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Curiosità

L’ottuso algoritmo di Meta, più moralista della nonna, cancella Lolita dalla rete

Provate a cercare “Lolita” su Facebook o Instagram. No, non il vostro romanzo preferito, ma proprio la parola. Vi aspetta una sorpresa: un messaggio d’allerta che insinua oscure associazioni. La scrittrice Guendalina Middei, autrice del saggio Sopravvivere il lunedì mattina con Lolita, lo ha scoperto a sue spese. Il titolo del suo libro è diventato un tabù digitale.

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    “Se provo a digitare il titolo del mio libro nei motori di ricerca di Facebook e Instagram”, racconta la Middei, “mi compare un alert che avvisa che la ricerca potrebbe essere associata agli abusi sessuali su minori”. Un’accusa pesante per un romanzo pubblicato da Feltrinelli e ispirato a un classico della letteratura: Sopravvivere al lunedì mattina con Lolita.

    Addio Nabokov

    Eppure, il blocco non si limita al libro della Middei: cercare semplicemente “Lolita” porta a un nulla di fatto, come se il celebre romanzo di Vladimir Nabokov non fosse mai esistito. Si salva solo la pagina dedicata al film di Stanley Kubrick, ma con un avviso a caratteri cubitali che ricorda: “gli abusi sessuali su minori sono illegali”. Una reazione sproporzionata? Decisamente sì.

    la logica della censura: quando l’algoritmo diventa giudice

    Meta ha già sperimentato censure algoritmiche con termini come “Gaza“, riducendo la visibilità di post legati agli eventi in Medio Oriente. Ma mai prima d’ora aveva cancellato un termine in modo così totale. “Oscurare una parola significa cancellare tutto l’universo che le ruota attorno”, denuncia Middei. “Un algoritmo non può avere questo potere”.

    La macchina domina l’uomo

    Di fronte alle proteste, la risposta di Meta è stata laconica: “Non possiamo fare nulla per i problemi legati all’algoritmo”. Una frase che suona come una resa incondizionata alla logica dell’intelligenza artificiale, trasformata in censore supremo senza possibilità di appello.

    E’ il paradosso della libertà di espressione a intermittenza

    Solo qualche mese fa, Mark Zuckerberg proclamava la libertà di espressione negli Stati Uniti, lamentandosi delle “regole restrittive” imposte dall’Unione Europea. Ma allora, come si spiega questo blackout totale su Lolita? La UE impone di rimuovere contenuti illegali, non certo di riscrivere la storia della letteratura a colpi di ban automatizzati. Cosa succederebbe se lo stesso trattamento fosse riservato ad altri classici? Potremmo svegliarci un giorno e scoprire che I Promessi Sposi è stato rimosso per sospette apologie di matrimoni forzati, o che Madame Bovary è stato oscurato per “contenuti immorali”.

    L’algoritmo? Fa più danni che altro

    Censurare le parole non elimina i problemi reali. Al contrario, rischia di seppellire dibattiti importanti sotto il tappeto di un moralismo algoritmico miope. Nel frattempo, Lolita continua a essere uno dei libri più letti e studiati della letteratura mondiale. Ma su Facebook e Instagram, semplicemente, non esiste più. Un romanzo che racconta la manipolazione delle parole è stato vittima proprio di questo meccanismo. Un’ironia che Nabokov, con la sua penna tagliente, avrebbe certamente saputo raccontare alla perfezione…

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      Rivivere sul Titanic attraverso gli oggetti prelevati dal relitto in fondo al mare

      Dalle fiale di profumo a una borsa di coccodrillo e bottiglie di champagne, nel deposito “segreto” degli oggetti recuperati dal Titanic

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        A più di un secolo dal tragico affondamento del Titanic, un deposito segreto ad Atlanta, in Georgia, custodisce oltre cinquemila oggetti recuperati dal relitto, lontani dai gelidi fondali dell’oceano. Tra questi, spiccano alcuni cimeli straordinari, come una borsa in pelle di coccodrillo, fialette di profumo e una bottiglia di champagne. La BBC ha avuto l’opportunità di esplorare questo magazzino segreto, che raccoglie i resti di una delle tragedie più note della storia.

