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Storie vere

Le ricette per una vita sana del farmacista Andrea, campione di bodybuilding

La storia di Andrea Pimazzoni farmacista e campione di bodybuilding è un esempio ispiratore per chiunque voglia conciliare lavoro e passioni. Dimostra che con l’organizzazione e la motivazione giuste, tutto è possibile.

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    Il suo motto è sacrificio, passione, perseveranza. Certo il fisico lo aiuta. Non è uno che passa inosservato il farmacista Andrea. Soprattutto per quel suo fisico scolpito da anni e anni di palestra. Un campione di bodybuilding. Ecco perché la sua è una farmacia ben frequentata…

    Tempo, dedizione e sacrificio

    Andrea ha sempre coltivato le sue passioni, anche con un lavoro impegnativo. E’ una scelta essenziale per riuscire ad avere una vita equilibrata e soddisfacente. Andrea Pimazzoni, 56 anni, farmacista a Rovereto e campione di bodybuilding, è riuscito a conciliare la sua professione con la passione per il bodybuilding. Un’attività che richiede tempo, dedizione e sacrificio. Andrea gareggia a livello internazionale, con impegni che lo portano in tutta Europa. Un carnet impegnato fino al prossimo gennaio. Conciliando il lavoro di farmacista Andrea sarà impegnato il 7 gennaio in Inghilterra con UKBF, ma prima, in ottobre, sarà impegnato nel Campionato Mondiale in Slovenia e, forse, nel Mondiale PCA ad Amsterdam in novembre.

    Per Andrea lavoro e passione sono due mondi conciliabili

    La vita di Andrea si divide tra il lavoro in farmacia e la preparazione fisica per le competizioni di bodybuilding. È uno sport che richiede dedizione e impegno costanti, ma Andrea non è solo in questo percorso. Sua moglie è il suo principale sostegno. Lo aiuta nella preparazione dei pasti e nel rispetto di una dieta rigorosa. La dieta è una sana dipendenza, spiega, Andrea “perché è necessaria per raccogliere i frutti di mesi di lavoro“. Accanto a lui, c’è anche il preparatore atletico, descritto non solo come un allenatore, ma anche come un grande amico. Infine, c’è il supporto del titolare della farmacia, Gioanni Savio, che gli permette di prendere permessi per allenarsi e partecipare alle gare.

    E con gli integratori come la mettiamo..?

    Andrea spiega che nel mondo del bodybuilding, gli integratori possono essere utili, ma lui ne fa un uso moderato, preferendo quelli già premiscelati e affidandosi solo a prodotti di alta qualità. Secondo Andrea la cosa più importante è acquistare sempre in farmacia, “dove le aziende sono affidabili, o su siti internet conosciuti“. La sua esperienza trentennale come informatore farmaceutico lo ha aiutato a sviluppare una profonda conoscenza del settore e, anche se ha ricevuto l’offerta di trasferirsi a Roma per lavorare in farmacia, ha scelto di rimanere vicino alla famiglia e dedicarsi alla sua carriera attuale.

    In palestra? Niente più personal trainer solo allenamenti “fai-da-te”

    Secondo il farmacista bodybuilder negli ultimi anni il mondo delle palestre è cambiato. In passato, i titolari delle palestre erano più coinvolti nel seguire personalmente gli iscritti, aiutandoli a eseguire correttamente gli esercizi. Oggi, la figura del personal trainer è diventata quasi esclusivamente a pagamento, e molti giovani, per risparmiare, si affidano a tutorial scaricati da internet. Una tendenza da fermare. Second Andrea infatti una guida esperta è sempre fondamentale per evitare infortuni e massimizzare i risultati.

    Una lezione per tutti: sacrificio, passione e perseveranza

    Oltre a dimostrare che è possibile gestire con successo due vite parallele professionale e sportiva, Andrea ci dimostra ancora una volta come il sacrificio è sempre ripagato dai risultati. Non è solo una questione di forza fisica, ma anche di disciplina e mentalità. “Il bodybuilding mi ha insegnato che con impegno e determinazione si può raggiungere qualsiasi obiettivo“, dice.

