Cronaca
Starlink Italia, la sede fantasma: tra misteri, portieri perplessi e una società invisibile
Un’indagine tra i corridoi del palazzo Abruzzi 94 a Milano, dove ufficialmente si trova la filiale italiana del colosso di Elon Musk. Ma è davvero così?

Se cerchi Starlink Italy Srl, la società che dovrebbe rappresentare il colosso di Elon Musk nel nostro Paese, ti aspetteresti di trovare un edificio futuristico, con insegne luminose e magari qualche Tesla parcheggiata all’ingresso. Invece, ti imbatti nel palazzo Abruzzi 94, una struttura modesta a due passi da Piazzale Loreto, Milano. Qui, ufficialmente, ha sede la filiale italiana di Starlink, un’azienda che sta negoziando un contratto miliardario con il governo italiano.

Ma entrare in contatto con Starlink Italy Srl è un’esperienza quasi mistica. Nessuna insegna, nessun logo, nessuna traccia visibile della presenza di Musk e dei suoi satelliti. Solo il portiere del palazzo, un uomo cordiale con un librone pieno di nomi e sigle, che scuote la testa perplesso: «Starlink? Mai sentita nominare. Qui conosco tutti, ma di questa società non so nulla».
Un fantasma tra i corridoi di Abruzzi 94
Non basta. Il portiere, determinato a fare luce sul mistero, sfoglia il registro delle società domiciliate nel palazzo. Nulla. Telefona persino ad alcuni uffici, ma la risposta è sempre la stessa: «Mai sentito parlare di Starlink». Eppure, i documenti ufficiali indicano proprio questo indirizzo come sede della società che dovrebbe portare l’internet satellitare in tutta Italia.
Qualcuno suggerisce che Starlink Italy Srl sia solo un domicilio legale, un luogo dove ricevere corrispondenza senza effettivamente operare. Un’ipotesi corroborata dal fatto che nemmeno i postini sanno esattamente dove consegnare la posta destinata a Starlink.

Un account X criptico e silenzi impenetrabili
C’è poi la questione dell’account italiano su X (ex Twitter), attivato nel 2020 e poi abbandonato. Nell’estate del 2021, un singolo post misterioso ha riacceso brevemente l’attenzione: «P am. P@Laogauzill.pv m p. L’ho p in mn.M l po. m. Nel». Nessuno ha mai capito cosa volesse dire. Forse un errore, forse un messaggio criptico che solo gli ingegneri di Musk possono decifrare. Poi, più nulla.

Per trovare una traccia tangibile, bisogna salire al decimo piano del palazzo, dove si trovano gli uffici di BDO Italia, una società di consulenza che opera in 167 Paesi. Qui, finalmente, un segnale: «Sì, Starlink Italy Srl è qui», conferma una voce dalla segreteria, aggiungendo però che il partner che se ne occupa non può rilasciare dichiarazioni senza l’autorizzazione della società.
Starlink, una rivoluzione che parte da un luogo anonimo
Il contrasto tra l’impatto rivoluzionario di Starlink e la sua presenza discreta in Italia non potrebbe essere più evidente. Starlink promette di portare internet ovunque, anche nei luoghi più remoti, grazie a una costellazione di satelliti che orbitano intorno alla Terra. Ma qui, a Milano, la sua presenza sembra quella di un fantasma: una società “viva e vegeta”, come confermano da BDO, ma senza volti, senza uffici visibili, senza segni distintivi.
Non è chiaro perché Starlink abbia scelto questa modalità operativa. Forse per ridurre i costi, forse per evitare l’attenzione mediatica, o forse perché l’Italia è solo uno dei tanti mercati in cui Musk punta a espandersi. Ma per ora, il mistero rimane.
La domanda che resta
Elon Musk, con le sue idee avveniristiche e le sue ambizioni galattiche, è abituato a far parlare di sé. Ma in Italia, Starlink si muove nell’ombra, tra portieri increduli e segretarie che si rifugiano in un garbato “non possiamo rispondere”.
Forse, questa discrezione è solo parte del piano. Dopotutto, i satelliti di Starlink non si vedono a occhio nudo, ma sono lì, a portata di connessione. Magari anche Starlink Italy Srl è più reale di quanto sembri, solo che preferisce non dare nell’occhio.
Ma una cosa è certa: se volete internet a banda larga da Musk, meglio non cercarlo al decimo piano di Abruzzi 94. O almeno, non aspettatevi di trovare una Tesla in doppia fila.
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Politica
Santanchè, il conto del Twiga pagato da Visibilia: 27 mila euro per cene e serate
Nel 2014 Visibilia saldò una fattura da quasi 27 mila euro per le consumazioni al Twiga di Flavio Briatore. Tra cene di lusso, discoteca e scorta, emergono nuovi dettagli sul rapporto tra Santanchè e la società quotata.

