Storie vere
Luigi Masetti: l’eroe dei due mondi su due ruote che sfidò il tempo e la geografia
La storia dimenticata del pioniere del cicloturismo, che pedalò da Milano a Chicago con il sostegno del “Corriere della Sera”, rivoluzionando l’idea stessa di viaggio.

Luigi Masetti, il padre del cicloturismo, oggi compirebbe 160 anni. Eppure, la sua figura rimane avvolta in un velo di oblio. Nessuna strada, giardino o ciclabile milanese ricorda il suo nome. Eppure, quest’uomo straordinario, nato il 18 dicembre 1863, è stato uno degli avventurieri più innovativi della sua epoca, capace di anticipare mode e movimenti di oltre un secolo. Nel 1893, Masetti scrisse una lettera audace a Eugenio Torelli Viollier, il primo direttore del “Corriere della Sera“, con una proposta tanto folle quanto geniale. “Voglio andare in bicicletta da Milano a Chicago: datemi 500 lire o asciugatemi il mare”. La risposta fu altrettanto sorprendente. “Ci piacciono le imprese condite d’audacia e di bizzarria. Accettiamo”, a patto che raccontasse l’America vista dalla sella della sua bici.
Un viaggio epico su due ruote
Il 15 luglio dello stesso anno, Masetti partì dall’Arco della Pace di Milano per un’avventura di 7000 chilometri. In sella a “Eolo“, la sua bicicletta bianca con il manubrio all’ingiù, attraversò mari e monti, portando con sé solo una cartina geografica strappata da un atlante scolastico. Il viaggio lo portò attraverso città e paesi, da Filadelfia a New York, da Cleveland a Washington, fino a Chicago, dove giunse come un eroe moderno. La sua esperienza fu raccontata ogni lunedì sulle pagine del “Corriere della Sera”, in un diario di viaggio che catturava l’immaginazione dei lettori. In una delle sue corrispondenze, descrisse il presidente americano Grover Cleveland, che lo accolse alla Casa Bianca, come “un uomo sulla sessantina, piuttosto panciuto, di statura alta, dal viso aperto e molto affabile”. All’Esposizione Universale di Chicago, Masetti fu celebrato come un visionario arrivato dal futuro.
Il ritorno a Milano e il trionfo popolare
Quando Luigi Masetti tornò a Milano il 19 novembre 1893, fu accolto da una folla festante che si riversò lungo le strade, applaudendolo fino al Duomo. Il “Corriere della Sera” lo ribattezzò “il Napoleone delle due ruote”. Masetti, invece, rimase modesto, concludendo: “Ho solo seguito la mia passione per la scoperta e per il mondo”. Masetti abitava in un appartamento al terzo piano di via Cesare da Sesto 11, a Porta Genova, che era un piccolo museo di ricordi dai suoi viaggi. Proprio da quella casa, profetizzò l’ascesa delle automobili: “Divoreranno gli spazi che io mi precorro pedalando senza fine e senza sosta”.
Luigi Masetti: un visionario senza tempo
Il suo spirito innovatore è oggi riflesso nei numeri del cicloturismo italiano. Nel 2023, questo settore ha generato un impatto economico diretto di oltre 5,5 miliardi di euro, con 56,8 milioni di presenze. Ma la Milano delle 330.000 biciclette e dei 312 chilometri di corsie ciclabili non ha ancora reso omaggio al suo primo pioniere. Concludendo in un certo senso il sognatore Luigi Masetti, anticipò i Fridays for Future e la mobilità sostenibile, merita finalmente di essere ricordato. La sua eredità vive nelle strade che amava percorrere, nella passione per il viaggio e nell’idea che il mondo, su due ruote, non ha confini.
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Storie vere
Il prossimo 27 aprile Carlo Acutis sarà canonizzato. Il santo della generazione digitale
La canonizzazione e il crescente fenomeno attorno al giovane beato, tra fede, tecnologia e controversie sulle reliquie.

Deceduto nel 2006 a soli 15 anni per una leucemia fulminante, Carlo Acutis sarà proclamato santo il prossimo 27 aprile. La sua figura ha ispirato un culto in continua crescita, con oltre un milione di pellegrini che nel 2024 hanno visitato il Santuario della Spogliazione ad Assisi, dove riposano le sue spoglie. Il giovane è ricordato per la sua passione per la tecnologia, che gli ha valso il titolo di “patrono di Internet“. È ammirato soprattutto dai giovani, grazie alla sua capacità di vivere e condividere la fede con un linguaggio moderno, accessibile e vicino ai loro interessi.
Le reliquie e le numerose controversie
L’interesse per Carlo Acutis ha portato a una “corsa” alle sue reliquie. Recentemente, una ciocca di capelli è stata venduta su eBay per 2.110 euro. Il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, ha denunciato il commercio illegale di reliquie, e il caso è ora al vaglio delle autorità. Le reliquie ufficiali, custodite dalla Diocesi di Assisi, includono porzioni del cuore del giovane. Saranno portate a Roma per la canonizzazione e sono distribuite solo per motivi pastorali o spirituali.
Acutis un fenomeno di fede
Nel 2019, le spoglie di Carlo sono state traslate al Santuario della Spogliazione, aumentando significativamente il numero di visitatori ad Assisi. A differenza delle tradizionali reliquie, il corpo del beato, esposto in una teca di vetro, colpisce per la sua semplicità: indossa una tuta e scarpe da ginnastica, un’immagine che lo rende straordinariamente umano e vicino ai fedeli.
Secondo il vescovo Sorrentino, Carlo ha saputo riproporre il Vangelo con il linguaggio del nostro tempo, coinvolgendo chi lo percepiva distante. Il suo carisma sta nell’essere un giovane “normale”, che ha vissuto con entusiasmo, affrontando la malattia con fede e serenità, come San Francesco. Il legame con la città di Assisi nasce dal suo desiderio espresso in vita di essere sepolto lì, volontà rispettata dai genitori dopo la sua morte. Il giovane Carlo è già associato a due miracoli. La guarigione di un bambino brasiliano e, più recentemente, quella di una giovane del Costa Rica, vittima di un grave incidente, che sarà presente a Roma per la canonizzazione.
Storie vere
«Vorrei ordinare una pizza». Il bambino chiama il 112 e salva la madre con il codice parlato
Questo codice rappresenta un passo importante nella lotta contro la violenza domestica, offrendo un modo sicuro per chiedere aiuto.

