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Che paura: i ragni zombie d’Irlanda, la realtà oltre la fantascienza

Se pensavate che gli zombie esistessero solo nei videogiochi e nelle serie TV come The Last of Us, preparatevi a ricredervi. Nelle oscure profondità di una grotta irlandese, un team di documentaristi si è imbattuto in qualcosa che sembra uscito direttamente da un horror: ragni morti che continuano a muoversi…

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    Non si tratta di uno scherzo… e nemmeno il contenuto di un trailer della serie HBO… ma il risultato dell’infestazione da parte di un fungo manipolatore: il Gibellula attenboroughii.

    Quando la Natura Supera la Fantasia: Il Fungo Zombie

    Tutto è iniziato durante le riprese della serie BBC Winterwatch, quando i cameramen hanno notato qualcosa di insolito: ragni apparentemente morti, ma con una strana struttura biancastra che si estendeva dai loro corpi. Dopo una più attenta analisi, gli scienziati hanno scoperto che questi artropodi non erano più padroni di loro stessi da tempo. Il fungo killer li aveva prima controllati, poi uccisi e infine trasformati in incubatrici per diffondere le sue spore. Se tutto questo vi ricorda il terrificante Cordyceps di The Last of Us, il fungo che trasforma gli esseri umani in mostri senza volontà, sappiate che il principio è lo stesso. Solo che stavolta è dannatamente reale!

    Il Processo di Infezione: Una Trappola Mortal

    Secondo gli scienziati del Westerdijk Fungal Biodiversity Institute e del CABI UK Centre, il Gibellula attenboroughii segue un metodo estremamente raffinato per diffondersi:

    1. Attacco Subdolo – Il fungo utilizza segnali chimici per attirare i ragni fuori dalle loro tane.
    2. Controllo Totale – Una volta infettato, il ragno è spinto a spostarsi verso punti esposti, spesso sulle pareti della grotta.
    3. Esecuzione e Sfruttamento – Il fungo uccide l’ospite, mummificandolo e utilizzando il suo corpo come terreno fertile.
    4. Diffusione delle Spore – Grazie al posizionamento strategico del cadavere, le spore vengono facilmente disperse dalle correnti d’aria, infettando nuove vittime.

    Per ora nessun rischio per noi umani

    Se tutto questo rappresentasse il prologo di un film apocalittico, a questo punto i protagonisti sarebbero naturalmente in preda al panico più totale, cercando disperatamente una cura prima che il fungo si diffonda in tutta la popolazione. Fortunatamente, per ora i Gibellula si accontentano dei ragni!

    Un nuovo orizzonte per la scienza… e per i film horror)

    L’analisi del DNA di questi ragni zombie ha rivelato che il Gibellula attenboroughii è una specie completamente nuova per la scienza. Le sue capacità manipolative hanno attirato l’attenzione non solo degli ecologi, ma anche degli esperti di biotecnologia. Infatti, il fungo produce sostanze antimicrobiche che potrebbero avere applicazioni farmaceutiche in futuro. Secondo il micologo Harry Evans, principale autore dello studio “è uno scrigno di tesori medicinali, e siamo solo all’inizio di ciò che potremmo scoprire.”

    Ne sappiamo ancora troppo poco

    Ma il messaggio più inquietante è un altro: sappiamo ancora troppo poco sui funghi entomopatogeni. Questi organismi, che manipolano e controllano gli insetti come marionette, potrebbero nascondere segreti ancora più terrificanti. Gli esperti stimano che nel mondo esistano tra i 10 e i 20 milioni di specie di funghi, e ne abbiamo catalogato solo l’1%. Se alcuni di loro sono già in grado di trasformare ragni e formiche in zombie… cosa ci assicura che non ci sia un organismo in grado di fare lo stesso con mammiferi più grandi? Per ora possiamo dormire sonni tranquilli. Ma se domani vi svegliate con una strana muffa sulla pelle… beh, avete visto come va a finire in The Last of Us. Buona fortuna…

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      Il tuo cane soffre quando litighi: ecco cosa dice la scienza

      Gli umani litigano, i cani ascoltano e soffrono. Non capiscono le parole, ma percepiscono tutto: la tensione nell’aria, il tono della voce che si alza, i gesti bruschi, le espressioni dure. E reagiscono. A modo loro.

