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Trump pagherà di tasca sua gli extra agli astronauti bloccati nello spazio

Il presidente Usa critica il rimborso irrisorio della NASA e si offre di coprire le spese straordinarie degli astronauti.

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    Gli astronauti Sunita Williams e Butch Wilmore sono tornati sulla Terra. Finalmente. Sono rientrati dopo una missione straordinaria che ha visto la loro permanenza prolungata di 286 giorni. Inizialmente la loro missione sarebbe dovuta durate soli 10 giorni. E invece è stata estesa a causa di problemi tecnici riscontrati con la navicella spaziale Starliner della Boeing. Questo imprevisto ha messo a dura prova i due astronauti sia fisicamente che psicologicamente, trasformando un incarico di routine in un’esperienza unforgettable.

    Niente extra per missioni prolungate, festività o straordinari

    La questione economica legata al loro prolungato soggiorno nello spazio ha generato un acceso dibattito. La NASA, come da regolamento, ha stabilito che i due astronauti ricevano un rimborso per le “spese accessorie” pari a soli 5 dollari al giorno per i giorni extra passati in orbita. Questa somma, che equivale a un totale di 1.430 dollari per 286 giorni, si aggiunge al loro salario annuale di circa 152.250 dollari lordi. Tuttavia, gli astronauti non hanno diritto a pagamenti extra per missioni prolungate, festività o straordinari, poiché sono considerati dipendenti federali e seguono lo stesso trattamento degli altri lavoratori governativi.

    Gigante… salvaci tu!

    Questa cifra esigua ha suscitato indignazione e un senso di ingiustizia, spingendo il tema fino alla Casa Bianca. Donald Trump, interrogato sulla questione, si è detto sorpreso e dispiaciuto per l’esigua somma destinata agli astronauti, definendola “non adeguata” rispetto alle difficoltà affrontate. Con tono deciso, il Presidente ha dichiarato che, qualora fosse necessario, si sarebbe offerto di coprire personalmente le spese straordinarie. Ma non solo. Trump ha ringraziato Elon Musk per il ruolo cruciale avuto nel riportare i due astronauti sulla Terra, riconoscendo l’importanza del supporto privato nell’esplorazione spaziale e nel risolvere situazioni complesse come questa.

    Erano partiti giovani, sono tornati vecchi…

    Oltre alla questione economica, la lunga permanenza di Williams e Wilmore nello spazio ha destato interesse dal punto di vista scientifico. I due astronauti sono diventati oggetto di studio per gli effetti della microgravità sul corpo umano durante periodi prolungati. I dati raccolti hanno evidenziato un accelerato invecchiamento cellulare e altri cambiamenti fisici significativi, rendendo la loro esperienza un contributo prezioso per la futura comprensione delle missioni di lunga durata. Queste informazioni saranno fondamentali per sviluppare strategie che minimizzino gli impatti negativi su astronauti impegnati in viaggi interplanetari, come quelli verso Marte.

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      Mondo

      Prosecco a rischio: Trump blocca le esportazioni verso gli Stati Uniti

      Le tensioni commerciali tra Usa ed Europa colpiscono uno dei simboli del Made in Italy: il Prosecco. Le esportazioni sono sospese per paura che le nuove tariffe colpiscano i carichi in transito. Un danno miliardario per il settore vinicolo italiano.

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        La bolla che piace agli americani rischia di scoppiare. E non per un brindisi. Il Prosecco italiano, fiore all’occhiello dell’export vinicolo, è finito nel mirino della guerra commerciale riaccesa dagli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump. I dazi imposti fino al 200% hanno costretto molti esportatori a bloccare le spedizioni, mettendo in stallo un flusso di oltre 135 milioni di bottiglie dirette verso il mercato a stelle e strisce.

        A riportarlo è Il Sole 24 Ore, che ha pubblicato una lettera inviata dai presidenti dei tre principali consorzi italiani al ministro dell’Agricoltura. Il tono è allarmato: «Il nostro sistema produttivo da alcuni giorni sta assistendo alla sospensione delle spedizioni verso il mercato statunitense. La scelta di congelare gli ordini è stata determinata dall’incertezza che si vive oggi, anche in assenza di un provvedimento formale. I nostri vini, impiegando diverse settimane per raggiungere gli Usa, potrebbero vedere lievitare i dazi “on the water”, ovvero lungo il percorso tra Italia e America. Così si mettono in crisi gli stessi nostri importatori, oltre a provocare danni gravissimi alle aziende mittenti».

