Mondo
“Trump ormai è il barboncino di Putin”: anche la destra britannica si vergogna di lui
Il Daily Express parla di “attacco vergognoso”, il Daily Mail di “Trump che inorridisce il mondo”, mentre il Daily Star lo umilia con un fotomontaggio che lo ritrae come “barboncino di Putin”. Il tycoon ormai è sempre più isolato, tranne che per il Sun di Murdoch, l’unico a minimizzare l’ennesimo scempio politico.
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Donald Trump, con la sua ultima sparata contro Volodymyr Zelensky, è riuscito in un’impresa che fino a ieri sembrava impossibile: far vergognare di lui persino la destra britannica. Il tycoon, nel suo delirio anti-ucraino, ha definito il presidente di Kiev “un dittatore che si rifiuta di andare alle elezioni”, ripetendo a pappagallo la propaganda russa e ignorando il piccolo dettaglio di un’invasione in corso. Ma questa volta, nemmeno i giornali conservatori, di solito pronti a lisciargli il ciuffo arancione, riescono a difenderlo.
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A partire dal Daily Express, tabloid storicamente vicino alla Brexit e agli ambienti populisti di destra, che titola senza mezzi termini: “Vergognoso attacco a Zelensky”. Il Daily Mail, dove scrive l’ex premier Boris Johnson, rincara la dose: “Trump inorridisce il mondo”. E se non bastasse, arriva la stoccata del Daily Star, il più sfacciato dei giornali britannici, che pubblica un fotomontaggio in cui Trump è ritratto come un barboncino al guinzaglio di Vladimir Putin, con il titolo feroce: “Il barboncino di Putin: ora il bamboccio arancione accusa l’Ucraina di essere stata invasa”.
L’unico giornale a ridimensionare la figuraccia globale del tycoon è il Sun di Rupert Murdoch, che relega la polemica in secondo piano e si limita a evocare “l’oltraggio” suscitato dalle parole di Trump. Una timida difesa, ma che non basta a nascondere l’imbarazzo generale che sta travolgendo la destra internazionale.
Nel frattempo, il premier britannico Keir Starmer ha telefonato a Zelensky per ribadire il sostegno del Regno Unito, mentre il Mirror, vicino ai laburisti, ha dedicato la sua prima pagina a un enorme Union Jack con il titolo: “To Ukraine… with love”. Il Times è più istituzionale, ma non meno chiaro: “‘Zelensky non è un dittatore’, dice Starmer a Trump”.
Insomma, mentre l’Europa si schiera sempre più compatta contro l’aggressione russa, Trump resta l’unico a giocare a fare l’utile idiota di Putin. E se anche la destra britannica, quella che solitamente lo idolatra, inizia a mollarlo, forse qualcosa nel suo castello di menzogne sta finalmente crollando.
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Mondo
Il Cremlino ci casca con tutte le scarpe: smascherata la bufala delle firme contro Mattarella
Il governo russo esulta per una petizione contro il presidente della Repubblica, ma scopre troppo tardi che tra i firmatari ci sono Ciolanka Sbilenka, Galina Cocilova, l’eroe del porno Gabriel Pontello e Vagina Quasinova. L’iniziativa è un gigantesco scherzo
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Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, non stava più nella pelle. Spuntava trionfante in un video su Telegram, commossa e soddisfatta, mentre riceveva con le dovute cerimonie la “storica” petizione di diecimila italiani che non condividono il pensiero del presidente Mattarella.
Tutto molto bello, tutto molto enfatico. Peccato che il governo russo sia stato truffato come un turista sprovveduto sulla metro di Roma. Altro che popolo italiano in rivolta contro Mattarella: tra le firme depositate spuntavano Ciolanka Sbilenka, Vagina Quasinova e Galina Kocilova, ossia le protagoniste indiscusse di vecchie barzellette elementari. Insieme al famoso super eroe a luci rosse Gabriel Pontello in arte Supersex, re dei fotoromanzi porno degli anni 80. E così, mentre la Zakharova e la propaganda del Cremlino si crogiolavano nell’illusione di avere tra le mani la prova schiacciante del sostegno italiano alla guerra di Putin, gli italiani si sganasciavano dal ridere.
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Facciamoci una domanda: come diavolo è possibile che nessuno, né Lorusso né il governo russo, abbia controllato il contenuto della petizione prima di sventolarla come un trofeo? La risposta è più semplice di quanto sembri.
Lorusso, nel suo fervore filoputiniano, era troppo impegnato a fare l’inchino al Cremlino per accorgersi della fregatura. Con una smania di compiacere l’amato leader russo degna di un vassallo medievale, ha raccolto le firme in tutta fretta, sperando di poter presentare a Mosca un bel pacchetto confezionato con fiocchetto patriottico. Ma in Italia il dissenso verso Mattarella, almeno su questo tema, non è poi così diffuso, e per arrivare a diecimila firme qualcuno ha pensato bene di gonfiare la lista con nomi che gridano “presa per il culo” da chilometri di distanza.
