Arte e mostre

Andrea Murdock Alpini: «Esplorare il mondo sommerso è una necessità per conoscere noi stessi e il nostro passato»

Un’esperienza unica nel mondo sommerso, tra relitti, grotte e miniere allagate, raccontata dall’esploratore subacqueo Andrea Murdock Alpini il 12 novembre al Goggler Club di Milano

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    L’esploratore Andrea Murdock Alpini condividerà le sue incredibili esperienze di ricerca subacquea, raccontando storie affascinanti e inedite dalle sue spedizioni in luoghi iconici come il relitto dell’Andrea Doria, il Mar Baltico e le grotte allagate di Romania e Russia. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati di avventura e storia.
    Il Goggler Club Milano ospiterà Andrea Murdock Alpini, esploratore subacqueo di fama internazionale, per una conferenza che promette di incantare il pubblico con storie di ricerca, avventura e passione per il mondo sommerso. Martedì 12 novembre 2024, alle ore 20:30, l’incontro avrà luogo presso il Palazzo delle Federazioni del CONI a Milano, e sarà un’occasione unica per scoprire i retroscena di alcune delle sue spedizioni più affascinanti, raccontate attraverso filmati e fotografie tratte dai suoi libri “Andrea Doria: un lembo di patria” e “Immersioni Selvagge” (editi da Magenes). La conferenza sarà accompagnata da numerosi filmati inediti e immagini suggestive, che raccontano paesaggi solitari e incontaminati dove il rapporto tra il subacqueo e la natura diventa protagonista. L’ingresso è gratuito, poiché i posti sono limitati, è consigliata la prenotazione inviando una email a info@goggler.it.

    Abbiamo rivolto delle domande all’esploratore Andrea Murdock Alpini, insignito del prestigioso “Tridente D’Oro”, che guiderà il pubblico in un viaggio emozionante tra relitti, grotte e miniere allagate. Si partirà dal celebre relitto dell’Andrea Doria, documentato nella spedizione “Un lembo di patria” con PHY Diving Equipment, patrocinata dal Comune di Genova e dalla Fondazione Ansaldo. Il viaggio proseguirà nel Mar Baltico, dove sono stati esplorati navi affondate nel XVI secolo, e in grotte allagate tra Romania e Russia, oltre alle miniere sommerse in Sud Africa. Murdock Alpini racconterà anche le sue immersioni nel Mar Mediterraneo, nello Stretto di Messina, tra antichi porti romani, foreste di gorgonie e il famoso relitto della Motonave Viminale, uno dei più belli d’Italia.


