Arte e mostre
“Odor de Milan”: il libro olfattivo che racconta la storia del panettone e di Milano
Un’opera d’arte che si scopre con il naso, non con gli occhi, l’incontro tra memoria, aroma e creatività nell’opera olfattiva di Topylabrys. Un libro che va oltre le pagine, raccontando Milano in modo inedito e coinvolgente.
Cosa accade quando un libro non si legge con gli occhi, ma con il naso? Quando le pagine non sono solo di carta, ma di ricordi e profumi che accarezzano i sensi? “Odor de Milan” è l’opera olfattiva di Ornella Piluso, in arte Topylabrys, che racchiude l’essenza di Milano nel profumo inconfondibile di un panettone appena sfornato. Il 10 dicembre, questo progetto troverà una nuova espressione al Museo Bagatti Valsecchi, dove sarà protagonista di un’asta benefica a favore della ristrutturazione dell’impianto luci del museo. Un’occasione imperdibile per supportare la cultura, mentre si esplora il potere evocativo dell’olfatto.
Il profumo del panettone e la memoria olfattiva, un viaggio sensoriale nella tradizione milanese
“Odor de Milan” va oltre la lettura tradizionale. Ogni pagina di questo libro è impregnato di una fragranza che risveglia ricordi legati alla ritualità del panettone: l’impasto che lievita, il taglio della fetta, l’ingresso in una bottega dove l’aroma di dolce si diffonde nell’aria. Un’emozione che va oltre il gusto, trasformando il panettone in un’esperienza sensoriale completa che coinvolge tutti i sensi.
Topylabrys e la magia del lievito madre
Con “Odor de Milan”, Topylabrys invita il pubblico a riflettere su come i profumi siano legati ai ricordi e alle sensazioni fisiche. Il lievito madre, che cresce e si rinnova nel tempo, diventa la metafora perfetta di come il nostro senso dell’olfatto custodisca memorie indelebili, come il panettone, che viene “rinfrescato” ad ogni incontro. Un libro che non è solo da leggere, ma da vivere, in un’esperienza che risveglia la memoria olfattiva di ognuno di noi.
Una Collaborazione Creativa e Sensoriale: Visioni Olfattive e l’Arte Contemporanea
Il progetto “Odor de Milan” è il risultato di una collaborazione creativa tra Topylabrys e l’azienda Visioni Olfattive, che ha contribuito a rendere questo viaggio sensoriale un’innovazione artistica, dove il profumo diventa arte. Il libro è un ponte tra la memoria olfattiva, la tradizione gastronomica milanese e l’arte contemporanea. Presentato durante la 25ª edizione del Panettone Party 2024, evento organizzato dall’Associazione Arte da Mangiare Mangiare Arte e dal Movimento di Pensiero, il progetto ha ricevuto una calorosa accoglienza, con la partecipazione di oltre 150 artisti internazionali.
“Odor de Milan”: Un Viaggio nella Milano Più Intima e Sensoriale
Con “Odor de Milan”, Topylabrys prosegue la sua ricerca artistica sensoriale, esplorando il mondo delle emozioni e dei sensi. Questo libro non è solo un oggetto da collezionare, ma un’opera che invita il lettore a scoprire una Milano più intima e sensoriale, fatta di profumi che parlano al cuore e alla mente. Un’opera che celebra la tradizione e l’arte contemporanea, unendo passato e presente in una nuova e affascinante dimensione olfattiva.
Supporta l’Arte e la Cultura con “Odor de Milan”
Il 10 dicembre, unisciti all’asta benefica al Museo Bagatti Valsecchi, dove “Odor de Milan” sarà protagonista. Acquistando questo libro, non solo entrerai in contatto con un’esperienza unica, ma contribuirai alla ristrutturazione del museo, sostenendo la cultura e l’arte contemporanea. Non perdere l’opportunità di vivere un’esperienza olfattiva che trasforma il panettone in una memoria indimenticabile e in un viaggio sensoriale che celebra Milano.
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Arte e mostre
A Roma Anna Addamiano racconta il suo Vocabolario del tempo
Domani a Roma si inaugura – alla presenza dell’artista – un’importante mostra di Anna Addamiano al Circolo degli Artisti, visitabile fino al 17 gennaio 2025.