Ed ecco il capolavoro. Ciolanka Sbilenka, ballerina dal passo incerto, Vagina Quasinova, “celebre” professionista della notte moscovita, e Galina Kocilova, chef di improbabili manicaretti russi, sono finite nella lista di “veri italiani indignati con Mattarella”. E nessuno, né Lorusso né il Cremlino, ha avuto il buon senso di dare un’occhiata prima di sventolare la lista come un certificato di fedeltà all’impero di Putin.
Se non fosse una faccenda seria, sarebbe da applausi. Il Cremlino ha inscenato una farsa diplomatica su una truffa da osteria. Prima la Zakharova ha condiviso il video solenne della consegna delle firme, poi la propaganda russa ha amplificato il tutto con titoli enfatici sui giornali di regime, convinti di aver trovato la prova che l’Italia è stufa di Mattarella e pronta a inginocchiarsi a Mosca.
Peccato che nel giro di poche ore la bufala sia stata svelata, rendendo il tutto un perfetto esempio di disinformazione che si ritorce contro chi la diffonde.
Quando Lorusso si è reso conto di aver presentato al Cremlino una lista tarocca, ha immediatamente oscurato i nomi dei firmatari, sperando che il disastro si spegnesse da solo. Ma nell’era dei social, dove gli screenshot sono più veloci della luce, il danno era già fatto. Gli italiani hanno inondato la rete di meme, trasformando il patetico tentativo di delegittimare Mattarella in uno spettacolo degno di Amici Miei.
Vincenzo Lorusso è ora l’uomo del momento, ma per le ragioni sbagliate. Non solo ha dimostrato una deferenza imbarazzante verso il Cremlino, ma si è lasciato fregare con la stessa ingenuità con cui un nonno firma una petizione per “salvare i panda rosa volanti”. Una doppia figuraccia: da un lato il servilismo, dall’altro la clamorosa incapacità di verificare le fonti.
Mentre la Zakharova si godeva il suo momento di gloria, senza sapere di essere appena diventata la protagonista involontaria di un’epica supercazzola, Lorusso tentava disperatamente di mettere una toppa. Troppo tardi. La sua petizione è ormai diventata una delle più grandi bufale mai rifilate alla propaganda russa.
Se la vicenda fosse stata orchestrata da qualche geniale burattinaio dell’intelligence italiana, ci sarebbe da stappare lo champagne. Ma la realtà è ancora più divertente: gli italiani, spontaneamente, hanno preso in giro Putin e i suoi leccapiedi senza nemmeno fare troppi sforzi.
E mentre la Zakharova si diletta a raccontare fiabe ai russi sull’”Italia che si ribella a Mattarella”, noi possiamo goderci il fatto che per una volta la bufala l’hanno bevuta loro.
In conclusione, mentre a Mosca tentano di rimettere insieme i cocci di questa disastrosa operazione di propaganda, Ciolanka Sbilenka, Vagina Quasinova & C ringraziano sentitamente per la pubblicità.Il documento le era stato consegnato dal solerte Vincenzo Lorusso (nomen omen!), giornalista filorusso, che aveva raccolto le firme per dimostrare al Cremlino che l’Italia in fondo sta con Putin e che il nostro presidente della Repubblica ha osato troppo nel paragonare l’invasione dell’Ucraina alle modalità del Terzo Reich. «Oggi con le mie lacrime che parlano di più di altre parole voglio esprimere tutto il dolore del nostro popolo dopo avere sentito la dichiarazione del presidente Mattarella e vorrei ricordare tutto il nostro amore nei confronti del popolo italiano che non condivide assolutamente questa dichiarazione», dice Zakharova. Quindi si asciuga gli occhi inumiditi, mentre Lorusso le spiega che «questa è solo la punta dell’iceberg di tre anni di russofobia». Quindi i due intonano Bella Ciao. Una scenetta del perfetto filorusso.
Mondo
Da clausura a chef: la svolta gourmet delle suore ribelli di Belorado
Scisma, cioccolato e fornelli: le ex clarisse sfidano il Vaticano aprendo un ristorante e finendo sotto inchiesta per la vendita di lingotti d’oro.
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La comunità delle Hermanas Clarisas di Belorado, un tempo monache di clausura nel monastero di Santa Chiara a Belorado, nella regione di Castiglia e León, ha deciso di percorrere una strada del tutto inedita. Dopo aver dichiarato il proprio scisma dalla Chiesa cattolica, uscendo dalla giurisdizione del Vaticano e prendendo le distanze dalle posizioni di Papa Francesco, le suore hanno avviato un’attività commerciale piuttosto singolare: l’apertura del primo “Ristorante di Clausura” ad Arriondas, nelle Asturie.
