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Storie vere

Maestra d’asilo di giorno, star di OnlyFans di notte. Rischia il posto

La segnalazione in una scuola dell’infanzia di Treviso è arrivata ai referenti della struttura educativa parrocchiale da parte dalle famiglie.

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    La vicenda di una maestra d’asilo di Treviso ha sollevato un acceso dibattito sulla coerenza tra comportamento pubblico e privato. La donna, che di giorno si occupa dell’educazione dei bambini in una scuola materna cattolica, è stata scoperta a gestire un profilo su OnlyFans, una piattaforma che permette di pubblicare contenuti per adulti a pagamento. La segnalazione è arrivata direttamente dai genitori degli alunni, scatenando una polemica che ha messo a rischio il suo posto di lavoro. La segnalazione è giunta ai referenti della struttura educativa parrocchiale, mettendo in luce l’attività online dell’insegnante. La notizia ha rapidamente fatto il giro della comunità, incrinando il rapporto di fiducia tra la scuola e le famiglie. La maestra potrebbe ora essere costretta a dimettersi “volontariamente” o affrontare un vero e proprio licenziamento, soluzione più probabile.

    Qual è stato il ruolo del parroco? Mettere insieme capre e cavoli…

    Il destino lavorativo della maestra è nelle mani del parroco, che è anche referente e preside della scuola. Il sacerdote ha dichiarato di voler tutelare tutte le parti coinvolte nella vicenda, garantendo la lavoratrice, le famiglie e l’immagine della scuola di ispirazione cristiana. Tra le opzioni sul tavolo, oltre al licenziamento o alle dimissioni, c’è anche la possibilità di permettere alla donna di mantenere il suo posto in caso di chiusura del profilo OnlyFans.

    Decoro e riservatezza non si combinano con OnlyFans

    La Federazione Italiana Scuole Materne (FISM) ha sottolineato l’importanza della coerenza tra comportamento pubblico e privato per gli insegnanti. Stefano Cecchin, referente regionale di FISM, ha evidenziato come il rapporto di fiducia con le famiglie potrebbe essersi incrinato. Simonetta Rubinato, referente FISM di Treviso, ha aggiunto che un’insegnante, soprattutto in una scuola di ispirazione cattolica, è tenuta a un maggiore decoro e riservatezza anche nella sua vita privata. E intanto la polemica tra le famiglie non accenna a diminuire. Molti genitori si aspettano che gli insegnanti, che si occupano non solo di istruzione ma anche di educazione, mantengano una coerenza tra comportamento pubblico e privato. La questione è diventata un tema lavorativo cruciale, coinvolgendo non solo le famiglie ma anche le colleghe della maestra.

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      Storie vere

      Fin da ragazza Glenda si è sempre divertita così. La sfasciacarrozze più celebre d’Italia

      Glenda è una delle più esperte sfasciacarrozze della Penisola. Dalle utilitarie alle super car lei riesce a recuperare il 90% dei pezzi. Viti incluse

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        E’ proprio una che ti demolisce tutto Glenda Castronovo di Torino. Una di quelle che quando ti mette sotto, non ti molla prima di averti tirato fuori anche l’ultima vite. Dalla testa ai piedi. Dalla carrozzeria al motore. Sì perché Glenda è una delle più esperte sfasciacarrozze del Piemonte e della Panisola. Sfascia di tutto dalle utilitarie alle super car e riesce sempre a recuperare il 90% dei pezzi. Viti incluse.

        Demolire le auto è un business green, all’insegna della transizione ecologica

        Gli autodemolitori sono i principali attori di questa transizione. Meticolosamente Glenda svita e ripone filtri delle pastiglie, olio, batterie, portiere, pezzi di ricambio. Qualsiasi cosa finché non rimane più nulla. Le parti meccaniche sono le più richieste, motore e cambio inclusi, dice. “Il motore lo paghi 400 euro per una Punto, nuovo e revisionato ti costa 1500 e l’auto spesso non vale più di 1000“.

        Automotive settore inquinante?

        Quando gli autodemolitori funzionano bene tutte le auto senza alcuna distinzione vengono riutilizzate per il 90%. Il 10% viene riciclato come ricambio e la restante parte tra riuso in altri settori o fusione di metalli che poi tornano sul mercato. Tra il 2020 e il 2021, il numero degli impianti di autodemolizione in Italia è salito da 1.417 a 1.430. Di questi 613 sono al Nord (43% del totale), 217 al Centro (15%) e 600 al Sud (42%).

        Secondo Castronovo, che ha iniziato a sfasciare i motorini dei suoi primi fidanzati, le parti meccaniche, motore e cambio, sono quelle più richieste per essere riciclate da una vettura non più in uso a una ancora andante. “Sono quei ricambi che non riesci a comprare nuovi, costano troppo. Poi ci sono anche portiere, cofani, paraurti“, dice. Ci sono alcune parti meccaniche introvabili come per alcune di autovetture con oltre 20 anni di vita e magari 4/500 mila chilometri già percorsi. Modelli che per continuare a marciare avrebbero bisogno di pezzi che il mercato dell’usato non trova più. Neppure quello delle case madri.

