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Società

Alessandro Gassmann scherza sui dazi di Trump con un video virale sulla pasta Cacio e Pepe

La scelta di mettere i dazi sarà un problema per l’Europa e per l’Italia, con il rischio di perdere oltre 50mila posti di lavoro.

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    In risposta ai dazi minacciati da Donald Trump nei confronti dei paesi dell’Unione Europea, Alessandro Gassmann ha pubblicato un video su Instagram in cui la moglie, Sabrina Knaflitz, prepara una pasta cacio e pepe. L’attore invita ironicamente gli utenti americani a cucinare questo piatto tipico italiano prima che le nuove politiche di importazione di Trump rendano difficile l’accesso ai prodotti autentici italiani. Nel video, Gassmann dice: “Cari follower americani, ecco una ricetta per la pasta cacio e pepe che potete facilmente preparare nelle vostre case, almeno fino a quando potrete importare autentici prodotti italiani, ma temo che questo non potrà accadere ancora a lungo con le nuove politiche di importazione di Trump. Quindi sbrigatevi! Buona cena gente“.

    Impatto dei dazi sull’export Italiano

    I dazi imposti dagli Stati Uniti potrebbero avere un impatto significativo sull’export agroalimentare italiano, che nel 2024 ha superato i 7,8 miliardi di euro. Un dazio del 25% sulle esportazioni italiane potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più. Il costo per le singole filiere sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta e 120 milioni per i formaggi.

    Quali sono i settori più a rischio

    Vini. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione per vini, liquori e distillati italiani. L’export dei vini italiani nel 2024 ha raggiunto i 2 miliardi di euro con una crescita del 6,6%.

    Formaggi. Per il Parmigiano Reggiano, gli Stati Uniti sono il primo mercato estero, rappresentando il 22,5% della quota export. Anche la Mozzarella di bufala campana Dop, che nel 2019 venne esclusa dai dazi, rischia di essere penalizzata.

    Olio d’oliva e pasta. Questi prodotti potrebbero subire un aumento dei costi per i consumatori americani, compromettendo la competitività delle eccellenze italiane.

    Cosa dicono gli addetti ai lavori

    Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, sottolinea che i dazi rischiano di favorire ulteriormente la diffusione delle imitazioni, arrecando un doppio danno sia alle imprese italiane sia ai consumatori. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, esprime la speranza che la diplomazia italiana ed europea riescano a trovare una soluzione. Ma prima del prossimo 2 aprile, data in cui dovrebbero scattare i dazi sui prodotti agricoli.

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      Società

      25 aprile, festa di libertà: memoria, celebrazioni e il significato che non invecchia

      Ogni anno il 25 aprile l’Italia celebra la fine dell’occupazione nazifascista e la rinascita democratica. Una festa nazionale che affonda le radici nella Resistenza, ma parla ancora al presente: tra cerimonie ufficiali, cortei, bandiere, letture e silenzi che ricordano cosa significa avere conquistato — e dover difendere — la libertà.

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        Il 25 aprile è una data che ogni italiano conosce, ma che spesso si vive con emozioni diverse. Per alcuni è una giornata di memoria e gratitudine. Per altri, una ricorrenza ormai lontana, legata a una storia che non si è vissuta. Eppure, la Festa della Liberazione resta una delle ricorrenze civili più importanti del nostro Paese. Non solo perché segna la fine della seconda guerra mondiale sul suolo italiano, ma perché segna l’inizio di qualcosa: una Repubblica, una democrazia, una possibilità di futuro.

        Era il 25 aprile 1945 quando, attraverso un comunicato del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, veniva annunciata l’insurrezione generale contro le truppe naziste e fasciste ancora presenti al Nord. Iniziava in quelle ore la fase conclusiva della guerra civile italiana e dell’occupazione tedesca: Milano, Torino, Genova, Bologna, Venezia — una dopo l’altra, le città venivano liberate. Due giorni dopo, il 27 aprile, Benito Mussolini sarebbe stato catturato. Il 28, giustiziato. Il 1° maggio, l’Italia tornava libera.

        Il 25 aprile fu scelto nel 1946 come festa nazionale provvisoria dal governo De Gasperi, e ufficializzato come data simbolica della Liberazione l’anno successivo. Da allora, rappresenta il punto fermo della nostra memoria civile. E se oggi può sembrare una celebrazione lontana, basta osservare il mondo per rendersi conto che la libertà non è mai un fatto scontato.

        Le celebrazioni del 25 aprile avvengono in tutta Italia, con cerimonie ufficiali, deposizioni di corone d’alloro ai monumenti dei caduti, discorsi delle autorità, canti partigiani. Ma anche con cortei, eventi culturali, letture pubbliche, performance teatrali e concerti. È il giorno in cui risuonano le note di “Bella ciao”, ma anche quello in cui si leggono i nomi dei martiri, si raccontano storie familiari di resistenza, si ricordano luoghi e persone cancellate dalla guerra.

