Storie vere
Dall’Australia a Lecco: una madre chiama il figlio in onore della città lombarda che le ha cambiato la vita
Un’esperienza di scambio culturale durante l’adolescenza ha segnato profondamente Marlee Sice, tanto che ha deciso di chiamare suo figlio “Lecco”, come la città lombarda che l’ha accolta e che le ha lasciato ricordi indimenticabili. Un legame speciale con un luogo lontano, reso eterno attraverso il nome del bambino.
A Geraldton, una piccola cittadina australiana, Marlee Sice e sua moglie Phoebe hanno dato il benvenuto al loro primogenito, scegliendo un nome inusuale ma carico di significato: Lecco. Il nome, che omaggia la città lombarda, non è casuale. Marlee, oggi infermiera, ha infatti trascorso un anno della sua adolescenza proprio a Lecco, grazie a un programma di scambio culturale del Rotary International, esperienza che ha lasciato un segno indelebile nella sua vita.
Durante il suo soggiorno, avvenuto nel 2014, Marlee ha vissuto con la famiglia Piottoli, che l’ha accolta come una figlia. Quel periodo ha cementato un legame profondo con la città e i suoi abitanti, e Lecco è diventata per Marlee “una seconda casa”. L’affetto per la città lombarda è cresciuto nel tempo, tanto che, quando ha scoperto di essere incinta, Marlee ha proposto a sua moglie Phoebe di dare al loro bambino il nome “Lecco”.
Lecco: non solo una città, ma un simbolo d’amore
“Non trovo le parole per descrivere quanto Lecco significhi per me. È il posto più bello del mondo”, ha dichiarato Marlee al quotidiano locale, raccontando come questa città l’abbia cambiata profondamente. Gli amici e i ricordi legati a quel periodo sono ancora oggi una parte essenziale della sua vita, e dare al figlio il nome di Lecco è un modo per tenere sempre viva quella connessione speciale.
Marlee ricorda con affetto i momenti trascorsi a Lecco, le giornate passate con la famiglia che l’ha accolta e gli amici che continua a sentire regolarmente. Per lei, il nome “Lecco” rappresenta molto più di un ricordo di viaggio: è un simbolo di crescita, amore e legami che superano le distanze.
“Penso a Lecco ogni giorno, e avendo chiamato mio figlio così, posso vedere la sua bellezza e i suoi ricordi ogni volta che lo guardo“, ha spiegato Marlee, dimostrando quanto forte sia il suo legame emotivo con la città italiana.
Un nome che racconta una storia
Chiamare il figlio “Lecco” non è solo un gesto d’amore per una città lontana, ma è anche un tributo a tutte le esperienze che hanno formato Marlee come persona. Questo nome racchiude l’essenza di un periodo importante della sua vita, e rappresenta la speranza di poter tornare presto a visitare i luoghi e le persone che ancora oggi considera “famiglia”.
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Storie vere
10,100,1000 che differenza fa? Il lato oscuro dell’industria del porno
Bonnie Blue, una creatrice di contenuti per adulti di 25 anni, ha creato scalpore rivelando di aver avuto rapporti con 22 uomini in una notte durante lo “Spring break”.
Bonnie Blue è un nickname che identifica una creatrice di contenuti per adulti di 25 anni. In un messaggio sui social la star del porno ha rivelato di aver avuto rapporti sessuali con 22 uomini in una sola notte. E’ successo in un hotel durante lo “Spring break“, le vacanze di primavera degli studenti anglosassoni. Una vera e propria maratona. La ragazza è stata intervistata da una sua pari, una certa Annie Knight, molto nota nel settore hard. Famosa per la sua missione di intrattenere 600 rapporti sessuali in un anno. Durante l’intervista la porno star Knight ha elogiato Bonnie che considera una grande lavoratrice che ha superato se stessa nel suo lavoro.
La mercificazione del proprio corpo
La performance di Bonnie Blue ha scosso l’opinione pubblica e sollevato interrogativi sull’industria del porno e sulle condizioni di lavoro di coloro che vi operano. Mentre la notizia fa il giro del mondo, è importante andare oltre lo shock iniziale e analizzare le dinamiche più profonde che si celano dietro una simile affermazione. Il caso, infatti, evidenzia in modo crudo come il corpo femminile, e in misura minore quello maschile, venga spesso mercificato nell’industria del porno. Le performer vengono trattate come oggetti e non come persone con bisogni, desideri e vulnerabilità.
Una feroce competizione
L’industria del porno è caratterizzata da una competizione feroce, che spinge le performer a superare continuamente i propri limiti per attirare l’attenzione del pubblico. Una pressione che può portare a comportamenti rischiosi e dannosi per la salute fisica e mentale. Avere rapporti sessuali non protetti con un numero così elevato di partner in un breve periodo di tempo espone le performer a un rischio significativamente maggiore di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, lo stress emotivo e fisico legato a questo tipo di lavoro può avere gravi ripercussioni sulla salute mentale.
La questione del consenso è cruciale
Mentre la legge stabilisce determinate linee guida, nella pratica è difficile garantire che tutte le persone coinvolte in una produzione porno siano pienamente consapevoli delle conseguenze delle loro azioni e che stiano dando il consenso in modo libero e informato. Potremmo sottolineare che la storia di Bonnie Blue – che apparentemente sembra una goliardica bravata di stampo anglosassone – richiama l’urgenza di regolamentare l’industria del porno in modo più efficace. Per prima cosa sarebbe necessario garantire la tutela della salute, ovvero introdurre norme più stringenti in materia di sicurezza sul lavoro e accesso alle cure mediche per le performer. Quindi attivarsi per proteggere i minori intensificando la lotta contro la pedopornografia e la produzione di contenuti sessuali con minori. Serve, inoltre, educare le persone sul concetto di consenso e garantire che tutte le parti coinvolte in una produzione porno siano pienamente informate e consapevoli dei rischi. E infine impegnarsi per offrire assistenza psicologica e legale alle persone che hanno subito abusi o sfruttamento nell’industria del porno.
