In primo piano
Lavoro: chi fa non sbaglia!
Che vuol dire “lavoro del futuro”? Quali le trasformazioni e le tendenze che potrebbero capovolgere l’economia dei lavoretti. È importante per noi rimanere flessibili, adattabili e in continuo apprendimento, per cogliere le opportunità che si presenteranno, rivalutando la gig economy.
A che punto siamo
Il mercato del lavoro è in continua evoluzione, guidato dalla globalizzazione, dal cambiamento climatico e dall’avanzamento tecnologico. Questo crea nuove opportunità nei settori della tecnologia, della salute, della sostenibilità ambientale e del lavoro freelance. Scopriamo quali professioni potrebbero essere in forte domanda e l’importanza di essere flessibili e in continua formazione per rimanere competitivi nel mondo del lavoro di domani.
Il mercato del lavoro
E’ in costante mutamento, influenzato da diversi fattori chiave. La globalizzazione e i cambiamenti demografici stanno generando una maggiore diversità e nuove opportunità di mercato. Allo stesso tempo, il cambiamento climatico sta stimolando la domanda di nuove industrie e fonti energetiche sostenibili. I progressi tecnologici aprono la strada a nuove scoperte scientifiche e innovazioni, creando un terreno fertile per lo sviluppo di nuovi settori e professioni.
I profili richiesti dal mercato
Questi cambiamenti presentano sia sfide sia opportunità per coloro che cercano lavoro. Da un lato, possono emergere nuove competenze e profili professionali richiesti dal mercato, dall’altro lato, dovremo adattarci rapidamente a nuove tecnologie e modelli di lavoro, affrontando la pressione dell’innovazione.
La capacità di anticipare e rispondere alle tendenze emergenti può essere cruciale per mantenere la propria competitività e successo professionale in un mondo sempre più complesso e interconnesso. Tecnologia e automazione continuano a impattare diversi settori, portando alla creazione di nuove professioni come ingegneri di robotica, specialisti di intelligenza artificiale e tecnici di manutenzione di macchine automatiche. Il settore della salute e del benessere sta vivendo un’importante espansione, con la crescente domanda di infermieri specializzati in cure domiciliari, terapisti del benessere mentale, personal trainer e nutrizionisti.
Posti anche nel campo delle energie rinnovabili
Con l’aumento dell’attenzione verso la sostenibilità ambientale, ci saranno maggiori opportunità di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, della gestione dei rifiuti e dell’edilizia sostenibile. Professioni come ingegneri ambientali, urbanisti ed esperti di energia verde saranno sempre più richieste.
Il posto da casa da gestire in panciolle
Il lavoro remoto e freelance è destinato a crescere ulteriormente, con la diffusione della gig economy, che comporterà un aumento delle collaborazioni su progetti.
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In primo piano
Deva Cassel: “Amo mia madre, ma ho anche sofferto”. Le rare confidenze su Monica Bellucci
Tra l’eredità ingombrante di essere figlia di due grandi star e la determinazione a creare un percorso tutto suo, Deva Cassel si racconta in un’intervista sincera e profonda, rivelando i momenti di sofferenza e l’amore per una madre che le ha insegnato tutto.
Deva Cassel, a soli vent’anni, sta emergendo come uno dei volti più promettenti della moda e del cinema. Non è facile, però, crescere sotto i riflettori come “figlia di”, specialmente quando i genitori sono icone del calibro di Vincent Cassel e Monica Bellucci. In una recente intervista a Vogue Italia, Deva ha condiviso alcune riflessioni intime sul suo status di “nepo baby”, ovvero di figlia di celebrità.
“Sono cresciuta con quest’aura di nepotismo, mi chiamavano ‘nepo baby’,” ha spiegato. “Ho attraversato la mia adolescenza nel confronto costante con mia madre. La amo, ma ho anche sofferto un po’. Sarei un ipocrita se dicessi che non è stato un peso.” Queste parole rivelano un lato umano e vulnerabile di Deva, che sente la pressione di dover dimostrare di essere qualcosa di più del solo riflesso dei suoi genitori.
La giovane modella ha sottolineato quanto sia stato difficile accettare questo status, ma ha anche spiegato come, con il tempo, sia riuscita a superare parte di queste difficoltà: “Oggi è sempre meno così, e ritrovarmi sola su questa nuova copertina è come dire al mondo ‘questo è quello che ho da offrirvi’.” Un’affermazione che segna il desiderio di Deva di essere riconosciuta per il suo talento e non solo per il suo cognome.
Nonostante le difficoltà, Deva ha parole di grande affetto per sua madre: “Il fatto è che sono cresciuta con una donna come mia madre e lei, più di ogni altra cosa, mi ha insegnato l’amore. Mi ha insegnato a vivere, mi ha spiegato che le cose potevano ferirmi o sorprendermi. Mi ha dato tutto, come una ‘mamma italiana per eccellenza’”.
