Italia
Olimpiadi Cortina 2026. Prezzi pazzi per affitti, immobili, spesa e ristoranti
A poco meno di un anno i prezzi a Cortina e Milano crescono vertiginosamente. Si avvicina una Olimpiade per pochi ricchi?

Non facciamo gli ipocriti, era prevedibile. Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi Invernali di Cortina 2026, l’iconica località dolomitica sta vivendo un vero e proprio boom immobiliare. Ma non solo. I prezzi di affitto e vendita hanno raggiunto livelli record, trasformando le case in un lusso riservato a pochi. Ma anche ristoratori, commercianti si stanno attrezzando per tempo.
Affitti da capogiro. Olimpiadi per pochi privilegiati
La domanda di appartamenti a Cortina ha portato gli affitti a toccare cifre astronomiche. Durante i 17 giorni di gare olimpiche, gli 80 metri quadrati in centro sono offerti a ben 51 mila euro. Una cifra che rende necessario un robusto conto in banca per chi desidera vivere l’esperienza olimpica senza rinunciare al comfort. Più lontano dal centro i prezzi calano, ma restano comunque elevati: 25 mila euro per un appartamento da 100 metri quadrati o 7.700 euro a 22 chilometri dal cuore di Cortina. Cosa da pazzi…
Mercato immobiliare alle stelle
Non solo gli affitti ad aumentare i prezzi. Anche i prezzi di vendita degli immobili hanno raggiunto vette impressionanti. Nel centro di Cortina, è difficile trovare un metro quadrato a meno di 18 mila euro, avvicinandosi ai costi delle zone di lusso di Milano. Questo trend, se da un lato sta attirando investitori, dall’altro scoraggia chi sperava di accedere al mercato immobiliare della zona.
Un’occasione di rilancio
Le Olimpiadi rappresentano non solo una sfida, ma anche una grande opportunità di trasformazione per la “Regina delle Dolomiti“. Numerosi hotel storici stanno rinascendo grazie agli investimenti di grandi gruppi internazionali, e la viabilità della città sta subendo un importante rinnovamento. Tuttavia, il costo di questi miglioramenti si riflette direttamente sui prezzi immobiliari, alimentando un mercato sempre più elitario.
E dopo i Giochi? Cortina diventerà ancora più esclusiva…
L’eredità olimpica di Cortina rimane una grande incognita. Se i turisti stranieri, attratti dalla bellezza delle Dolomiti, continueranno a rappresentare la maggioranza, gli italiani potrebbero trovare sempre più difficile permettersi una vacanza o una casa in questa località. E con il cambiamento climatico che riduce le nevicate in inverno, il turismo estivo potrebbe diventare il vero punto di forza della Cortina del futuro.
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Italia
«Non ho ancora finito»: Carlo III interrotto alla Camera. Ma poi incanta l’Aula (e va a prendere il gelato)
Nel suo discorso al Parlamento italiano Re Carlo III parla di Dante, Garibaldi, Falcone, pace e Ucraina. Lo fa in parte in italiano, con ironia e garbo. Ma un fuori programma lo interrompe a metà frase: «La cerimonia è terminata…». Il Re, sorpreso, si gira verso i presidenti delle Camere: «Non ho ancora finito».

