Mondo
Trump crolla nei sondaggi, gli Stati Uniti temono recessione e disoccupazione
La fiducia degli elettori nei confronti di Trump è in calo secondo i sondaggi, mentre l’amministrazione respinge le voci di recessione. Intanto, la disoccupazione cresce e i mercati finanziari tremano.

La luna di miele tra Donald Trump e gli americani sembra già finita. La fiducia nel presidente sta scivolando pericolosamente, e le previsioni non sono incoraggianti. Secondo la media dei sondaggi di Real Clear Politics, il livello di approvazione del tycoon è sceso dal 51,5% al 48% in meno di due mesi, mentre il tasso di disapprovazione è in crescita. Una dinamica che, se non invertita, potrebbe portare Trump sotto la soglia psicologica del 50%, lasciandolo esposto agli attacchi dell’opposizione.
A pesare sono le difficoltà economiche che iniziano a emergere con maggiore chiarezza. Le politiche tariffarie, pilastro della sua strategia economica, stanno mettendo in allarme il Paese. Wall Street ha vissuto una giornata nera, con il settore tecnologico in forte sofferenza e Tesla di Elon Musk che ha perso fino al 13% in poche ore. La borsa americana ha registrato il più grande calo da quando Trump è entrato in carica, segnale inequivocabile di una crescente incertezza.
L’economia degli Stati Uniti, che fino a pochi mesi fa mostrava segni di ripresa, ora inizia a dare i primi scricchiolii. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso e il PIL potrebbe rallentare fino all’1,5% entro fine anno, contro l’1,9% stimato in precedenza. La Casa Bianca continua a negare l’esistenza di un rischio recessione, ma gli indicatori non rassicurano.
Se Wall Street traballa, il morale delle famiglie americane non è da meno. Secondo un rapporto della Federal Reserve di New York, i consumatori vedono nero per il loro futuro. Le aspettative di inflazione sono in salita, i prezzi di alimenti e carburante continuano a crescere e la paura della disoccupazione si fa più concreta. Il timore di perdere il lavoro è ai livelli più alti dal 2023, e l’accesso al credito diventa sempre più complicato.
Trump, nel frattempo, sembra ignorare l’onda lunga del malcontento. In un’intervista a Fox News, ha evitato di rispondere sul rischio di una recessione, lasciando intendere che la sua amministrazione non ha intenzione di modificare la linea economica. Ma gli effetti delle sue decisioni sono già evidenti.
Se il trend dei sondaggi continuerà in questa direzione, le elezioni di midterm del 2026 potrebbero trasformarsi in un referendum sulla sua presidenza. Il rischio di perdere il controllo del Congresso diventa più concreto, e senza una maggioranza solida, il tycoon si troverebbe con le mani legate.
L’America osserva e aspetta.
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Mondo
Quali sono i Paesi più pericolosi al mondo? Ecco una lista aggiornata
Affidarsi a fonti ufficiali, come il Ministero degli Affari Esteri, può aiutare a prendere decisioni informate e a garantire la propria sicurezza.

Quando si pianifica un viaggio in zone del mondo con storie di guerre recenti o a rischio epidemiologico è fondamentale essere consapevoli della situazione di sicurezza dei luoghi che si intende visitare. Quando si parla dei Paesi pericolosi, le motivazioni possono variare notevolmente. Alcuni fattori che contribuiscono alla pericolosità includono guerre, conflitti interni, attentati terroristici, attività criminali e condizioni politiche instabili. Di seguito una panoramica dei Paesi che attualmente sono considerati tra i più pericolosi al mondo. Da tenere sempre ben presente che le zone in guerra sono da evitare a prescindere anch eprchè è difficile introdursi in modo clandestino.
Afghanistan
L’Afghanistan rimane in cima alla lista a causa del perdurare dei conflitti armati e dell’attività terroristica dell’Isis. La sicurezza di chi viaggia è quasi nulla. Questo sia per via del governo talebano e delle sue nuove leggi sia per via di un territorio a tratti gestito da diverse bande armate.
Siria
La Siria che esisteva due mesi fa oggi non esiste più. Ma anche il sistema regionale, in cui il paese era inserito, non è più quello di prima. L’8 dicembre 2024 cadeva il governo di Bashar Al-Assad, salito al potere nel 2000 segnando la fine del regime baathista dopo mezzo secolo di dominio incontrastato sul paese arabo. La Siria è oggi nelle mani dei gruppi armati antiregime e delle milizie jihadiste che, in poco più di 10 giorni, sono riuscite a rovesciare un sistema di potere sopravvissuto a quasi 14 anni di guerra civile.
