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Cronaca

Sacra Corona Unita usa TikTok per diffamare i pentiti del clan

La Sacra Corona Unita pubblica su TikTok una pagina contro i collaboratori di giustizia brindisini, con volti, nomi, cognomi e offese rivolte alle loro famiglie.

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    La Sacra Corona Unita ha fatto il suo ingresso su TikTok, suscitando allarme per una pagina dedicata a diffamare i collaboratori di giustizia di Brindisi. Il profilo, rimosso ma riapparso rapidamente, pubblica volti, nomi, e cognomi dei pentiti, accompagnati da offese e minacce rivolte anche alle famiglie. Erano stati diffusi anche stralci di verbali e inviti alla violenza, il tutto con colonna sonora neomelodica inneggiante alla criminalità. Il profilo in poco tempo aveva raggiunto circa 1.600 follower e 2.500 “mi piace”.

    Usare i social per diffondere omertà e violenza

    Libera Puglia ha denunciato questo come un segnale della pericolosa e rinnovata presenza mafiosa nel sud della regione. La pagina pubblicava una cinquantina di video con immagini di collaboratori di giustizia, dagli storici ai più recenti. Gli episodi di omicidi, sparatorie e minacce, anche a magistrati e forze dell’ordine, testimoniano la crescente influenza della Sacra Corona Unita, che sfrutta sempre più i social per diffondere violenza e omertà.

    Le continue infiltrazioni destabilizzano settori della società

    Nel caso specifico, due magistrati antimafia, la gip Maria Francesca Mariano e la pm Carmen Ruggiero, hanno subito minacce di morte e tentativi di aggressione dopo l’inchiesta “The Wolf”. Libera sottolinea che la sola repressione non basta per sradicare la Sacra Corona Unita, richiedendo un approfondimento del fenomeno mafioso, delle sue infiltrazioni sociali ed economiche e del consenso che la mafia continua a ottenere in alcuni settori della società.

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      Italia

      Mondo Convenienza: confermata la multa dell’Antitrust da 3,2 milioni di euro

      La vicenda di Mondo Convenienza evidenzia l’importanza di garantire trasparenza e correttezza nei rapporti con i consumatori.

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        Il Tar del Lazio ha confermato la multa da 3,2 milioni di euro inflitta nel marzo dello scorso anno dall’Antitrust a Iris Mobili, società titolare del marchio Mondo Convenienza. La sanzione è stata comminata per pratiche commerciali scorrette e aggressive. Riguardavano le fasi di consegna e montaggio dei mobili, oltre alla gestione dell’assistenza post-vendita.

        Le accuse dell’Antitrust

        L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha contestato a Mondo Convenienza una serie di condotte illecite. Tra queste per esempio la consegna di prodotti difettosi o incompleti, non idonei all’uso per cui erano stati acquistati. La gestione negligente dell’assistenza post-vendita, con il mancato riconoscimento delle garanzie legali e convenzionali.Ma non solo. L’azienda è stata accusata di porre ostacoli ai consumatori nell’esercizio dei diritti contrattuali, come il diritto di recesso e la richiesta di riparazioni o sostituzioni. Secondo il Tar, queste pratiche hanno violato i diritti dei consumatori, aggravando la loro esperienza d’acquisto. La sentenza ha respinto le argomentazioni di Iris Mobili, che aveva sostenuto che il basso prezzo dei mobili offerti escludesse la scorrettezza delle pratiche.

        Le motivazioni della sentenza

        Nella sentenza il Tar ha sottolineato che la consegna incompleta o difettosa della merce rappresenta una grave negligenza da parte dell’azienda. Inoltre l’offerta di buoni spesa come rimedio per i disservizi è stata giudicata una pratica scorretta, poiché vincola i clienti a nuovi acquisti. Le misure organizzative adottate dall’azienda per migliorare il servizio non sono state sufficienti a giustificare le violazioni contestate.

        Quali sono state le conseguenze per Mondo Convenienza

        La conferma della multa rappresenta un precedente importante per la tutela dei consumatori. L’azienda, che aveva cercato di difendere la propria posizione evidenziando i miglioramenti apportati nei processi di consegna e assistenza, dovrà ora affrontare le ripercussioni economiche e reputazionali della sentenza. Sono oltre 3 milioni di euro non noccioline…

        Chi è Mondo Convenienza

        Mondo Convenienza è uno dei principali marchi italiani nel settore dell’arredamento, noto per i suoi prezzi competitivi e la vasta rete di punti vendita. Tuttavia, negli ultimi anni, l’azienda è stata oggetto di critiche per la qualità del servizio post-vendita e per i ritardi nelle consegne. Nonostante ciò ha ottenuto la certificazione ISO 9001, che attesta l’impegno verso la qualità e la soddisfazione del cliente. Tar permettendo…

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          Storie vere

          Panino “fatale”. A Vicenza uomo di 80 anni mangia una tinta per capelli scambiandola per maionese

          Scambia il tubetto di maionese con la tinta per capelli della moglie, lo spalma nel tramezzino e se lo mangia. E’ salvo.