Il rapporto con Monica Bellucci è dunque complesso, fatto di amore e sfide, ma anche di grande insegnamento e crescita personale. Questa consapevolezza ha permesso a Deva di affrontare con coraggio le sue scelte professionali, sia nella moda che nel cinema.
Progetti futuri
Oltre alla moda, Deva Cassel ha già fatto il suo debutto come attrice nel film italiano “La bella estate”, e presto la vedremo nella serie Netflix Il Gattopardo. Il suo percorso è solo all’inizio, ma è chiaro che Deva ha intenzione di lasciare il segno nel mondo dello spettacolo, indipendentemente dal cognome che porta.
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Make Elon Great Again: Musk si crede il nuovo profeta della destra europea, ma dietro il suo “Mega” c’è solo caos e propaganda
Dai social alla politica, dai deliri complottisti all’infiltrazione nei movimenti sovranisti: il miliardario trasforma la sua piattaforma in un’arma ideologica, amplifica l’odio online e spinge l’Europa verso il nazionalismo digitale, mentre attacca regolamenti, istituzioni e qualsiasi limite al suo potere
Elon Musk ha trovato il suo nuovo giocattolo. Dopo aver conquistato il titolo di megafono ufficiale delle peggiori teorie cospirazioniste americane, ora punta all’Europa. Il suo post su X, in cui lancia il movimento Mega (Make Europe Great Again), è diventato virale nel giro di poche ore, con oltre 60 milioni di visualizzazioni e l’immediato abbraccio dei nazionalisti e suprematisti europei. Il messaggio non è casuale. È il capitolo successivo della sua discesa a gamba tesa nella politica internazionale, dopo il sostegno all’estrema destra tedesca dell’Afd, gli attacchi ai laburisti inglesi e i reiterati elogi all’amministrazione Trump.
Musk gioca con la provocazione e con il potere che ha costruito attorno a sé, convinto che i suoi miliardi e la sua armata di seguaci sui social gli diano il diritto di plasmare la politica a suo piacimento. Il suo Gente d’Europa, unitevi al movimento Mega è un proclama che non lascia dubbi sulle sue ambizioni: replicare il modello trumpiano in versione europea, spingere i sovranisti ai vertici delle nazioni chiave, e indebolire l’Unione europea per consegnarla in pasto a chi sogna il ritorno di stati-nazione chiusi, isolati e pronti alla guerra economica.
Se qualcuno avesse ancora dubbi sulla pericolosità di Musk, basta dare un’occhiata al contesto in cui è arrivato il suo annuncio. La stessa notte in cui ha pubblicato il suo post, il multimiliardario ha disseminato X di messaggi tossici: attacchi ai migranti e alle organizzazioni non governative, accuse di “invasione illegale”, odio contro l’epidemiologo Anthony Fauci, elogi al congelamento dei fondi per l’assistenza internazionale. Il tutto condito dalla solita autocelebrazione per Starship e da deliranti proclami su un futuro “multiplanetario”. Nella sua mente, la Terra deve essere governata come una delle sue aziende: senza regole, senza vincoli, con lui a capo di tutto.
Il progetto politico di Musk non è nato ieri. L’idea di un’Europa modellata a sua immagine e somiglianza è già stata accennata più volte, e lo slogan Mega circola da tempo negli ambienti sovranisti. Il primo a usarlo è stato Viktor Orbán, che nel 2024, durante la presidenza ungherese dell’Ue, ha lanciato il suo programma di nazionalismo sfrenato con l’idea di “rendere di nuovo grande l’Europa”. Ora Musk riprende quell’idea, con un obiettivo preciso: destabilizzare l’Unione e rafforzare l’asse sovranista. Orbán è il primo tassello, il secondo è Giorgia Meloni, che ormai da tempo viene corteggiata dagli ultraconservatori americani.
Dietro questa grande alleanza tra Musk, Trump e i leader della destra radicale europea si nasconde una strategia ben precisa. Trump, se tornerà alla Casa Bianca, vuole usare i dazi e le trattative commerciali per mettere in ginocchio l’Ue. Musk e gli altri giganti della tecnologia, invece, sanno che le loro piattaforme possono fare il resto, manipolando il dibattito pubblico, amplificando le voci nazionaliste e creando bolle di consenso costruite su algoritmi su misura.
L’Unione europea ha già provato a mettere dei freni al potere muschiano. Il Regolamento generale sulla protezione dei dati ha imposto limiti su come X, Tesla e SpaceX trattano le informazioni personali degli utenti. Ci sono controlli sui contenuti d’odio, restrizioni sui sussidi pubblici per le grandi corporation e normative stringenti sui veicoli a guida autonoma, settore in cui Tesla è leader. Ma Musk detesta le regole e le considera solo un fastidio. Il suo obiettivo è un mondo in cui tutto sia nelle mani dei privati, senza vincoli antitrust, senza limiti alle emissioni inquinanti, senza autorità di controllo.