        C’è chi si concentra solo sulla carrozzeria

        Cofani, porte, bauli vengono recuperati, per esempio, da Lucio Gonnella della Fp Supercar, ricavandoli da auto incidentate. Un modo con cui gli autodemolitori suppliscono alle mancanze del mercato. Già perché le case automobilistiche dopo qualche decennio smettono di produrre pezzi per auto vecchie. Per le auto nate entro il 2012 praticamente non si trova più nulla se non da sfasciacarrozze e demolitori.

        Pensiamo ai modelli di auto ancora in circolazione come la Punto 188, la Seicento, la Stilo. Tutti modelli di cui si è persa ogni traccia. Sulle strade non se ne vedono quasi più. Secondo Castronovo le auto nate tra il 2010 e il 2016, 2017 sono quelle che hanno ancora un certo valore anche perché dopo il Covid i prezzi dell’usato sono cresciuti in media del 30%.

        E il riciclo come avviene?

        Quello che non finisce su un’altra auto lo possiamo ritrovare anche nella vita di tutti i giorni. “Una parte va direttamente in fonderia “, racconta ancora Castronovo, “e ridiventa ferro. Tutti i metalli sulle auto vengono divisi e riutilizzati. Tessuti, plastiche, copertoni sono usati per rifare l’asfalto. Inoltre alcune aziende li usano anche per i pavimenti dei parchetti giochi, quelli in gomma“.

        Secondo Anselmo Calò, presidente di Ada (Associazione Demolitori Autoveicoli) i veicoli incidentati sono quelli più ambiti, perché se alcune parti sono distrutte altre sono ancora valide perché hanno fatto poca strada. Invece per le auto più vecchie il mercato si rivolge soprattutto al Sud Italia. “Da oltre 40 anni c’è una tendenza a inviare i veicoli usati verso sud, lì sono più portati ad acquistare auto usate Al sud, infatti, muoiono più auto che al nord e circolano più macchine vecchie“.

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          Storie vere

          Credevo fosse amore e invece… era una truffa internazionale!

          Prima il sesso e poi la truffa. Dal Brasile, avvocato romano vittima di un’organizzazione criminale tra riti satanici, orge e raggiri di facoltosi professionisti.

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            Siamo alle solite ma ci si continua a cascare. Un avvocato romano, vittima di una complessa rete criminale in Brasile, ha denunciato una truffa sentimentale che va ben oltre il semplice raggiro economico. Dietro una facciata di amore e affetto si celava, e si cela ancora, un’organizzazione criminale, pronta a sfruttare le debolezze umane per arricchirsi.

            L’incontro fatale e la gravidanza inattesa

            Tutto è iniziato con un incontro online, nel quale l’avvocato coinvolto ha conosciuto una donna che si è presentata come un’insegnante di portoghese. Lezione dopo lezione ne è presto nata una relazione che è culminata in una gravidanza inattesa. Tuttavia, strani dettagli e circostanze sospette hanno portato l’uomo a dubitare della sincerità della sua nuova compagna.

            Macchina da soldi costruita sull'”ammmore”

            Indagando più a fondo, l’avvocato ha scoperto di essere stato vittima di una truffa orchestrata da un’organizzazione criminale ben strutturata. Questa rete, operante in Brasile, reclutava giovani donne in giro per il mondo e le addestrava a sedurre uomini facoltosi, in particolare stranieri. Una volta instaurata una relazione, le donne rimanevano incinte e, con la complicità di medici e avvocati corrotti, attribuivano la paternità ai loro amanti occasionali.

            Una truffa ben collaudata

            Il modus operandi dell’organizzazione era sempre lo stesso. Ovvero? Per rima cosa adescare e sedurre la vittima. Le donne, spesso preparate a recitare una parte, instauravano relazioni sentimentali intense e appassionate con le loro vittime. Quindi arrivava la gravidanza. Di già? Una volta incinta, la donna comunicava la notizia al suo amante, suscitando in lui un forte senso di responsabilità e attaccamento. E il malcapitato si faceva prendere dall’eccitazione e dall’euforia: sarò padre!! Ma dopo pochi giorni arrivava la delusione accompagnata dalla richiesta di denaro. L’adescatrice iniziava a chiedere ingenti somme di denaro per sostenere la gravidanza e il futuro bambino. L’avvocato romano che ci stava cascando ha fatti due calcoli e ha capito che il figlio non poteva essere il suo, soprattutto dopo aver visionato le prime ecografie che riportavano un feto di diverse settimane.

            Scomparsa e ricomparsa

            A quel punto in alcuni casi, le donne sparivano misteriosamente per qualche settimana per poi ricomparire, chiedendo ancora più denaro. Dietro questa macchina da soldi si celava un’organizzazione complessa con a capo quasi sempre uno di quei tanti santoni ciarlatani che navigano sul web e non solo. Il santone in questione era sempre considerato dotato di poteri soprannaturali, che legittimava le azioni del gruppo e garantiva la complicità dei membri. A questi si aggiungevano medici e infermieri tutti professionisti della salute e tuti diligentemente corrotti, che falsificavano documenti e manipolavano esami medici. Quindi arrivava l’ora degli avvocati. Veri e propri legali che, invece di difendere le vittime, le indirizzavano verso altri membri della rete. A questo giochino erano anche collegati funzionari pubblici e forse anche qualche prelato. S trattava di persone tutte molto influenti che facilitavano le operazioni dell’organizzazione.