Venezuela
La crisi economica e politica in Venezuela ha portato a un aumento della criminalità e della violenza. La carenza di beni di prima necessità e le tensioni sociali contribuiscono a creare un ambiente instabile.
Somalia
La Somalia è stata afflitta da decenni di guerra civile e terrorismo. Le aree non controllate dal governo sono spesso teatro di attacchi terroristici e attività criminali.
El Salvador
Il Paese ha uno dei tassi di omicidi più alti al mondo, principalmente a causa delle violenze legate alle bande criminali. Le gang locali, come la MS-13, sono responsabili di gran parte della violenza.
Haiti
E’ un altro Paese colpito da instabilità politica e violenza. Le difficoltà economiche e le frequenti disastri naturali contribuiscono a una situazione di insicurezza.
Honduras
Ha un alto tasso di criminalità, con bande criminali che dominano gran parte del paese. La violenza legata al traffico di droga è un problema significativo.
Nord del Messico
Le regioni settentrionali del Messico sono particolarmente pericolose a causa della violenza legata ai cartelli della droga. Le città al confine con gli Stati Uniti sono spesso teatri di scontri tra bande rivali. Inoltre da lì passano clandestini provenienti dal sud america e decisi a entrare negli USA.
Alcune zone dell’Iraq e del Pakistan
Questi Paesi continuano a essere pericolosi a causa della presenza di gruppi terroristici e dell’instabilità politica. Alcune regioni sono relativamente sicure, ma altre sono altamente rischiose.
Libano, Siria, Israele, Territori palestinesi, Iran, Russia e Ucraina
Questi Paesi sono coinvolti in conflitti attivi o hanno situazioni politiche estremamente instabili. Ad esempio, l’ovest dell’Ucraina è relativamente sicuro, mentre l’est non lo è. Lo stesso vale per il sud del Libano e il nord di Israele. E poi, insmma basta leggere i giornali per non farsi prendere dall’idea di viaggiare proprio in questi Paesi.
Prima di decidere il Paese da visitare meglio consultare il Ministero degli Affari Esteri
Prima di decidere se partire oppure desstere possiamo attingere agli elenchi ufficiali forniti dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Oppure si può andare a vedere dove, a detta degli esperti, non conviene viaggiare soli. Ognuno può scegliere la propria fonte preferita, fatto sta che il risultato sarà sempre piuttosto simile.
Mondo
Papa Francesco, il bollettino medico: “Continuano i miglioramenti, sciolta la prognosi”
Il Vaticano conferma il netto miglioramento delle condizioni di salute di Papa Francesco. Il Santo Padre ha partecipato alla messa nella cappella del Gemelli e ha seguito in video gli esercizi spirituali della Curia Romana. Intanto, resta informato sugli eventi internazionali, esprimendo vicinanza all’Argentina dopo la drammatica alluvione.

Papa Francesco continua a migliorare. Il bollettino medico diffuso dal Vaticano conferma che le sue condizioni di salute sono in costante ripresa, tanto che i medici hanno deciso di sciogliere la prognosi. Una notizia che ha rassicurato i fedeli di tutto il mondo, dopo giorni di apprensione per il ricovero al Policlinico Gemelli di Roma.
Domenica, durante l’Angelus – diffuso in forma scritta – il Pontefice ha voluto ringraziare il personale sanitario che si è preso cura di lui in questi giorni difficili. “Fratelli e sorelle, nel mio prolungato ricovero qui in ospedale, anch’io sperimento la premura del servizio e la tenerezza della cura, in particolare da parte dei medici e degli operatori sanitari, che ringrazio di cuore. E mentre sono qui, penso a tante persone che in diversi modi stanno vicino agli ammalati e sono per loro un segno della presenza del Signore”, ha scritto Papa Francesco.
Nonostante il ricovero, il Pontefice non ha smesso di seguire da vicino gli impegni ecclesiastici. Nella giornata di ieri ha partecipato alla messa nella cappella attigua alla sua stanza e si è collegato in video con l’Aula Paolo VI per seguire gli esercizi spirituali della Curia Romana. Ha inoltre ricevuto il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
Nel frattempo, il Santo Padre ha rivolto un pensiero alla popolazione dell’Argentina, sua terra natale, colpita da una devastante alluvione. “Papa Francesco è informato dell’alluvione che ha colpito l’Argentina: è vicino, col pensiero e con la preghiera, alle persone della zona di Bahia Blanca”, ha riferito la sala stampa vaticana.
