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Politica

Boccia, Sangiuliano e la strana omonimia tra il marito della ragazza e uno dei maggiori esperti italiani di disinformazione online.

L’account “Politica&Amori” sarebbe opera di un professionista del web, secondo le indagini. Due settimane fa, La City aveva già collegato i puntini tra un esperto di disinformazione e l’ex marito di Maria Rosaria Boccia.

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    Ora ci stanno arrivando tutti. Anche i giornali più noti come Il Fatto Quotidiano iniziano a puntare i riflettori sull’account Instagram “Politica&Amori”, che ha dato il via allo scandalo tra Maria Rosaria Boccia e l’ex ministro Sangiuliano. Per citare proprio Il Fatto: “C’è una domanda, nel caso Boccia-Sangiuliano, alla quale la Procura di Roma dovrà rispondere: chi c’era dietro l’account Instagram “Politica&Amori” che dall’8 agosto imbecca il giornalista Gabriele Parpiglia affinché racconti la liaison tra i due?”

    E poi ancora: “Politica&Amori non soltanto, dopo le comunicazioni su Maria Rosaria Boccia e Sangiuliano, non esiste più, ma nei fatti è stato distrutto: difficilmente si potrà risalire a chi lo gestiva in quelle ore. Ed è il lavoro di un professionista. Le comunicazioni su Sangiuliano e Boccia sono state le ultime: poi è scomparso nel nulla attraverso un know how molto raffinato”.

    Il Fatto ha chiesto addirittura a un esperto di digital forensic di analizzare il profilo: “Non si trattava di un comune utente dietro un account anonimo. Era un professionista che ha messo a disposizione di qualcuno – per questo è importante capire chi – un’identità che in passato s’è mossa come un bot e avrebbe anche rubato le “generalità” ad altri profili reali. Negli ultimi sei anni ha cambiato identità circa 800 volte. In alcuni casi è stato utilizzato per spammare commenti su siti pornografici. E ancora: le Vpn (reti virtuali private) utilizzate per mascherare le reali localizzazioni, sono via via cambiate, ma hanno sempre fatto riferimento a paesi dell’est Europa (Romania e Bulgaria)”.

    Ed ecco le conclusioni dei colleghi: “Qualcuno, quindi, prima di contattare Parpiglia, ha cercato sul mercato chi gli potesse procurare un account non individuabile. Dietro questo profilo si celava un esperto del settore, forse un’agenzia, che, secondo le fonti interpellate vendono questo tipo di servizi tra i 15 e 20 mila euro. È il segno di un piano studiato a tavolino. Con lo scopo di far esplodere il caso Boccia-Sangiuliano. Altro fatto certo: la persona che interloquiva con il giornalista aveva informazioni molto riservate e, in alcuni casi, piuttosto precise”.

    Ma per noi de La City, questa non è una novità.

    Due settimane fa avevamo già anticipato che dietro questa vicenda potesse nascondersi qualcosa di più complesso di una semplice storia d’amore e tradimenti. Ci siamo accorti subito di un particolare interessante: la coincidenza dei nomi tra l’ex marito della Boccia, Marco Mignogna, e un altro Marco Mignogna, esperto di disinformazione online, che nel 2017 era finito sotto i riflettori del New York Times come uno dei maggiori esperti italiani di “disinformatia” e propaganda digitale. Coincidenza? Forse. Ma troppe variabili si incastrano alla perfezione per non prendere seriamente in considerazione questa ipotesi.

    La storia risale al 2017, quando il New York Times, in un’inchiesta firmata dalla prestigiosa penna di Jason Horowitz, aveva identificato tal Marco Mignogna, campano di Afragola (che dista da Pompei meno di trenta chilometri) come uno dei principali attori nel panorama della disinformazione digitale in Italia. Secondo il quotidiano americano e altre fonti come il Quotidiano Nazionale, quel Mignogna era collegato a una rete di siti che spacciavano fake news a favore di Putin, della Lega e del Movimento 5 Stelle, e che avevano l’obiettivo di minare la credibilità dell’allora governo Renzi.

    Il Mignogna del 2017

    Il Mignogna di oggi

    Ora, alla luce delle nuove rivelazioni del Fatto, appare sempre più chiaro che l’account “Politica&Amori” – quello che ha lanciato l’affaire Boccia – non fosse opera di un dilettante, ma di qualcuno con un know-how specifico nel manipolare l’informazione online. Secondo il Fatto Quotidiano, l’account è scomparso nel nulla subito dopo aver diffuso i dettagli sulla relazione tra Boccia e Sangiuliano. Gli esperti hanno definito questa scomparsa come il lavoro ad altissimo livello di un professionista, capace di distruggere ogni traccia in tempi brevissimi.

