Storie vere
Il Pantheon e la bottega delle salsicce di carne umana, il mistero che inquieta Piazza della Rotonda
Sulla storia del Pantheon ci sono tanti dettagli ancora inesplorati. Come la bottega condotta da una coppia di norcini che produceva salsicce composta anche di carne umana.
Il Pantheon è uno dei monumenti simbolo di Roma, un’opera maestosa che ancora oggi incanta milioni di visitatori con la sua imponenza e il mistero che lo avvolge. Nel corso dei secoli, Piazza della Rotonda dove si affaccia il monumento, è stata teatro di numerose trasformazioni e storie macabre. Uno degli episodi più sinistri riguarda una piccola bottega di norcineria che si trovava proprio di fronte al Pantheon. Nel Settecento, l’area era popolata da taverne e ritrovi frequentati da malviventi e ubriaconi. Papa Pio VII ordinò un radicale intervento per “ripulire” la zona, facendo demolire molte delle botteghe malfamate. Tuttavia, una bottega resistette. E qual era questa bottega che riuscì a non essere demolita? Era quella di una coppia di norcini famosi per le loro salsicce di Norcia, rinomate in tutta Italia per il sapore inconfondibile. Ma che nascondevano un misterioso segreto…
La salsiccia di “carne umana”…
La leggenda narra che queste salsicce, tanto apprezzate, nascondessero un ingrediente terribile: carne umana. Si diceva che i due proprietari selezionassero attentamente i clienti prima di servirli, e che alcuni di loro venissero attirati nei sotterranei, dove si svolgeva una macabra operazione. Qui i coniugi li uccidevano e li macellavano, aggiungendo le loro carni a quelle di maiale in proporzioni misteriose. Le voci di questo segreto sconvolsero la città e spinsero il Papa ad intervenire. I due furono arrestati e giustiziati pubblicamente proprio davanti al Pantheon, come monito per la popolazione. La leggenda della bottega del Pantheon continua a vivere, ricordata da una targa che Papa Pio VII fece incidere, elogiandosi per aver ripulito la zona.
Divinità, delitti e la bottega maledetta del Pantheon
Ancora oggi, il Pantheon e la piazza che lo circonda sono simbolo di una Roma che unisce sacro e profano, antico e moderno, monumentale e macabro. Luogo di leggende, il Pantheon resta un’icona della città eterna, dove la storia si intreccia con il mistero, tra templi, taverne e antiche storie mai del tutto dimenticate.
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Storie vere
Arseny Turbin, 15 anni, paga in carcere un coraggio da gigante contro Putin
Arseny Turbin è un ragazzino di 15 anni, incarcerato per aver permesso di criticare Vladimir Putin sul suo profilo Telegram «Russia Libera» che vanta finora una manciata di follower.
Arseny Turbin, un nome che pochi conoscono, ma che merita di essere gridato ai quattro venti. Un quindicenne russo, condannato a cinque anni di carcere per aver espresso il suo dissenso verso il regime di Vladimir Putin. La sua storia è un monito sulla repressione in Russia, ma è anche un inno alla speranza e al coraggio di un ragazzo che, nonostante la giovane età, ha scelto di difendere i propri ideali.
Un volantino e un sogno infranto
Tutto è iniziato con un volantino. Un foglio di carta su cui Arseny, con la sua grafia da adolescente, ha espresso il suo disappunto per le politiche di Putin. Un gesto semplice, ma coraggioso, in un Paese dove la libertà di espressione è sempre più limitata. Per questo gesto, il giovane è stato accusato di terrorismo e condannato a una pena sproporzionata.
Arseny Turbin sognava di studiare scienze politiche, di capire il mondo che lo circondava e di contribuire a renderlo un posto migliore. Ma il suo futuro è stato bruscamente interrotto. Al posto dei libri, ha trovato le sbarre di una cella. Al posto dei compagni di scuola, ha trovato detenuti violenti che lo hanno vessato e picchiato.
