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Trump, Musk e la corsa su Marte: l’ironia profetica di Fascisti su Marte

Il film satirico di Corrado Guzzanti, uscito nel 2007, sembra più attuale che mai dopo le dichiarazioni di Trump e il gesto controverso di Elon Musk. La pellicola, una critica surreale al regime fascista, continua a essere un cult della comicità italiana. Tra camicie nere nello spazio e sogni di conquista del “pianeta bolscevico”, l’opera di Guzzanti anticipava inconsapevolmente scenari che oggi fanno discutere.

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    Ci sono film che invecchiano, altri che con il passare del tempo acquistano una nuova, inquietante attualità. Fascisti su Marte, lungometraggio storico-satirico diretto da Corrado Guzzanti e Igor Skofic, rientra senza dubbio nella seconda categoria. Uscito nel 2007, il film racconta in chiave grottesca le vicende di un manipolo di camicie nere impegnate in una missione surreale: colonizzare Marte, il “pianeta bolscevico e traditor”.

    Oggi, dopo le dichiarazioni di Donald Trump sulla necessità di uno sbarco su Marte e il gesto di Elon Musk durante l’insediamento del 47° presidente degli Stati Uniti – interpretato da molti come un saluto romano – la pellicola torna prepotentemente sotto i riflettori. L’opera, che all’epoca era già una satira corrosiva del regime fascista e delle sue follie, assume oggi un’aura quasi profetica.

    Il ritorno di un cult

    Fascisti su Marte è diventato nel tempo un punto di riferimento della comicità italiana, grazie alla sua capacità di mescolare satira politica e assurdità, con uno stile che ricalca il linguaggio e la retorica dell’epoca fascista per metterne in ridicolo l’ottusità. Il cast, composto da nomi del calibro di Corrado Guzzanti, Pasquale “Lillo” Petrolo, Marco Petrocca, Andrea Purgatori, Andrea Salerno e Caterina Guzzanti, ha dato vita a una serie di gag e battute diventate iconiche.

    Nel film, le camicie nere sbarcano su Marte convinte di portare la civiltà fascista su un pianeta ostile, salvo poi rendersi conto che il loro stesso progetto è fallace e senza senso. Una critica tagliente non solo al regime, ma a ogni forma di totalitarismo e propaganda.

    Un’ironia che anticipa il presente

    Se all’epoca il film era stato accolto come un’operazione nostalgico-demenziale, oggi il suo messaggio sembra più attuale che mai. Trump che rilancia l’obiettivo di portare l’uomo su Marte, Musk che si lascia andare a gesti ambigui, il clima politico globale sempre più incline al revisionismo: tutto sembra richiamare, in modo grottesco, l’assurda impresa raccontata da Guzzanti.

    La satira, del resto, ha spesso il potere di cogliere dinamiche nascoste e proiettarle nel futuro. Nel caso di Fascisti su Marte, il futuro è arrivato e somiglia incredibilmente a una commedia nera in cui realtà e parodia si confondono.

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      Mondo

      Salutiamo il nuovo (si fa per dire…) Presidente degli Stati Uniti d’America

      Archiviata per sempre l’era Biden, si apre oggi la seconda fase politica del tycoon. “Torno alla presidenza fiducioso e ottimista”, è quanto ha detto il neo eletto nel discorso dell’insediamento.

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        «Benvenuto a casa». Così Joe Biden ha accolto Donald Trump alla Casa Bianca, appena sceso dalla limousine, accompagnato dalla moglie Melania. Il presidente (ri)eletto e l first lady hanno stretto le mani al presidente uscente e alla moglie Jill, che li hanno accolti per un té. Da lì si sono poi recati a Capitol Hill.