Un’estate all’insegna del lusso, con il conto saldato da Visibilia. È questo uno degli ultimi capitoli della lunga inchiesta sulla gestione dell’azienda da parte di Daniela Santanchè, oggi ministra del Turismo. Secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano, nel 2014 Visibilia avrebbe pagato anche le consumazioni personali della Santanchè e dei suoi ospiti presso il Twiga, lo stabilimento balneare di Flavio Briatore a Marina di Pietrasanta.
La cifra non passa inosservata: 26.900 euro, scontati del 30%, per una stagione di pranzi, cene e serate. Tutto documentato da una mail inviata il 7 ottobre 2014 dall’amministrazione del Twiga agli indirizzi ufficiali di Visibilia, in cui si chiedeva il saldo del conto e si allegava il dettaglio delle consumazioni registrate dal 25 aprile al 21 settembre.
In quegli stessi mesi, Daniela Santanchè regalava al figlio Lorenzo Mazzaro una villa in Versilia, a pochi minuti d’auto dallo stabilimento. Una coincidenza che oggi si intreccia con il sospetto di una gestione quanto meno spregiudicata delle casse aziendali.
Nel dettaglio, il resoconto parla chiaro. Tra la ministra, il compagno di allora Alessandro Sallusti e l’amica Patrizia d’Asburgo Lorena, vennero spesi 11.885 euro in ristorazione in 43 giorni, con una media di 276 euro al giorno. Non meno attiva la scorta, che fece registrare consumazioni per 2.987 euro, circa 100 euro al giorno.
Quanto al giovane Lorenzo, tra pranzi e serate in discoteca, la spesa lievitò ulteriormente: 5.192 euro in pasti distribuiti su 34 giorni (152 euro al giorno) e 6.835 euro in 26 notti di divertimenti, per una media di 263 euro a serata. Il tutto, secondo l’accusa, a carico dei soci di minoranza di Visibilia, chiamati a pagare senza possibilità di intervento o opposizione.
La storia si aggiunge a una serie di episodi che mettono sotto la lente il rapporto tra Santanchè e Visibilia, società quotata in Borsa che, secondo varie ricostruzioni giornalistiche, sarebbe stata trattata più come un bancomat personale che come un’impresa gestita nell’interesse degli azionisti.
Già in precedenza erano emersi documenti relativi a spese per lavori nella villa di famiglia, sempre attribuite a Visibilia. Ora, con il conto del Twiga, la vicenda si arricchisce di nuovi particolari che rendono ancora più evidente il conflitto d’interessi: da una parte la Santanchè, allora parlamentare di Forza Italia, dall’altra l’imprenditrice che utilizzava fondi societari per coprire spese private.
Nonostante le difficoltà finanziarie di Visibilia, la ministra — secondo quanto ricostruito — avrebbe continuato a usare la società per sostenere spese personali elevate, mentre gli altri soci erano costretti a coprire i buchi di bilancio.
Al momento, Daniela Santanchè respinge ogni addebito, difendendo la propria gestione. Ma il quadro che emerge dagli atti e dalle testimonianze lascia poco spazio ai dubbi: una gestione spregiudicata, in cui la distinzione tra conti aziendali e spese personali sembrava labile, se non del tutto ignorata.
Nei prossimi mesi potrebbero arrivare ulteriori sviluppi giudiziari, anche in relazione agli accertamenti in corso sulla gestione di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria.
Intanto resta una fotografia chiara: tra ville in Versilia, cene esclusive e discoteche di lusso, la linea di confine tra affari e piaceri, per la ministra del Turismo, sembra essersi fatta pericolosamente sottile.
Italia
I rituali pasquali del sabato santo tra silenzio e attesa
E’ un giorno di silenzio eloquente, di trepidante attesa e di raccoglimento. È il momento in cui la Chiesa, come il seme che marcisce nella terra, attende pazientemente il germoglio della vita nuova che si manifesta nella gioia della Pasqua.