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        C’è chi si nasconde sotto il tavolo, chi abbassa le orecchie e guarda con occhi imploranti, chi inizia a camminare avanti e indietro senza pace. Alcuni piagnucolano, cercano di mediare, si infilano tra i litiganti con una zampa sulla gamba, un muso che si insinua tra le mani. Altri, i più ansiosi, tremano, si leccano compulsivamente o smettono di mangiare. Perché loro sentono tutto. E, spesso, lo stress che si accumula nel loro corpo dura molto più a lungo di una semplice discussione tra umani.

        Uno studio pubblicato su Current Biology ha dimostrato che i cani sanno riconoscere un volto arrabbiato da uno sereno e reagiscono di conseguenza. Non comprendono il significato preciso delle parole, ma leggono il linguaggio del corpo, il tono della voce, il modo in cui si muovono i loro umani. E sanno quando qualcosa non va.

        Il problema non è solo il momento del litigio. È quello che resta dopo. Gli scienziati hanno rilevato che lo stress umano può trasmettersi ai cani, influenzando il loro benessere generale. Una ricerca dell’Università di Linköping, in Svezia, ha analizzato i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e ha scoperto che quando il proprietario è ansioso o teso, il cane lo percepisce e reagisce di conseguenza. Come uno specchio emotivo, riflette gli stati d’animo di chi gli sta accanto.

        E allora che fare? La prima cosa è spezzare la tensione. Dopo una discussione, abbassare la voce, riprendere un tono rassicurante, accarezzare il cane con calma. Se il disagio è evidente, portarlo fuori per una passeggiata, fargli ritrovare una routine rassicurante. Un cane è un animale abitudinario, trova sicurezza nella ripetizione, nella stabilità. Se il clima in casa è spesso teso, potrebbe sviluppare ansie croniche, diventare più diffidente, chiudersi o, al contrario, manifestare iperattività.

        Nei casi più estremi, un litigio può scatenare traumi profondi, soprattutto nei cani che hanno già vissuto esperienze difficili. Alcuni reagiscono con paura, altri con comportamenti distruttivi, mordendo oggetti, scavando, cercando vie di fuga. Quando un cane inizia a mostrare segni di disagio persistente, la soluzione migliore è consultare un esperto, un veterinario o un comportamentalista.

        Ma, in fondo, la soluzione più semplice è anche la più ovvia: litigare meno. Se non per te, almeno per lui.

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          I gatti sognano? La scienza risponde e i nostri mici ci sorprendono ancora

          I gatti sognano? La scienza dice di sì. Durante la fase REM, i mici rivivono esperienze quotidiane, forse inseguendo topi immaginari o arrampicandosi sugli alberi. Ma cosa sognano esattamente? E possono anche loro avere incubi?

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            Chiunque abbia un gatto in casa si sarà chiesto, almeno una volta, cosa stia facendo davvero quando si accoccola su un cuscino e sembra perdersi nei suoi lunghi pisolini. Gli occhi chiusi, i baffi che si muovono impercettibilmente, qualche scatto delle zampe… sembra quasi che stia vivendo qualcosa di molto reale. Ma sognano davvero i gatti, o è solo un’illusione che vogliamo attribuirgli? La risposta della scienza non solo è affascinante, ma conferma un’idea che accarezzavamo da sempre: i gatti, proprio come noi, sognano. E forse i loro sogni non sono poi così diversi dai nostri.

            Come funziona il sonno dei gatti?

            Per capire se i gatti sognano, è fondamentale comprendere il loro ciclo del sonno. Se sei un appassionato di felini, saprai già che i gatti passano buona parte della loro vita a dormire. In media, un gatto può dormire fino a 16 ore al giorno, un vero maestro del riposo. Ma non tutte queste ore sono dedicate al sonno profondo: i gatti, infatti, alternano momenti di sonno leggero a fasi più profonde, proprio come gli esseri umani.