        I cellulari dei presenti immortalano l’evento

        L’ultimo atto presidenziale di Biden

        Poche ore prima di cedere il posto a Trump, Joe Biden – come riferiscono i media americani – ha concesso la grazia a rappresentanti eletti e funzionari pubblici per proteggerli da “procedimenti giudiziari ingiustificati e politicamente motivati”. Tra questi anche Anthony Fauci, l’ex responsabile del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, diventato una sorta di parafulmine per le critiche della destra durante la pandemia di Covid-19. Tra le altre figure che Biden ha deciso di proteggere da Trump anche l’ex generale Milley e ai membri del Congresso che hanno fatto parte del comitato della Camera incaricato di indagare sull’insurrezione al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

        Tutto si è svolto in una Washington blindata

        È il giorno da molti atteso, quello del formale passaggio di consegne tra i due politici: il tycoon ha giurato come 47° presidente degli Stati Uniti, facebdo ritorno alla Casa Bianca per un secondo mandato (non consecutivo) dopo la vittoria alle elezioni di novembre 2024. Washington è apparsa blindata per la cerimonia tenutasi nella Rotonda del Campidoglio. Il primo a prestare giuramento è stato vicepresidente J.D. Vance, seguito da Trump. Poi il discorso che celebra questo nuovo corso.

        Inizia la “rivoluzione del buon senso”

        Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha detto alla nazione: “Torno alla presidenza fiducioso e ottimista che stiamo iniziando una nuova emozionante era di successo nazionale. Un’ondata di cambiamento sta investendo il Paese”. E poi l’annuncio: “Oggi firmerò una serie di storici decreti esecutivi. Con queste azioni daremo inizio al completo ritorno dell’America e alla rivoluzione del buon senso. Il mio messaggio oggi agli americani è che è tempo per noi di agire ancora una volta con coraggio, vigore e vitalità”.

        Tra gli ospiti anche la Meloni

        Presenti all’evento molti leader mondiali tra cui anche la nostra premier Giorgia Meloni che al suo arrivo ha detto: “Penso che sia estremamente importante per una nazione come l’Italia, che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti, dare una testimonianza della volontà di continuare e, semmai, rafforzare quella relazione in un tempo in cui le sfide sono globali e interconnesse”. Dal Vaticano il messaggio di Papa Francesco dove si invoca con fornza che “negli Usa non ci sia spazio per l’esclusione”, invitanto Trump a “promuovere la pace tra i popoli”.

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          In primo piano

          Niente più sorrisi, solo minacce: il ritratto ufficiale di Trump è il colpo di scena perfetto per il suo ritorno

          Il ritratto ufficiale diffuso dal suo staff è tutto fuorché istituzionale: niente sorriso, niente pose concilianti, ma uno sguardo torvo, sopracciglio alzato e illuminazione dal basso da manifesto di un thriller. Un déjà-vu inquietante che richiama la sua famosa foto segnaletica del 2023, quando fu arrestato ad Atlanta.

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            Lo sguardo torvo, il sopracciglio alzato, quell’espressione che sembra dire “Sono tornato e non farò prigionieri”. Il nuovo ritratto ufficiale di Donald Trump ha il sapore di una dichiarazione di guerra. Lontano anni luce da quello del 2017, dove almeno abbozzava un sorriso (magari con lo sforzo di chi si sente dire “dica cheese” da un fotografo annoiato), questa volta Trump ha scelto di mostrarsi esattamente come vuole essere percepito: serio, determinato, pronto alla battaglia. La foto in sé è una dichiarazione di guerra. A quattro giorni dall’Inauguration Day, il suo staff ha diffuso le immagini ufficiali del presidente eletto e del suo vice, J.D. Vance, con un titolo che è già una sentenza: “And they go hard”. Traduzione libera? “E spaccano”.

            Il ritratto di Vance, prevedibile e rassicurante, sembra quasi voler bilanciare la carica aggressiva del capo: un classico scatto istituzionale, mezzobusto, giacca e cravatta blu/celeste, bandiera americana sullo sfondo e un sorriso che cerca di trasmettere fiducia. Ma la vera notizia è la foto di Trump, scattata dal suo fotografo capo Daniel Torok, che ha scelto un approccio completamente diverso: niente sorrisi, niente pose ufficiali, niente look accomodante. La stessa luce che viene dal basso a illuminare il viso mettendone in risalto i tratti più duri è quella che viene usata spesso nei film horror o per immortalare i pugili o i wrestler. Il Donald 2024 è un’altra cosa.