Storie è un progetto ideato per il Circolo Esteri del Ministero Affari Esteri di Roma nel quadro della Collezione Farnesina di Arte Contemporanea. Esso vive nobilmente sulle arti che riprogrammano il mondo, si campiona ad essere uno spettacolare archivio decentralizzato ove le diverse discipline si nutrono di arte-mondo, mira a rappresentare come si abita la cultura globale, ovvero l’altramodernità, che altro non è che una sorta di costellazione, una specie di arcipelago di singoli mondi e singoli artisti le cui isole interconnesse non costituiscono un continente unico di pensiero, ma lo specchio di un’arte postproduttiva e
frontaliera, mobile, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica.
Una delle opere della Addamiano in mostra
L’ideatore è lo storico Carlo Franza
E’ con questo progetto, ideato e diretto dall’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza, intellettuale di piano internazionale, che si vuole indicare e sorreggere un’Europa Creativa Festival. Bandendo ogni culto del transitorio per porgere a tutti il culto dell’eterno. Il terzo millennio che fa vivere i processi creativi nel clima di abitare stili e forme storicizzate. Perchè il futuro è ora, fra rappresentazioni e interpretazioni, ci porta a cogliere il nuovo destino della bellezza.
La seconda esposizione del nuovo percorso
Con l’arte vogliamo aprire finestre sul mondo, con l’arte vogliamo aprire stagioni eroiche, con l’arte vogliamo inaugurare una nuova civiltà. Con Storie (2024-2026) si porgono dodici mostre personali di dodici artisti contemporanei, taluni di chiara fama. Questa mostra dal titolo “Anna Addamiano. Vocabolario del tempo” è la seconda del nuovo percorso. Ed è già una novità in quanto si veicolano a Roma nomi dell’arte contemporanea di significativo rilievo, evidenziando gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio.
Una grande interprete della contemporaneità
L’esposizione curata dall’illustre Storico dell’Arte Contemporanea di fama internazionale, Prof. Carlo Franza, che firma anche il testo in catalogo dal titolo “Anna Addamiano. Vocabolario del tempo”. Un’esposizione che raccoglie opere dell’artista già apparsa agli occhi della critica italiana e internazionale come una figura delle più interessanti e propositive dell’arte contemporanea.
Una nuova estetica dell’Espressionismo italiano
Scrive Carlo Franza nel testo: “Trovo significante e doveroso proporre la mostra di Anna Addamiano al Circolo Esteri di Roma nel Progetto Storie in concomitanza con la mostra romana che presenta una selezione delle opere della collezione Iannaccone di Milano relative alla linea espressionista dell’arte italiana tra gli anni Trenta e Cinquanta – dalla Scuola Romana al gruppo Corrente. E ciò perché il suo lavoro, il percorso dell’artista romana si attesta nel quadro di un fil rouge che l’apparenta come illustri colleghi tra cui Carlo Belli, Carlo Fabrizio Carli, Arnaldo Romani Brizzi, hanno già sottolineato- e tornare a parlare di una nuova estetica dell’Espressionismo italiano per tornare ad analizzare un linguaggio artistico che si è andato
rilevando, confrontandolo con il mondo figurativo degli anni fra le due guerre, e il suo nuovo e attuale sviluppo.
Un’esperienza cresciuta nel confronto con l’estero e nel dialogo con le esperienze interne
Questa ricerca artistica contemporanea mostra la realtà oggettiva vista attraverso la coscienza soggettiva, con in primo piano l’anima deformante dell’artista in crisi che si riverbera nella deformazione data dalla pittura stessa. L’espressionismo italiano ha costituito un’esperienza poetica ed estetica di enorme interesse culturale e storico-artistico, ben complessa nella sua definizione identitaria dato che è maturata da un lato nel confronto con i gruppi dell’espressionismo internazionale, specialmente francesi, dall’altro nel dialogo con le variegate ricerche artistiche italiane degli anni fra le due guerre, articolata polifonia di proposte classiciste e anticlassiciste.
