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Politica

La Boccia se la canta più che a Sanremo e Genny Delon finisce per stonare!

La “consulente fantasma” non ci sta a passare per la “donna del mistero” e ribalta la narrazione: “Sangiuliano è sotto ricatto, ecco le prove”. Intanto, l’opposizione chiede alla premier Meloni di riferire in Parlamento, mentre il ministro continua a difendersi tra lacrime e scuse

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    Maria Rosaria Boccia, ormai nota alle cronache come la “007 di Pompei”, bond girl del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha deciso di vuotare il sacco. E lo fa con un’intervista che sa di resa dei conti, affidata a La Stampa, in cui racconta la sua verità, gettando benzina su un fuoco che già divampa da giorni.

    “Io e Sangiuliano ci siamo conosciuti il 5 agosto”, esordisce Boccia, come se volesse precisare che la loro relazione non ha avuto inizio in tempi sospetti, ma proprio mentre l’Italia bruciava sotto il sole di un’estate rovente, tra scandali e promesse politiche. “Lo accompagnavo da consigliera per i grandi eventi”, aggiunge, quasi a voler mettere in chiaro che non si trattava di semplici scappatelle.

    “Pagava il ministero”, dice Boccia, sicura di sé come chi ha le prove in tasca. E queste prove sarebbero contenute nelle mail ricevute dal capo della segreteria, che certificano che le spese per le trasferte le ha coperte lo Stato. Non esattamente un tocco di classe per un ministro che ha già avuto la pessima idea di tradire la fiducia di moglie e collaboratori. “Ero sempre con il ministro, non solo in trasferte brevi, ma sempre in trasferte lunghe” – continua Boccia – come a dire che il loro legame era ben più che una semplice collaborazione professionale.

    Ma il vero affondo arriva quando l’imprenditrice parla di ricatti: “Ci sono alcune persone che ricattano il ministro per delle agevolazioni che hanno avuto”, dice senza mezzi termini, lasciando intendere che dietro la patina di rispettabilità del Ministero della Cultura si nasconda un covo di vipere pronte a mordere al minimo segno di debolezza. E non è tutto: “Il ministro ha divulgato informazioni non corrette”, accusa Boccia, che sembra determinata a smontare pezzo per pezzo la difesa di Sangiuliano, già traballante dopo la sua intervista tra lacrime e scuse al Tg1.

    E come non parlare dell’auto di tutela? “Ero sempre con il ministro”, ribadisce ancora Boccia, aggiungendo dettagli piccanti sulle trasferte in auto blu, che a quanto pare non erano affatto brevi. Un altro tassello di una storia che ormai sembra uscita da un vecchio film di spionaggio, dove gli amanti si muovono nell’ombra e i segreti vengono custoditi nei cassetti delle scrivanie ministeriali.

    Non contenta di aver lanciato queste bombe, Boccia rincara la dose con dettagli sui sopralluoghi a Pompei per il G7. “Abbiamo fatto un sopralluogo per il G7 e il ministro ne ha approfittato per verificare alcuni scavi”, rivela, quasi a voler sottolineare che gli impegni ufficiali erano un comodo paravento per altro. E poi la stoccata finale: “La mail del 5 luglio è stata pubblicata da Dagospia e non da me”. Come dire: io sono solo la pedina, qualcun altro tira i fili di questa sporca storia.

    Mentre l’opposizione si frega le mani, chiedendo a gran voce che Giorgia Meloni venga a riferire in Parlamento, il centrodestra cerca di chiudere la faccenda come “ampiamente chiarita”. Ma chiarita per chi? Sangiuliano, che tra lacrime e singhiozzi si scusa con la moglie, o per chi, come Boccia, sembra aver preso gusto a vederlo affondare nel pantano che lui stesso ha creato?

    Una cosa è certa: questa storia, che sembrava uscita da una commedia anni ’70, si sta trasformando rapidamente in un thriller politico da manuale. E mentre il pubblico aspetta il colpo di scena finale, c’è chi già prepara i popcorn per godersi la prossima puntata di questo dramma che, più che ricordare una tragicommedia, somiglia sempre di più a un film di 007, dove le spie non amano mai per caso.

