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Giacomo Leopardi, il poeta dell’infinito era davvero una buona forchetta

Leopardi, il poeta dell’infinito, raccontato attraverso la sua tavola: scopri come la gastronomia definiva il suo rapporto con il mondo e se stesso.

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    Il rapporto di Giacomo Leopardi con la gastronomia offre uno spaccato interessante della sua personalità al di là della sua fama di poeta malinconico. Da giovane, Leopardi manifestò un forte rifiuto per la minestra, tanto da dedicarle una poesia intitolata “A morte la Minestra”, esprimendo il suo disgusto in versi. Tuttavia, con il passare degli anni, Leopardi sviluppò un rapporto più maturo e profondo con il cibo, specialmente con la ricca tradizione culinaria della sua terra natia, Recanati, nelle Marche.

    La cucina marchigiana, con piatti come le olive ascolane, il brodetto e i vincisgrassi, divenne per Leopardi non solo una fonte di nutrimento fisico ma anche una fonte di ispirazione e conforto emotivo. Egli vedeva il cibo non solo come un piacere fugace, ma anche come un modo per esplorare la condizione umana. Nelle sue “Operette Morali”, Leopardi esplora il cibo come simbolo di comunità e condivisione, capace di offrire una pausa temporanea dalle angosce esistenziali.

    Durante i suoi anni a Napoli, Giacomo Leopardi non solo trovò conforto nella vivace atmosfera della città, ma anche nel ricco patrimonio culinario partenopeo. La sua lista dettagliata di 49 piatti prediletti, redatta personalmente per il cuoco Pasquale Ignarra, testimonia la sua passione per la gastronomia. Questa preziosa testimonianza, custodita nella Biblioteca Nazionale di Napoli, rivela la varietà dei suoi gusti, che spaziavano dal riso al burro alle frittelle di borragine, dai budini di ricotta al gelato al miele.

    Per Leopardi, la preparazione di una ricetta era un atto creativo simile alla composizione di una poesia, un’opportunità per trasmettere emozioni profonde che vanno oltre le parole. Durante i suoi ultimi anni a Napoli, Leopardi continuò a coltivare il suo amore per la buona cucina, includendo piatti come il riso al burro, le frittelle di borragine, i budini di ricotta e il gelato al miele tra i suoi preferiti.

    Questo amore per il cibo rivela un lato di Leopardi meno conosciuto, quello di un uomo che apprezzava le gioie semplici della vita, contrapponendosi alla sua fama di pensatore nichilista e pessimista. Il suo gusto per la gastronomia testimonia della sua capacità di trovare bellezza e piacere anche nelle cose più quotidiane e terrene, nonostante la sua visione critica e spesso malinconica dell’esistenza umana.

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