Nel giorno in cui Carlo III diventa il primo sovrano britannico a parlare davanti al Parlamento italiano, l’Aula di Montecitorio si è lasciata andare a una lunga e calorosa standing ovation. Ma non prima di un piccolo, imbarazzante inciampo del cerimoniale, che ha rischiato di trasformare la solennità istituzionale in sketch da varietà.
Il re si stava riprendendo dall’applauso tributato al ricordo di Giovanni Falcone – «mia madre fece visita a Capaci poco dopo l’attentato» – quando una voce fuori campo, probabilmente dallo staff della Camera, ha annunciato: «La cerimonia è terminata. I gentili ospiti sono pregati di rimanere seduti». Il sovrano, interdetto, ha abbozzato un sorriso amaro, poi si è rivolto verso Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa: «Non ho ancora finito…». Solo dopo quel richiamo ha potuto concludere il suo discorso, che si chiude con una citazione dantesca: «E poi uscimmo a riveder le stelle».
Un epilogo inusuale per un intervento che, in realtà, aveva tutto il respiro e il tono di un discorso storico. È la prima volta che un monarca britannico prende la parola davanti alle Camere riunite in seduta solenne. E Carlo III lo fa alternando italiano e inglese, ironia e ricordi, riferimenti letterari e geopolitici, senza mai perdere l’equilibrio. «Spero di non stare rovinando la lingua di Dante così tanto da non essere più invitato in Italia», scherza all’inizio. E ancora: «Oggi è un momento speciale, cade anche il nostro ventesimo anniversario di matrimonio». Camilla, in platea, sorride complice.
Nel cuore del discorso, c’è spazio per molto. La storia condivisa tra Regno Unito e Italia («un terzo delle opere di Shakespeare è ambientato qui», ricorda), la cultura («abbiamo beneficiato enormemente della vostra influenza, anche se ogni tanto corrompiamo la vostra meravigliosa cucina»), l’ambiente e, inevitabilmente, la guerra in Ucraina.
«Gran Bretagna e Italia sono unite nella difesa dei valori democratici. I nostri Paesi sono stati entrambi al fianco dell’Ucraina nel momento del bisogno. Le nostre forze armate operano insieme nella NATO», dice. E aggiunge, con toni che evocano gli echi del passato: «Tra poche settimane celebreremo l’80esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale in Europa. Ricorderemo il terribile prezzo della guerra e il prezioso dono della pace. Oggi, purtroppo, l’eco di quei tempi, che speravamo consegnati alla storia, riecheggia nel nostro continente. Le giovani generazioni lo vedono ogni giorno sui tablet: la pace non può mai essere data per scontata».
Poi la chiusura affettuosa: «L’Italia sarà sempre nel mio cuore, come lo fu per la mia adorata madre». Frase semplice, efficace, accolta da un altro lungo applauso. Ma è forse nel passaggio più leggero che si coglie l’essenza della visita. «Quando Garibaldi venne in Gran Bretagna ci fu una vera e propria Garibaldi-mania. Gli dedicarono persino un biscotto: da noi è il massimo dell’onore», sorride Carlo, guadagnandosi la simpatia dell’Aula.
Dopo l’incidente della voce fuori campo, il discorso si chiude senza altri intoppi. L’uscita da Montecitorio è invece accompagnata da un fuori programma ben più gradito: re Carlo e la regina Camilla, dopo aver salutato la folla lungo via Uffici del Vicario, deviano verso la gelateria Giolitti. Una breve sosta tra turisti e romani incuriositi, che segna il finale informale di una giornata formale.
Gelato alla crema? Pistacchio? Poco importa. A colpire è il contrasto tra l’eleganza sobria del sovrano e l’incertezza della macchina protocollare italiana, ancora capace di annunciare la fine della cerimonia… quando il re non ha nemmeno finito di parlare.
Italia
Ma che musica ragazzi…Operazione antidroga a Cagliari: arrestati sette tra DJ e organizzatori di eventi
Smantellato un gruppo di criminali dedito al traffico di droghe sintetiche nei locali notturni. Sequestrati ingenti quantitativi di stupefacenti e contanti.

