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Santanchè e Visibilia: rate, rimborsi e accuse. Il nodo delle casse Covid e la bancarotta da milioni di euro
Cassa integrazione Covid usata impropriamente, bancarotta fraudolenta e bonus ai dipendenti per lo smart working irregolare: tutte le accuse che pendono su Daniela Santanchè e le sue società.
Daniela Santanchè, ministra del Turismo, torna al centro dell’attenzione mediatica e giudiziaria. La sua società, Visibilia Editore (oggi Athena Pubblicità), ha deciso di restituire i fondi ricevuti indebitamente dalla cassa integrazione Covid a zero ore, rateizzando il pagamento. Questa decisione potrebbe alleggerire il rischio di una condanna per danno erariale, ma le accuse di falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato continuano a incombere, aggiungendosi alla richiesta di proroga delle indagini sulla bancarotta fraudolenta del gruppo Ki Group.
Cassa integrazione e bonus ai dipendenti
Visibilia Editore avrebbe percepito oltre 126 mila euro dall’Inps durante la pandemia, destinati a coprire la cassa integrazione di sette dipendenti. Tuttavia, le indagini condotte dalla Procura di Milano e supportate dalla documentazione degli ispettori Inps hanno rivelato che i dipendenti avrebbero continuato a lavorare regolarmente, seppur in modalità smart working.
Un’email del 19 aprile 2022, inviata dal dirigente aziendale Paolo Concordia e indirizzata anche a Santanchè e al suo compagno Dimitri Kunz, conferma che l’azienda era consapevole di questa violazione. Anzi, i dipendenti avrebbero addirittura ricevuto un bonus per il loro impegno lavorativo.
La ministra aveva inizialmente negato ogni addebito, definendo le accuse infondate, ma la recente decisione di Visibilia di risarcire a rate i fondi percepiti illegalmente sembra smentire questa posizione.
Le indagini sulla bancarotta fraudolenta
Non si ferma qui il quadro giudiziario che coinvolge Santanchè. Nei giorni scorsi, la Procura ha richiesto una proroga delle indagini sulla bancarotta di Ki Group Srl, società del settore bio food, di cui la ministra è stata presidente fino al 2021.
Secondo le ricostruzioni, la società avrebbe accumulato un passivo superiore a 8,6 milioni di euro, dichiarandosi insolvente. Gli inquirenti sospettano che la bancarotta sia il risultato di una cattiva gestione durante il mandato di Santanchè e del suo collaboratore Giovanni Canio Mazzaro.
Il futuro della ministra
Nonostante l’accumularsi delle accuse, Daniela Santanchè ha dichiarato in passato di non avere intenzione di dimettersi, nemmeno in caso di rinvio a giudizio.
Il 17 gennaio sarà una data decisiva: l’ultima udienza preliminare sul caso di falso in bilancio stabilirà se la ministra dovrà affrontare un processo o se le accuse verranno archiviate.
Intanto, le irregolarità emerse nella gestione della cassa integrazione e le nuove indagini sul fallimento di Ki Group rischiano di aggiungere ulteriori capitoli a una vicenda legale che potrebbe avere importanti conseguenze politiche.