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      Razzismo immobiliare: il calvario di Babacar Cisse che non trova una stanza in affitto

      Babacar Cisse è un 28enne nato nel frusinate da genitori senegalesi che da alcune settimane sta cercando una stanza da affittare a Roma. “Al telefono sentono l’accento romano ed è tutto ok, ma dopo avermi visto di persona, spariscono”.

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        Ha 28 anni è nato a Frosinone da genitori senegalesi e, nonostante un curriculum solido da ingegnere informatico e il desiderio di costruirsi un futuro, Babacar Cisse sta cercando casa a Roma. Ma per lui non è per nulla semplice perché si sta scontrando con un solido muro di pregiudizi razziali.

        Un’esperienza comune a molti

        Al primo contatto telefonico con gli agenti immobiliari sembra che tutto proceda bene. Venditori o i proprietari stessi sentono il suo accento romano e sono portati a prendere un appuntamento come si fa con tutti i clienti. Ma non appena si menziona il suo nome, la situazione cambia radicalmente, gli appuntamenti vengono rimandati o annullati. E anche se Babacar supera questo primo scoglio, una volta che si presenta le case, magicamente, vengono affittate a qualcun altro nel giro di qualche ora. Eppure ha un curriculum di tutto rispetto. Babacar, infatti, studia Ingegneria informatica all’università di Tor Vergata ed è un consulente informatico. Un curriculum di tutto rispetto.

        Una palpabile frustrazione

        Babacar è italiano e si sente tale a tutti gli effetti. Ama il suo Paese nel quale ha costruito una vita. Eppure, è costretto a dover dimostrare continuamente la sua italianità, a smentire gli stereotipi negativi che lo riguardano. “Mi fa imbestialire il dover sempre dimostrare di essere ‘abbastanza italiano‘”, confida. La sua storia è un chiaro esempio di come il razzismo sia ancora profondamente radicato nella società italiana, anche in ambiti apparentemente neutri come la ricerca di una casa. Babacar è a tutti gli effetti una persona discriminata ed emarginata, nonostante meriti e capacità.

        Che fai Babacar emigri?

        Babacar sta riflettendo molto sul suo futuro e sulle possibilità che si aprono davanti a lui. L’idea di lasciare l’Italia, un Paese che non sembra dargli le stesse opportunità di altri oltre confine, si fa sempre più insistente. “In Inghilterra e in Germania certe rispostacce non le avrei mai ricevute“, dice anche se non ne siamo così sicuri. Nonostante tutto, Babacar continua a credere nell’Italia che spera che un giorno possa diventare un Paese più inclusivo e accogliente.

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          Storie vere

          RistOrobie l’osteria tutta al femminile dove riscoprire i sapori di montagna

          RistOrobie, osteria di montagna premiata da Slow Food con la Chiocciola, propone una visione più briosa e contemporanea della cucina tradizionale montanara.

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            E’ situata ai Piani dell’Avaro in Alta Val Brembana, in provincia di Bergamo, e rappresenta una perla della cucina di montagna gestita completamente da donne. Si chiama Osteria RistOrobie, ed è stata premiata da Slow Food con la Chiocciola. E come mai? Fondamentalmente perché questo ristorante familiare sa offrire una visione contemporanea di alta qualità della cucina tradizionale alpina lombarda. La gestione di questo locale incastonato nell’Alta Val Brembana è affidata a Paola Rovelli e Miriam Gozzi, che vent’anni fa hanno trasformato un rifugio alpino in un ristorante, portando avanti una cucina in sinergia con la natura circostante.

