi fanno discutere.
Ci sono film che invecchiano, altri che con il passare del tempo acquistano una nuova, inquietante attualità. Fascisti su Marte, lungometraggio storico-satirico diretto da Corrado Guzzanti e Igor Skofic, rientra senza dubbio nella seconda categoria. Uscito nel 2007, il film racconta in chiave grottesca le vicende di un manipolo di camicie nere impegnate in una missione surreale: colonizzare Marte, il “pianeta bolscevico e traditor”.
Oggi, dopo le dichiarazioni di Donald Trump sulla necessità di uno sbarco su Marte e il gesto di Elon Musk durante l’insediamento del 47° presidente degli Stati Uniti – interpretato da molti come un saluto romano – la pellicola torna prepotentemente sotto i riflettori. L’opera, che all’epoca era già una satira corrosiva del regime fascista e delle sue follie, assume oggi un’aura quasi profetica.
Il ritorno di un cult
Fascisti su Marte è diventato nel tempo un punto di riferimento della comicità italiana, grazie alla sua capacità di mescolare satira politica e assurdità, con uno stile che ricalca il linguaggio e la retorica dell’epoca fascista per metterne in ridicolo l’ottusità. Il cast, composto da nomi del calibro di Corrado Guzzanti, Pasquale “Lillo” Petrolo, Marco Petrocca, Andrea Purgatori, Andrea Salerno e Caterina Guzzanti, ha dato vita a una serie di gag e battute diventate iconiche.
Nel film, le camicie nere sbarcano su Marte convinte di portare la civiltà fascista su un pianeta ostile, salvo poi rendersi conto che il loro stesso progetto è fallace e senza senso. Una critica tagliente non solo al regime, ma a ogni forma di totalitarismo e propaganda.
Un’ironia che anticipa il presente
Se all’epoca il film era stato accolto come un’operazione nostalgico-demenziale, oggi il suo messaggio sembra più attuale che mai. Trump che rilancia l’obiettivo di portare l’uomo su Marte, Musk che si lascia andare a gesti ambigui, il clima politico globale sempre più incline al revisionismo: tutto sembra richiamare, in modo grottesco, l’assurda impresa raccontata da Guzzanti.
La satira, del resto, ha spesso il potere di cogliere dinamiche nascoste e proiettarle nel futuro. Nel caso di Fascisti su Marte, il futuro è arrivato e somiglia incredibilmente a una commedia nera in cui realtà e parodia si confondono.
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