Inquietudine esistenziale con un linguaggio impulsivo
E se da un lato è vero che l’espressionismo italiano può bene essere descritto, come è stato fatto, più che come un movimento unitario come un “arcipelago” di esperienze indipendenti, trasversali e costanti sono invece alcuni tratti poetici e linguistici; la prevalenza della visione soggettiva dell’artista rispetto alla rappresentazione oggettiva della realtà; un senso di inquietudine esistenziale e di crisi di coscienza dell’artista-intellettuale che si traduce nella alterazione della forma idealizzata di matrice classico-accademica; la ricerca del “primitivo” e del “selvaggio”; la netta prevalenza del colore sul disegno, ovvero dell’elemento linguistico impulsivo, quando non anarchico, rispetto a quello cerebrale, razionale della linea.
L’arte essenziale ed intimista della Addamiano
Il percorso espositivo di Anna Addamiano inizia naturalmente da Roma, attratta da alcune delle personalità che via via hanno definito variamente la “scuola romana” e le sue peculiarità tecniche e tematiche, non ultima quella del tonalismo. Ha proseguito con un vigoroso e appassionato espressionismo lirico, che ha guardato alle ricerche parigine del postimpressionismo; inaugurando una pittura antiretorica, essenziale e intimista. Ha lavorato tra pittura, scultura, installazioni e arazzi, lasciando pensare anche a stoffe e fili utilizzati da Maria Lai.
La sua visione surreale
Un discorso su Anna Addamiano ci riporta a quelle che potrebbero essere state le fonti di gusto dell’artista, a quell’excursus di Scuola Romana, a quegli echi di un certo gusto del primitivo, a quelle radici goyesche caldeggiate da Oppo. Attraverso una visione surreale animata da fantasmi e miracoli, la sua è una poetica di evocazione. Popolata di insetti, farfalle, macerie, donne, bambole, desolati istantanei fantasmi… insomma il suo racconto visionario. Animali, uomini e cose assumono nel gran moto della creatività un’eccitazione nervosa con qualcosa di spiritico e fantastico. Opere tese, espressive, che trovano ascendenza soprattutto in Scipione e Stradone, specie in quella certa scelta di temi di fondo popolaresco e istrionesco. Nelle quali compaiono diseredati e maschere, disperazioni mimetiche e balletti, popolane e componenti romantiche che lasciano individuare il suo diario interiore.
Arte e mostre
Arte e panettone, la festa che unisce Milano per creatività e solidarietà. Ornella Piluso: «L’arte deve trasmettere segnali positivi, soprattutto ai giovani»
Un viaggio emozionante tra libri d’artista, performance e dolci prelibatezze che celebra la tradizione milanese e l’arte più autentica. L’edizione promette di essere un evento unico, in cui oltre 150 artisti e il maestro pasticcere Luigi Biasetto si uniscono per creare un’esperienza culturale e conviviale senza precedenti
Quando l’arte incontra la tradizione, il risultato è un evento che lascia il segno: è questo lo spirito che anima la 25ª edizione del Panettone Party, la festa d’arte più attesa della città, ideata dall’Associazione e Movimento di Pensiero Arte da mangiare mangiare Arte, e fortemente voluto dal fondatore e direttore artistico, Ornella Piluso, in arte Topylabrys, che è una artista e creativa italiana nota per il suo approccio innovativo nell’arte visiva. La sua ricerca spazia tra diverse discipline, inclusi il video, la performance, l’installazione e la scultura, ma è conosciuta per i temi legati alla memoria, all’identità e alla trasformazione, spesso utilizzando oggetti quotidiani e materiali riciclati per creare opere che riflettono sulla relazione tra l’individuo e la società. La sua produzione artistica è caratterizzata da un forte impatto visivo che invita lo spettatore a riflettere sulla propria percezione del mondo. L’artista ha esposto in numerosi eventi e mostre in Italia e all’estero, diventando un punto di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea.