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            Ma come avrà fatto a non capirlo al volo che stava mangiando una tintura per i capelli della moglie al posto della maionese? L’episodio singolare che avrebbe potuto avere conseguenze gravi si è verificato a Vicenza, dove un uomo di 80 anni ha vissuto un’esperienza decisamente insolita. L’anziano ha deciso di prepararsi un tramezzino con prosciutto e formaggio, e una classica spalmata di maionese. Ma al posto della maionese, l’uomo ha spalmato sul suo panino la tinta per capelli della moglie, conservata insieme agli alimenti sugli scaffali della cucina. Dopo aver consumato il pasto, sono iniziati i primi sintomi di malessere: forti dolori allo stomaco, sensazione di bruciore e nausea.

            L’intervento del Centro antiveleni di Verona

            Realizzando la gravità della situazione, l’ottantenne ha contattato il Centro antiveleni di Verona, rifiutandosi però di recarsi al pronto soccorso. La dottoressa Lucia Drezza gli ha fornito precise istruzioni per affrontare la situazione: assumere gastroprotettori, digiunare per almeno quattro ore e mantenere un contatto costante con il Centro. Seguendo queste indicazioni, l’uomo è riuscito a ristabilirsi nel giro di poche ore.

            Una storia che si ripete

            Questo episodio è solo una delle 14.000 chiamate annuali ricevute dal Centro antiveleni di Verona. Il responsabile, il dottor Giorgio Ricci, ha spiegato che tra i casi più comuni ci sono genitori preoccupati per bambini che ingeriscono sostanze potenzialmente dannose, anziani con demenza senile che commettono errori simili a quello del vicentino, e raccoglitori di funghi inesperti che si intossicano con specie non commestibili.

            Sicurezza domestica: che fare?

            La vicenda del tramezzino “al gusto di ammoniaca” è un promemoria sull’importanza di conservare i prodotti non alimentari lontano dai cibi e di prestare attenzione alle attività domestiche. Ci si chiede chissa come avrà fatto quel prodotto per capelli a entrare nel frigorifero, forse per mantenere la propria freschezza e integrità. Ci sta. Bisognerebbe magari etichettare meglio le sostanze non alimentari contenute nel frigorifero. Per questa volta è andata bene. La prontezza del Centro antiveleni e la capacità dell’uomo di seguire le istruzioni hanno evitato conseguenze più gravi, trasformando un errore potenzialmente fatale in una disavventura da raccontare.

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              Cronaca

              Pietro Orlandi: “Vorrei parlare con papa Francesco, penso che Emanuela sia ancora viva”

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                A più di quarant’anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, il mistero sulla giovane cittadina vaticana continua a restare irrisolto. Ma Pietro Orlandi, suo fratello, non si arrende.

                Ospite a Verissimo, ha ribadito ancora una volta il suo desiderio di incontrare papa Francesco, un incontro che però – stando alle sue parole – non sarebbe mai stato concesso.

                “Io non mi fermo mai perché non posso fermarmi. Devo trovare la verità e dare giustizia a mia sorella”, ha dichiarato con fermezza.

                Il suo appello arriva in un momento delicato, dopo la notizia del ritrovamento di un fascicolo vuoto all’Archivio Centrale dello Stato, un documento che avrebbe dovuto contenere informazioni su Emanuela e che invece è stato trovato inspiegabilmente privo di contenuti.

                Un colpo durissimo per la famiglia Orlandi, che da decenni cerca risposte.

                L’appello a papa Francesco: “Perché non vuole parlarmi?”

                Nel corso dell’intervista, Pietro Orlandi ha spiegato di aver provato in più occasioni a ottenere un’udienza con papa Francesco, senza successo.

                “Da quando mi ha detto che Emanuela era in cielo, ho sempre cercato di incontrarlo, ma lui non ha mai voluto”, ha raccontato.

                Un rifiuto che solleva domande. Perché il pontefice non accetta di incontrarlo? Secondo Orlandi, la risposta potrebbe essere nel timore delle ripercussioni di un colloquio del genere.

                “Mi sono sempre chiesto perché vada da Fazio o a Sanremo e non da noi. Mi è stato riferito che lui ha detto di avere ‘troppi occhi puntati addosso’. Non è normale che il Papa abbia paura di parlare; probabilmente chi gli sta vicino teme che possa dire qualcosa che non dovrebbe.”

                Parole forti, che gettano ulteriori ombre sulla gestione del caso da parte delle autorità vaticane.

                Emanuela potrebbe essere ancora viva?

                Ma l’affermazione più sorprendente di Pietro Orlandi riguarda proprio la sorte della sorella.

                “Può essere accaduto di tutto. E, se è accaduto di tutto, può anche essere che sia ancora viva.”

                Un’ipotesi che il fratello di Emanuela non ha mai abbandonato e che alimenta ancora più interrogativi su ciò che potrebbe essere successo davvero nel 1983, quando la giovane scomparve nel nulla.

                Nel frattempo, la battaglia della famiglia Orlandi per la verità continua. Ma con troppe domande ancora senza risposta.

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