            Esistono due principali fasi del sonno nei gatti: il sonno a onde lente (detto anche “sonno non-REM”) e il sonno paradossale, o REM (Rapid Eye Movement). È proprio durante la fase REM, che si manifesta circa il 25% del tempo in cui dormono, che avvengono i sogni. Durante questa fase, si osservano movimenti rapidi degli occhi sotto le palpebre, piccoli spasmi muscolari e persino miagolii sommessi. Questo è il momento in cui, molto probabilmente, il nostro micio sta sognando.

            Cosa sognano i gatti?

            Questa è la domanda che fa scatenare l’immaginazione. La scienza non può dirci con precisione cosa sogni un gatto, ma studi neurologici hanno dimostrato che durante il sonno REM, il cervello dei gatti si comporta in modo simile a quello umano. Un esperimento condotto dallo scienziato Michel Jouvet negli anni ’60, che ha studiato l’attività cerebrale dei gatti, ha rivelato che, proprio come noi, i gatti sembrano “rivivere” esperienze quotidiane nei loro sogni.

            Probabilmente, sognano di cacciare una preda, di giocare, di arrampicarsi su un albero o di inseguire un topo immaginario. In altre parole, rivivono le loro attività quotidiane, comportamenti che fanno parte del loro istinto naturale. Se hai mai visto il tuo gatto muoversi velocemente durante il sonno, magari scattando con le zampe anteriori, è facile pensare che stia cacciando qualcosa nel suo mondo onirico.

            Perché i gatti sognano?

            La funzione dei sogni non è ancora del tutto chiara, nemmeno per gli esseri umani. Tuttavia, la maggior parte degli studiosi ritiene che sognare sia un modo per rielaborare le esperienze vissute durante il giorno. Questo processo aiuta a rafforzare la memoria e a consolidare ciò che abbiamo appreso. Lo stesso vale per i nostri amici felini: durante il sonno REM, il loro cervello potrebbe essere impegnato a “ripassare” le tecniche di caccia, le interazioni con i loro simili o anche semplicemente a rielaborare situazioni stressanti o eccitanti.

            Ma i gatti possono avere incubi?

            Se sogniamo esperienze belle, ma anche brutte, è naturale chiedersi se lo stesso accada ai gatti. Anche in questo caso, non abbiamo risposte certe, ma nulla ci impedisce di pensare che i nostri mici possano avere incubi. Se noti che il tuo gatto si agita particolarmente durante il sonno, con movimenti bruschi o versi di disagio, potrebbe star vivendo un sogno poco piacevole. Forse rivive una visita poco gradita dal veterinario o l’incontro con un cane troppo invadente.

            La prossima volta che osservi il tuo gatto dormire…

            Quindi, la prossima volta che vedi il tuo gatto disteso a sonnecchiare, ricorda che potrebbe essere immerso in un’avventura onirica tutta sua. Magari sta scalando la sua montagna immaginaria preferita, o sta lottando contro un topo sfuggente. O forse sta semplicemente sognando una giornata tranquilla in cui le coccole non finiscono mai.

            E se sogni e realtà si intrecciano nel mondo felino, forse dovremmo imparare anche noi a prendere esempio dai gatti: godersi il momento, fare lunghi sonnellini e, di tanto in tanto, sognare in grande.

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              Micio, Felix, Briciola i nostri amici gatti riducono stress e ansia. Lo conferma uno studio

              I gatti non sono solo animali ma qualcosa di più. Una volta entrati in famiglia diventano dei veri e propri membri della stessa.

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                Ogni anno il 17 febbraio si celebra la Giornata Nazionale del Gatto, un’occasione per festeggiare il profondo legame tra gli italiani e i loro amici gatti. In concomitanza con questa ricorrenza, Mars, una delle principali multinazionali private attive nel settore petfood, ha condotto uno studio denominato Global Pet Parent Study. Dallo studio emerge che i felini non sono semplici animali domestici. Sono membri insostituibili della famiglia, capaci di migliorare la vita dei proprietari grazie ai numerosi benefici che apportano. Dalla riduzione di stress e ansia fino al divertimento e alla compagnia.