La 25ª edizione del Panettone Party è, dunque, un evento che unisce arte, tradizione e solidarietà, ideato da Arte da Mangiare Mangiare Arte, il movimento culturale fondato da Ornella Piluso, in arte Topylabrys. Quest’anno, l’evento si svolgerà domenica 17 novembre presso la storica Libreria Bocca, un simbolo della cultura milanese, e presenterà la mostra “Lievito madre – arte del panettone per una storia milanese”, che esplora il connubio tra arte e il celebre dolce milanese. Oltre 150 artisti hanno creato libri d’artista, che saranno esposti e acquistabili in libreria. A corollario della mostra, l’asta benefica organizzata il 10 dicembre presso il Museo Bagatti Valsecchi contribuirà a raccogliere fondi per il progetto di restauro dell’impianto di illuminazione del museo. L’asta vedrà la selezione di 15 opere da esporre, con i proventi destinati alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale milanese.
Il Panettone Party non è solo un evento artistico, ma anche un momento di condivisione e convivialità, arricchito da una performance artistica e dalla degustazione di un panettone d’eccellenza, creato dal maestro pasticcere Luigi Biasetto. Un’occasione unica per celebrare Milano come capitale dell’arte contemporanea e della solidarietà, con un forte messaggio di speranza, gioia e unità.
Arte da Mangiare, curato anche da Monica Scardecchia, è un progetto culturale di grande rilevanza, che ha affrontato numerose tematiche legate all’arte, alla natura e alla sostenibilità. Un esempio emblematico del suo impegno è la creazione del MAF Museo Acqua Franca, un museo unico al mondo che si trova all’interno di uno dei depuratori d’acqua più importanti a livello globale, riconosciuto tra i tre principali, insieme a quelli di Singapore e Tokyo. Questo museo non è solo un’esposizione statica, ma un vero e proprio laboratorio di idee, che ospita costantemente nuove installazioni e progetti di artisti che vogliono confrontarsi con gli elementi naturali come terra, aria, acqua e vento. Il MAF è un progetto che esprime l’interazione tra l’arte e la natura, comprendendo non solo l’aspetto più “idilliaco” del verde, ma anche i fenomeni naturali estremi, come lo tsunami. La sua creazione, avvenuta 13 anni fa, è accompagnata anche da un festival, il Festival dei Depuratori, che celebra questa unione tra arte e ambiente. Questo evento è l’unico del suo genere al mondo e rappresenta un altro esempio della missione di Arte da Mangiare di esplorare e promuovere idee innovative attraverso l’arte, stimolando il dialogo e la riflessione sul nostro rapporto con l’ambiente naturale. Abbiamo rivolto all’artista, fondatore e direttore artistico, Ornella Piluso alcune domande riguardo l’evento.
Il Panettone Party compie 25 anni e ogni edizione è un connubio tra arte e tradizione. Cosa ti ha spinto a ideare questo evento e quale messaggio vorresti che i partecipanti portassero a casa?
«Ho deciso di ideare questo evento principalmente per la gioia di fare festa. Spesso, l’arte è dedicata a temi sociali e alla denuncia delle problematiche che affliggono l’uomo, e questo è un aspetto che va sicuramente portato avanti. Tuttavia, credo che non dobbiamo limitarci a esprimerci sempre attraverso il dolore o la sofferenza. È importante anche tirare fuori la nostra gioia, magari con un po’ di ironia, e creare momenti in cui possiamo dire “alleluia”, celebrare la vita. Arte da Mangiare Mangiare Arte ha sempre abbracciato tematiche sociali, ma ha anche messo in evidenza l’importanza della gioia e della festa come parte integrante della società. La gente ha bisogno di momenti di felicità e segnali positivi, e l’ho capito già 25 anni fa. Da allora, questa visione è sempre andata avanti».
La tua ricerca artistica si concentra su temi come memoria, identità e trasformazione. Come vedi il ruolo dell’arte oggi nel creare connessioni tra le persone e nel rafforzare la solidarietà, come accade durante eventi come questo?