Una pizza che ti salva la vita. Un bambino di 10 anni ha salvato la madre da un episodio di violenza domestica chiamando il 112 e ordinando una pizza. Una telefonata mascherata che ha permesso alle forze dell’ordine di intervenire tempestivamente e arrestare il padre violento. Questo gesto eroico non solo ha protetto la sua famiglia, ma ha anche messo in luce l‘importanza di codici e strategie per denunciare situazioni di pericolo.
La chiamata in codice
«Pronto, vorrei ordinare delle pizze». Con queste parole, il bambino ha attirato l’attenzione dell’operatore del 112, che ha compreso la gravità della situazione. Le urla e i rumori di colluttazione in sottofondo hanno confermato il pericolo, portando alla geolocalizzazione del telefono e all’invio di una pattuglia. L’uomo è stato arrestato in flagranza di reato e allontanato dalla casa.
Una pizza contro la violenza domestica
La frase «Vorrei ordinare una pizza» è diventata un simbolo di richiesta d’aiuto in diverse situazioni di emergenza. Sebbene non sia chiaro quando sia stata utilizzata per la prima volta, è stata adottata in diversi contesti come un modo discreto per segnalare pericolo, spesso appresa tramite campagne di sensibilizzazione, programmi scolastici o media. E’ cruciale, infatti, diffondere strumenti per aiutare le vittime di violenza domestica. Episodi come questo sottolineano l’importanza di educare la società a riconoscere e combattere la violenza domestica. Polizia e Carabinieri continuano a promuovere l’uso di codici come «Vorrei ordinare una pizza» per denunciare situazioni di pericolo, offrendo alle vittime e ai testimoni un mezzo sicuro per chiedere aiuto. Ma non c’è solo questo codice.
Il gesto universale che denuncia la richiesta di aiuto
Il segnale internazionale per indicare una situazione di pericolo, noto come Signal for Help, è stato ideato dalla Canadian Women’s Foundation durante la pandemia di COVID-19. Questo gesto è diventato un simbolo universale per le vittime di violenza domestica che cercano aiuto in modo discreto. Ma in cosa consiste il segnale? Il gesto è semplice e può essere fatto con una sola mano. Basta mostrare il palmo della mano rivolto verso l’esterno, piegare il pollice verso il centro del palmo e chiudere le altre dita sopra il pollice, formando un pugno. Si tratta di un segnale progettato per essere utilizzato anche durante videochiamate o in altre situazioni in cui parlare apertamente potrebbe essere pericoloso. Il Signal for Help ha guadagnato notorietà grazie ai social media e a diverse campagne di sensibilizzazione.
Storie vere
Gioco pericoloso con papà: bambino alla guida causa incidente grave
Un momento di leggerezza si trasforma in tragedia: un uomo di 42 anni è in coma dopo essere stato schiacciato dalla sua auto, guidata per gioco da un bambino di 10 anni.

Questa vicenda è accaduta a Ossi, un piccolo paese vicino a Sassari. Un uomo di 42 anni, nel tentativo di riaccompagnare a casa il figlio di un amico, ha messo al volante della sua auto un bambino di 10 anni. Così… per gioco. L’idea era di far provare al piccolo la messa in moto della macchina, ma la trovata dell’adulto ha avuto conseguenze drammatiche.
Bambino al volante, una scelta inconsapevole
Mentre l’uomo stava salendo nell’auto, il bambino ha perso il controllo della frizione. Il veicolo è sobbalzato in avanti, schiacciando il 42enne tra la portiera e un muro. L’impatto ha provocato gravi lesioni al torace e fratture vertebrali, portandolo a perdere conoscenza. Il cuore dell’uomo si è fermato per alcuni minuti, finché non sono intervenuti i soccorritori del 118. Dopo aver tentato di rianimarlo, il personale medico lo ha trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari. Qui l’uomo è stato ricoverato nel reparto di rianimazione, mantenuto in coma farmacologico. Le sue condizioni sono estremamente critiche e la prognosi è riservata.
Ma cosa sarà successo davvero? La Procura indaga
Nel frattempo, i carabinieri della stazione di Ossi stanno indagando sull’accaduto. Hanno già consegnato un’informativa sui fatti alla Procura di Sassari per chiarire le dinamiche di un episodio che, iniziato come un gioco, ha avuto risvolti drammatici. L’incidente mette in evidenza i rischi di sottovalutare la sicurezza in situazioni solo apparentemente innocue.
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