Storie vere
Al sindaco emiliano il party sadomaso fa malissimo: cade la giunta
Un party a tema sadomaso che si sarebbe dovuta tenere in un castello medievale ha provocato una crisi di giunta, la decadenza del sindaco e il commissariamento del Comune. E’ successo a Varano de’ Melegari, nel parmense.
Varano de’ Melegari è un piccolo comune di poco più di 2500 abitanti della provincia di Parma, situato nella bassa valle del Ceno a circa 30 km dal capoluogo. Un posto apparentemente tranquillo dove, di recente, con le dimissioni di 7 consiglieri comunali, un commissario prefettizio porterà il comune alle elezioni. Per un motivo quantomeno singolare: una festa un po’… particolare.
Cade l’amministrazione, arriva il viceprefetto
Un party a tema sadomaso che si sarebbe dovuta tenere nel castello medievale Pallavicino, simbolo della città, ha provocato la crisi in giunta, la decadenza del sindaco e il commissariamento del Comune. Sette dei dieci consiglieri comunali (quattro di maggioranza e tre appartenenti all’opposizione) si sono dimessi, provocando in questo modo il decadimento dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Restiani, eletto con una lista civica di area centrodestra. Il prefetto Antonio Lucio Garufi ha nominato quindi un commissario, il viceprefetto Adriano Eustachio Coretti, che si occuperà di guidare il Comune fino alle prossime elezioni.
Alla cittadinanza non piace il bdsm
La crisi comunale era nato in estate, dopo l’organizzazione, poi non portata a conclusione, di una festa privata a tema Bdsm (bondage, dominazione e sado-maso) da parte di un’associazione che avrebbe dovuto svolgersi nel castello medievale di Varano. Le polemiche erano emerse perché già cinque anni prima si era tenuto un evento simile e gli atteggiamenti e l’abbigliamento delle persone che avevano raggiunto il paese avevano creato tensioni.
Per gli organizzatori si tratta solo di una scusa
A questo erano seguite alcune pubblicazioni sui social dagli organzzatori della festa, riguardanoti il sindaco e un suo assessore, che avevano gettato benzina sul fuoco: “Fingendo sdegno per la riedizione di un evento già tenutosi in paese senza alcuna conseguenza – dice il sindaco – una parte politica della mia maggioranza ha cercato solo un modo per porre fine alla legislatura”.
La cultura sadomaso in Italia
In questo scenario abbastanza surreale, vale la pena citare la storica Virginia Neri dell’Università di Siena che, attraverso il suo saggio Giochi di dolore, sottolinea un aspetto sul quale riflettere. Ovvero come attraverso le pratiche sadomaso, il sesso insegna a gestire il potere e a non abusarne. Secondo questo testo, la cultura sm, rispettosa di un patto rigorosissimo tra i partecipanti, diventano un atto politico, dissidente, perché si dimostrano un efficace laboratorio per indagare i rapporti di potere, educando al rispetto e rendendo molto più evidente e consapevole il confine del rispetto e delle libertà reciproche. Fino al limite, invalicabile, dell’abuso. Un concetto che, a quanto pare, a Varano de’ Melegari non è stato minimamente tenuto in considerazione.
Storie vere
Amore tradito: la moglie lo lascia per il prete che ha celebrato le nozze
L’incredibile vicenda accaduta in Francia ha lasciato un uomo profondamente traumatizzato dopo aver scoperto che la moglie lo ha tradito con il prete che li aveva sposati. Il parroco coinvolto ha lasciato tutti i suoi incarichi ecclesiastici.
In una piccola comunità sulla costa meridionale della Francia, precisamente a Brignoles, una storia d’amore proibito ha scosso profondamente la vita di un uomo e l’intera parrocchia locale. Dopo soli tre mesi di matrimonio, una donna ha tradito il marito con il prete che aveva celebrato le loro nozze.
Il marito, un uomo di 37 anni profondamente religioso, ha raccontato la sua sofferenza al quotidiano Le Parisien: «Sono una persona molto religiosa. Ho persino un tatuaggio della Vergine Maria sull’avambraccio sinistro. Vivevo con mia moglie da 17 anni. Abbiamo cresciuto insieme due figli, di cui una avuta insieme. Ci siamo risposati in chiesa tre mesi fa. Non avrei mai potuto immaginare che sarebbe successo quello che è successo».
Il parroco Gerson Peres, protagonista di questa controversa relazione, ha scelto di lasciare tutti i suoi impegni ecclesiastici dopo che la vicenda è emersa. Il vescovo locale, François Touvet, ha confermato la decisione del prete: «Padre Gerson ha lasciato la parrocchia di Brignoles venerdì 23 agosto. Mi ha presentato le sue dimissioni, che ho accettato».
Questo scandalo ha gettato un’ombra sulla comunità religiosa della città, lasciando tutti, inclusi i fedeli, in uno stato di shock e incredulità. Per il marito, la ferita è profonda e difficilmente guarirà: «Sono traumatizzato a vita», ha confessato, riflettendo sull’inaspettato tradimento da parte delle due persone che avrebbe dovuto fidarsi di più.
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