«La mia ricerca artistica si concentra su temi come memoria, identità e trasformazione. Oggi, vedo l’arte come uno strumento potente per creare connessioni reali tra le persone e rafforzare la solidarietà, come accade durante eventi come questo. Questo evento, in particolare, è legato alla gioia, un aspetto che considero fondamentale nella mia ricerca artistica, anche come scultrice. Non voglio che l’arte sia solo legata alla tragedia o al dolore, ma anche ai momenti di serenità e speranza, soprattutto in un periodo di incertezze come quello che stiamo vivendo. È importante che l’arte possa trasmettere segnali positivi, in particolare ai giovani. Perché l’arte deve essere solo triste? Noi, come artisti, abbiamo la possibilità di raccontare anche la nostra storia, la nostra memoria e identità. Inoltre, possiamo reinterpretare il passato in modo che cresca e si trasformi, offrendo visioni più interessanti e attuali. Ecco, in questo contesto, il Panettone Party diventa un’opportunità per celebrare questi valori».
Quest’anno il Panettone Party si arricchisce della collaborazione con il Museo Bagatti Valsecchi e con l’asta benefica per il progetto “Illumina il Museo”. Qual è il valore che attribuisci all’arte come strumento di supporto e valorizzazione del patrimonio culturale?
«Quest’anno, il Panettone Party si arricchisce della presenza del Museo Bagatti Valsecchi, un’iniziativa che ci entusiasma molto. Anche in passato abbiamo collaborato con musei come la Permanente, ma quest’anno abbiamo deciso di supportare il museo Bagatti Valsecchi, che ha chiesto aiuto per raccogliere fondi necessari per aggiornare l’illuminazione del museo, un luogo davvero speciale. Grazie alla generosità degli artisti, più di 150 hanno aderito a questo progetto, portando la loro energia positiva e contribuendo con le loro opere a rendere l’evento ancora più significativo. L’arte, in questo contesto, è un modo per rilassarsi e vedere il mondo con occhi diversi. Milano ha sempre avuto una vocazione di accoglienza e di aiuto, e spingere la cultura verso l’alto è fondamentale. Gli artisti, con la loro visione, sono i veri protagonisti di questo processo. Spero che anche in futuro altre categorie di artisti, come musicisti o teatranti, possano unirsi a noi per sostenere iniziative come quella del Museo Bagatti Valsecchi. Milano, nel Novecento, è stata il cuore dell’arte contemporanea italiana e anche oggi, nonostante la vivacità culturale, è difficile che emergano le realtà che vengono dal basso. Molto spesso, infatti, il sistema dell’arte si lega a circuiti commerciali che non rispecchiano la vera essenza culturale. Con Arte da Mangiare, invece, siamo nati 29 anni fa con lo spirito di dare voce a questa vitalità nascosta. Da quando abbiamo lanciato l’appello per il Panettone Party, la risposta degli artisti è stata incredibile: hanno risposto con grande entusiasmo, creando opere anche in modi innovativi e generosi. Questo è lo spirito che ha sempre animato Arte da Mangiare.
Nasciamo a Milano, dove la Società Umanitaria ha ospitato le nostre prime iniziative. Non siamo mai stati parte del “sistema”, ma siamo sempre stati un punto di riferimento per quegli artisti che vogliono mettersi alla prova con grande generosità, attraverso installazioni, sculture e opere uniche. E continueremo a farlo, sperando che quest’energia e questo spirito possano crescere sempre di più».
Per dettagli sull’evento e per acquistare i libri d’artista in mostra: Arte da mangiare mangiare Arte // Email: info@artedamangiare.it / Tel. 340 3406871 – Sponsor: Luigi Biasetto – Maestro pasticcere
Arte e mostre
Andrea Murdock Alpini: «Esplorare il mondo sommerso è una necessità per conoscere noi stessi e il nostro passato»
Un’esperienza unica nel mondo sommerso, tra relitti, grotte e miniere allagate, raccontata dall’esploratore subacqueo Andrea Murdock Alpini il 12 novembre al Goggler Club di Milano
L’esploratore Andrea Murdock Alpini condividerà le sue incredibili esperienze di ricerca subacquea, raccontando storie affascinanti e inedite dalle sue spedizioni in luoghi iconici come il relitto dell’Andrea Doria, il Mar Baltico e le grotte allagate di Romania e Russia. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati di avventura e storia.