                Il forte legame che ci lega ai gatti

                Tenere gatti in famiglia porta a tutti molti benefici. Secondo l’analisi condotta da Mars il 50% dei proprietari di gatti si dichiara molto soddisfatto del proprio ruolo di pet parent. Il 20% considera il proprio gatto la cosa più importante della propria vita. Il 44% afferma che il gatto aiuta a ridurre stress e ansia. Il 43% ritiene che il micio completi la famiglia e apprezza il suo amore incondizionato. Il 41% trova gioia e divertimento nei comportamenti buffi del proprio felino, e infine il 39% riconosce i benefici della quotidiana interazione con il proprio gatto.

                Razze e nomi più diffusi

                L’adozione di un gatto avviene spesso in modo spontaneo: il 65% dei proprietari ha accolto il proprio micio senza pianificarlo ma solo grazie a quell’incontro fortuito in mezzo a una strada durante una giornata di pioggia. Mentre il 70% lo ha adottato tramite amici e parenti. Solo il 18% ha scelto un gatto di razza e magari se lo è andato a comprare in negozio o allevamento. Nel nostro Paese sono di moda la razza Certosino (17%) seguita dal Persiano (15%), seguono il gatto Europeo (11%) e il Siamese (9%). E i nomi più popolari? Sempre quelli: i classici Micio, Felix e Briciola. Seguiti da Milio, Lillo e Cleo.

                Gatti e folklore: Paese che vai proverbio che trovi

                La convivenza millenaria tra uomo e gatto ha lasciato il segno nelle lingue e nelle culture di tutto il mondo, dando vita a numerosi modi di dire. Per esempio in Spagna: “Buscar tres pies al gato” (Cercare tre zampe al gatto) – equivale all’italiano “cercare il pelo nell’uovo”, ossia complicare inutilmente una situazione. In Portogallo viene usata spesso il proverbio “Gato escaldado de água fria tem medo” (Il gatto scottato ha paura dell’acqua fredda) – significa che chi ha vissuto un’esperienza negativa diventa più cauto. Allontanandoci un po’, in Romania, si dice “Nu arunca pisica în curtea altuia” (Non gettare il gatto nel cortile altrui) – equivale a “scaricare il barile”, ovvero incolpare gli altri. In Giappone dicono spesso: “Kysuuso neko wo kamu” (Un topo messo all’angolo morde il gatto) – indica che anche i più deboli possono reagire se messi alle strette. E infine in Italia il proverbio più utilizzato è “Qui gatta ci cova” che si usa per indicare un sospetto o qualcosa di poco chiaro. Ma quante vite ha un gatto? La loro resistenza ha ispirato miti e leggende in tutto il mondo. Per gli anglosassoni il gatto ha 9 vite e così anche per turchi e gli slavi in genere. Per italiani, spagnoli, portoghesi e tedeschi le vite restano le sette. Ma questo lo sappiamo fin da bambini.

                L’impegno di Mars per un mondo pet-friendly

                L’azienda Mars Petcare promuove il programma A Better World for Pets, con l’obiettivo di migliorare la vita degli animali domestici. L’azienda ha adottato politiche pet-friendly nei suoi uffici e sostiene il progetto Better Cities for Pets, che mira a rendere le città più accoglienti per cani e gatti. Ma non basta. Mars è attivamente impegnata nella lotta all’abbandono e nel supporto alle adozioni responsabili. E per quelli che vogliono circondarsi di gatti anche durante i loro viaggi – esotici o a corto raggio – lo studio di Mars suggerisce alcune mete e destinazioni. Aoshima (Giappone) – L’Isola dei Gatti, con 130 felini e solo13 abitanti umani. Casa di Ernest Hemingway (Key West, Florida) – ospita una colonia di gatti polidattili, discendenti della gatta dello scrittore, Biancaneve. Amsterdam (Paesi Bassi) propone il rifugio galleggiante De Poezenboot, il museo KattenKabinet e il KattenKafé Kopjes, rivelandosi una meta perfetta per i cat lovers. In Italia Venezia su tutte. I gatti nella città lagunare furono importati nel Medioevo per combattere i ratti e oggi fanno parte del fascino della città. A Lanai Cat Sanctuary (Hawaii) troviamo un rifugio che ospita oltre 600 gatti. Un vero e proprio paradiso per gli amanti dei felini.

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