La musica è finita…Un’operazione antidroga condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cagliari ha portato all’arresto di sette persone. Tra questi tre disc jockey e organizzatori di eventi notturni. L’indagine, iniziata nel 2023, ha smantellato un presunto gruppo criminale che trafficava droghe sintetiche come ketamina, MDMA, cocaina, hashish e marijuana nei locali notturni di Cagliari e dintorni.
Droghe vendute durante gli eventi notturni di Cagliari
Quattro degli arrestati sono stati incarcerati, mentre tre sono agli arresti domiciliari. Tra i principali indagati figura Matteo Putzu, noto come Dj Zola, che avrebbe mantenuto contatti internazionali per il rifornimento delle droghe. Durante le indagini, sono stati sequestrati oltre 4 chili di ketamina, 7,5 chili di cocaina, 2 chili di hashish, 1 chilo di marijuana, 300 pasticche di MDMA e diverse quantità di 2C-B, oltre a 19.500 euro in contanti.
Locandine delle serate utilizzate per comunicare la disponibilità delle droghe
Le droghe venivano vendute durante eventi notturni, spesso promosse nelle stesse locandine che pubblicizzavano le serate, come parte integrante del divertimento. Gli indagati utilizzavano app criptate come Telegram e Signal per coordinare le vendite e le spedizioni. L’operazione ha coinvolto anche lo Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sardegna” e un equipaggio dell’11esimo NEC. L’indagine è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia
Italia
Torna la caccia alle streghe: una raccolta di firme per cancellare un concerto metal a Milano
A quanto pare, il rock non muore mai. Ma fa ancora parecchio rumore, soprattutto tra chi non ama ascoltarlo. In soli due giorni, una petizione lanciata da CitizenGO ha raccolto oltre 35.000 firme per chiedere l’annullamento del concerto dei Behemoth. Satyricon e Rotting Christ in programma il 9 aprile all’Alcatraz di Milano. Le motivazioni? Offesa al sentimento religioso e, a detta di alcuni, minaccia al quieto vivere spirituale.

A perorare questa “guerra santa” contro il metal estremo è arrivata anche una lettera firmata dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Michele Mardegan, indirizzata direttamente al Sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Il contenuto? La richiesta ufficiale di annullamento dell’evento, probabilmente nella speranza di salvare le anime milanesi da riff infernali e cori gutturali. Peccato che nessuno abbia obbligato i cittadini a partecipare. Ma si sa, meglio prevenire che… headbanging!

Il manifesto del concerto
La risposta del web: Change.org contro la censura travestita da morale
Come ogni buona storia rock, anche questa ha la sua controparte ribelle. Su Change.org è nata una contro-petizione che difende il diritto delle band di esibirsi e del pubblico di godersi un po’ di metal, senza essere etichettati come eretici in cerca di perdizione. Il testo è chiaro: “Chi va a questo concerto lo fa consapevolmente. Nessuno sta profanando chiese o scuotendo crocifissi.” In altre parole, libertà d’espressione batte crociata medievale.
Censura e arte: un matrimonio che non s’ha da fare
Il nocciolo della questione, come sempre, è uno: la libertà di espressione artistica. È davvero accettabile, nel 2025, che qualcuno voglia impedire l’esibizione di artisti perché non allineati a un pensiero religioso? E soprattutto, possiamo davvero permettere che una parte della popolazione decida cosa è giusto o sbagliato per tutti gli altri?
Tornano alla memoria i roghi dei dischi dei Beatles
Nel marzo del 1966, John Lennon dichiarò ironicamente che i Beatles erano “più popolari di Gesù”. Questa affermazione, che faceva parte del personaggio, sempre incline all’ironia specco anche feroce, inizialmente ignorata nel Regno Unito scatenò una forte reazione negli Stati Uniti quando fu ripresa da una rivista americana. In particolare, alcune stazioni radio del Sud promossero campagne per boicottare i Beatles, organizzando roghi pubblici dei loro dischi e memorabilia. Gruppi religiosi e membri del Ku Klux Klan parteciparono a queste manifestazioni, dando alle fiamme gli album della band e incitando al boicottaggio. Lennon si scusò pubblicamente, spiegando che non intendeva mancare di rispetto alla religione. Nonostante ciò, le proteste influenzarono la decisione dei Beatles di interrompere le tournée dal vivo
Metal e democrazia: due concetti che fanno più rumore insieme
Firmare la contro-petizione significa dire sì alla democrazia, alla pluralità e al diritto sacrosanto (quello sì!) di godersi un concerto. Non è questione di gusti musicali ma di civiltà. Perché oggi vietiamo il metal, domani magari i film horror, dopodomani i jeans strappati. E poi finisce che ci ritroviamo tutti a cantare Faccetta nera in chiesa. Meglio prevenire che doversi leccare poi le ferite…
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