Il Goggler Club Milano ospiterà Andrea Murdock Alpini, esploratore subacqueo di fama internazionale, per una conferenza che promette di incantare il pubblico con storie di ricerca, avventura e passione per il mondo sommerso. Martedì 12 novembre 2024, alle ore 20:30, l’incontro avrà luogo presso il Palazzo delle Federazioni del CONI a Milano, e sarà un’occasione unica per scoprire i retroscena di alcune delle sue spedizioni più affascinanti, raccontate attraverso filmati e fotografie tratte dai suoi libri “Andrea Doria: un lembo di patria” e “Immersioni Selvagge” (editi da Magenes). La conferenza sarà accompagnata da numerosi filmati inediti e immagini suggestive, che raccontano paesaggi solitari e incontaminati dove il rapporto tra il subacqueo e la natura diventa protagonista. L’ingresso è gratuito, poiché i posti sono limitati, è consigliata la prenotazione inviando una email a info@goggler.it.
Abbiamo rivolto delle domande all’esploratore Andrea Murdock Alpini, insignito del prestigioso “Tridente D’Oro”, che guiderà il pubblico in un viaggio emozionante tra relitti, grotte e miniere allagate. Si partirà dal celebre relitto dell’Andrea Doria, documentato nella spedizione “Un lembo di patria” con PHY Diving Equipment, patrocinata dal Comune di Genova e dalla Fondazione Ansaldo. Il viaggio proseguirà nel Mar Baltico, dove sono stati esplorati navi affondate nel XVI secolo, e in grotte allagate tra Romania e Russia, oltre alle miniere sommerse in Sud Africa. Murdock Alpini racconterà anche le sue immersioni nel Mar Mediterraneo, nello Stretto di Messina, tra antichi porti romani, foreste di gorgonie e il famoso relitto della Motonave Viminale, uno dei più belli d’Italia.
Cosa ti ha spinto a intraprendere un percorso così avventuroso e ricco di sfide come l’esplorazione subacquea?
L’esplorazione subacquea per me rappresenta un’opportunità per conoscermi meglio e per scoprire il mondo. Attraverso questa pratica, posso sviluppare nuove tecniche e materiali, grazie anche al marchio PHY Diving, con cui progettiamo attrezzature per le immersioni. Inoltre, l’esplorazione subacquea mi permette di approfondire temi come la geologia, la biologia, la storia, la geografia e gli insediamenti umani, inclusi migrazioni e fattori sociali. In sostanza, le immersioni sono un mezzo per esplorare e comprendere il mondo sotto vari aspetti.
Come è nata l’idea di creare PHY Diving Equipment e in che modo questo marchio si distingue nel panorama dell’attrezzatura subacquea?
PHY Diving è nato dalla mia esigenza di sviluppare attrezzature specifiche per le spedizioni
subacquee, poiché non esistevano prodotti adeguati. Il primo prodotto creato è stato un cappuccio subacqueo speciale, testato in condizioni estreme durante un’esplorazione in una grotta degli Urali, con temperature fino a -25°C e acqua a 4°C. Successivamente, ho focalizzato la ricerca su attrezzature leggere e termiche, ideali per ambienti freddi, come indumenti sottili ma molto caldi. Il nostro fiore all’occhiello sono le mute subacquee, progettate con materiali e design innovativi, per migliorare qualità e performance. Tutti i nostri prodotti sono rigorosamente made in Italy. Il nome PHY è ispirato alla lettera greca “phi” e alla sezione aurea, simboli di armonia e bellezza, che riflettono i principi che guidano il nostro lavoro. La sfida più grande è stata l’esplorazione dell’Andrea Doria, che ha spinto la ricerca di soluzioni ancora più innovative.
Quali sono state le maggiori sfide incontrate durante la spedizione sull’Andrea Doria e quali scoperte sono emerse?
La spedizione sull’Andrea Doria è stata una missione complessa, patrocinata dal Comune di Genova e dalla Fondazione Ansaldo, con l’obiettivo di studiare lo stato di conservazione del relitto, in vista della sua probabile scomparsa nei prossimi 15-20 anni. Le riprese subacquee hanno documentato la nave e raccontato la sua storia, suscitando un forte impatto mediatico. Un elemento innovativo della spedizione è stata l’immersione nel relitto della prua della Stockholm, la nave svedese coinvolta nell’incidente con l’Andrea Doria, che ha aggiunto una prospettiva unica sulla tragedia storica.