            Tutto in famiglia a selezionare e servire il meglio della produzione locale

            RistOrobie si distingue dai numerosi punti di ristoro disponibili anche nella stessa zona per l’attenta valorizzazione dei prodotti locali. Un esempio? I formaggi DOP della zona (Taleggio, Agrì di Valtorta, Stracchino all’antica e Formai de Mut) e la selvaggina, ottenuta da fonti tracciabili grazie all’adesione al progetto “Selvatici e buoni“. Le figlie di Paola, Sara e Claudia, che si sono arruolate nella gestione, hanno apportato un tocco innovativo alla proposta culinaria, introducendo, per esempio, una carta dei vini con un’ampia selezione di etichette bergamasche e valtellinesi.

            Andare per Erbe per offrire sempre il meglio del territorio

            Il locale abbraccia anche la tradizione del foraging. Il termina significa “Andare per Erbe” ovvero raccogliere cibo selvatico, una passione antica e tradizionale che ha conquistato anche i grandi chef e che sposa il concetto di sostenibilità nel piatto. L cucina di RistOrobie, infatti, utilizza erbe locali come parùc, ortica e tarassaco, protagoniste di piatti innovativi come la maionese all’Achillea. Provare per credere.

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              Storie vere

              Baristi detective a Roma: il Twins bar e i mille casi risolti alla stazione Termini

              Omicidio alla stazione Termini di Roma: parlano i baristi detective che in 30 anni hanno risolto più di mille casi. Il loro segreto? Clienti schedati e telecamere ovunque.

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                I fratelli Massimiliano e Gianluca Bagordo gestiscono il Twins bar da oltre 30 anni. Oltre a servire caffè, il loro locale è diventato un punto di riferimento per la sicurezza grazie al loro innovativo sistema di sorveglianza e alla stretta collaborazione con le forze dell’ordine.

                Indagini possibili grazie alle telecamere ad alta definizione

                Abbiamo contribuito a risolvere quasi mille casi tra risse, rapine ed episodi gravi,” raccontano. Uno degli ultimi casi seguito dai due detective baristi riguarda l’omicidio del 28enne Jarol Bernaola, accoltellato dal connazionale Sergio Siguas Nunez con l’aiuto di un complice. “Le nostre telecamere ad alta definizione hanno ripreso tutta la scena, dall’accoltellamento alla fuga dell’assassino, permettendo di risolvere il caso in poche ore.”

                Più che un bar il Twins sembra un club super esclusivo

                Il segreto del Twins bar sta nella sua rigorosa sicurezza. Dopo le 22, chiunque voglia entrare deve tesserarsi, lasciare i propri documenti e depositare eventuali zaini in guardaroba. Questa politica, concordata con l’ex prefetto di Roma Matteo Piantedosi, oggi ministro dell’Interno, permette di tenere sotto controllo chi frequenta il locale e prevenire furti e borseggi. “In tanti anni ne abbiamo viste di tutti i colori,” spiegano i due fratelli Bogardo. Tra gli episodi più curiosi, raccontano di una ragazza derubata dal fidanzato sotto i loro occhi, o del figlio che ha rubato il portafoglio alla madre. Cose dell’altro mondo…

                Un tentativo di ristabilire l’ordine nel quartiere

                Il loro approccio alla sicurezza non è solo dettato dalla scelta di tutelare il locale, ma anche per cercare di migliorare una zona – quella della Stazione Termini – ormai invasa da gang e criminalità. Via Giolitti, nei pressi della stazione, è considerata fuori controllo, con rapinatori, borseggiatori e spacciatori che si aggirano continuamente. “Abbiamo scelto di rinunciare ai guadagni facili e selezionare la nostra clientela. Il 90% delle persone sa che non deve fare sciocchezze, e per quel 10% che ci prova, le telecamere risolvono subito la situazione.”

                Occhio vigile a disposizione delle forze di Polizia

                Nel corso degli anni, i Bagordo sono stati coinvolti in numerosi casi, come l’accoltellamento dello chef Luca Battisti o l’aggressione a bastonate di una donna mentre aspettava l’autobus. Grazie alla loro sorveglianza, il Twins bar è diventato così un pilastro per la sicurezza della zona, in collaborazione con le forze dell’ordine.

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