        Il meccanismo è semplice ma micidiale: una bottiglia imbarcata oggi potrebbe arrivare a destinazione tra tre o quattro settimane, nel bel mezzo di una nuova ondata tariffaria. L’importatore rischia di trovarsi a pagare il doppio o il triplo del previsto. E molti hanno deciso di fermarsi. Come Mary Taylor, imprenditrice americana e importatrice di vini europei, che ha dichiarato: «Se devo pagare quei dazi, sono finita». Le sue parole fotografano il panico che serpeggia tra gli operatori del settore.

        La US Wine Trade Alliance, associazione di riferimento per l’import negli Stati Uniti, ha già annunciato la decisione di sospendere ogni ordine dai Paesi europei fino a nuove disposizioni. La preoccupazione è fondata: nel 2024 l’Italia ha esportato negli Usa circa il 24% della sua produzione vinicola, per un valore di quasi 2 miliardi di euro. Una cifra che rischia ora di ridursi drasticamente, con ripercussioni su tutta la filiera.

        Non tutti i produttori saranno colpiti allo stesso modo: molto dipende dalla quota di export diretta agli Stati Uniti. Ma il segnale è chiaro e preoccupante. L’oro frizzante del Nordest, che negli ultimi anni aveva conquistato gli americani con il suo gusto fresco e accessibile, rischia ora di restare fermo nei magazzini.

        In attesa di capire se la misura sarà confermata o se prevarrà la diplomazia commerciale, il settore brucia ore preziose e teme il peggio. Perché se il Prosecco non può più volare oltre oceano, a rimanere a terra saranno anche centinaia di milioni di euro, migliaia di posti di lavoro e un pezzo fondamentale del nostro export agroalimentare.

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          Mondo

          Ancora morti in mare: affonda un sommergibile turistico nel Mar Rosso, sei vittime e nove feriti

          A un anno dal disastro del Titan, la lezione sembra già dimenticata. Il sommergibile offriva immersioni ricreative fino a 25 metri per ammirare la barriera corallina, ma qualcosa è andato storto. Non è il primo incidente nella zona: negli ultimi cinque anni si contano almeno 16 episodi simili

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            La tragedia è tornata a galla nel Mar Rosso. Nelle prime ore di oggi, al largo della città egiziana di Hurghada, un sommergibile turistico è affondato causando la morte di almeno sei persone e il ferimento di altre nove. Quattro dei feriti versano in condizioni critiche, secondo quanto riferito da fonti locali alla Bbc. A bordo del mezzo, il “Sindbad”, c’erano circa quaranta turisti al momento dell’incidente. Ventidue di loro sono stati salvati, ma il bilancio resta pesante.

            Il nome della compagnia, Sindbad Submarines, evoca viaggi esotici e meraviglie sottomarine. Ma oggi il fascino dell’avventura ha lasciato il posto all’orrore. Il sottomarino – uno dei soli 14 veri sommergibili ricreativi al mondo – era in attività da diversi anni nella zona, trasportando quotidianamente gruppi di turisti fino a 25 metri di profondità per esplorare le barriere coralline e la fauna marina del Mar Rosso. Sul sito ufficiale della compagnia si descriveva l’esperienza come “sicura, confortevole, unica”, garantendo per ogni passeggero un ampio oblò panoramico e un viaggio all’insegna della meraviglia.

            Eppure, qualcosa è andato storto. E la cronaca si è macchiata, ancora una volta, di sangue.

            L’imbarcazione poteva ospitare 44 passeggeri e due piloti. Proprio mentre compiva una delle sue escursioni abituali, il “Sindbad” si è inabissato senza lasciare scampo a una parte delle persone a bordo. Le cause dell’incidente non sono ancora ufficiali, ma il pensiero corre immediatamente a quel giugno 2023 in cui il mondo intero seguiva col fiato sospeso la vicenda del Titan, il sommergibile imploso nell’oceano Atlantico durante un’immersione verso il relitto del Titanic. Anche in quel caso, una missione turistica trasformata in catastrofe.

            Il parallelo è inevitabile. E lo è anche la domanda: abbiamo davvero imparato qualcosa?

            Hurghada è da tempo una meta turistica molto frequentata, ma non è nuova a disastri del genere. Solo a novembre scorso, sempre al largo della costa, la barca turistica Sea Story è affondata causando undici tra morti e dispersi, con 35 superstiti. In quel caso le autorità egiziane attribuirono la colpa a un’enorme onda alta fino a quattro metri, ma le testimonianze raccolte dalla Bbc parlavano anche di gravi mancanze nelle misure di sicurezza a bordo.