        C’è chi depone un fiore su una lapide, chi porta in piazza i nipoti per spiegare loro che cosa è stato. Chi ascolta in silenzio l’inno nazionale, chi riscopre un diario di famiglia, chi discute ancora animatamente sulle ragioni storiche e politiche della Resistenza. Perché il 25 aprile non è mai stato una festa pacificata, e forse è giusto così. È una festa viva. Non retorica, non decorativa. Una festa che obbliga a prendere posizione, a interrogarsi, a scegliere di nuovo.

        In molte città italiane, i sindaci sfilano con la fascia tricolore, spesso insieme agli ex partigiani, sempre più rari ma ancora capaci di testimoniare con parole semplici la durezza e la dignità di quegli anni. Alcune scuole aprono le porte per letture pubbliche. Alcuni comuni organizzano giornate della memoria con film, mostre, visite guidate nei luoghi della Resistenza.

        Non mancano, purtroppo, le polemiche. Ogni anno, il 25 aprile si accompagna a dibattiti accesi: sulla rappresentazione dei caduti, sull’uso delle bandiere, sull’opportunità o meno di alcune presenze nei cortei. Ma anche questo è parte della democrazia conquistata. Anche il diritto di dissentire, di discutere, di guardare la storia da angolazioni diverse è frutto di quel giorno del 1945.

        La memoria storica

        Nel tempo, accanto alla memoria storica, è cresciuta anche una memoria culturale del 25 aprile. Scrittori, poeti, registi, cantautori hanno raccontato la Resistenza con opere che fanno parte della coscienza nazionale: da La casa in collina di Pavese a Il partigiano Johnny di Fenoglio, da Una questione privata di Beppe Fenoglio ai film di Rossellini, dai versi di Calvino alle canzoni di De André.

        Il 25 aprile resta quindi molto più di una giornata sul calendario. È un richiamo. A ricordare chi ha lottato. A capire che cosa è stata quella lotta. A difendere ciò che ne è nato. Perché le libertà non sono mai acquisite una volta per tutte. Si celebrano, certo. Ma, soprattutto, si esercitano.

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          Società

          Generazione Z, i dormiglioni dell’early night

          E’ stato denominato ‘early night’ il fenomeno mondiale che sta accumunando ragazze e ragazzi della Gen Z che si scoprono grandi dormiglioni.

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            E’ stato denominato ‘early night‘ cioè andare a letto presto quel fenomeno mondiale che sta interessando la Gen Z quelli che hanno dai 18 ai 28 anni che si scoprono grandi dormiglioni.
            Proprio da loro parte questa tendenza ad andare a letto presto. Una scelta che li distingue dalla generazione precedente dei Millennial che, tendenzialmente sono più propensi a godersi la vita notturna. Tra la Gen Z, invece, è sempre più diffuso il trend di andare a dormire presto. Basta con le ore piccole. Ma soprattutto i più giovani, quelli che ancora non hanno raggiunto l’età adulta, amano dormire più a lungo.

            Dormire bene e a lungo fa bene a tutto

            Ma quali sono i motivi di questa trasformazione? Alla base del trend c’è la maggiore consapevolezza da parte dei giovani sul ruolo del sonno per salvaguardare la salute fisica e mentale. Anche se non sono escluse motivazioni meno rosee. Secondo i dati dell’American Time Use Survey , nel 2022 i ventenni hanno dormito in media 9 ore e 28 minuti, un aumento dell’8% rispetto alle ore di sonno del 2010. Il trend di andare a dormire presto è anche i risultato di un fenomeno diventato virale come il #SoftGirl, uno stile di vita, una scelta di moda, seguita dagli adolescenti di tutto il mondo.

            Chi dorme piglia più pesci

            Il fenomeno dell’ ‘early night‘ è confermato da un’analisi dei dati dei clienti di Sleep Number. Secondo i dati raccolti le ragazze e i ragazzi tra i 16 e i 34 anni vanno a letto in media alle 22 e anche prima. Ad abbassare la media sono soprattutto i più giovani. I benefici di questa tendenza sono innumerevoli, come molti adulti che non riescono a chiudere occhio sanno bene. Andare a dormire presto migliora le prestazioni del giorno dopo, perché il sonno è cruciale sia per la regolazione dell’ormone del sonno, la melatonina, sia per il consolidamento delle informazioni che si percepiscono.

            Favorire la melatonina

            La melatonina, infatti, regola la nostra fisiologia come la temperatura corporea, il metabolismo e persino l’umore. Ma non basta. Andare a dormire presto e dormire bene è importante per mantenere il ciclo circadiano – il nostro orologio interno che controlla il sonno e la veglia – in sintonia con il ritmo naturale. Inoltre favorisce un migliore equilibrio ormonale e una migliore regolazione emotiva e aiuta a trovare più facilmente soluzioni ai problemi che ci angustiano quotidianamente. Diversi studi associano ad una corretta quantità di sonno, la riduzione del rischio di patologie cardiovascolari, l’ansia e malattie legate alle performance di qualsiasi genere.