Un eroe silenzioso
Arseny non è un eroe come quelli che vediamo sui manifesti. Non ha un volto fotogenico né una causa alla moda. È semplicemente un ragazzo che ha avuto il coraggio di dire ciò che pensava. Eppure, la sua storia è un esempio di grande forza d’animo. Nonostante le sofferenze patite, Arseny Turbin non si è piegato. Ha continuato a resistere, a credere nei suoi ideali. La sua storia ci ricorda che il coraggio non ha età. Che anche un giovane di quindici anni può fare la differenza. Che la voce di chi dissente, anche se debole, non può essere soffocata. La repressione nei confronti dei giovani dissidenti è in costante aumento, e le accuse di “terrorismo” vengono utilizzate sempre più spesso per zittire qualsiasi forma di opposizione.
Perché i giovani sono nel mirino?
I giovani sono un bersaglio particolarmente vulnerabile per il regime di Putin per diversi motivi. Tra i primi rappresentano il futuro del paese. Il regime cerca di educare le nuove generazioni al patriottismo e alla fedeltà fondamentale per la sua sopravvivenza. Il regime di Putin sa bene che i ragazzi sono più esposti alle informazioni esterne. Grazie a internet hanno accesso a notizie e opinioni diverse da quelle ufficiali, il che li rende più critici e meno disposti a tollerare le ingiustizie.
Gli altri ‘Arseny’ nelle carceri di Putin
Nella carceri di Putin attualmente sono incarcerati altri giovani dissidenti del regime. come Yegor Shtovb e Artem Kamardin. Questi due ragazzi sono stati condannati rispettivamente a 5 anni e mezzo e 7 anni di carcere per aver recitato in pubblico poesie di Majakovskij e dello stesso Kamardin, ritenute dalle autorità “estremiste” per via di alcune frasi critiche nei confronti della guerra in Ucraina. Poi c’è il caso di Daria Kozyreva. Questa giovane donna è stata processata per aver scritto frasi contro la guerra su un’installazione che celebrava il gemellaggio tra San Pietroburgo e Marjupol. I liceali della rivista Meduza sono stati condannati e incarcerati per aver rivelato l’arresto e il processo di loro coetanei per atti di sabotaggio ritenuti “terroristici”, come lanciare molotov contro edifici governativi o danneggiare infrastrutture.
Storie vere
10,100,1000 che differenza fa? Il lato oscuro dell’industria del porno
Bonnie Blue, una creatrice di contenuti per adulti di 25 anni, ha creato scalpore rivelando di aver avuto rapporti con 22 uomini in una notte durante lo “Spring break”.
Bonnie Blue è un nickname che identifica una creatrice di contenuti per adulti di 25 anni. In un messaggio sui social la star del porno ha rivelato di aver avuto rapporti sessuali con 22 uomini in una sola notte. E’ successo in un hotel durante lo “Spring break“, le vacanze di primavera degli studenti anglosassoni. Una vera e propria maratona. La ragazza è stata intervistata da una sua pari, una certa Annie Knight, molto nota nel settore hard. Famosa per la sua missione di intrattenere 600 rapporti sessuali in un anno. Durante l’intervista la porno star Knight ha elogiato Bonnie che considera una grande lavoratrice che ha superato se stessa nel suo lavoro.
La mercificazione del proprio corpo
La performance di Bonnie Blue ha scosso l’opinione pubblica e sollevato interrogativi sull’industria del porno e sulle condizioni di lavoro di coloro che vi operano. Mentre la notizia fa il giro del mondo, è importante andare oltre lo shock iniziale e analizzare le dinamiche più profonde che si celano dietro una simile affermazione. Il caso, infatti, evidenzia in modo crudo come il corpo femminile, e in misura minore quello maschile, venga spesso mercificato nell’industria del porno. Le performer vengono trattate come oggetti e non come persone con bisogni, desideri e vulnerabilità.
Una feroce competizione
L’industria del porno è caratterizzata da una competizione feroce, che spinge le performer a superare continuamente i propri limiti per attirare l’attenzione del pubblico. Una pressione che può portare a comportamenti rischiosi e dannosi per la salute fisica e mentale. Avere rapporti sessuali non protetti con un numero così elevato di partner in un breve periodo di tempo espone le performer a un rischio significativamente maggiore di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, lo stress emotivo e fisico legato a questo tipo di lavoro può avere gravi ripercussioni sulla salute mentale.