            E la questione non finisce qui. Secondo un’inchiesta britannica pubblicata il mese scorso, negli ultimi cinque anni ci sono stati almeno 16 incidenti che hanno coinvolto imbarcazioni turistiche nella stessa area, alcuni dei quali con vittime.

            Una tendenza preoccupante, troppo spesso sottovalutata.

            Il turismo subacqueo e le esperienze estreme – dalle immersioni alle esplorazioni in profondità – attirano ogni anno migliaia di visitatori, ma dietro l’immagine patinata delle brochure e dei video promozionali si nasconde una realtà fatta di rischi, pressioni commerciali e, talvolta, standard di sicurezza non all’altezza.

            Il dramma del Sindbad ci riporta bruscamente con i piedi per terra. E sotto il livello del mare. Dove il fascino del mistero può diventare, in un attimo, il teatro di una nuova tragedia.

            Una tragedia evitabile? Forse sì. Ma ancora una volta si dovrà aspettare che siano le autorità a fornire risposte. Intanto, le vittime aumentano. E la sensazione è che, a ogni nuova discesa negli abissi, si sprofondi un po’ di più anche nel vuoto delle responsabilità.

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              Più piccoli, più cari e a rischio penali. Le nuove regole sul bagaglio a mano consentito in aereo

              Le ultime direttive di Ryanair, EasyJet e ITA Airways per il bagaglio a mano: dimensioni consentite, costi aggiuntivi e consigli utili per evitare penali al gate.

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                A partire da questo mese, sono state introdotte nuove regole per il bagaglio a mano da parte delle compagnie aeree Ryanair, EasyJet e ITA Airways. Le modifiche mirano a garantire un’esperienza di viaggio più fluida e trasparente, ma richiedono ai passeggeri maggiore attenzione alle dimensioni e ai costi.

                Sulle ali delle novità

                Ryanair. La compagnia irlandese mantiene gratuito il trasporto di un piccolo bagaglio, ma le dimensioni consentite ora sono: 40x20x25 cm per uno zainetto o 25x20x40 cm per una borsa o custodia per laptop, da riporre sotto il sedile. Per un bagaglio a mano più grande, fino a 10 kg e con dimensioni di 55x40x20 cm, è necessario scegliere le opzioni “Regular” o “Flexi Plus,” che includono anche benefici come imbarco prioritario e il posto prenotato. Un’importante novità sarà introdotta il prossimo maggio. Il check-in tramite app diventerà obbligatorio, e il mancato utilizzo comporterà una penale fino a 60 euro.

                EasyJet. I passeggeri possono portare gratuitamente una borsa piccola di dimensioni 45x36x20 cm, dal peso massimo di 15 kg, che deve essere collocata sotto il sedile. Per trasportare un bagaglio più grande, fino a 56x45x25 cm e sempre di massimo 15 kg, è necessario acquistare l’opzione al momento della prenotazione. Inoltre iscriversi al programma “easyJet Plus” o scegliere un posto premium, come “Up Front” o con più spazio per le gambe. EasyJet utilizza uno strumento di misurazione disponibile nell’app iOS per aiutare i passeggeri a verificare le dimensioni del bagaglio ed evitare costi extra in caso di bagaglio non conforme.

                ITA Airways. ITA Airways offre la possibilità di portare in cabina un bagaglio a mano con dimensioni fino a 55x35x25 cm e peso massimo di 8 kg. Oltre a questo, consente anche un secondo accessorio, come zainetto, borsetta o custodia per laptop, di dimensioni massime 45x36x20 cm. In situazioni di voli affollati, il personale di scalo potrebbe ritirare il bagaglio a mano al gate per imbarcarlo in stiva, ma questa procedura non si applica ai voli intercontinentali. È sempre consigliabile verificare le misure e il peso del bagaglio con gli appositi misuratori disponibili negli aeroporti.

                Un paio di consigli

                Per evitare spiacevoli sorprese e costi imprevisti al gate (le penali possono arrivare fino a 70 euro), è fondamentale informarsi sulle nuove regole e pianificare con cura il proprio viaggio. Una buona idea è optare per un bagaglio più piccolo o acquistare l’opzione per un bagaglio più grande in anticipo, assicurandosi che tutto sia conforme alle direttive della compagnia scelta.

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