            Irritato, nervoso e con la libido assonnata

            La mancanza di sonno o un sonno irregolare può avere molti effetti negativi sulla salute. Maggiore irritabilità, nervosismo, difficoltà nel gestire lo stress, maggiore tristezza e ansia oltre che minor desiderio sessuale. Lo studio riporta la scelta di sempre più coppie che decidono di dormire in stanze diverse – sleep divorce – proprio per evitare interruzioni o disturbi del sonno.

            Dove vai se i soldi non ce li hai?

            Non bisogna essere proprio degli esperti per dimostrare che molti giovani vanno a dormire presto perché stanchi e demotivati. Ma anche per mancanza di soldi che impedisce loro di concedersi attività serali. Stai a casa. E che fai, studi? No. Guardi la Tv? Nemmeno. Leggi? Forse. Tanto vale andare a dormire per essere più freschi e riposati il giorno dopo. da un’indagine condotta da Telefono Azzurro in collaborazione con Bva Doxa emerge che il 21% dei giovani tra i 12 e i 18 anni si sente in ansia o preoccupato. Il 6% dichiara di sentirsi triste, e vorrebbe affrontare seriamente il tema della salute mentale. Tanto che il volume di domande per ottenere il Bonus Psicologo nel corso dell’anno si è triplicato rispetto al 2023. Visti i dati dell’indagine bisognerebbe capire se l’’early night‘ alla fine non sia un’àncora di salvezza. Perché non va bene mettere la testa sopra il cuscino per sprofondarci le proprie angosce e tenerle lontane da se stessi. Bisognerebbe risalire alle loro cause e provare a risolverle.

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              Società

              “Cari genitori non dite ‘amore mio’, piuttosto rendete i vostri figli liberi e autonomi”, parola di Paolo Crepet

              Lo psichiatra critica l’educazione moderna: “Basta comfort zone, i bambini devono imparare a badare a sé stessi. I genitori? Istruttori di volo, non guardiani.”

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                Paolo Crepet, noto psichiatra e autore, non è nuovo a visioni controcorrenti e provocatorie sull’educazione familiare. Durante un’intervista al CdS e nel suo spettacolo Mordere il cielo, Crepet ha lanciato un monito ai genitori moderni, accusati di trasformare le loro case in “alberghi di lusso”. Luoghi dove i figli rimangono intrappolati, senza stimoli e senza autonomia. Crepet sottolinea come un cambiamento culturale abbia rivoluzionato il ruolo genitoriale. “Prima, i nostri genitori ci dicevano: ‘Questa casa non è un albergo’. Ora, invece, i genitori implorano i figli di rimanere: ‘Questa casa è un albergo. Non andate via, rimanete qui con noi.’” Secondo lo psichiatra, le comodità moderne come videogiochi, divani e tecnologia ultra-immersiva stanno creando una generazione cresciuta in comfort zone, priva di ambizione e forza di volontà.

                Per Crepet serve un cambio di paradigma

                Crepet esorta a un cambio di mentalità. “Quando sentite ‘amore mio’ rivolto ai figli, dovete scappare. Il compito di un genitore non è creare dipendenza emotiva o fisica, ma rendere i bambini capaci di badare a sé stessi, di osare e rischiare per diventare adulti autonomi.” Per sostenere la sua critica, Crepet ha condiviso una memoria personale legata alla figura della nonna Maddalena. “Quando ero bambino, mi diceva: ‘Badati.’ Significa: sono sicura tu sia capace di badare a te stesso.” Questo incoraggiamento alla fiducia e alla responsabilità personale, secondo lo psichiatra, è ciò che manca nell’educazione di oggi. I genitori, invece di trasmettere libertà e indipendenza, “badiamo ai nostri bambini, li mettiamo da piccoli in comfort zone.

                Un invito ai genitori: diventare istruttori di volo

                Crepet sfida i genitori a ripensare il proprio ruolo, trasformandosi da “guardiani di comfort zone” a “istruttori di volo”. L’obiettivo è insegnare ai figli a crescere, affrontare difficoltà e sviluppare una sana fiducia nelle proprie capacità. “Far sentire i bambini capaci di fare, di essere, insegna loro la libertà,” afferma Crepet. Quella stessa libertà che permette di sbagliare, cadere e rialzarsi, ma soprattutto di volare. Lo psichiatra critica anche l’eccessivo protezionismo dei genitori. “Perché non credete nei vostri figli?” Domanda provocatoria che riecheggia nel suo discorso. Secondo lo psichiatra, un’educazione basata solo sul conforto e sulla sicurezza impedisce ai giovani di sviluppare il coraggio necessario per affrontare il mondo reale. Per quanto divisivo, il Crepet-pensiero, invita a riflettere sui valori che la società moderna trasmette ai giovani. Stimolare il senso di responsabilità, insegnare il valore della libertà e accompagnare i figli fuori dalla comfort zone sono i principi chiave del suo messaggio. Non si tratta di negare l’affetto, ma di educare al rischio, all’autonomia e alla consapevolezza: un insegnamento che mira a formare adulti più forti e indipendenti.

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