Storie vere
Suore Carmelitane cacciate dal convento: una battaglia per la Fede, i soldi o la castità?
Licenziate in tronco dal Vescovo di Arlington (Texas), un intero convento di suore Carmelitane accusate di “insubordinazione” e “disobbedienza” nei confronti dell’autorità ecclesiastica.

In questa espulsone c’è qualcosa che non torna. Per farsi un’idea di quello che è successo – e sta ancora succedendo – bisogna tenere conto di viversi fattori. Ricapitoliamo. Negli Stati Uniti un gruppo di suore Carmelitane è stato espulso dal proprio convento, scatenando una controversia che ha rapidamente varcato i confini nazionali. La decisione del vescovo di Arlington, in Texas, di “esclaustrare” le religiose ha suscitato un’ondata di indignazione e ha aperto un dibattito sulla libertà religiosa e sul potere della Chiesa. Il termine esclaustrare in ambito religioso ha un significato molto preciso e connotazioni particolari. Deriva dal latino “claustrum“, che significa “chiosco”, “recinto” o, in senso più ampio, “monastero”. Esclaustrare significa quindi escludere da un monastero una o più persone che vi appartiene, solitamente un religioso o una religiosa. È un provvedimento disciplinare molto serio, che comporta la perdita dello status e dei diritti connessi alla vita monastica. Ma perché si è deciso in questi termini, cosa avranno fatto di così grave queste suore Carmelitane?
Quali sarebbero i motivi dell’espulsione?
Le ragioni addotte dal vescovo per questa drastica misura sono state l‘insubordinazione e la disobbedienza delle suore nei confronti dell’autorità ecclesiastica. In particolare, le religiose sarebbero state accusate di attaccamento eccessivo alla messa in latino e di simpatizzare con la Società di San Pio X, un gruppo tradizionalista considerato scismatico dalla Chiesa cattolica.
Sarà vero o c’è dell’altro?
Le suore hanno respinto con forza queste accuse, sostenendo di essere vittime di una persecuzione e di un tentativo di appropriarsi dei beni del convento da parte proprio delle autorità ecclesiastiche. Hanno sottolineato la loro fedeltà al Papa e alla Chiesa cattolica, affermando che la loro unica colpa è quella di voler mantenere le proprie tradizioni religiose. La controversia si è rapidamente trasformata in una battaglia legale, con le suore che hanno intentato una causa contro il vescovo, accusandolo di aver agito in modo illegittimo. Al centro del contendere ci sono i beni del monastero e il controllo sulla loro destinazione. Quindi soldi…
Il ruolo del Vaticano e una madre superiora troppo vivace
Il Vaticano, naturalmente, sostiene e appoggia la decisione del vescovo, ma le suore hanno contestato anche questa posizione, sostenendo che il Papa è stato mal informato sulla reale situazione che si è venuta a creare. La Santa Sede ha nominato un commissario per gestire il monastero, scatenando l’ira delle religiose che si sono sentite tradite. Un ulteriore elemento di complicazione è stato rappresentato dalle accuse mosse alla madre superiora, Teresa Agnes Gerlach, accusata di aver violato il voto di castità alle prese con una chat erotica con un prete. Quindi sesso…La donna ha respinto con forza queste accuse, sostenendole essere il frutto di un complotto ordito per screditarla e prendere il controllo del monastero.
I soldi ci sono, il sesso pure e quindi cosa manca…ah già la Fede!
La vicenda delle suore carmelitane a questo punto ha preso una piega istituzionale. Roba seria. Scuole di pensiero le une contro le altre armate a colpi di interrogativi teologici e non. Ci si interroga sul potere della Chiesa, sulla libertà religiosa e sulla tutela dei beni ecclesiastici. Insomma questa storia americana è diventata un simbolo della lotta tra tradizionalismo e modernizzazione all’interno della Chiesa cattolica. Ma al di là degli aspetti teologici la vicenda ha anche una forte componente economica, con milioni di dollari in gioco e il controllo di un vasto patrimonio immobiliare. Il futuro del monastero è incerto e dipenderà dall’esito della battaglia legale in corso. La decisione del Vaticano di assegnare il controllo del monastero a un’organizzazione privata cattolica ha innescato a sua volta una serie di eventi che potrebbero portare a diverse conseguenze. Quali?