Perché hai scelto di esplorare i relitti del Mar Baltico e quali sono le particolarità di questi siti archeologici sommersi?
Ho scelto di esplorare i relitti nel Mar Baltico per la loro straordinaria conservazione, dovuta alle acque fredde e a bassa salinità. Ho esplorato siti archeologici, come quelli nelle acque di Dalarö (sud di Stoccolma), dove giacciono navi in legno del XV e XVI secolo, e l’arcipelago di Åland, con relitti più recenti risalenti dalla fine dell’Ottocento alla Seconda Guerra Mondiale, inclusi rompighiaccio. Il Mar Baltico mi affascina anche per i suoi paesaggi nordici. A dicembre, organizzerò una nuova spedizione a Narvik, in Norvegia, per documentare relitti di navi da guerra affondate durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi progetti si inseriscono in studi scientifici sulla fisiologia del subacqueo in ambienti freddi e sulla decompressione, condotti in collaborazione con il CNR di Milano Niguarda e il Master di Medicina Iperbarica di Padova.
Quali sono le differenze principali tra esplorare grotte allagate e miniere sommerse? Quali sono i rischi maggiori associati a questi ambienti?
Le differenze principali tra grotte sommerse e miniere allagate riguardano la loro origine e stabilità. Le miniere, create dall’uomo, tendono a diventare instabili dopo l’abbandono, con rischi strutturali e frane, rendendole ambienti pericolanti. Le grotte sommerse, di origine naturale, sono generalmente più stabili. I rischi comuni includono la profondità, il sedimento e l’instabilità. Nelle miniere, l’instabilità strutturale è il pericolo maggiore, mentre nelle grotte le correnti sotterranee possono essere rischiose, con la possibilità di piene improvvise. Se moderate, però, mantengono il flusso e l’acqua pulita.
Cosa rende così affascinante e unico lo Stretto di Messina dal punto di vista subacqueo? Lo Stretto di Messina è un ecosistema subacqueo unico, dove si incontrano il mare Ionio a sud e il Tirreno a nord, creando un “imbuto” che genera correnti particolari e fondali ricchi di
biodiversità. Questo Stretto è stato abitato da diverse popolazioni nel corso dei secoli, lasciando tracce nei fondali, dai relitti moderni a quelli più antichi, inclusi resti archeologici. Le forti correnti mantengono l’acqua cristallina, favorendo una ricca varietà di fauna e flora, con specie autoctone uniche. È fondamentale tutelare e preservare questo straordinario ecosistema per le future generazioni.
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Quali sono le qualità fondamentali che un esploratore subacqueo deve possedere?
Un esploratore subacqueo deve possedere qualità essenziali per affrontare le sfide del mondo sommerso. La curiosità è fondamentale, spingendo a scoprire l’ignoto, mentre la pazienza e le competenze organizzative sono cruciali per coordinare risorse e attrezzature in ambienti difficili. L’autocontrollo è necessario per gestire i rischi e mantenere la calma, ma deve essere equilibrato dal coraggio di superare i propri limiti con prudenza. La capacità di gestire le emozioni è altrettanto importante, poiché solo con queste qualità un esploratore può ottenere nuove conoscenze e arricchire la storia dell’esplorazione subacquea.
Quali sono i tuoi progetti futuri e quali nuove frontiere dell’esplorazione subacquea vorresti affrontare?
Il mio lavoro di esploratore subacqueo è strettamente legato allo sviluppo della tecnica, con un focus particolare sull’area grecanica della Calabria, dove sto esplorando fondali ricchi di storia. Ho avviato un progetto chiamato Grecanic Wreak Valley, che mira a raccontare la connessione tra la geografia storica della regione e i numerosi relitti sommersi, legati alla Magna Grecia. A lungo termine, mi sto preparando per una spedizione sul Britannic, nave gemella del Titanic, affondata nel 1916. L’obiettivo è esplorare il relitto e approfondire la storia poco conosciuta di questa nave e delle sue sorelle, il Titanic e l’Olympic. Sto preparando un libro che non solo parlerà del relitto, ma esplorerà anche il ruolo delle donne a bordo delle navi all’inizio del Novecento, offrendo un’analisi nuova, che unisce storia, tecnica e dimensione sociale.
