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Cocktail & Wine

Eggnog: la bevanda natalizia per eccellenza, tra storia, tradizione e varianti golose

Da simbolo delle feste nei Paesi anglosassoni a protagonista delle tavole natalizie in tutto il mondo, l’Eggnog è una delizia cremosa che si può personalizzare in mille modi, senza perdere il suo fascino antico.

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    Le feste natalizie portano con sé una serie di sapori e profumi che evocano immediatamente il calore della tradizione. Tra questi, l’Eggnog è senza dubbio una delle bevande più iconiche. Cremoso, speziato e con una nota alcolica che scalda l’anima, questo punch a base di latte, uova e zucchero ha radici antiche e una storia affascinante.

    Un po’ di storia

    L’Eggnog ha origini anglosassoni, e il suo antenato è il “posset”, una bevanda calda medievale a base di latte cagliato, vino o birra, e spezie. Nel XVIII secolo, con l’arrivo del rum dalle colonie americane, la ricetta si trasformò in quella che conosciamo oggi. Negli Stati Uniti, l’Eggnog è diventato simbolo delle feste natalizie, servito in famiglia o alle feste con amici.

    La ricetta tradizionale

    Per preparare l’Eggnog nella sua versione classica, occorrono:

    • 4 tuorli d’uovo
    • 100 g di zucchero
    • 500 ml di latte intero
    • 250 ml di panna fresca
    • 125 ml di rum o brandy (facoltativo)
    • Un pizzico di noce moscata e cannella

    Procedimento:

    1. Monta i tuorli con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso.
    2. In un pentolino, scalda il latte con le spezie, evitando che arrivi a ebollizione.
    3. Versa il latte caldo lentamente sul composto di uova, mescolando continuamente.
    4. Rimetti il tutto sul fuoco basso, mescolando fino a quando la miscela si addensa leggermente (attenzione a non cuocere troppo).
    5. Aggiungi la panna e il rum o brandy, se desiderato.
    6. Lascia raffreddare, quindi servi l’Eggnog in bicchieri decorati con una spolverata di noce moscata.

    Valori nutrizionali

    Una porzione di Eggnog (circa 200 ml) apporta:

    • Calorie: 230-300 kcal (variabili in base alla quantità di zucchero e alcol)
    • Grassi: 15 g (di cui saturi circa 9 g)
    • Proteine: 7 g
    • Carboidrati: 18 g

    La bevanda è ricca di calcio grazie al latte e alla panna, ma anche di grassi saturi. Perfetta per un’occasione speciale, è meglio consumarla con moderazione.

    Varianti per tutti i gusti

    • Senza alcol: Elimina il rum o il brandy per una versione adatta a bambini e astemi.
    • Vegano: Sostituisci il latte con bevande vegetali (ad esempio mandorla o soia), la panna con panna vegetale, e utilizza un sostituto delle uova come la farina di ceci o l’aquafaba montata.
    • Leggera: Usa latte scremato e riduci la quantità di zucchero per una versione meno calorica.
    • Speziata: Aggiungi cardamomo, zenzero o chiodi di garofano per un sapore più intenso.
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      Cocktail & Wine

      La rinascita dell’assenzio: la “fata verde” torna a incantare l’Europa

      Dopo un secolo di divieti e leggende nere, il liquore amato da Manet e Wilde torna di moda nei locali di tutto il mondo. Ecco perché l’assenzio è tornato a far parlare di sé (e come gustarlo al meglio).

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        C’è una nuova vecchia ossessione nei bar europei: si chiama assenzio e promette di riportare in auge miti e rituali dimenticati. Un anno fa sembrava solo un trend di nicchia, ma oggi la “fata verde” – come la chiamavano i poeti maledetti e i pittori impressionisti – è tornata a infestare banconi e scaffali di mezza Europa. Il motivo? Un mix letale di fascino storico, storytelling irresistibile e un mercato globale che, secondo gli analisti, raggiungerà i 44,3 miliardi di dollari entro il 2026.

        Perché l’assenzio conquista di nuovo?