        Ad Atlanta il tesoro nascosto

        Il deposito di Atlanta, la cui esatta ubicazione resta volutamente segreta, conserva una parte significativa degli oggetti recuperati dal Titanic nel corso dei decenni. La città, infatti, ospita anche una mostra interattiva e in 3D dedicata alla nave, che include centinaia di reperti originali come piatti decorati, gioielli e divise del personale di bordo. Qui è possibile immergersi nell’atmosfera di lusso e sfarzo che caratterizzava il Titanic, con ricostruzioni dettagliate delle sue sale interne e delle scalinate maestose.

        Quante storie dietro questi oggetti

        Ogni oggetto racconta una storia. La borsa in pelle di coccodrillo, ad esempio, apparteneva a Marian Meanwell, una modista di 63 anni che viaggiava in terza classe per raggiungere la figlia negli Stati Uniti. La borsa, ritrovata intatta, conteneva una fotografia sbiadita, probabilmente della madre di Marian, una lettera di raccomandazione e i documenti sanitari necessari per lo sbarco. Tragicamente, Marian si era imbarcata sul Titanic solo perché la nave su cui doveva viaggiare, la Majestic, era rimasta ferma.

        Il profumo di un sopravvissuto

        Tra i reperti spiccano anche delle fialette di profumo appartenute ad Adolphe Saalfeld, un commerciante di seconda classe sopravvissuto al naufragio. Questi piccoli oggetti, rimasti intatti, sono una testimonianza della vita che si è spezzata quella notte, e della sopravvivenza carica di sensi di colpa di chi, come Saalfeld, riuscì a scampare alla tragedia.

        Infine, una bottiglia di champagne, ancora sigillata, ci riporta al lusso del Titanic, una nave dove si celebrava la vita con cene sontuose, musica e balli, ma che finì per diventare un simbolo di rovina e perdita.

        Un patrimonio storico da esplorare

        Il deposito di Atlanta non è solo un magazzino di oggetti, ma un vero e proprio custode di storie, che continuano a emergere dai fondali dell’oceano. Con ogni nuova immersione, nuovi reperti potrebbero venire alla luce, aggiungendo ulteriori capitoli alla tragica epopea del Titanic.

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          Nel paese del Sol Levante Funiculì Funiculà è una hit per bambini! (video)

          Da non credere: la celeberrima canzone napoletana in Giappone è una diffusissima filastrocca per bambini!

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            Funiculì Funiculà… chi non l’hai mai canticchiata almeno una volta. Si tratta di un motivo centenario, composta nel 1880 dal giornalista Peppino Turco e dal musicista Luigi Denza per celebrare l’inaugurazione della funicolare sul Vesuvio (che venne poi chiusa dopo l’eruzione del 1944). Una delle canzoni in assoluto più note fra le immortali melodie in dialetto napoletano.

            Tutti la cantano

            Nel corso dei decenni è stata cantata da tantissimi artisti di fama: Luciano Pavarotti, Beniamino Gigli, Karel Gott l’ “usignolo d’oro” della musica ceca. E ancora il tenore americano d’origini italiane Mario Lanza, Muslim Magomaev, definito il “Frank Sinatra russo”, Enrico Caruso, il celebrato “re dei tenori” napoletani e, in tempi più recenti da Andrea Bocelli e Massimo Ranieri.

            Citazioni illustri

            Una canzone così nota che il grande compositore tedesco Richard Strauss ne rimase affascinato e la inserì nella sua opera Dall’Italia del 1886. Anche il  compositore austriaco Gustav Mahler  in una sua romanza per voce e orchestra – Dove suonano le belle trombe – ne inserì un accenno.

            Grazie ad una content creator su TikTok

            Una giovane clarinettista giapponese, Nana, che vive da due anni in Italia col compagno, è diventata una piccola star su Tiktok per i suoi video, nei quali spiega la cultura nipponica a confronto con le cose abituali del notro paese. In uno dei suoi contenuti recenti, la musicista ha raccontato un’aneddotto molto curioso: ovvero che nel suo paese Funiculì Funiculà è una canzone notissima.