    Noi de La City avevamo già collegato i puntini. Non c’è bisogno di andare lontani. Sapete come si chiama l’ex marito (ex non troppo visto che risultano ancora sposati perché non esiste un divorzio) di Maria Rosaria Boccia? Marco Mignogna! Un’omonimia. Certo, può essere. Noi facciamo un’ipotesi, non diamo alcuna risposta. Anche se, restringendo il cerchio, che esistano due Marco Mignogna della stessa fascia d’età in un raggio geografico così ridotto… beh, è perlomeno difficile da ipotizzare.

    Ma se l’ex marito della Boccia, fosse lo stesso uomo citato in precedenza come esperto di disinformazione, è qualcosa che non può essere ignorato. Le analogie ci sono tutte: stessa fascia d’età, stesso contesto geografico (Napoli e dintorni), stesso settore di competenza, ovvero l’informatica. E, cosa ancor più interessante, lo stesso volto. Una vecchia foto di Mignogna ripresa dal Quotidiano Nazionale è praticamente identica a quella mostrata recentemente durante un’intervista esclusiva di Paolo De Debbio con l’ex marito della Boccia.

    Le rivelazioni attuali ci danno ragione: l’account in questione, secondo gli esperti interpellati dal Fatto, era frutto di un’operazione orchestrata da qualcuno che sa perfettamente come funzionano i meccanismi del web e come manipolare le informazioni. Un esperto, insomma. E se fosse davvero il nostro Mignogna, colui che anni fa veniva indicato come una delle menti dietro le fabbriche di troll e disinformazione a sostegno di partiti italiani anti-establishment?

    E il movente? Come in ogni delitto quello è la cosa più importante, lo insegnano milioni di libri gialli. E qui c’è pure quello e non è certo la rabbia e la frustrazione di una giovane sedotta e abbandonata dal potente di turno. Il Mignogna, quello del New York Times, lavorava per la Lega e per Salvini oltre che per Mosca. E entrambi potrebbero – è un’ipotesi, chiariamoci – essere molto interessati a minare l’immagine del Governo Meloni troppo atlantista.

    Fantascienza? Mere ipotesi? Può darsi…

    Per ora, le nostre sono solo supposizioni basate su indizi, ma il quadro si sta componendo, e la nostra intuizione iniziale sta trovando sempre più conferme. Se anche i grandi giornali come Il Fatto Quotidiano si stanno muovendo in questa direzione, è segno che il nostro lavoro di inchiesta ha colto nel segno: ci sono troppi elementi che non possono essere sottovalutati e la pista dell’esperto informatico va approfondita. Aspettiamo ulteriori sviluppi, ma una cosa è certa: noi l’avevamo detto prima.

      Politica

      Il M5S tra rebus, flop e nostalgie: Grillo manda messaggi in codice mentre Conte si perde nella giungla elettorale

      Dopo il disastro delle Regionali, il fondatore del Movimento 5 Stelle lancia un enigmatico WhatsApp a Conte: “Oz Onoda”. Mentre gli italiani arrancano tra mille problemi, i 5 Stelle sembrano impegnati in un gioco senza fine tra metafore, liti interne e minacce di dimissioni. In attesa dell’Assemblea Costituente del 23 e del 24 novembre al Palazzo dei Congressi a Roma che potrebbe sancire la fine stessa del M5S.

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        Immaginate la scena: bollette che lievitano, stipendi che evaporano a metà mese, due guerre in atto e un ex presidente americano, Donald Trump, che minaccia dazi anche contro l’Europa. Il mondo è un posto incerto, pericoloso, pieno di problemi reali. E poi c’è l’Italia, dove un’intera forza politica – che un tempo si vantava di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno” – si perde tra metafore giapponesi e chat di WhatsApp.

        La notizia è questa: dopo il disastro delle elezioni regionali, Beppe Grillo, garante e fondatore del Movimento 5 Stelle, ha inviato un messaggio a Giuseppe Conte con una foto criptica e la didascalia “Oz Onoda”. Sembra uno scherzo? Non lo è. Questo rebus ha un significato profondo, almeno secondo Grillo: Oz è il soprannome che il comico ha affibbiato a Conte. Oz come il famoso mago del celebre romanzo di L. Frank Baum, un “grande e potente” illusionista che si rivela un uomo comune, capace di manipolare l’apparenza per sembrare straordinario. Mentre Hiroo Onoda era un soldato giapponese che continuò a combattere nella giungla filippina fino al 1974, convinto che la Seconda Guerra Mondiale non fosse mai finita.

        Il messaggio è chiaro: Conte, sei l’ultimo giapponese a non renderti conto che la guerra è persa.