            La foto ufficiale è un ritratto ravvicinato, con la luce che arriva dal basso in puro stile horror. Sembra il manifesto di un film di Carpenter, con tanto di ombre strategiche che mettono in evidenza gli occhi e il ghigno impercettibile. L’effetto è voluto, costruito e chirurgico. Trump è un maestro della comunicazione visiva, e non è certo la prima volta che usa un’immagine per scolpire il suo mito. Basta ricordare il suo gesto dopo l’attentato dell’agosto scorso: il pugno alzato, il grido “Fight! Fight! Fight!”, la bandiera americana sullo sfondo e il cerchio perfetto degli uomini della sicurezza che lo incorniciano. Sembrava un quadro di Delacroix aggiornato all’epoca dei social, con Trump nella parte di Gavroche e la folla in delirio.

            Non è un caso. Non esistono foto segnaletiche di ex presidenti degli Stati Uniti. O almeno, non esistevano fino ad agosto 2023, quando Trump venne arrestato ad Atlanta con l’accusa di aver tentato di sovvertire il voto in Georgia. La sua permanenza in carcere durò la bellezza di 20 minuti – giusto il tempo di essere schedato e rilasciato dietro cauzione da 200.000 dollari – ma la foto segnaletica fece il giro del mondo. Matricola P01135809, descrizione: “Maschio bianco, alto 1,92 cm per 97 chili, capelli biondi o fragola, occhi blu”. Un’immagine diventata subito virale, con articoli dedicati perfino alla sfumatura esatta del suo colore di capelli (tra blorange e strawberry blonde).

            E ora, la sua nuova foto ufficiale è praticamente identica. Stesso sguardo torvo, stessa espressione dura, stesso ciuffo pettinato con la proverbiale precisione geometrica. Trump sta collegando le due immagini in modo implicito, senza dirlo apertamente, ma lasciando che il messaggio si costruisca da solo nella mente di chi guarda. Perché? Perché il suo racconto politico è basato sulla narrazione della vittima che lotta.

            Dal momento in cui ha perso le elezioni del 2020, Trump ha trasformato la sua sconfitta in un mito: l’elezione rubata, la resistenza, l’attacco al sistema. Ha attraversato l’attentato, il pugno alzato, il cerotto sull’orecchio, ed è arrivato alla vittoria del 2024. Ora questa immagine è il punto d’arrivo della sua epopea personale. Un messaggio chiaro ai suoi elettori: “Mi hanno voluto distruggere, mi hanno arrestato, mi hanno dato per finito. E invece eccomi qui, pronto a riprendermi tutto.”

            Una storytelling perfetta, che funziona non solo per i suoi sostenitori, ma anche per chi lo detesta. È un’immagine che si aggancia direttamente alla storia recente, che fa “unire i puntini”. Ma soprattutto è una foto che cancella tutto quello che c’è stato nel mezzo: quattro anni di amministrazione Biden spariti nel nulla, come se non fossero mai esistiti. L’America si è svegliata dal sogno democratico ed è tornata esattamente al punto di partenza, con Trump di nuovo alla Casa Bianca.

            Nel 2017, la foto presidenziale di Trump era quella classica: sorriso di circostanza, pettinato, istituzionale, impeccabile. L’esatto opposto di oggi. Quella foto diceva: “Sono il presidente, accettatelo.” Questa dice: “Sto arrivando, e questa volta non faccio prigionieri.”

            Sui social, c’è chi ha trovato la nuova immagine inquietante, e in effetti non è sbagliato. La bocca tesa, lo sguardo accigliato, l’illuminazione strategica: tutto sembra progettato per creare una tensione visiva. Il messaggio subliminale è potente: “Non sono più il Trump del 2017. Ora so come funziona il gioco.” Lo aveva già detto durante la formazione della sua super-controversa squadra di governo: “Quando sono arrivato a Washington, non conoscevo nessuno. Ora so chi muove i fili.”

            Di fronte a tutto questo, il nuovo vicepresidente J.D. Vance ha deciso di fare esattamente il contrario. La sua foto è rassicurante, prevedibile, tradizionale. Il messaggio è chiaro: lui è quello affidabile, quello conservatore, quello senza ambiguità. Perché? Per bilanciare il fuoco d’artificio Trumpiano. Perché non serve che siano entrambi aggressivi, basta uno solo che prenda a martellate lo status quo. L’altro deve fare da garante istituzionale, da volto pulito, da uomo dello Stato.