        Dopo quasi un secolo di demonizzazione, oggi l’assenzio ha un volto glamour e misterioso, che lo rende irresistibile per bartender e clienti. È un distillato potentissimo – spesso sopra i 70 gradi – a base di assenzio maggiore, anice verde e finocchio. Ma più che l’effetto dell’alcol, è il mito che fa scuola: bere assenzio significa evocare l’atmosfera bohémienne della Parigi ottocentesca, immaginarsi tra le ombre dei caffè frequentati da artisti come Manet, Degas o Toulouse-Lautrec. Oppure camminare fianco a fianco con Oscar Wilde o Baudelaire nei viali notturni.

        Il mito della “fata verde”

        L’assenzio nasce come medicamento già nell’antico Egitto, ma è tra il XVIII e XIX secolo che diventa leggenda, grazie al medico francese Pierre Ordinaire e successivamente a Pernod Fils, che lo commercializza in tutta Europa. È qui che nasce la “fata verde”, la creatura immaginaria che – si diceva – apparisse a chi beveva troppo assenzio. Non era solo una questione di alcol, ma anche di tuione, un composto presente nell’artemisia, accusato (ingiustamente) di provocare allucinazioni e follia.

        A inizio ‘900 l’assenzio fu bandito in mezza Europa, complice il famigerato “caso Lanfray” in Svizzera: un contadino alcolizzato uccise la famiglia dopo aver bevuto – tra le altre cose – due bicchieri di assenzio. Morale: la “fata verde” venne accusata di omicidio e bandita dalle leggi di mezzo mondo. Francia, Belgio, USA e altri Paesi seguirono l’onda proibizionista, condannando l’assenzio all’oblio.

        Ma non è finita qui.

        Il ritorno della “fata verde”

        A cavallo tra anni ‘80 e ‘90, la normativa europea sull’alimentazione rese di nuovo legale l’assenzio, purché con basse quantità di tuione. E da quel momento l’interesse è tornato a crescere, trainato da bartender affascinati dalle sue storie noir e dalla crescente voglia di esperienze vintage nei locali. Non più solo un drink, ma un rito: dalle bottiglie artigianali agli accessori storici come il classico cucchiaio da assenzio e le zolle di zucchero flambé.

        Come si beve davvero l’assenzio?

        Dimenticate gli shot alla goliardica: l’assenzio va degustato con un rituale che richiama i café parigini. Versato nel bicchiere, viene filtrato lentamente con acqua ghiacciata che scioglie lo zucchero posto sopra al classico cucchiaio forato. Il risultato è una miscela lattiginosa e aromatica che attenua l’impatto dell’alcol e sprigiona tutte le sue note di erbe e anice.

        Per chi ama i cocktail, l’assenzio è il protagonista del Sazerac, un twist dell’Old Fashioned nato a New Orleans, dove la “fata verde” profuma il bicchiere prima dell’arrivo del whiskey.

        Una moda pronta a esplodere?

        I numeri parlano chiaro: l’assenzio è in forte ascesa nei trend del beverage, soprattutto tra i giovani che cercano storie e tradizioni da raccontare mentre sorseggiano qualcosa di diverso. Dai bar speakeasy di Berlino alle terrazze di Parigi, la rinascita della “fata verde” è ormai un dato di fatto.

        E anche se non regala davvero visioni o follie, l’assenzio continua a far sognare chi ama immergersi nell’atmosfera decadente della Belle Époque.

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          La nuova moda dei locali dove si beve solo analcolico

          Atipico: il bar di Settimo Torinese che rivoluziona il concetto di aperitivo Nientealcol, solo cocktail alternativi. Ecco come Davide Piastra ha trasformato la sua attività in un successo senza alcol.

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            «Vorremmo due Negroni», «Qui non li facciamo, non serviamo alcol ma abbiamo dei cocktail alternativi». Questo è l’incipit di una storia unica: quella di Atipico, il bar inaugurato da Davide Piastra a Settimo Torinese, dove l’alcol è bandito. In un’epoca dove i temperance bar stanno prendendo piede all’estero, Piastra ha deciso di portare questo concetto in Italia, rivoluzionando l’approccio al bere. Ma dietro questa scelta non c’è solo innovazione, c’è anche una profonda fede e una storia di imprenditorialità.

            La scelta di eliminare l’alcol

            Davide Piastra, insieme ai suoi collaboratori, ha deciso di abbandonare i superalcolici a favore di cocktail rivisitati con vini, prosecchi e liquori dealcolati. «Non posso fare del male a me e agli altri. Dare dell’alcol significa danneggiare l’altro e chi gli sta intorno», spiega Piastra, che nel 2019 si è convertito all’Islam. Da qui è iniziato il suo percorso verso un locale completamente alcohol-free, una rarità in Italia.