    Ma ecco il testo integrale trascritto dell’intervista

    Dottoressa Maria Rosaria Boccia, grazie di aver accettato di incontrare “la Stampa”.

    Grazie a lei per l’invito.

    Lei è stata definita in tanti modi. Anche influencer, ma qual è la sua professione?

    Io sono imprenditrice da vent’anni.

    Che studi ha fatto?

    Università, economia.

    Come vi siete conosciuti e quando con il ministro della Cultura Sangiuliano.

    Ci siamo conosciuti il 5 agosto, come possono testimoniare le foto pubblicate sui miei profili social, alla presentazione per la candidatura della cucina italiana patrimonio dell’UNESCO.

    Ci sono tante foto, tante immagini di tanti viaggi, soprattutto negli ultimi tempi. Lei a quale titolo accompagnava il ministro Sangiuliano?

    Consigliera grandi eventi per il ministro.

    Da quando questo?

    Inizialmente è stata una proposta e quindi ho seguito il Ministro per conoscere la realtà del del ministero e poi dagli inizi di luglio. È stata poi istruita la pratica per diventare consigliera

    hi è che pagava nelle trasferte?

    Io ho sempre saputo che pagava il ministero, come possono sottolineare ed evidenziare le email che ho ricevuto dal capo segreteria che organizzava sempre tutti i viaggi.

    A Pompei il 3 giugno invece del 2024 avete fatto un sopralluogo per il g 7 o la missione aveva un’altro scopo?

    Abbiamo fatto un sopralluogo per il g 7, il ministro ha approfittato per verificare alcuni scavi.

    Cosa c’era scritto in quella famosa mail del 5 giugno, informazioni riservate?

    La mail è stata pubblicata da Dagospia e non da me e il direttore del parco l’ha inviata sotto espressa comunicazione del ministro. Il direttore non penso abbia frainteso proprio nulla perché c’erano tanti testimoni del ministro, è stato molto chiaro. A sottolineare che doveva recapitarla anche a me l’email e che c’erano i due percorsi, l’alternativa dei due percorsi che gli altri ministri che partecipano al G 7 avrebbero dovuto fare e tutte le informazioni relative all’organizzazione.

    La consulenza era gratuita.

    Certo.

    Perché secondo lei questa consulenza non è andata a buon fine, non è stata controfirmata dal ministero?

    Io ho letto che è stata firmata sia da me che dal ministro, come si può ascoltare dall’audio? E non è andata a buon fine. Penso che queste spiegazioni le debba darmi un’Istituzione, non io.

    Il Ministro ieri in televisione ha detto che avete avuto una relazione privata. Voleva dire una relazione sentimentale?

    Questo dovrebbe chiarirlo lui.

    Quando siete stati sull’auto di tutela, che sarebbe l’auto di scorta, l’auto dei carabinieri che accompagna sempre il ministro. C’è andata anche da sola o sempre con il ministro?

    Sempre con il ministro, ma non in trasferte brevi, trasferte lunghe.

    Nel post di oggi ha detto mi chiamano Ricattatrice e ha anche detto, Ma sono dentro i palazzi del potere che ci sono i ricattatori a chi si riferisce?

    Mi riferisco ad alcune persone che ricattano il Ministro per delle agevolazioni che hanno avuto.

    Quindi il Ministro secondo lei è sotto ricatto?

    Esatto, io penso di sì.

    Lei si sente tradita?

    Tradita no perché il tradimento lo subisco eventualmente da persone a me care, sicuramente la situazione poteva essere gestita in una forma più rispettosa.

    Da cittadina e anche da persona che conosce bene il ministro Sangiuliano, che effetto le ha fatto sentirlo ieri in televisione?

    Mi ha fatto sorridere.

    Lei che cosa desidera per il suo futuro, lei che cosa si immagina per il suo futuro?

    Io quello che faccio mi va bene. E il mio percorso è sempre in salita e sicuramente continuerà ad essere così.

    Dottoressa Boccia, Io la ringrazio per aver risposto alle nostre domande. Do appuntamento ai lettori domani sulla stampa in edicola dove leggerete un’intervista più estesa. Grazie.

