Cronaca

Totò diventa un brand coperto da copyright

Il leggendario comico italiano, Totò, diventa ufficialmente un marchio registrato, concedendo ai suoi eredi il potere di bloccare l’utilizzo non autorizzato del suo nome. Ma questa decisione solleva interrogativi: sarà la fine delle citazioni e delle poesie dell’artista sui menù e sulle insegne dei locali? Un dibattito acceso tra la tutela dei diritti d’autore e la preservazione dell’identità culturale.

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    Brand sì, brand no, brand boh! L’ultimo atto nella saga legale dei discendenti di Totò vede il principe della commedia diventare ufficialmente un marchio registrato, con il potere di bloccare l’utilizzo non autorizzato del suo nome. Una mossa che ha scatenato un acceso dibattito, soprattutto a Napoli, dove Totò è più di un’icona: è un simbolo della città e della sua arte. Ma cosa significa questa decisione per l’eredità culturale del principe De Curtis?

    La questione è divisa tra la difesa dei diritti d’autore e la preservazione dell’identità culturale. Mentre alcuni applaudono la mossa come una necessaria protezione dell’eredità di Totò da sfruttamenti commerciali, altri la vedono come una restrizione alla libertà di espressione e alla diffusione della sua opera. Lo scrittore Maurizio de Giovanni solleva un punto importante: “Siamo sicuri che lui avrebbe voluto mettere sotto chiave la sua produzione culturale?”.

    Ma perché tanto clamore? La risposta sta nelle potenzialità economiche del marchio “Totò”. Con milioni di fan in Italia e nel mondo, l’evocazione del nome del grande attore può trasformarsi in un vero e proprio business, che i discendenti di Totò vogliono gestire in modo oculato. Come spiega il professor Fabrizio Vismara, l’utilizzo del nome di Totò può essere considerato come una forma di sfruttamento commerciale di una figura pubblica di risonanza mondiale.

    Ma cosa succede ai locali che utilizzano il nome di Totò senza autorizzazione? Devono pagare le royalties, riconoscendo così la proprietà del nome da parte degli eredi. Questo solleva domande su cosa significhi veramente “Totò” per l’Italia: un’icona popolare da sfruttare o un patrimonio culturale da proteggere? La risposta potrebbe influenzare il modo in cui ci ricorderemo del principe della commedia per le generazioni a venire.

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