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Trump accusa Biden: “Le sue grazie sono nulle, firmate con una macchina”
Secondo Trump, le grazie concesse da Biden sarebbero “prive di valore legale” perché firmate con un dispositivo meccanico e non di persona. Nel mirino le protezioni per la commissione sull’assalto a Capitol Hill, Fauci e Hunter Biden. Gli esperti smentiscono: “Firma valida a tutti gli effetti”
Donald Trump alza il tiro contro Joe Biden e lo fa con un’accusa che ha dell’incredibile ma che sta infiammando il dibattito politico americano: secondo l’ex presidente, le grazie firmate da Biden sarebbero da considerarsi nulle, perché non firmate fisicamente dal presidente ma con un’“Autopen”, una sorta di firma automatica meccanica che replica fedelmente l’autografo di un mandatario.
Le grazie non sono valide
“Nulle, non valide e prive di qualsiasi effetto giuridico”, ha scritto Trump senza mezzi termini su Truth Social, il suo social network, dopo aver lanciato l’accusa anche a bordo dell’Air Force One. È l’ennesimo scontro tra i due sfidanti che si contenderanno la Casa Bianca alle prossime presidenziali.
Ha usato l’autopen?
Trump punta il dito in particolare contro la data del 20 gennaio scorso, quando secondo il tycoon, durante le ultime ore della sua presidenza, Biden avrebbe concesso una serie di grazie utilizzando l’Autopen senza neppure esserne pienamente consapevole.
Non sapeva cosa faceva?
“Biden non ha firmato nulla e, cosa ancora più grave, non ne era nemmeno a conoscenza”, ha accusato Trump, insinuando che la firma sarebbe stata apposta all’insaputa del presidente o comunque delegata a qualcun altro del suo staff. Un attacco durissimo, che mette nel mirino la legittimità di una delle prerogative costituzionali più potenti riconosciute al presidente degli Stati Uniti: quella della grazia.
Porterà il caso in tribunale
L’ex presidente ha già annunciato che porterà la questione di fronte ai tribunali e che un giudice dovrà esprimersi sulla validità di queste decisioni. Nel mirino di Trump ci sono soprattutto le misure di protezione preventiva che Biden avrebbe esteso ai membri della commissione parlamentare che indagava sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
Trump vuole annullare tutto
Tra i destinatari spiccano i nomi di Liz Cheney e Adam Kinzinger, due dei pochi repubblicani che hanno apertamente sfidato Trump, pagando la loro scelta con l’uscita dal Congresso. Grazie a quei provvedimenti firmati (o, secondo Trump, solo “siglati” da un’autopenna), Cheney e Kinzinger sarebbero protetti da eventuali future azioni legali, soprattutto se Trump dovesse tornare a guidare il Dipartimento di Giustizia.
Hanno agito alle sue spalle
Il sospetto di Trump è alimentato da un report della Heritage Foundation, think tank conservatore che da anni influenza l’agenda dei repubblicani e che avrebbe individuato l’uso dell’Autopen nelle grazie firmate a gennaio. “Non solo Biden non era informato, ma qualcuno ha agito alle sue spalle per proteggere amici e alleati,” ha tuonato Trump nel suo post, cavalcando la linea dell’uomo solo contro il “deep state”.
C’è anche il figlio di Biden
Ma i dubbi di Trump non si limitano ai parlamentari scomodi: tra i graziati figurano anche l’ex capo di Stato Maggiore Mark Milley, l’immunologo Anthony Fauci – entrambi nel mirino dell’ex presidente – e, notizia che fa ancora più rumore, lo stesso Hunter Biden, figlio del presidente, coinvolto in vicende giudiziarie legate alle sue attività finanziarie e al possesso di armi.
Gli esperti lo smentiscono
Nonostante l’enfasi polemica di Trump, diversi esperti di diritto costituzionale si sono affrettati a ridimensionare la questione, bollando come infondata la pretesa di invalidare le grazie in base allo strumento usato per firmarle.
La grazie è valida
“Finché un presidente decide di concedere la grazia, l’uso dell’Autopen è considerato valido e riconosciuto a livello istituzionale”, ha spiegato Jeffrey Crouch, docente di diritto alla American University e autore di numerosi studi sulla clemenza presidenziale. Il dispositivo, infatti, è stato già impiegato in passato da altri inquilini della Casa Bianca, compresi Barack Obama e George W. Bush, per firmare atti ufficiali e perfino leggi, in particolari situazioni di emergenza o in assenza fisica del presidente.
Tuttavia, Trump sembra intenzionato a spingersi oltre la prassi consolidata e ad aprire un nuovo fronte di scontro in campagna elettorale, dove la strategia è chiara: delegittimare il più possibile l’avversario, anche su atti simbolici come le grazie presidenziali. “Se fosse vero che Biden non ha mai apposto realmente la sua firma, quelle grazie sarebbero prive di valore”, ha ribadito l’ex presidente ai suoi sostenitori, pur sapendo che la questione ha scarse probabilità di arrivare in tribunale.
Sul piano politico, l’affondo rientra perfettamente nella narrativa trumpiana di un Biden presentato come debole, distratto e in balia di consiglieri e funzionari più o meno occulti. Mentre i democratici replicano sottolineando l’inconsistenza giuridica delle accuse, la Casa Bianca non ha ancora commentato ufficialmente, ma secondo fonti vicine all’amministrazione, l’uso dell’Autopen sarebbe stato autorizzato dallo stesso Biden, come previsto dal protocollo in vigore per la Presidenza degli Stati Uniti.
Intanto, negli Stati Uniti, il tema è già diventato uno dei cavalli di battaglia della destra mediatica, pronta a rilanciare il dubbio sull’autenticità delle decisioni prese dall’amministrazione Biden. E con l’avvicinarsi delle elezioni, l’Autopen rischia di trasformarsi nell’ennesimo simbolo della guerra senza esclusione di colpi tra i due eterni rivali.