      Politica

      Processo Open Arms: chiesti sei anni per Salvini sotto accusa per aver negato i diritti dei naufraghi

      Matteo Salvini avrebbe abusato del suo ruolo di ministro per ostacolare lo sbarco di 147 migranti, ignorando i diritti umani fondamentali e cercando un guadagno politico a scapito delle vite in mare.

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        Il processo Open Arms che vede imputato Matteo Salvini si è trasformato in un atto d’accusa contro un ex ministro che, secondo la procura, ha sfruttato la sua posizione per perseguire fini politici, calpestando i diritti umani. Sei anni la richiesta dei pm per sequestro di persona. Le scelte di Salvini durante l’estate del 2019, quando negò l’accesso a un porto sicuro per 147 migranti soccorsi dalla nave Open Arms, non sarebbero state motivate dalla difesa dei confini, bensì dal desiderio di consolidare il proprio consenso politico, anche a costo di violare leggi internazionali e diritti fondamentali.

        L’accusa: abuso di potere per fini politici
        «Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare», ha esordito la procuratrice aggiunta Marzia Sabella, che non ha esitato a definire le azioni di Salvini un abuso di potere volto a ottenere un ritorno politico. Secondo l’accusa, l’ex ministro avrebbe scavalcato ogni principio di umanità e ogni norma internazionale per ergersi a difensore della sovranità nazionale, ignorando deliberatamente il diritto dei migranti a essere soccorsi e messi in salvo.

        Una scelta politica mascherata da atto amministrativo
        La requisitoria della procura di Palermo è stata chiara: le decisioni di Salvini non furono un atto di governo, ma una scelta personale, un’iniziativa che andava oltre la linea politica ufficiale dell’esecutivo Conte 1. L’azione dell’ex ministro, sostenuta solo in parte dal governo, è stata descritta come una mossa calcolata per rafforzare la propria immagine pubblica a scapito dei diritti umani. «Il ministro Salvini ha fatto prevalere l’obiettivo della redistribuzione dei migranti sulla salvaguardia dei loro diritti umani», ha sottolineato Sabella, ricordando come anche il premier di allora, Giuseppe Conte, avesse sconfessato queste iniziative.

        Un muro contro la vita umana
        Nell’estate del 2019, Salvini non si limitò a negare un porto sicuro alla nave della Ong spagnola: eresse un vero e proprio muro nel Canale di Sicilia, lasciando in balia del mare 147 persone, tra cui minori, in una condizione precaria. La procura non usa mezzi termini, parlando di «illegittima privazione della libertà personale» perpetrata ai danni di questi migranti, costretti a rimanere a bordo della nave per giorni, fino all’intervento della procura di Agrigento che ne ordinò lo sbarco.

        La difesa dei confini come strumento di propaganda
        La difesa di Salvini, guidata dall’avvocata Giulia Bongiorno, cerca di spostare l’attenzione su una presunta linea politica condivisa dal governo, ma l’accusa rimane ferma: quella di Salvini fu una scelta deliberata, volta a fare propaganda politica sulla pelle di esseri umani disperati. Il pm Geri Ferrara ha evidenziato come la decisione di non concedere il “place of safety” (Pos) non fosse giustificata da alcuna reale preoccupazione per la sicurezza nazionale, ma fosse piuttosto un tentativo di alimentare il consenso elettorale, sfruttando la paura e l’insicurezza diffuse nel Paese.

        La responsabilità del ministro
        Salvini ha invocato la difesa dei confini come scusa per le sue azioni, ma la procura ha demolito questa linea difensiva, sottolineando che «i diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini». L’ex ministro, secondo l’accusa, ha manipolato la situazione per apparire come un baluardo contro l’immigrazione clandestina, ignorando deliberatamente le convenzioni internazionali che impongono agli Stati l’obbligo di soccorso in mare. «Salvini ha trasformato una questione umanitaria in un’opportunità per alimentare la sua retorica politica», ha accusato Ferrara.