Il sabato santo, cuore del Triduo Pasquale, è un giorno unico e speciale nella liturgia cristiana. Si caratterizza come un tempo di attesa e silenzio, in cui la Chiesa medita sulla Passione e la morte di Cristo, sostando presso il suo sepolcro. È un giorno “a-liturgico“, privo cioè di celebrazioni eucaristiche. Ad eccezione della preghiera dell’Ufficio delle letture e delle lodi, che scandiscono il tempo in preparazione alla veglia Pasquale. Il sabato santo è soprannominato il giorno del “grande silenzio”. È un tempo sospeso, privo di alleanza, dedicato alla meditazione e all’attesa della Risurrezione. La Chiesa invita i fedeli a vivere questo giorno con raccoglimento e digiuno. È un tempo per contemplare il mistero della Passione di Cristo, della sua discesa agli inferi e della speranza nella Risurrezione.
La mancanza di celebrazioni liturgiche
Durante il sabato santo non si celebra l’Eucaristia. Questa peculiarità sottolinea il carattere di vuoto e attesa del giorno, riservato all’azione invisibile di Dio. Il digiuno e la preghiera diventano i mezzi principali per accompagnare Cristo nel suo riposo nel sepolcro. E come lo si fa? Con la veglia del sepolcro e l’ora della madre. In alcune tradizioni locali durante il sabato santo si valorizzano momenti di preghiera comunitaria. Infatti la veglia del sepolcro si svolge spesso con preghiere silenziose davanti al Santissimo Sacramento o alla rappresentazione del Cristo deposto. L’ora della madre, invece, è un momento dedicato a Maria, che accompagna con dolore e speranza l’attesa della Risurrezione del figlio.
La cura del silenzio
Il sabato santo è un giorno che invita alla contemplazione e al rispetto del silenzio. Questo silenzio non è semplice lutto, ma una trepidazione carica di speranza. I fedeli sono chiamati a custodire questo “tempo sospeso”, evitando di riempirlo con attività frenetiche, per lasciar spazio alla preparazione interiore in vista della veglia Pasquale. La mancanza di celebrazioni rappresenta il “grande intervallo” che va dalla consegna dello Spirito di Cristo sulla croce alla sua gloriosa Risurrezione. È un tempo simbolico che richiama la sepoltura di Cristo, simboleggiata dal silenzio del sepolcro in cui il seme della Risurrezione è già stato deposto.
Come si prepara la veglia Pasquale
Sebbene il sabato santo sia un giorno a-liturgico, è anche un momento di preparazione per la grande celebrazione della veglia Pasquale. Questa celebrazione, che inizia la sera con il crepitio del fuoco e l’annuncio “Luce di Cristo“, rompe il silenzio e inaugura l’arrivo e il trionfo della Risurrezione.
Cronaca Nera
Delitto Nada Cella, il fratello di Annalucia Cecere: “Penso che possa averla uccisa”
Maurizio Cecere depone in Corte d’Assise a Genova e descrive la sorella Annalucia come “violenta, irascibile e pericolosa”. E aggiunge: “Se ha sbagliato deve pagare”. Ascoltato anche l’ex fidanzato, che racconta episodi di gelosia ossessiva.