Suore Carmelitane alla riscossa si ricomprano tutto…
Se l’organizzazione privata dovesse ottenere il controllo definitivo del monastero, potrebbe decidere di mantenere la struttura come luogo di culto o di destinarla ad altri utilizzi, come un centro di accoglienza o un’istituzione educativa. È possibile, inoltre, che l’organizzazione decida di vendere i beni del monastero per ottenere fondi da destinare ad altre iniziative.
Ma le suore espulse – chi si ricorda del film Sister Act potrebbe trovare analogie – potrebbero cercare di riconquistare il controllo del monastero, magari con il sostegno di altri ordini religiosi o di fedeli che condividono le loro idee. A questo punto la sentenza del tribunale sarà determinante per stabilire chi avrà il diritto di gestire il monastero e i suoi beni. E il Vaticano intanto che fa?
Interrogativi che aspettano risposte definitive
Il Vaticano continuerà a sostenere la decisione di assegnare il controllo del monastero all’organizzazione privata. Oppure potrebbe rivedere la sua posizione in seguito alle pressioni dell’opinione pubblica o di altri gruppi religiosi. Le suore espulse d’altra parte saranno in grado di mobilitare il sostegno necessario per riconquistare il monastero? E infine che ruolo giocherà l’opinione pubblica americana nel sostenere o meno le suore nella loro battaglia? La questione non finisce qui. Ne siamo certi…
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Storie vere
Dalla diagnosi di autismo quando aveva 3 anni all’autonomia conquistata. Il caso di Andrea Antonello
Il padre ha permesso al figlio di intraprendere un percorso che lo ha reso sempre più autonomo nella vita quotidiana.

Il trentaduenne Andrea Antonello di Castelfranco Veneto è una figura ispiratrice per chi ogni giorno è alle prese con l’autismo. La sua vita ha preso una piega particolare quando, all’età di 3 anni, gli è stata diagnosticata la sindrome dello spettro autistico. Suo padre Franco Antonello, un imprenditore, ha scelto di dedicarsi completamente al figlio, accompagnandolo in un percorso di crescita che ha portato Andrea verso una sorprendente autonomia.
Un percorso di autonomia e crescita per chi è alle prese con l’autismo
Nonostante le iniziali difficoltà, Andrea ha raggiunto importanti traguardi. Grazie al sostegno della famiglia, è riuscito a diventare sempre più indipendente. Un esempio significativo è il fatto che vive da solo da alcuni anni, un traguardo straordinario per una persona con disabilità intellettiva. Andrea gestisce la sua casa, cucina, tiene tutto in ordine e lavora nell’Impresa sociale “I Bambini delle Fate”, fondata dal padre per sostenere progetti di integrazione per ragazzi autistici.
Esperienze straordinarie
Andrea e suo padre hanno vissuto esperienze incredibili insieme, come un viaggio in moto di tre mesi attraverso le Americhe. Questa avventura ha ispirato il film Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores. La storia del loro viaggio e il racconto della loro vita sono diventati fonte di ispirazione per molte famiglie.
I contributi alla comunità e la scrittura
Andrea è anche autore di diversi libri scritti con il supporto della scrittura facilitata. Nei suoi testi, descrive in prima persona la sua esperienza con l’autismo, contribuendo a sensibilizzare il pubblico e rompere gli stereotipi. La sua narrazione offre un punto di vista unico, aiutando a comprendere meglio il mondo delle persone autistiche.
Storie vere
Sessismo in un’aula di Tribunale: l’avvocata Eleonora Coletta e la sua lotta per la verità
Accuse calunniose e strategie difensive discutibili: l’avvocata Coletta denuncia domande sessiste durante il processo contro la Asl di Taranto, in una battaglia legale per ottenere giustizia e risarcimento dopo la perdita del marito e del padre.

