Speciale Olimpiadi 2024

Gioventù sfrontata: Mattia Furlani conquista il bronzo nel lungo a soli 19 anni 

Con un salto di 8,34 metri, Mattia Furlani si piazza tra i giganti della disciplina, dimostrando che l’età non è un limite. Un talento puro, figlio d’arte, che promette di regalare ancora tante emozioni all’atletica italiana.

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    Gioventù audace, non sperperata. Un esordiente che si presenta all’arena olimpica e porta a casa un eccellente risultato. Mattia Furlani, con i suoi 19 anni, ha conquistato il bronzo nel salto in lungo alle Olimpiadi di Parigi 2024, mancando l’oro per soli 14 centimetri. Questa è la seconda medaglia italiana nel salto in lungo, a 40 anni dal bronzo di Giovanni Evangelisti nel 1984.

    Un talento naturale, Mattia. La sorprendente leggerezza dell’essere. Si è presentato in pedana con quel caratteristico cespuglio di capelli e ha corso velocissimo, lasciando solo un centimetro e mezzo sull’asse di battuta. Ha veleggiato con eleganza, tre passi e mezzo, un battito d’ali, con un metro di vento contrario, ma senza curarsene. 8,34 al primo salto. Ha allargato le braccia come a dire: “Signori, è arrivato il vento che gonfierà le vostre vele”. Ecco Mattia da Rieti, per tutti quelli che pensano che a questa età si facciano solo sciocchezze. Avere diciannove anni, essere il più giovane tra i concorrenti e volare. Non è pronto? Ma sì che lo è.

    Per trovare un altro italiano così giovane sul podio olimpico, bisogna risalire a 104 anni fa. Nel 1920, Ugo Frigerio vinse l’oro nella marcia, e nel 1912 Fernando Altimani fu bronzo, sempre nella marcia. Questo non è skate o park, dove gareggiano adolescenti che fanno acrobazie nelle vasche. Questo è salto in lungo: Owens, Beamon, Lewis, Powell. Quattro leggende che sono quasi uscite dalla buca e hanno lasciato un’orma nella storia.

    Mattia Furlani ha dimostrato di essere all’altezza di questa élite. La pedana di Parigi è molto veloce e richiede avanzamento, non rimbalzo. Mattia non sa se ridere o piangere. Anzi, stavolta lo sa. «Mi sono stufato di piangere, altrimenti sembra che sono un piagnone». Agli Europei di Roma ringraziò la mamma allenatrice.

    «Le devo tutto». Khaty Seck, madre di Mattia, è un’ex sprinter senegalese, il padre Marcello è un ex saltatore in alto, la sorella Erika anche lei salta, come Luca, l’altro fratello. E cosa deve dire il ragazzo che tifa Roma? «È stata una delle migliori gare della mia carriera dal punto di vista tecnico. Sono contento che questo sia emerso. Sul lato emotivo non ho parole. È la dimostrazione che per i risultati ci vuole tempo, bisogna darlo ai giovani».

    «Sono sicuro che questo processo continuerà, bisogna dare fiducia a tutti i ragazzi della mia età, bisogna fare esperienza per raggiungere determinati risultati. Una medaglia olimpica l’avevo sempre sognata nella mia piccola carriera. Spero che sia solo la prima di una lunga serie. Ora me la godo, poi cercherò di andare sempre più lontano, grazie agli italiani che mi hanno dato un supporto incredibile, un bacio e un abbraccio a tutti e ci rivediamo sul podio».

    Mattia Furlani, un nome destinato a restare nella storia dell’atletica italiana, ha dimostrato che la gioventù, quando supportata dal talento e dalla determinazione, può raggiungere traguardi straordinari.

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