    Cosa ti ha spinto a intraprendere un percorso così avventuroso e ricco di sfide come l’esplorazione subacquea?
    L’esplorazione subacquea per me rappresenta un’opportunità per conoscermi meglio e per scoprire il mondo. Attraverso questa pratica, posso sviluppare nuove tecniche e materiali, grazie anche al marchio PHY Diving, con cui progettiamo attrezzature per le immersioni. Inoltre, l’esplorazione subacquea mi permette di approfondire temi come la geologia, la biologia, la storia, la geografia e gli insediamenti umani, inclusi migrazioni e fattori sociali. In sostanza, le immersioni sono un mezzo per esplorare e comprendere il mondo sotto vari aspetti.
    Come è nata l’idea di creare PHY Diving Equipment e in che modo questo marchio si distingue nel panorama dell’attrezzatura subacquea?
    PHY Diving è nato dalla mia esigenza di sviluppare attrezzature specifiche per le spedizioni
    subacquee, poiché non esistevano prodotti adeguati. Il primo prodotto creato è stato un cappuccio subacqueo speciale, testato in condizioni estreme durante un’esplorazione in una grotta degli Urali, con temperature fino a -25°C e acqua a 4°C. Successivamente, ho focalizzato la ricerca su attrezzature leggere e termiche, ideali per ambienti freddi, come indumenti sottili ma molto caldi. Il nostro fiore all’occhiello sono le mute subacquee, progettate con materiali e design innovativi, per migliorare qualità e performance. Tutti i nostri prodotti sono rigorosamente made in Italy. Il nome PHY è ispirato alla lettera greca “phi” e alla sezione aurea, simboli di armonia e bellezza, che riflettono i principi che guidano il nostro lavoro. La sfida più grande è stata l’esplorazione dell’Andrea Doria, che ha spinto la ricerca di soluzioni ancora più innovative.
    Quali sono state le maggiori sfide incontrate durante la spedizione sull’Andrea Doria e quali scoperte sono emerse?
    La spedizione sull’Andrea Doria è stata una missione complessa, patrocinata dal Comune di Genova e dalla Fondazione Ansaldo, con l’obiettivo di studiare lo stato di conservazione del relitto, in vista della sua probabile scomparsa nei prossimi 15-20 anni. Le riprese subacquee hanno documentato la nave e raccontato la sua storia, suscitando un forte impatto mediatico. Un elemento innovativo della spedizione è stata l’immersione nel relitto della prua della Stockholm, la nave svedese coinvolta nell’incidente con l’Andrea Doria, che ha aggiunto una prospettiva unica sulla tragedia storica.
    Perché hai scelto di esplorare i relitti del Mar Baltico e quali sono le particolarità di questi siti archeologici sommersi?
    Ho scelto di esplorare i relitti nel Mar Baltico per la loro straordinaria conservazione, dovuta alle acque fredde e a bassa salinità. Ho esplorato siti archeologici, come quelli nelle acque di Dalarö (sud di Stoccolma), dove giacciono navi in legno del XV e XVI secolo, e l’arcipelago di Åland, con relitti più recenti risalenti dalla fine dell’Ottocento alla Seconda Guerra Mondiale, inclusi rompighiaccio. Il Mar Baltico mi affascina anche per i suoi paesaggi nordici. A dicembre, organizzerò una nuova spedizione a Narvik, in Norvegia, per documentare relitti di navi da guerra affondate durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi progetti si inseriscono in studi scientifici sulla fisiologia del subacqueo in ambienti freddi e sulla decompressione, condotti in collaborazione con il CNR di Milano Niguarda e il Master di Medicina Iperbarica di Padova.
    Quali sono le differenze principali tra esplorare grotte allagate e miniere sommerse? Quali sono i rischi maggiori associati a questi ambienti?
    Le differenze principali tra grotte sommerse e miniere allagate riguardano la loro origine e stabilità. Le miniere, create dall’uomo, tendono a diventare instabili dopo l’abbandono, con rischi strutturali e frane, rendendole ambienti pericolanti. Le grotte sommerse, di origine naturale, sono generalmente più stabili. I rischi comuni includono la profondità, il sedimento e l’instabilità. Nelle miniere, l’instabilità strutturale è il pericolo maggiore, mentre nelle grotte le correnti sotterranee possono essere rischiose, con la possibilità di piene improvvise. Se moderate, però, mantengono il flusso e l’acqua pulita.