Come concili la tua passione per l’esplorazione con la necessità di divulgare le conoscenze acquisite al grande pubblico?
Per me, esplorare è una passione che va oltre la scoperta personale: è una necessità di condividere ciò che vivo. La divulgazione è un obiettivo fondamentale dell’esplorazione, perché credo che la conoscenza debba essere restituita al pubblico. Quando esploro, lo faccio per fare ricerca e poi condividere i risultati tramite report, articoli, conferenze, libri e filmati. Non mi limito all’aspetto tecnico dell’immersione, ma cerco di raccontare storie più ampie che comprendano geografia, storia, economia e relazioni umane. La mia passione per la comunicazione mi permette di coinvolgere anche chi non è subacqueo, offrendo loro la possibilità di scoprire nuovi mondi e magari intraprendere esperienze simili. Voglio suscitare curiosità e incoraggiare gli altri a esplorare e a guardare il mondo da nuovi punti di vista.
Qual è il tuo punto di vista sulla tutela e la conservazione dei siti archeologici sommersi?
I siti archeologici sommersi sono una parte essenziale del nostro patrimonio culturale e vanno tutelati e valorizzati correttamente. Non basta catalogarli, ma bisogna gestirli in modo che siano fruibili e responsabili. Le immersioni archeologiche, pur essendo affascinanti, richiedono grande preparazione e rispetto per il valore dei beni, alcuni dei quali vanno solo osservati per preservarne l’integrità. È fondamentale collaborare con le soprintendenze archeologiche e coinvolgere i giovani in progetti che sensibilizzino sull’importanza di preservare e valorizzare il nostro patrimonio sommerso. Solo così i siti archeologici possono avere un vero significato per la collettività e essere trasmessi alle generazioni future.
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Quale consiglio daresti ai giovani che desiderano seguire le tue orme?
Il mio consiglio è di essere estremamente curiosi e di credere nei propri sogni, ma per realizzarli è necessario fare rinunce e concentrarsi su un unico obiettivo, eliminando il superfluo. Raggiungere un sogno è difficile, tra tentazioni e difficoltà, ma solo con grande determinazione e voglia di successo si può riuscire. L’esplorazione subacquea è affascinante perché unisce molte discipline, dalla scienza alla tecnica, all’arte. Non è necessario partire da una formazione umanistica, ma qualsiasi campo di partenza può portare alla ricerca sotto acqua. Tuttavia, la maggior parte del lavoro di ricerca si svolge in superficie, tra studio e lettura, e il successo arriva solo con pazienza, determinazione e convinzione.
Quali sono le sfide e le opportunità che si presentano per l’esplorazione subacquea nei prossimi anni?
Le sfide e le opportunità per l’esplorazione subacquea nei prossimi anni sono due principali. Da un lato, c’è la possibilità di esplorare in profondità grazie a tecnologie avanzate, come batiscafi e strumenti sofisticati. Dall’altro, anche a pochi metri di profondità, dove si concentra gran parte della storia umana, ci sono enormi possibilità di scoperta. Il mare non solo ci permette di comprendere il nostro passato, ma anche di costruire il nostro futuro.
Qual è l’oggetto più prezioso che hai identificato durante le tue immersioni?
Durante le immersioni ho scoperto tanti dettagli affascinanti. Alcuni piccoli elementi, come un’etichetta su un motore che identifica un relitto, o oggetti storici come piatti, cristalli e equipaggiamenti antichi, mi hanno emozionato. In Mar Baltico, ho trovato boccali da birra del ‘600 e scarpe di ufficiali ottocenteschi. Tuttavia, il ritrovamento più emozionante è stato in un lago in provincia di Varese, il lago di Monate, dove ho esplorato una palafitta preistorica risalente all’età del bronzo. I tronchi dei pali che costituivano le fondamenta del villaggio, insieme a tracce di vita quotidiana come punte di freccia e macine, mi hanno permesso di connettermi con una civiltà antica. Questo ritrovamento, a soli 2-3 metri di profondità, mi ha ricordato che a volte l’esplorazione non riguarda la profondità, ma il significato di ciò che scopriamo.
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