            Le conseguenze per le vittime? Disastrose

            Le vittime di questa truffa subivano danni economici ingenti e un profondo trauma psicologico. Oltre alla perdita di denaro, venivano private della loro dignità e della loro fiducia nelle relazioni umane. L’avvocato romano, assistito da un legale brasiliano, ha denunciato i fatti alle autorità italiane e brasiliane. Tuttavia, finora ha riscontrato una scarsa collaborazione da parte delle istituzioni italiane.

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              Storie vere

              Suora rubava gioielli e reliquie, rivendeva ex voto d’oro e trasferiva denaro all’estero

              Suora rubava gioielli ed ex voto d’oro poi li rivendeva e trasferiva il denaro all’estero. Ora è agli arresti domiciliari.

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                Una suora, madre superiora presso la Curia Vescovile di Ariano Irpino, è agli arresti domiciliari con l’accusa di furto pluriaggravato. Le indagini, condotte dalla procura di Benevento e coordinate dal procuratore Aldo Policastro, hanno rivelato un piano sistematico di sottrazione di gioielli e monili d’oro ex voto custoditi nelle parrocchie della diocesi. La suora, sfruttava la sua posizione e l’accesso alle chiavi dei locali. Avrebbe venduto i preziosi, guadagnando circa 80.000 euro, parte dei quali sono stati trasferiti all’estero.

                Le indagini e la scoperta del furto

                Il caso è emerso dopo una denuncia presentata dal vescovo di Ariano Irpino, che aveva notato anomalie e ammanchi di oro votivo proveniente da diverse parrocchie della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia. Tra le parrocchie coinvolte figurano alcune delle più importanti della zona. Da Santa Maria delle Fratte e Sant’Euplio di Castel Baronia a Santa Maria Assunta in Cielo di Ariano Irpino, e San Giovanni Battista in Carife. In questi luoghi sacri, l’oro votivo, donato dai fedeli in segno di devozione, veniva custodito come patrimonio di fede. E questo ha reso il crimine particolarmente sentito dalla comunità locale.

                Popolazione offesa

                Le forze dell’ordine hanno avviato indagini dettagliate, che hanno incluso perquisizioni personali e nei locali a uso esclusivo della suora all’interno della curia. Questi accertamenti hanno confermato che la religiosa, che aveva accesso diretto ai beni sacri, si era appropriata di vari gioielli e reliquie. Tra questi una preziosa reliquia di San Nicola di Bari incastonata in un medaglione di metallo. Anche San Nicola…Eh no eh c’è un limite a tutto.

                Le operazioni di ricettazione

                Dopo aver sottratto i preziosi, la suora non si era limitata a collezionarli, ma aveva avviato un’operazione di ricettazione, vendendo diversi gioielli a esercizi commerciali del settore. La vendita di questi beni sacri ha fruttato alla religiosa un guadagno di 80.000 euro. Una somma considerevole che è stata in parte trasferita su conti esteri. L’oro votivo sottratto è stato in parte fuso, riducendo le possibilità di recupero, ma gli inquirenti sono riusciti comunque a ritrovare alcuni gioielli e bracciali sia nella stanza occupata dalla suora ad Ariano Irpino sia nel suo nuovo alloggio a San Cesareo, dove si era trasferita.

                Il pericolo di fuga e l’arresto

                Alla luce delle prove raccolte e del rischio concreto di fuga, il Gip del Tribunale di Tivoli ha emesso un decreto di fermo. La religiosa è stata arrestata a San Cesareo, dove si era recentemente spostata, probabilmente con l’intenzione di allontanarsi ulteriormente dalle indagini. Il tribunale ha convalidato il fermo valutando la gravità della situazione e il pericolo di inquinamento delle prove, dato il ruolo della suora all’interno della curia e il suo accesso ai beni sottratti. Anche la confessione parziale resa dalla suora durante l’interrogatorio ha contribuito alla decisione di sottoporla agli arresti domiciliari, misura considerata adeguata in quanto limitativa ma non detentiva, data l’età della donna e la sua condizione religiosa.

                Il contesto del crimine e l’impatto sulla comunità

                Il caso ha sollevato numerose domande all’interno della comunità ecclesiastica e tra i fedeli e non solo irpini. Gli ex voto, per la tradizione cattolica, rappresentano una profonda espressione di fede e gratitudine verso i santi e verso Dio per grazie ricevute. La loro sottrazione non è solo un danno economico, ma rappresenta una ferita emotiva per coloro che hanno offerto questi doni come atti di devozione. Il crimine ha scioccato la comunità religiosa, dove la suora era da tempo una figura di riferimento, stimata per il suo impegno e la sua dedizione.

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