            Un progetto di innovazione

            Il percorso di Davide nel mondo della ristorazione inizia oltre vent’anni fa. Dopo anni di lavoro con cocktail ad alta gradazione, ha deciso di fare un cambio radicale. «Quando oggi propongo questo prodotto so cosa bevevi prima e cosa ti sto dando adesso», dice con sicurezza. I cocktail di Atipico, fatti con prodotti dealcolati, offrono un’esplosione di sapori che l’alcol solitamente copre. La ricerca continua di ingredienti e lo studio per migliorare le bevande sono alla base del successo del bar.

            L’importanza della fede

            Per Davide, la scelta di non servire alcol è anche una questione di fede. Dopo la sua conversione all’Islam, ha sentito il bisogno di allineare il suo lavoro ai suoi principi. «Non c’è un obbligo religioso in tal senso, ma se si ha la possibilità economica di farlo, i musulmani che vendono alcol dovrebbero togliersi da questo sistema», spiega.

            Un target nuovo e fedele

            Atipico ha già conquistato una clientela fissa, composta principalmente da donne dai 35 anni in su, donne incinte e persone della terza età. «Il nostro target sono le signore dai 35 anni in su, donne incinte e amiche che fanno parte di quella cerchia», racconta Piastra. Il locale offre un luogo dove si può fare aperitivo senza il rischio di eccessi alcolici.

            Una nuova visione dell’aperitivo

            La filosofia di Atipico è chiara: offrire qualcosa di diverso senza obbligare nessuno. «Noi, in ogni caso, non avvisiamo prima i clienti della nostra eccezionalità, siamo qui per proporre, non vogliamo costringere nessuno», conclude Davide. E così, tra cocktail senza alcol e un’atmosfera accogliente, Atipico sta lentamente rivoluzionando il concetto di aperitivo a Settimo Torinese.

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              Vuoi diventare sommelier? Aperte le iscrizioni al corso FISAR di Catanzaro

              Dal 24 marzo 2025, presso il Riva Restaurant di Falerna Marina, parte il corso di primo livello FISAR per sommelier. Un’opportunità per appassionati e futuri esperti del settore, con lezioni su viticoltura, enologia, tecniche di servizio e degustazione. Al termine del percorso, un test finale permetterà di ottenere la certificazione riconosciuta a livello nazionale.

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                Se il vino è la tua passione e vuoi trasformarla in una competenza certificata, ecco l’occasione giusta: sono aperte le iscrizioni al corso di primo livello per sommelier organizzato dalla sede FISAR Catanzaro.

                Le lezioni si terranno nella splendida cornice di Falerna Marina, presso il Riva Restaurant, e prenderanno il via il 24 marzo 2025. Il corso, a numero chiuso, è pensato per chi desidera avvicinarsi in modo serio e strutturato al mondo della sommellerie, acquisendo competenze teoriche e pratiche fondamentali per riconoscere, degustare e servire il vino con professionalità.

                Il percorso prevede 14 moduli di formazione, studiati per offrire una panoramica completa: dalle tecniche di servizio alla viticoltura, dall’enologia alla legislazione di settore, fino a un focus su distillati e birre. Ogni lezione sarà tenuta da esperti del settore, pronti a guidare i partecipanti in un viaggio alla scoperta del vino e della sua cultura, con approfondimenti pratici e degustazioni guidate.

                Al termine del corso, è previsto un test finale per ottenere la certificazione ufficiale FISAR, riconosciuta a livello nazionale. Ma il percorso non si esaurisce qui: il primo livello è solo l’inizio di una formazione più ampia, che permetterà ai partecipanti di accedere ai livelli successivi e perfezionare le proprie competenze, fino a ottenere il titolo di sommelier certificato.

                Che tu voglia farne una carriera o semplicemente accrescere la tua conoscenza del vino, questa è l’occasione perfetta per approfondire la tua passione. Per iscriversi o ricevere maggiori informazioni, basta contattare il Riva Restaurant & Lounge Bar, dove un referente sarà a disposizione per rispondere a ogni domanda e guidarti nel processo di iscrizione.

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