        Un processo che va oltre la politica
        Il processo a Palermo non è semplicemente un confronto tra linee politiche, ma un giudizio su come un ministro abbia sfruttato il suo potere per ottenere un vantaggio personale a spese dei diritti umani. «La competenza di concedere un porto sicuro era di Salvini», ha ribadito la procura, e la sua decisione di non farlo, pur di mantenere il sostegno popolare, lo pone ora di fronte a un’accusa gravissima: quella di aver anteposto la propaganda politica alla vita di esseri umani in pericolo.

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          Politica

          La guerra (negata) tra Meloni e Mediaset: un conflitto fatto di ciuffi, dossier e ritorsioni

          Dalla vicenda Giambruno agli ultimi sviluppi con Maria Rosaria Boccia, il rapporto tra la premier e il network dei Berlusconi è segnato da continui scontri, smentite e atti ostili. Un conflitto che si gioca tra accuse di dossieraggio e colpi al cuore del Biscione, mentre Mediaset potrebbe tornare a flirtare con la sinistra.

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            Cosa mai potrebbero avere in comune Maria Rosaria Boccia e Andrea Giambruno, oltre a un ciuffo che sfida le leggi della gravità? Sembrerebbe poco, se non fosse che entrambi sono diventati, loro malgrado, protagonisti di un conflitto silenzioso ma sempre più evidente tra il governo di Giorgia Meloni e l’impero mediatico dei Berlusconi. L’intervista a Mediaset di Boccia, annunciata e poi misteriosamente cancellata dal talk show di Bianca Berlinguer, è solo l’ultimo atto di una guerra fredda che dura ormai da tempo.

            Un’invasione inaspettata: Maria Rosaria Boccia a Mediaset

            Maria Rosaria Boccia, esperta pompeiana ed ex consulente dell’ormai ex ministro Gennaro Sangiuliano, doveva apparire su Rete4, ma la sua intervista è stata cancellata all’ultimo minuto. Un atto in cui in molti hanno voluto leggere un’intervento della premier Meloni, irritata per le possibili accuse alla sorella Arianna. Dopo un invito, quello di Bianca Berlinguera a Mediaset, che la premier ha subito classificato come un ‘atto ostile’. Ma questa non è certo la prima volta che i rapporti tra il governo e Mediaset sono stati messi alla prova. Il caso Boccia va infatti ad arricchire un archivio già corposo di tensioni, minacce e ritorsioni che si sono susseguite negli ultimi due anni.

            Il caso Giambruno: un ciuffo che fa tremare Palazzo Chigi

            Ricordiamo tutti la celebre vicenda di Andrea Giambruno, il giornalista di Rete4 e all’epoca compagno della premier. Quando i fuorionda compromettenti sono stati mandati in onda da Striscia la Notizia, a Fratelli d’Italia non hanno certo preso bene l’attacco. Si parlò di “dossieraggio” e si accusò apertamente Mediaset di cannoneggiare Palazzo Chigi. La situazione precipitò rapidamente, portando alla fine della relazione tra Giambruno e Meloni, e a un temporaneo crollo in borsa dell’azienda dei Berlusconi. Solo l’intervento pacificatore di Marina Berlusconi riuscì a calmare le acque, con la presidente di Fininvest che definì Meloni “una donna che stimo molto”.

            La guerra degli spot: Rai contro Mediaset

            Ma le tensioni non si fermarono lì. Poco dopo, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, propose di innalzare il tetto della pubblicità per la Rai, una mossa vista da Forza Italia come un colpo diretto al cuore del Biscione. Non era la prima volta che si parlava di tagliare il canone e di aumentare gli spot per la Rai, e non sarebbe stata l’ultima. Quando Forza Italia mostrò una certa rimonta alle Europee a discapito della Lega, Salvini non perse tempo a brandire nuovamente quella pistola sul tavolo, rilanciando l’idea di tagliare il canone Rai.

            Pier Silvio Berlusconi e il ruolo di Mediaset

            In questo contesto, il rapporto tra Rai e Mediaset continuò a deteriorarsi. Pier Silvio Berlusconi accusò la Rai di mancato servizio pubblico e di comportarsi come una tv commerciale per inseguire ascolti in calo. Tuttavia, il gelo tra Meloni e il figlio del Cavaliere si sciolse temporaneamente dopo un incontro che portò la premier a ritornare negli studi di rete4, a Quarta Repubblica. Seguì una fase di relativa calma, durante la quale il governo sembrava favorire Mediaset con un decreto che riduceva i fondi per le produzioni indipendenti come Sky e Netflix, guadagnandosi l’appellativo di “pro Mediaset”.