            La partita, insomma, è appena iniziata. Trump ha costruito un’immagine che si allinea perfettamente alla sua narrativa. Un’immagine che urla vendetta, forza, determinazione. Una foto che non chiede fiducia, la pretende.

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              “Non mi pento delle mie foto nuda”: Melania Trump si racconta e annuncia la sua autobiografia

              Melania Trump, in un video diffuso sui social, rivendica il valore artistico delle sue foto senza veli scattate durante la carriera da modella e attacca i giornalisti per averle usate per denigrarla. Un’iniziativa che arriva a poche settimane dall’uscita del suo libro autobiografico, in cui la moglie dell’ex presidente si racconta e si difende dalle polemiche, lasciando intravedere un conflitto tra il suo passato e il futuro politico del marito

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                Melania Trump è tornata sotto i riflettori con un video che ha sorpreso i suoi follower e scatenato un dibattito sui social. In soli 45 secondi, l’ex First Lady difende con fermezza il suo passato da modella di nudo, ricordando le critiche ricevute e rivendicando il valore artistico di quegli scatti. Il video è stato pubblicato in vista dell’uscita del suo libro autobiografico, prevista per ottobre, ed è accompagnato dalla copertina del volume, che sarà venduto a un prezzo non certo modesto: 250 dollari a copia.

                Modella di nudo. E allora?

                Nelle immagini, Melania appare sicura di sé e lancia un messaggio chiaro: “Perché resto orgogliosa del mio lavoro di modella di nudo?”. A questa domanda, l’ex First Lady risponde puntando il dito contro i media, che secondo lei avrebbero scelto di utilizzare quelle foto in modo strumentale, ignorando l’aspetto artistico. “La domanda più pressante è questa: perché i media hanno scelto di scrutinare la mia celebrazione della forma umana, in foto scattate per la moda? Non siamo più in grado di apprezzare la bellezza del corpo”, afferma con tono risentito.

                Evoca Michelangelo

                Nel video, Melania evoca i grandi maestri dell’arte, mostrando immagini di capolavori come il David di Michelangelo e la Lady Godiva di John Collier, a sottolineare come il corpo umano sia stato sempre un soggetto centrale nella storia dell’arte. L’intento sembra essere quello di mettere le sue foto sullo stesso piano di queste opere, invitando il pubblico a considerarle non come un semplice scandalo, ma come un’espressione di bellezza e libertà artistica.

                Il tempismo dell’iniziativa non è casuale: Melania ha sempre mantenuto un basso profilo durante la carriera politica del marito, evitando di farsi coinvolgere in prima persona nelle questioni più spinose. Questa volta, però, ha scelto di rompere il silenzio proprio mentre Donald Trump si prepara alla nuova campagna elettorale per tentare di tornare alla Casa Bianca. La sua mossa ha suscitato perplessità e domande: perché riproporre proprio ora le foto che tanto scandalo avevano suscitato durante la prima campagna presidenziale del 2016?

                Donald ha difeso la moglie

                Le immagini in questione erano state pubblicate dal New York Post con il titolo provocatorio “Non avete mai visto una potenziale First Lady così!”, scatenando una valanga di polemiche. All’epoca, Donald Trump aveva difeso la moglie, definendo quelle foto “molto eleganti e comuni”. Alcuni media avevano speculato sul passato di Melania, insinuando che avesse lavorato come escort, insinuazioni che furono poi smentite e portarono a condanne in tribunale.

                Nonostante le ripetute voci su un possibile divorzio, Melania è rimasta accanto al marito, anche nei momenti più difficili, come durante l’indagine dell’FBI su Mar-a-Lago. La scelta di riproporre il tema delle foto senza veli, proprio adesso, potrebbe essere un modo per rilanciare la propria immagine pubblica e, al contempo, sostenere la campagna presidenziale di Trump. O forse, semplicemente, è un’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e vendere qualche copia in più del suo libro.

                Per ora, resta il mistero sul perché Melania abbia scelto proprio questo argomento per il suo ritorno mediatico. Il video si conclude con un invito a “onorare i nostri corpi ed abbracciare la tradizione senza tempo di usare l’arte come potente strumento di espressione”, ma la sensazione è che, dietro queste parole, ci sia molto di più da scoprire.

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