Dai cioccolattini al Ristorante di Clausura
Le clarisse di Belorado, già note per la loro produzione di cioccolatini artigianali, hanno annunciato con entusiasmo l’inaugurazione del loro nuovo progetto gastronomico sui social media, ringraziando il supporto della comunità locale. Il ristorante, situato nell’ex Hotel Ribera del Chicu, promette di offrire un mix di cucina tradizionale asturiana e specialità della tradizione clarissa, senza dimenticare i celebri dolci che in passato erano una delle loro principali fonti di sostentamento.
Suore sfrattate dall’arcivescovo di Burgos
Tuttavia, l’iniziativa delle suore non è priva di controversie. La decisione di lasciare la Chiesa è avvenuta a seguito di una dura presa di posizione contro il pontificato di Papa Francesco, accusato di aver tradito i principi della fede cattolica. Il loro allontanamento dal Vaticano ha portato anche a un contenzioso con l‘arcivescovado di Burgos, che ha ordinato lo sfratto delle religiose dal monastero di Santa Chiara, sostenendo che l’immobile appartiene alla Chiesa e non alle suore ribelli.
Un menù pagato con lingotti d’oro
Parallelamente, le ex monache di clausura sono finite sotto inchiesta per la vendita di lingotti d’oro per un valore di 130.000 euro, denunciata dalla stessa arcidiocesi di Burgos. Secondo le autorità ecclesiastiche, il metallo prezioso rientrava nei beni del monastero e la sua vendita sarebbe stata illecita. La Guardia Civile ha avviato indagini sulla provenienza di tali fondi e su sette fatture di compravendita di oro, effettuate tra luglio e agosto 2020, per un totale di oltre 250.000 euro. Le ex suore si difendono affermando di aver venduto depositi bancari e investimenti per acquistare lingotti d’oro come bene non deprezzabile, poi rivenduto per finanziare il ristorante e l’acquisto di un terreno di 7.000 metri quadrati a Covadonga, sempre nelle Asturie.
Suore, cucina e affari
Mentre le indagini proseguono, le ex clarisse, guidate dalla loro ex badessa Laura García de Viedma e dalle sorelle Myryam, Alma e Sion, continuano la loro nuova vita imprenditoriale, attirando l’attenzione sia dei fedeli che dei curiosi. Con un mix di spiritualità alternativa, cucina e affari, la comunità delle ex clarisse di Belorado sta ridefinendo il concetto stesso di clausura, passando dai chiostri del convento alle sale di un ristorante aperto al pubblico.
Mondo
La regina Elisabetta non è morta di vecchiaia: ecco la verità dietro la scomparsa della sovrana
Secondo una biografia dedicata a Kate Middleton, la Regina Elisabetta II potrebbe essere morta non di vecchiaia, ma a causa di un mieloma, una forma di cancro al midollo osseo. Scopriamo i dettagli e le implicazioni di questa rivelazione.
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La regina Elisabetta II è scomparsa da quasi due anni e la sua morte è tornata sotto i riflettori. Se si pensava che la causa del decesso fosse la vecchiaia, dato che la sovrana aveva 96 anni, in realtà la causa potrebbe essere un’altra. Secondo quanto anticipato da una nuova biografia dedicata alla figura di Kate Middleton, l’ex regina della Gran Bretagna sembrerebbe essere deceduta a causa di un brutto male.
Il certificato ufficiale di morte riportava “decesso naturale per vecchiaia”. La foto scattata a Balmoral pochi giorni prima del decesso, in cui appariva con la prima ministra Liz Truss, aveva rafforzato questa versione. Tuttavia, sembra che Elisabetta soffrisse di un mieloma contratto alcuni anni prima. La biografia scritta da Brandreth rivela: “Mi è stato detto che la Queen soffrisse di un cancro al midollo osseo, un mieloma che spiegherebbe la sua stanchezza degli ultimi tempi e soprattutto i suoi ‘problemi motori'”.
Il mieloma è una patologia che colpisce soprattutto gli anziani e provoca dolore alle ossa, specialmente nella zona lombare e nel bacino. Questi sintomi potrebbero spiegare le difficoltà di spostamento della regina negli ultimi tempi, quando aveva ridotto le proprie uscite pubbliche, concentrandosi sugli eventi più importanti del Giubileo di Platino.
Questa rivelazione cambia la percezione degli ultimi giorni di vita della regina e solleva interrogativi sulla gestione della sua salute da parte della famiglia reale e dei suoi medici. Restano da vedere le reazioni ufficiali e come questa nuova informazione influenzerà la narrazione storica della lunga e illustre vita della regina Elisabetta II.
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