    Cosa rende così affascinante e unico lo Stretto di Messina dal punto di vista subacqueo? Lo Stretto di Messina è un ecosistema subacqueo unico, dove si incontrano il mare Ionio a sud e il Tirreno a nord, creando un “imbuto” che genera correnti particolari e fondali ricchi di
    biodiversità. Questo Stretto è stato abitato da diverse popolazioni nel corso dei secoli, lasciando tracce nei fondali, dai relitti moderni a quelli più antichi, inclusi resti archeologici. Le forti correnti mantengono l’acqua cristallina, favorendo una ricca varietà di fauna e flora, con specie autoctone uniche. È fondamentale tutelare e preservare questo straordinario ecosistema per le future generazioni.
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    Quali sono le qualità fondamentali che un esploratore subacqueo deve possedere?
    Un esploratore subacqueo deve possedere qualità essenziali per affrontare le sfide del mondo sommerso. La curiosità è fondamentale, spingendo a scoprire l’ignoto, mentre la pazienza e le competenze organizzative sono cruciali per coordinare risorse e attrezzature in ambienti difficili. L’autocontrollo è necessario per gestire i rischi e mantenere la calma, ma deve essere equilibrato dal coraggio di superare i propri limiti con prudenza. La capacità di gestire le emozioni è altrettanto importante, poiché solo con queste qualità un esploratore può ottenere nuove conoscenze e arricchire la storia dell’esplorazione subacquea.
    Quali sono i tuoi progetti futuri e quali nuove frontiere dell’esplorazione subacquea vorresti affrontare?
    Il mio lavoro di esploratore subacqueo è strettamente legato allo sviluppo della tecnica, con un focus particolare sull’area grecanica della Calabria, dove sto esplorando fondali ricchi di storia. Ho avviato un progetto chiamato Grecanic Wreak Valley, che mira a raccontare la connessione tra la geografia storica della regione e i numerosi relitti sommersi, legati alla Magna Grecia. A lungo termine, mi sto preparando per una spedizione sul Britannic, nave gemella del Titanic, affondata nel 1916. L’obiettivo è esplorare il relitto e approfondire la storia poco conosciuta di questa nave e delle sue sorelle, il Titanic e l’Olympic. Sto preparando un libro che non solo parlerà del relitto, ma esplorerà anche il ruolo delle donne a bordo delle navi all’inizio del Novecento, offrendo un’analisi nuova, che unisce storia, tecnica e dimensione sociale.
    Come concili la tua passione per l’esplorazione con la necessità di divulgare le conoscenze acquisite al grande pubblico?
    Per me, esplorare è una passione che va oltre la scoperta personale: è una necessità di condividere ciò che vivo. La divulgazione è un obiettivo fondamentale dell’esplorazione, perché credo che la conoscenza debba essere restituita al pubblico. Quando esploro, lo faccio per fare ricerca e poi condividere i risultati tramite report, articoli, conferenze, libri e filmati. Non mi limito all’aspetto tecnico dell’immersione, ma cerco di raccontare storie più ampie che comprendano geografia, storia, economia e relazioni umane. La mia passione per la comunicazione mi permette di coinvolgere anche chi non è subacqueo, offrendo loro la possibilità di scoprire nuovi mondi e magari intraprendere esperienze simili. Voglio suscitare curiosità e incoraggiare gli altri a esplorare e a guardare il mondo da nuovi punti di vista.
    Qual è il tuo punto di vista sulla tutela e la conservazione dei siti archeologici sommersi?
    I siti archeologici sommersi sono una parte essenziale del nostro patrimonio culturale e vanno tutelati e valorizzati correttamente. Non basta catalogarli, ma bisogna gestirli in modo che siano fruibili e responsabili. Le immersioni archeologiche, pur essendo affascinanti, richiedono grande preparazione e rispetto per il valore dei beni, alcuni dei quali vanno solo osservati per preservarne l’integrità. È fondamentale collaborare con le soprintendenze archeologiche e coinvolgere i giovani in progetti che sensibilizzino sull’importanza di preservare e valorizzare il nostro patrimonio sommerso. Solo così i siti archeologici possono avere un vero significato per la collettività e essere trasmessi alle generazioni future.

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    Quale consiglio daresti ai giovani che desiderano seguire le tue orme?
    Il mio consiglio è di essere estremamente curiosi e di credere nei propri sogni, ma per realizzarli è necessario fare rinunce e concentrarsi su un unico obiettivo, eliminando il superfluo. Raggiungere un sogno è difficile, tra tentazioni e difficoltà, ma solo con grande determinazione e voglia di successo si può riuscire. L’esplorazione subacquea è affascinante perché unisce molte discipline, dalla scienza alla tecnica, all’arte. Non è necessario partire da una formazione umanistica, ma qualsiasi campo di partenza può portare alla ricerca sotto acqua. Tuttavia, la maggior parte del lavoro di ricerca si svolge in superficie, tra studio e lettura, e il successo arriva solo con pazienza, determinazione e convinzione.
    Quali sono le sfide e le opportunità che si presentano per l’esplorazione subacquea nei prossimi anni?
    Le sfide e le opportunità per l’esplorazione subacquea nei prossimi anni sono due principali. Da un lato, c’è la possibilità di esplorare in profondità grazie a tecnologie avanzate, come batiscafi e strumenti sofisticati. Dall’altro, anche a pochi metri di profondità, dove si concentra gran parte della storia umana, ci sono enormi possibilità di scoperta. Il mare non solo ci permette di comprendere il nostro passato, ma anche di costruire il nostro futuro.
    Qual è l’oggetto più prezioso che hai identificato durante le tue immersioni?
    Durante le immersioni ho scoperto tanti dettagli affascinanti. Alcuni piccoli elementi, come un’etichetta su un motore che identifica un relitto, o oggetti storici come piatti, cristalli e equipaggiamenti antichi, mi hanno emozionato. In Mar Baltico, ho trovato boccali da birra del ‘600 e scarpe di ufficiali ottocenteschi. Tuttavia, il ritrovamento più emozionante è stato in un lago in provincia di Varese, il lago di Monate, dove ho esplorato una palafitta preistorica risalente all’età del bronzo. I tronchi dei pali che costituivano le fondamenta del villaggio, insieme a tracce di vita quotidiana come punte di freccia e macine, mi hanno permesso di connettermi con una civiltà antica. Questo ritrovamento, a soli 2-3 metri di profondità, mi ha ricordato che a volte l’esplorazione non riguarda la profondità, ma il significato di ciò che scopriamo.

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