            Tradotta e modificata

            Con un piccolo particolare: famosa sì… ma non in dialetto napoletano! Infatti è stata tradotta cambiandone radicalmente il significato originario. Da canzone celebrativa di un antico traguardo (l’inaugurazione della funicolare) nel Sol Levante è diventata una canzone per bambini! Titolo? I mutandoni dell’orco (in giapponese Oninopantsu). Ovviamente ne esiste anche una versione cartoon video su Youtube, che vi mostriamo.

            Il video della versione giapponese

            I bambini ne vanno matti

            Anni fa il Coro dell’Antoniano, durante un’edizione dello Zecchino d’Oro ne realizzò una versione per bimbi. Ma in Giappone la cosa ha preso davvero piede: in rete sui forum dedicati alla cultura giapponese si può leggere di questa canzoncina che tutti i bimbi di 2-3 anni cantano negli asili e nelle scuole primarie. E il celebre passaggio «Jammo, jammo, ‘ncoppa jammo, jà / Funiculì, funiculà, funiculì, funiculà», diventa sorprendentemente «Tu, anche tu, anche tu, anche tu /  Mettiamoci mettiamoci le mutande dell’orco». Effetti della globalizzazione…

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              La storia di Borgo Parrini: il piccolo borgo più colorato del mondo

              Borgo Parrini e altri piccoli paesini italiani sono testimonianze viventi della ricchezza culturale e storica del nostro Paese.

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                Borgo che? Borgo Parrini! Ah… e dove si trova? E’ situato in una frazione di Partinico a pochi chilometri da Palermo. E perché si parla di lui? Semplice perché è il borgo più piccolo d’Italia e, soprattutto, uno dei più colorati al mondo. Questo affascinante paesino, in cui vivono solo 20 abitanti, si distingue per i suoi intonaci sgargianti e la cura meticolosa di ogni dettaglio architettonico. E d’altra parte ragazzi siamo in Sicilia con il suo sole, la tua terra bruna e il mare azzurro…

                Un viaggio a ritroso nel tempo

                La storia di Borgo Parrini risale al Cinquecento, quando venne fondato dai religiosi Gesuiti. Inizialmente, il borgo era un luogo di campagna e tradizione, ma col tempo è diventato un punto di eccellenza estetica e culturale. Ogni angolo di Borgo Parrini racconta una storia, dai cortili fioriti alle scale dipinte con maestria, dalle finestre colorate ai tetti e inferriate che si armonizzano perfettamente. Borgo Parrini è considerato una vera e propria opera d’arte a cielo aperto. Le fioriere, i balconi e i cortili evocano un’epoca passata, mentre i colori vivaci degli edifici rendono il borgo un luogo unico e incantevole. Si potrebbe starlo a guardare per giorni. La bellezza del borgo, infatti, attira visitatori da ogni dove, desiderosi di ammirare e fotografare questo piccolo gioiello nascosto tra le colline siciliane.

                eh comu si arriva pi chistu luogo?

                Per chi desidera visitare Borgo Parrini, è possibile raggiungerlo facilmente da Partinico. Situato in una posizione strategica, il borgo è ben collegato e rappresenta una tappa obbligatoria per chiunque voglia scoprire le meraviglie nascoste dell’Isola ma a questo punto dell’intera Italia.

                Parrini e i suoi fratelli

                Questo borgo siciliano fa parte di una serie di luoghi del cuore sparsi in tutta la nostra penisola. Qualche esempio? Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tra le tante gemme ci piace ricordare Castelluccio di Norcia, in Umbria, famoso per la fioritura delle lenticchie, offre panorami mozzafiato e una pace senza pari. Civita di Bagnoregio, nel Lazio. Conosciuto come “il paese che muore“, questo borgo arroccato su una collina di tufo è un luogo suggestivo e affascinante. Poi Sant’Agata de’ Goti, in Campania, un borgo medievale che sembra sospeso nel tempo, con stradine strette e antiche chiese. Risalendo verso nord come dimenticare Vigoleno in Emilia-Romagna, un piccolo borgo fortificato con un castello imponente e viste panoramiche sulla campagna circostante. Più a nord Neive in Piemonte, situato tra le colline delle Langhe, famoso per i suoi pregiati vini e le sue stradine medievali.

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