L’ascesa del trumpismo ha reso Musk ancora più sfacciato. Non si limita più a giocare da dietro le quinte, ora vuole guidare apertamente il movimento sovranista in Europa. E lo fa con il suo arsenale più potente: X, un social che da quando è finito nelle sue mani è diventato una fogna a cielo aperto, un covo di razzisti, neonazisti e cospirazionisti. Ogni giorno su X si diffondono fake news, insulti e propaganda senza filtri, in nome di una “libertà d’espressione” che Musk utilizza come scudo per giustificare il peggio del peggio.
Ad agosto, il Center for Countering Digital Hate ha pubblicato un’inchiesta devastante: le bufale diffuse da Musk sulle elezioni americane hanno superato un miliardo di visualizzazioni. Un miliardo. Ora lo stesso schema si sta ripetendo in Europa, con cento milioni di utenti potenzialmente esposti alla sua macchina della disinformazione. L’epoca Mega è già iniziata, e Musk si è autoproclamato il suo profeta. Se nessuno lo fermerà, il futuro dell’Europa potrebbe assomigliare sempre di più alla sua distopia personale: un mondo dominato da plutocrati senza freni, senza regole e senza scrupoli.
In primo piano
Di corsa per tutta l’Africa da sud a nord solo per solidarietà…
Il protagonista di questa storia si chiama Russ Cook, britannico 27 anni, non nuovo alle impresa come quella che ha compiuto: percorrere in 352 giorni tutta l’Africa dal sud al nord
Russ Cook ha messo a disposizione le sue doti naturali (correre la maratona) al servizio della beneficenza. Project Africa anche grazie a lui ha raccolto 800 mila euro devoluti a favore dei rifugiati africani nel Regno Unito. Cook, come il mitico capitano, non è nuovo a iniziative del genere. Ha già percorso da Istanbul a Londra e, nel 2020, ha trainato una macchina per nove ore e 56 minuti. Insomma un tipo The Hardest Geezer, come ama farsi chiamare. A sostenere questa sua ultima impresa ci hanno pensato le migliaia di benefattori coinvolti nella raccolta fondi sulla piattaforma di fundraising Patreon. L’impresa abbondantemente documentata sui social network, ricorda molto da vicino quella raccontata nel film The Forrest Gump. Il protagonista Forrest percorre tutta l’America da Est a Ovest vedendo ingrossare giorno dopo giorno il gruppo dei sostenitori. Fino a che, nel film, un giorno si ferma esclamando la fatidica frase: “Sono un po’stanchino“.
Il viaggio di Russ Cook in Africa
Il percorso è partito da Capo Agulhas, il punto più a Sud del Sudafrica e si è concluso nel mare di Ras Angela. Ha attraversato 16 Paesi diversi e ha tagliato il continente in altezza, deserto compreso, costeggiando la parte occidentale dell’Africa. In totale ha percorso 16.250 chilometri, l’equivalente di 385 maratone, in 352 giorni.
Il passaporto tatuato sul polso
Otre alle migliaia di km ha attraversato decine di peripezie e avventure al limite della sopravvivenza. Dei fuori programma che lo hanno accompagnato per tutta l’Africa centrale. Prevedendo gli ostacoli e i pericoli che puntualmente si sono verificati, Cook prima di partire si era tatuato il numero di passaporto sul polso. L’avventura più pericolosa l’ha vissuta in Congo dove è stato caricato su una moto da due locali e dopo molte ore di guida si è trovato in un villaggio. Quindi in una capanna dove si è ritrovato al centro di un gruppo di numerosi uomini che discutevano della sua sorte. Mentre lui pensava di “essere fatto a pezzi costola per costola e mangiato”, alla fine hanno deciso di liberarlo e di farlo ritornare da dove lo avevano relevato in cambio di un po’ di soldi.
Depredato di tutto e di niente
Le sue peripezie sono durate circa un mese. Una volta, tra un flacone di antidolorifici e l’altro, è stato fermato da un gruppo di uomini che, brandendo dei machete, gli chiedevano di svuotarsi le tasche. Ma lui non aveva nulla perché un mese prima in Angola era già stato derubato di tutto. Criminali armati di fucili gli avevano rubato fotocamere, telefoni, soldi e passaporto. “Volevo correre l’Africa in lunghezza anche perché non l’ha mai fatto nessuno, e ora inizio a capire perché ”. Percorrere 42 km al giorno non è una cosa per tutti. In Namibia, infatti, grazie all’intervento di un medico si è dovuto fermare finché il suo corpo non ha smesso di “mandare il sangue dove il sangue non avrebbe dovuto essere“.
“Ora me ne vado affanc…”
All’arrivo è stato abbastanza contenuto in perfetto stile britannico. Un sorriso tirato e una mano alzata alla tempia a favore dei fotografi. Si è tuffato nelle acque del mare per rinfrescarsi. Una volta emerso si è rivolto verso una tv britannica e ha esclamato: “Sono un po’ stanco“. Aggiungendo “Ora me ne vado affanc…”. Ciao Russ alla prossima.
Immagini tratte dal profilo twitter.
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