Speciale Olimpiadi 2024
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
La campagna di disinformazione e fake news che ha coinvolto l’incontro tra Imane Khelif e Angela Carini è durata giorni, alimentata da speculazioni non supportate da evidenze scientifiche. Siamo andati a controllare la verità cercando di separarla dal fango e dalle fake news su Imane Khelif
Da giorni ormai non si parla d’altro che dell’incontro tra “il pugile trans” algerino messo di fronte all’atleta donna italiana. Su Imane Khelif si è detto tutto e di più: maschio, trans, operato. Ma qual è la verità? Siamo andati ad accertarla per voi.
La cronaca dell’incontro tra Angela Carini e Imane Khelif
L’incontro di boxe degli ottavi di finale tra l’italiana Angela Carini e l’algerina Imane Khelif, accusata di essere un uomo, dura solo pochi secondi. Carini si ritira per un colpo troppo doloroso, permettendo così a Khelif di avanzare ai quarti di finale nella categoria -66 kg. «Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta. Esco a testa alta» ha dichiarato Carini.
Dopo circa 36 secondi, un primo colpo che le ha fatto volare via il caschetto ha portato l’azzurra a parlare con il suo angolo. Successivamente, ha deciso di ritirarsi, concedendo la vittoria alla pugile algerina. Dopo il ritiro, Carini si è inginocchiata al centro del ring in segno di disperazione, avvalorando l’ipotesi che la sua decisione fosse una forma di denuncia per i valori anomali di testosterone di Khelif.
Il tecnico del pugilato azzurro, Emanuele Renzini, ha spiegato: «Sarebbe stato più facile non presentarsi, perché tutta Italia da giorni le chiedeva di non combattere. Ma Angela era motivata e voleva farlo. Certo al sorteggio, quando ha conosciuto l’avversaria, mi ha detto “non è giusto”. Ma qui oggi non c’è stata premeditazione». Renzini racconta il match della discordia tra Angela Carini e Imane Khelif. «Carini ha abbandonato dopo aver preso un pugno, mi ha detto che non se la sentiva che non voleva combattere. Ho provato a dirle di arrivare almeno alla fine della prima ripresa così ci saremmo confrontati, ma niente».
Dichiarazioni politiche e reazioni
Il caso ha attirato l’attenzione della premier Giorgia Meloni, che ha commentato: «Non era ad armi pari». Anche il Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini e il Ministro dello Sport Andrea Abodi sono intervenuti sia prima che dopo il combattimento, esprimendo dubbi sulla partecipazione di Khelif al match, insinuando che fosse transgender o addirittura un uomo. Queste dichiarazioni hanno alimentato ulteriormente le polemiche.
Genitali femminili
Biologicamente, Imane Khelif ha sempre avuto organi sessuali femminili. Non ha mai subito alcuna transizione di genere, né ha cambiato sesso. Una foto di famiglia resa pubblica da Algérie Football Media mostra Khelif come una bambina, confermando la sua identità femminile fin dall’infanzia. Non ha il pene e non lo ha mai avuto.
Un atleta approvata da CIO
Imane Khelif è nata in Algeria nel 1999 ed è considerata una delle favorite per la medaglia d’oro nella categoria Superleggeri del pugilato femminile. Secondo il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Khelif rispetta tutti i criteri di ammissibilità per la competizione.
Ha cromosomi XY?
Nel 2023, Khelif fu esclusa dal Mondiale di boxe dall’IBA a causa di valori di testosterone elevati. Il presidente dell’IBA affermò che Khelif aveva cromosomi maschili XY, ma questa affermazione non ha mai ricevuto conferme ufficiali. Nei cinque anni precedenti al caso del 2023, Khelif non aveva mai fallito i test sul testosterone. E non ha mai fallito in tutti i controlli fatti drima delle Olimpiadi.
Non è una trans
Imane Khelif non è una trans non avendo cambiato sesso. Secondo gli esperti sarebbe quella che viene definita come una persona intersex. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il termine “intersex” include tutte le variazioni innate nelle caratteristiche del sesso, che possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo. Khelif ha sempre avuto organi sessuali femminili, ma ha un livello di testosterone da uomo.
Sempre stata una bambina
Una foto di famiglia, pubblicata da Algérie Football Media, mostra Khelif come una bambina, confermando la sua identità femminile fin dall’infanzia.
Risultati sportivi
Nel corso della sua carriera, Khelif ha disputato 15 incontri, perdendone 6, dimostrando di essere una pugile competitiva ma non imbattibile. Questo dimostra che non dispone di alcun vantaggio incolmabile rispetto alle altre atlete.
Polemiche sui test ormonali
Secondo il CIO, le atlete devono mantenere un livello di testosterone inferiore a 10 nmol/L nei 12 mesi precedenti e durante le competizioni. Mark Adams, portavoce del CIO, ha dichiarato che Khelif è sempre rimasta sotto questo limite e ha presentato documentazione medica che attesta che non dispone di vantaggi derivanti dalla sua situazione ormonale.
Iperandrogenismo
Secondo Algérie Football Media, Khelif soffrirebbe di iperandrogenismo, una condizione che comporta una produzione di testosterone maggiore rispetto alla media. Dopo la squalifica del 2023, ha iniziato delle cure per tenere sotto controllo questi livelli ormonali, risultando idonea a partecipare ai Giochi Olimpici. La campagna di disinformazione contro Khelif è stata definita da Algérie Football Media come una “vile campagna di diffamazione e odio senza alcuna prova medica o biologica”.
Parere dell’esperto: “È una donna a tutti gli effetti”
Silvia Camporesi, bioeticista e professoressa di Sports Ethics & Integrity all’università belga KU Leuven, ha espresso chiaramente la sua posizione: «La pugile Imane Khelif è una donna, quindi non vedo problemi alla sua partecipazione a competizioni femminili». Camporesi, una delle massime esperte di scienza ed etica dello sport, sottolinea che Khelif è una persona con “variazioni delle caratteristiche del sesso” (Vcs/Dsd), che possono comportare anche iperandrogenismo, cioè una produzione di ormoni superiore a una ipotetica media femminile.
Camporesi chiarisce che tali variazioni possono derivare da diversi fattori, come la sindrome dell’ovaio policistico, che colpisce tra l’8 e il 13 per cento delle donne. «Sarebbero da escludere anche loro?» si chiede retoricamente.
Questo fact checking mira a ristabilire la verità, basandosi su dati verificati e su un’analisi rigorosa delle informazioni disponibili.