Cronaca

Ti affitto casa con la cedolare secca

La cedolare secca rappresenta una scelta fiscalmente vantaggiosa per la maggior parte dei proprietari di immobili in affitto, grazie alle sue aliquote più basse e alla semplicità amministrativa. Con le nuove regole in vigore dal 2024, è probabile che il suo utilizzo continui a crescere, contribuendo significativamente alle entrate fiscali pubbliche.

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    La cedolare secca è diventata sempre più popolare tra i proprietari di immobili in Italia, grazie alla sua convenienza rispetto alla tassazione ordinaria. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) relativi alle dichiarazioni presentate nel 2023 per l’anno fiscale 2022, l’imponibile soggetto a cedolare secca ha raggiunto quasi 20 miliardi di euro, portando nelle casse pubbliche 3,4 miliardi di euro, con un incremento superiore al 9% rispetto all’anno precedente.

    Come funziona

    La cedolare secca permette alle persone fisiche che affittano fino a quattro appartamenti di optare per una tassazione del 21% sull’importo dei canoni per i contratti a canone libero. L’aliquota scende al 10% per i contratti a canone concordato, con una riduzione del 25% sull’Imu. Questa forma di tassazione assorbe l’Irpef, le addizionali regionali e comunali e l’imposta di registro, ma comporta la rinuncia all’aggiornamento annuale del canone. Per gli affitti brevi (durata fino a 30 giorni), l’aliquota sale al 26%.

    I vantaggi fiscali

    La cedolare secca è generalmente più conveniente rispetto alla tassazione ordinaria. L’aliquota Irpef più bassa è del 23%, ma sui redditi da locazione c’è un abbattimento dell’imponibile del 5%, portando l’aliquota effettiva al 21,85%. Tuttavia, considerando anche l’imposta di registro e le addizionali, la tassazione ordinaria arriva in media al 25%. Per redditi più alti, la convenienza della cedolare secca aumenta ulteriormente, con l’Irpef che può superare il 45% per redditi imponibili oltre i 50.000 euro.

    Quando conviene la tassazione ordinaria

    Ci sono pochi casi in cui la tassazione ordinaria può essere più conveniente. Ad esempio, se un contribuente ha diritto a detrazioni fiscali superiori ai redditi imponibili oltre a quelli di locazione, potrebbe optare per la tassazione ordinaria per sfruttare al meglio queste detrazioni.

    Inflazione e aggiornamento del canone di affitto

    L’inflazione elevata potrebbe rendere meno attraente la cedolare secca, dato che questa implica la rinuncia all’aggiornamento annuale del canone. Tuttavia, con l’inflazione recentemente ridimensionata (+0,7%), questo problema è meno rilevante.

    Nuove regole per gli affitti brevi

    Dal 2024, le locazioni brevi sono soggette a un’aliquota del 26% per la cedolare secca, con le piattaforme di intermediazione obbligate a operare come sostituti d’imposta, trattenendo il 21% a titolo di acconto. Questo cambio, insieme all’aumento dei canoni di locazione, dovrebbe far crescere ulteriormente il gettito derivante dalla cedolare secca.

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