La questione del consenso è cruciale
Mentre la legge stabilisce determinate linee guida, nella pratica è difficile garantire che tutte le persone coinvolte in una produzione porno siano pienamente consapevoli delle conseguenze delle loro azioni e che stiano dando il consenso in modo libero e informato. Potremmo sottolineare che la storia di Bonnie Blue – che apparentemente sembra una goliardica bravata di stampo anglosassone – richiama l’urgenza di regolamentare l’industria del porno in modo più efficace. Per prima cosa sarebbe necessario garantire la tutela della salute, ovvero introdurre norme più stringenti in materia di sicurezza sul lavoro e accesso alle cure mediche per le performer. Quindi attivarsi per proteggere i minori intensificando la lotta contro la pedopornografia e la produzione di contenuti sessuali con minori. Serve, inoltre, educare le persone sul concetto di consenso e garantire che tutte le parti coinvolte in una produzione porno siano pienamente informate e consapevoli dei rischi. E infine impegnarsi per offrire assistenza psicologica e legale alle persone che hanno subito abusi o sfruttamento nell’industria del porno.
Storie vere
Al sindaco emiliano il party sadomaso fa malissimo: cade la giunta
Un party a tema sadomaso che si sarebbe dovuta tenere in un castello medievale ha provocato una crisi di giunta, la decadenza del sindaco e il commissariamento del Comune. E’ successo a Varano de’ Melegari, nel parmense.
Varano de’ Melegari è un piccolo comune di poco più di 2500 abitanti della provincia di Parma, situato nella bassa valle del Ceno a circa 30 km dal capoluogo. Un posto apparentemente tranquillo dove, di recente, con le dimissioni di 7 consiglieri comunali, un commissario prefettizio porterà il comune alle elezioni. Per un motivo quantomeno singolare: una festa un po’… particolare.
Cade l’amministrazione, arriva il viceprefetto
Un party a tema sadomaso che si sarebbe dovuta tenere nel castello medievale Pallavicino, simbolo della città, ha provocato la crisi in giunta, la decadenza del sindaco e il commissariamento del Comune. Sette dei dieci consiglieri comunali (quattro di maggioranza e tre appartenenti all’opposizione) si sono dimessi, provocando in questo modo il decadimento dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Restiani, eletto con una lista civica di area centrodestra. Il prefetto Antonio Lucio Garufi ha nominato quindi un commissario, il viceprefetto Adriano Eustachio Coretti, che si occuperà di guidare il Comune fino alle prossime elezioni.
Alla cittadinanza non piace il bdsm
La crisi comunale era nato in estate, dopo l’organizzazione, poi non portata a conclusione, di una festa privata a tema Bdsm (bondage, dominazione e sado-maso) da parte di un’associazione che avrebbe dovuto svolgersi nel castello medievale di Varano. Le polemiche erano emerse perché già cinque anni prima si era tenuto un evento simile e gli atteggiamenti e l’abbigliamento delle persone che avevano raggiunto il paese avevano creato tensioni.
Per gli organizzatori si tratta solo di una scusa
A questo erano seguite alcune pubblicazioni sui social dagli organzzatori della festa, riguardanoti il sindaco e un suo assessore, che avevano gettato benzina sul fuoco: “Fingendo sdegno per la riedizione di un evento già tenutosi in paese senza alcuna conseguenza – dice il sindaco – una parte politica della mia maggioranza ha cercato solo un modo per porre fine alla legislatura”.
La cultura sadomaso in Italia
In questo scenario abbastanza surreale, vale la pena citare la storica Virginia Neri dell’Università di Siena che, attraverso il suo saggio Giochi di dolore, sottolinea un aspetto sul quale riflettere. Ovvero come attraverso le pratiche sadomaso, il sesso insegna a gestire il potere e a non abusarne. Secondo questo testo, la cultura sm, rispettosa di un patto rigorosissimo tra i partecipanti, diventano un atto politico, dissidente, perché si dimostrano un efficace laboratorio per indagare i rapporti di potere, educando al rispetto e rendendo molto più evidente e consapevole il confine del rispetto e delle libertà reciproche. Fino al limite, invalicabile, dell’abuso. Un concetto che, a quanto pare, a Varano de’ Melegari non è stato minimamente tenuto in considerazione.
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