            L’eskimo della sinistra: Mediaset flirta con la dem Schlein?

            Tuttavia, i rapporti si incrinarono di nuovo quando Marina Berlusconi criticò apertamente il governo sui diritti civili, palesando una certa simpatia per Elly Schlein, leader del PD. Una mossa che innervosì non poco gli alleati di destra, preoccupati che Mediaset potesse tornare a indossare l’eskimo della sinistra, come osservò il Foglio nei mesi bui della crisi Giambruno.

            Un conflitto negato, ma evidente

            Così, tra accuse di dossieraggio, ritorsioni economiche e colpi bassi mediatici, la tensione tra il governo Meloni e Mediaset continua a crescere. Ufficialmente, entrambe le parti negano ogni ostilità, ma i segnali di una guerra fredda sono ormai evidenti. Forse non sarà un conflitto dichiarato, ma le schermaglie tra Palazzo Chigi e la galassia Berlusconi sono destinate a continuare. E mentre il ciuffo di Giambruno e quello di Boccia ondeggiano nel vento delle polemiche, resta da vedere chi vincerà questa battaglia sotterranea.

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              Politica

              Maria Rosaria Boccia e l’arte dell’apparire: quando una cartellina può fare miracoli

              Maria Rosaria Boccia, conosciuta per la sua relazione con l’ex ministro Sangiuliano, ha cercato di accreditarsi come figura influente nel mondo della TV attraverso una collezione di foto e scatti, senza mai essere realmente coinvolta. Dai camerini di “Amici” alle pose con volti noti, la sua ossessione per l’apparenza sembra superare la realtà.

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                Maria Rosaria Boccia? Una prezzemolina da record. La sua collezione di foto con personaggi famosi potrebbe vincere qualche record. E la sua mania di accreditarsi come quello che non è nella realtà, con personaggi che non la conoscono e in ambienti dove capita quasi per caso, è degna dei migliori artisti nell’arte dell’illusione.

                Cosa ha a che fare Maria Rosaria Boccia, l’amante dell’ex ministro Sangiuliano, con il mondo Mediaset e, in particolare, con il celebre talent show “Amici” di Maria De Filippi? Apparentemente nulla. Eppure, la “pompeiana esperta” ha tentato di accreditarsi anche nel mondo della televisione attraverso le innumerevoli foto postate sui social media.

                Era il 2017 quando Boccia, grazie al suo lavoro di venditrice di abiti per cerimonie, che la portava a vestire ospiti televisivi, entrava negli studi di Rai e Mediaset. Lì, fotografava compulsivamente i nomi sui camerini dei vip, scattava selfie con ogni volto noto che le passava accanto, condivideva scalette di programmi e si metteva in posa con cartelline in mano, quasi fosse la presentatrice di una prima serata.

                Questo è successo anche per “Amici”. Nel 2017, Boccia ha postato diverse immagini che la ritraggono negli studi del talent-show condotto da Maria De Filippi, con tanto di cartellina ufficiale del programma e sopra la scritta “Costumi”. Un’immagine che lasciava immaginare una qualche collaborazione con il programma.

                In realtà, come commentano da Mediaset, Boccia era ad “Amici” semplicemente perché aveva vestito una delle musiciste dell’orchestra di Renato Zero, ospite in quell’occasione del talent. In sostanza, come smentiscono dal Biscione, l’imprenditrice di Pompei non ha mai avuto alcun rapporto di collaborazione con la trasmissione, a differenza di quanto si potrebbe immaginare vedendo quegli scatti.

                La sua abilità nel mostrarsi dove conta, facendosi immortalare con chiunque possa accrescere il suo status, ha creato un personaggio che vive di illusioni e apparenze, più che di realtà e sostanza. Ma, si sa, in un mondo in cui l’immagine conta più di tutto, Maria Rosaria Boccia ha giocato le sue carte con astuzia, anche se il castello di carta che ha costruito sembra destinato a crollare alla prima folata di vento.

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