Eleonora Coletta, avvocata e vice presidente del comitato Verità e Giustizia vittime Covid Moscati, ha intrapreso una difficile battaglia legale contro la Asl di Taranto, accusata di malasanità per la morte del marito Dario e del padre durante la pandemia. Gli eventi si sono svolti presso l’ospedale Moscati di Taranto. Coletta attribuisce i decessi a errori sanitari piuttosto che alle conseguenze del virus. Questa dolorosa vicenda ha spinto l’avvocata a scrivere il libro Canale Terminale, in cui descrive quel reparto come il punto finale per molti pazienti Covid.
Un causa civile che in aula degenera
Fin dal suo inizio la causa civile si è trasformata in una sfida spinosa per Coletta, che denuncia di essere stata bersaglio di domande «sessiste» durante il processo. Secondo lei, tali domande mirano a screditare il suo dolore e a ridurre il risarcimento richiesto. Nonostante i periti abbiano accertato le responsabilità della Asl, l’azienda ha rifiutato la conciliazione, prolungando la controversia. Eleonora Coletta continua così a combattere, sottolineando l’importanza della dignità personale e della giustizia per le vittime di malasanità.
La lotta di Coletta per difendere il rispetto della dignità personale
L’avvocato della Asl ha adottato una strategia difensiva che ha cercato di insinuare che la sua presunta condotta privata libertina ridurrebbe il suo dolore per la perdita del marito, E, di conseguenza, il risarcimento richiesto. Coletta respinge fermamente le accuse, sottolineando il legame profondo con il marito, che l’ha sostenuta in momenti difficili, come durante un ricovero a Milano. La vicenda solleva interrogativi sul rispetto della dignità personale e sulla giustizia per le vittime di malasanità, evidenziando le difficoltà che le donne possono incontrare nel difendere la propria integrità in contesti legali.
Storie vere
Il prossimo 27 aprile Carlo Acutis sarà canonizzato. Il santo della generazione digitale
La canonizzazione e il crescente fenomeno attorno al giovane beato, tra fede, tecnologia e controversie sulle reliquie.

Deceduto nel 2006 a soli 15 anni per una leucemia fulminante, Carlo Acutis sarà proclamato santo il prossimo 27 aprile. La sua figura ha ispirato un culto in continua crescita, con oltre un milione di pellegrini che nel 2024 hanno visitato il Santuario della Spogliazione ad Assisi, dove riposano le sue spoglie. Il giovane è ricordato per la sua passione per la tecnologia, che gli ha valso il titolo di “patrono di Internet“. È ammirato soprattutto dai giovani, grazie alla sua capacità di vivere e condividere la fede con un linguaggio moderno, accessibile e vicino ai loro interessi.
Le reliquie e le numerose controversie
L’interesse per Carlo Acutis ha portato a una “corsa” alle sue reliquie. Recentemente, una ciocca di capelli è stata venduta su eBay per 2.110 euro. Il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, ha denunciato il commercio illegale di reliquie, e il caso è ora al vaglio delle autorità. Le reliquie ufficiali, custodite dalla Diocesi di Assisi, includono porzioni del cuore del giovane. Saranno portate a Roma per la canonizzazione e sono distribuite solo per motivi pastorali o spirituali.
Acutis un fenomeno di fede
Nel 2019, le spoglie di Carlo sono state traslate al Santuario della Spogliazione, aumentando significativamente il numero di visitatori ad Assisi. A differenza delle tradizionali reliquie, il corpo del beato, esposto in una teca di vetro, colpisce per la sua semplicità: indossa una tuta e scarpe da ginnastica, un’immagine che lo rende straordinariamente umano e vicino ai fedeli.
Secondo il vescovo Sorrentino, Carlo ha saputo riproporre il Vangelo con il linguaggio del nostro tempo, coinvolgendo chi lo percepiva distante. Il suo carisma sta nell’essere un giovane “normale”, che ha vissuto con entusiasmo, affrontando la malattia con fede e serenità, come San Francesco. Il legame con la città di Assisi nasce dal suo desiderio espresso in vita di essere sepolto lì, volontà rispettata dai genitori dopo la sua morte. Il giovane Carlo è già associato a due miracoli. La guarigione di un bambino brasiliano e, più recentemente, quella di una giovane del Costa Rica, vittima di un grave incidente, che sarà presente a Roma per la canonizzazione.
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