        Le elezioni regionali hanno sancito un altro colpo durissimo per il Movimento. In Emilia-Romagna il risultato è stato un umiliante 3,5%, in Umbria poco sotto il 5%. Numeri che non lasciano spazio a interpretazioni: i fasti del 2018, quando il M5S sfiorava il 33% e dominava la scena politica, sono ormai un lontano ricordo.

        Giuseppe Conte, però, non si arrende. “Le vittorie sono anche nostre”, ha dichiarato, tentando di rivendicare un ruolo cruciale nella vittoria del centrosinistra. Eppure, il calo di consensi è evidente, e anche all’interno del Movimento le critiche non mancano. Danilo Toninelli, mai incline a usare mezzi termini, ha attaccato frontalmente l’ex premier: “Conte si è già scavato la fossa. Ha deciso di schierarsi in maniera preconcetta e priva di contenuti con il PD, e ora ne paga le conseguenze”.

        Non è da meno Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, che parla di una “mancanza di identità” e accusa il PD di “fagocitare” il Movimento. “Siamo diventati il socio minoritario, quando va bene”, ha dichiarato, aggiungendo che il 5% non può essere considerato un risultato soddisfacente.

        E mentre Conte cerca di tenere insieme i cocci, Grillo resta fedele al suo stile. Il fondatore del Movimento ha sempre preferito parlare per enigmi, lasciando agli altri il compito di interpretare i suoi messaggi. Ma questa volta, il simbolismo di Onoda – l’ultimo giapponese – è fin troppo esplicito.

        Secondo fonti vicine al comico, Grillo considera il Movimento ormai in declino irreversibile, quasi una “specie in via di estinzione”. E, come spesso accade, ha lanciato il messaggio senza mezzi termini, quasi a voler preparare il terreno per un addio definitivo.

        Ma non è tutto: Grillo potrebbe partecipare all’Assemblea costituente del Movimento, prevista per il weekend. Una possibilità che agita non poco i sostenitori di Conte. “Se viene, finirà con l’oscurare i lavori, sempre che non cerchi proprio di boicottarli”, è il timore diffuso tra i contiani. E così, mentre Grillo manda rebus e Conte medita sulle dimissioni, gli italiani arrancano tra mille problemi concreti. La guerra in Ucraina prosegue senza tregua, il Medio Oriente è sull’orlo del collasso, l’inflazione colpisce le famiglie, e l’Europa si prepara a fronteggiare nuove sfide geopolitiche.

        In questo contesto, il Movimento 5 Stelle sembra ormai lontano anni luce dalla realtà. Anziché affrontare le questioni cruciali per il Paese, si perde in giochi di potere interni e in assemblee costituenti che rischiano di trasformarsi in un mero esercizio di sopravvivenza politica.

        La domanda, allora, è una sola: ha ancora senso parlare di Movimento? Forse Grillo ha ragione, e il paragone con Onoda è più calzante di quanto sembri. Come il soldato giapponese, Conte e il M5S sembrano vivere in una giungla fatta di illusioni e nostalgie, incapaci di accettare che il mondo è andato avanti.

        Eppure, c’è una parte del Movimento che non vuole arrendersi. Gli iscritti saranno chiamati a votare sulla piattaforma Skyvote per decidere il futuro del partito, dalle alleanze con il PD alle modifiche dello statuto. Conte ha dichiarato che rispetterà il verdetto, mettendo sul tavolo le sue dimissioni se la linea progressista dovesse essere bocciata.

        Ma è difficile immaginare che un voto online possa risolvere problemi così profondi. Il Movimento 5 Stelle è nato come una rivoluzione, ma oggi sembra più una nave alla deriva. E mentre Grillo gioca ai rebus, Conte conta i cocci di un progetto politico che, a detta di molti, non ha più niente da offrire. La verità è che il mondo va avanti, con o senza il Movimento. E forse, è arrivato il momento di uscire dalla giungla.

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          Politica

          Antonio De Matteo tra cinema e televisione: l’attore di “Mare Fuori” torna con film e serie che lo vedono protagonista

          Antonio De Matteo, conosciuto per il ruolo di Lino in Mare Fuori, si prepara a una stagione ricca di progetti che lo consacrano come uno dei volti più interessanti del panorama artistico italiano. Nei prossimi mesi, lo vedremo impegnato sia sul grande che sul piccolo schermo, con interpretazioni che spaziano dal dramma storico alla commedia poliziesca.

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            Antonio De Matteo, noto al grande pubblico come il Lino di Mare Fuori, è pronto a emozionare i suoi fan con nuovi progetti che lo vedono protagonista in importanti produzioni. Nei prossimi mesi, l’attore sarà impegnato su più fronti, dal cinema alla televisione, con ruoli che promettono di sorprendere.