Un’accusa pesantissima, che arriva dalla persona forse più insospettabile. Maurizio Cecere, fratello di Annalucia, ha puntato il dito contro la sorella durante il processo per l’omicidio di Nada Cella, la segretaria ventiquattrenne uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996. Davanti alla Corte d’Assise di Genova, Maurizio ha parlato senza mezzi termini di una sorella «violenta e pericolosa», arrivando a dire: «Penso che possa essere stata lei ad uccidere quella ragazza. Ma è solo una mia sensazione».
Un’affermazione che pesa come un macigno sul processo che sta cercando, dopo quasi trent’anni, di far luce su uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana.
Durante la sua deposizione, il fratello ha raccontato di una Annalucia Cecere capace di esplodere in accessi d’ira incontrollabili: «Se la contraddicevi diventava cattiva in modo impressionante. Se Nada quel giorno le ha risposto male, può aver reagito aggredendola». E ancora: «È sempre stata una persona irascibile. Se ha sbagliato, è giusto che paghi».
Il quadro emerso dalle parole di Maurizio Cecere è quello di una donna dal temperamento instabile, sospettosa al punto da evitare conversazioni telefoniche per paura di essere intercettata. «Mi chiamava usando telefoni non suoi», ha aggiunto il testimone, rafforzando l’immagine di una personalità paranoide e difficile da gestire.
Dopo la deposizione, parlando con i giornalisti fuori dall’aula, il fratello è stato ancora più diretto: «Non ho certezze, ma dentro di me sento che potrebbe essere stata lei».
Durante l’udienza è stato ascoltato anche Adelmo Roda, ex fidanzato di Annalucia Cecere, che ha confermato la descrizione di una donna estremamente possessiva e gelosa. «Quando si arrabbiava era impossibile farla ragionare», ha dichiarato Roda. E ha aggiunto un dettaglio che potrebbe rivelarsi cruciale per l’accusa: anni prima, Annalucia avrebbe staccato alcuni bottoni dalla sua giacca da pesca, gesto che all’epoca sembrò insignificante ma che oggi assume tutto un altro peso.
Uno di quei bottoni, infatti, sarebbe compatibile con quello rinvenuto sotto il corpo di Nada Cella, secondo gli accertamenti tecnici eseguiti durante le indagini. «Li aveva tolti perché le piacevano», ha raccontato l’ex fidanzato, riferendosi a un episodio avvenuto nell’estate del 1995, poco dopo la fine della loro relazione.
Il processo, che nelle scorse udienze aveva già raccolto testimonianze sulla personalità difficile dell’imputata, ha visto quindi due figure molto vicine ad Annalucia Cecere — il fratello e l’ex compagno — descrivere una donna capace di esplosioni di rabbia violente e incontrollate.
Una testimonianza che potrebbe pesare in modo significativo sull’esito del dibattimento. L’accusa sostiene che Annalucia Cecere abbia aggredito Nada Cella in un impeto di rabbia, colpendola più volte fino a provocarne la morte nello studio del commercialista presso il quale lavorava.
Un delitto che per anni è rimasto senza colpevoli, ma che oggi, con nuove testimonianze e nuove prove, sembra sempre più vicino a una possibile verità.
Il processo proseguirà nelle prossime settimane con ulteriori testimonianze e l’attesa perizia genetica sui reperti sequestrati. La strada verso la giustizia per Nada Cella è ancora lunga, ma ogni parola pronunciata in aula contribuisce a delineare con maggiore chiarezza un quadro rimasto troppo a lungo nell’ombra.
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