Con il miglioramento delle sue condizioni, cresce l’attesa per il suo ritorno in Vaticano. I medici restano prudenti, ma il recupero del Papa prosegue senza complicazioni, alimentando la speranza che possa presto tornare alle sue attività abituali.
Mondo
Clima esplosivo a Washington: il Secret Service spara a un uomo armato vicino alla Casa Bianca, mentre l’America si spacca
Un uomo armato intercettato nei pressi della Casa Bianca e ferito dal Secret Service riaccende il dibattito sulla sicurezza interna e sulla crescente ostilità nei confronti di Trump. Il suo allineamento con Putin e la minaccia di abbandonare l’Europa stanno lacerando il paese, aumentando il rischio di tensioni sociali.

L’episodio avvenuto nella notte nei pressi della Casa Bianca, dove un uomo armato è stato colpito dagli agenti del Secret Service, è solo l’ennesimo segnale del clima sempre più teso negli Stati Uniti. Un paese diviso, attraversato da tensioni che non riguardano più soltanto la tradizionale spaccatura tra repubblicani e democratici, ma che vede crescere una nuova e inquietante frattura: quella tra il trumpismo più radicale e una parte dell’elettorato, anche conservatore, che inizia a ribellarsi alle posizioni estremiste dell’ex presidente.
Donald Trump, che al momento dell’incidente non si trovava a Washington, continua a portare avanti una campagna elettorale basata su messaggi incendiari, posizioni sempre più filorusse e anti-UE e un ritorno al nazionalismo isolazionista. L’idea di disimpegnare gli Stati Uniti dal sostegno all’Ucraina e di smantellare i legami con l’Unione Europea sta scatenando malumori non solo tra i democratici, ma anche tra una fetta dell’elettorato repubblicano più moderato e tra gli ambienti militari e diplomatici.
L’uomo fermato dal Secret Service, secondo le prime informazioni, sarebbe arrivato a Washington dall’Indiana ed era stato segnalato come un “individuo suicida”. Quando è stato intercettato dagli agenti nei pressi dell’incrocio tra 17th Street e F Street NW, a meno di cinque minuti a piedi dalla Casa Bianca, avrebbe brandito un’arma da fuoco, provocando la reazione immediata delle forze dell’ordine. Non è chiaro se abbia aperto il fuoco o meno, ma è certo che l’intervento è stato rapido e diretto: l’uomo è stato colpito e trasportato in ospedale, mentre le autorità stanno cercando di ricostruire il suo profilo e le sue reali intenzioni.
Anche se l’episodio potrebbe essere catalogato come un caso isolato, il contesto politico in cui si inserisce lo rende particolarmente significativo. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi di tensione, con una crescente rabbia nei confronti di Trump e del suo progetto politico. Le sue dichiarazioni sul possibile abbandono dell’Ucraina in balia della Russia hanno allarmato non solo gli alleati europei, ma anche parte della stessa amministrazione americana.
L’ex presidente continua a polarizzare l’opinione pubblica con dichiarazioni che, se da un lato infiammano la sua base più radicale, dall’altro creano una crescente opposizione anche tra chi, in passato, lo ha sostenuto. Il sostegno aperto a Vladimir Putin, le minacce di indebolire la NATO, la retorica anti-UE e il ritorno a una politica isolazionista stanno creando una spaccatura profonda nel partito repubblicano stesso. Sempre più voci critiche emergono tra ex funzionari della sicurezza nazionale, diplomatici e persino alcuni membri del Congresso, preoccupati per le possibili conseguenze geopolitiche di una seconda presidenza Trump.
Intanto, gli Stati Uniti si avvicinano alle elezioni in un clima che somiglia sempre di più a una polveriera. I toni si fanno sempre più aspri e gli episodi come quello accaduto nella notte vicino alla Casa Bianca non fanno che alimentare la percezione di un paese sull’orlo del caos. Il Secret Service ha evitato che la situazione degenerasse, ma l’episodio resta un campanello d’allarme: la rabbia nei confronti di Trump non è più solo una questione democratica, ma si sta insinuando anche tra chi, fino a poco tempo fa, lo vedeva come una guida sicura per l’America.
Il vero interrogativo ora è fino a che punto questa tensione crescerà e se, in un paese sempre più armato e diviso, questi episodi diventeranno sempre più frequenti.
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