            Nel cast di Mia, il nuovo film di Valentina De Amicis

            De Matteo è tra gli interpreti principali di Mia, film diretto da Valentina De Amicis, al fianco di Matteo Paolillo ed Ester Pantano. La pellicola, girata nelle Marche tra Loreto, Porto Recanati, Sirolo, Ancona, Numana e Osimo con il supporto della Marche Film Commission, racconta una storia intensa e ricca di colpi di scena. De Matteo, in un ruolo ancora avvolto nel mistero, promette di lasciare il segno: «Sarò un personaggio del tutto inaspettato, che irromperà nella vita della protagonista, ma poi andate a vederlo al cinema», ha dichiarato enigmatico l’attore.

            Un tassista nella storia: Pasquale Rotondi

            Tra i prossimi progetti, De Matteo sarà co-protagonista di Pasquale Rotondi (titolo provvisorio), film diretto da Roberto Dordit, con Simone Liberati e Lia Greco. Ambientato tra il 1939 e il 1943, il film racconta vicende legate alla Seconda Guerra Mondiale. L’attore interpreta Augusto Pratelli, un tassista di Urbino coinvolto in eventi storici che promettono di affascinare il pubblico.

            In arrivo su Sky Cinema: Piedone – Uno sbirro a Napoli

            Dal 2 dicembre, Antonio De Matteo sarà anche su Sky Cinema con Piedone – Uno sbirro a Napoli, rivisitazione del classico di Bud Spencer. La serie, suddivisa in quattro episodi, vede Salvatore Esposito nei panni del celebre poliziotto, affiancato da Fabio Balsamo, Silvia D’Amico e la regia di Alessio Maria Federici. De Matteo interpreta il miglior amico di Piedone, un “operatore sociale” sui generis, che torna nella sua vita dopo anni trascorsi all’estero. «Un personaggio super positivo, con un’energia travolgente», ha rivelato l’attore.

            Antonio De Matteo si conferma così un volto sempre più presente e poliedrico nel panorama cinematografico e televisivo italiano, pronto a regalare nuove emozioni al pubblico.

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              Politica

              Maria Rosaria Boccia, spuntano documenti choc: quella prima laurea in Economia Aziendale non esisterebbe!

              In atti del 2011 e 2012, la stessa Boccia si dichiara “diplomata”, mentre nel profilo LinkedIn, poi rimosso, millantava una laurea in Economia Aziendale del 2005 e una recente. Con la prima laurea ormai smentita, il caso si fa sempre più controverso e il curriculum dell’imprenditrice rischia di sgretolarsi.

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                Nuove ombre sul curriculum di Maria Rosaria Boccia: il settimanale “Oggi” pubblica documenti che metterebbero in discussione la legittimità della prima delle sue due lauree in Economia Aziendale. Un colpo di scena che porta a chiedersi quanto di vero ci sia nella narrazione accademica dell’imprenditrice di Pompei, già al centro di polemiche per le sue frequenti revisioni del passato.

                Quello che lascia a bocca aperta è che la fonte di questi documenti è proprio Maria Rosaria Boccia stessa. Lo scorso 30 ottobre, forse nel tentativo di sviare l’attenzione, ha condiviso sui social una copia della sentenza di divorzio. Eppure, in quegli atti ufficiali del 2011 e 2012, risulta chiaramente “diplomata”. Nella prima pagina del ricorso, in bella vista, compare la dicitura “di professione commerciante e titolo di studio diploma”. Insomma, nessuna traccia di lauree!

                Ma l’imprenditrice, fino a poco tempo fa, era stata molto chiara nella sua bio su LinkedIn, dove vantava due titoli accademici: uno in Economia Aziendale, conseguito nel 2005 presso l’Università degli Studi Parthenope di Napoli, e una seconda laurea, completata nel 2023 in modalità telematica. Non solo la Boccia sfoggiava un titolo “tardivo” di dubbia utilità, ma anche una laurea in economia che oggi sembra frutto della sua fantasia.

                Se le rivelazioni di “Oggi” sono veritiere, la prima laurea della Boccia si dissolverebbe come una bolla di sapone. E viene da chiedersi: qual è il motivo di questo gioco di prestigio accademico? Perché costruire un curriculum su un falso titolo? I documenti sono chiari, e l’immagine dell’imprenditrice rischia ora di essere travolta da questo crollo di credibilità.

                Intanto, gli osservatori più attenti si interrogano su cosa possa ancora emergere dalle ricerche che continuano a scavare nel passato della Boccia.

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