Società
Grande successo per la Calabria alla BIT di Milano: turismo, sviluppo e promozione del territorio al centro della kermesse
Tra promozione territoriale, sviluppo delle infrastrutture e investimenti sul turismo esperienziale, la Calabria ha conquistato la scena alla BIT di Milano. Il presidente Occhiuto: “Investiamo per rendere la nostra terra attrattiva tutto l’anno, dalle coste alle montagne”.

Si è conclusa l’edizione 2025 della BIT – Borsa Internazionale del Turismo, l’evento di riferimento per operatori e buyer del settore turistico che si è svolto a Fiera Milano dal 9 all’11 febbraio. Tra le regioni protagoniste della manifestazione, la Calabria ha saputo distinguersi grazie a un’offerta turistica sempre più ampia e innovativa, capace di attirare l’attenzione di investitori e visitatori.
Un intervento di orgoglio calabrese
Anche il consigliere regionale lombardo di origine calabrese, Luca Marrelli, ha voluto sottolineare il percorso di crescita intrapreso dalla Calabria, evidenziando i risultati ottenuti negli ultimi anni. “La nostra regione sta recuperando i ritardi accumulati grazie a una strategia vincente di comunicazione e marketing territoriale. Il turismo è una grande opportunità di sviluppo e dobbiamo continuare su questa strada”. Marrelli ha inoltre elogiato l’impegno dell’amministrazione regionale nel promuovere l’attrattività del territorio, affermando che “Valorizzare le eccellenze locali, migliorare le infrastrutture e puntare sulla destagionalizzazione sono le chiavi per far diventare la Calabria una meta di riferimento per il turismo nazionale e internazionale”.
Un turismo per tutte le generazioni
Particolare successo ha riscosso il panel “Scopri la Calabria: una regione a portata di giovani, le strategie per rendere bellezze ed eccellenze attrattive per tutte le generazioni”, organizzato dall’associazione Ferrovie in Calabria. Durante l’incontro è stato presentato “Railtour – Viaggia in treno e scopri la Calabria”, un progetto volto a promuovere il turismo sostenibile attraverso il potenziamento dei collegamenti ferroviari regionali.
Al tavolo dei relatori erano presenti Giovanni Calabrese e Maria Stefania Caracciolo, rispettivamente assessore al Turismo e assessore alla Pubblica Istruzione della Regione Calabria, insieme a Marina Chiarelli, assessore al Turismo della Regione Piemonte. Con loro, Roberto Galati e Vincenzo Calabrò dell’associazione Ferrovie in Calabria, Andrea Cerrato, co-founder del network ViA(E), e Daniele Donnici di Destinazione Sila – Partner ViA(E) per la Calabria. Un’occasione per discutere del futuro turistico della regione, delle sfide e delle opportunità per un’offerta sempre più inclusiva e competitiva.
Turismo e sviluppo: il confronto istituzionale
All’interno del padiglione calabrese si è tenuto un confronto di alto livello tra il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, il commissario della ZES Unica, Giosy Romano, e il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara. Al centro del dibattito, lo sviluppo turistico della regione, gli investimenti nelle infrastrutture e le strategie per favorire la crescita economica del territorio.
Moderato dal giornalista del Corriere della Sera, Francesco Verderami, l’incontro ha visto il presidente Occhiuto tracciare un bilancio positivo del 2024 per il turismo calabrese: “È stato un anno straordinario, il nostro territorio sta diventando sempre più attrattivo. Servono strutture moderne e servizi all’altezza delle aspettative dei viaggiatori. Il nostro obiettivo è che chi visita il nostro mare resti stupito anche dalla bellezza delle nostre montagne”. Occhiuto ha poi sottolineato il crescente impegno della Regione nel potenziare cammini, trekking e parchi naturalistici per attrarre un turismo sempre più diversificato.
La Calabria punta sulla destagionalizzazione
Un’altra voce significativa è stata quella dell’assessore al Turismo della Regione Calabria, Giovanni Calabrese, che ha evidenziato l’importanza della BIT per la promozione del territorio: “L’edizione 2025 della Borsa Internazionale del Turismo di Milano è stata una grande opportunità per far conoscere la Calabria non solo agli appassionati di viaggio, ma anche agli operatori del settore. Grazie ai servizi su Rai1, abbiamo ottenuto una visibilità straordinaria”.
L’assessore ha poi ribadito l’impegno della Regione sulla destagionalizzazione: “Abbiamo lavorato su una programmazione turistica che va oltre la stagione estiva, puntando su parchi marini, borghi, ciclovie ed esperienze enogastronomiche. L’obiettivo è far sì che la Calabria sia una meta attrattiva tutto l’anno”.
Investimenti e nuove opportunità per il settore turistico
Durante la tre giorni milanese, è stato presentato anche il nuovo bando regionale per il turismo, che prevede investimenti per 50 milioni di euro destinati al miglioramento delle strutture ricettive e all’incentivazione delle attività legate al turismo esperienziale. Un intervento fondamentale per alzare la qualità dell’accoglienza e rendere la regione più competitiva a livello nazionale e internazionale.
L’edizione 2025 della BIT ha dunque segnato un importante momento di visibilità per la Calabria, confermandone il ruolo sempre più centrale nel panorama turistico italiano. La sfida ora è trasformare queste occasioni in risultati concreti, consolidando la crescita del settore e rendendo la regione un punto di riferimento per il turismo sostenibile e destagionalizzato.
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Società
I rituali del Giovedì Santo, la notte dei Sepolcri tra fede e silenzio
Nel Giovedì che apre il Triduo Pasquale si mescolano liturgia e riti popolari: la celebrazione dell’Eucaristia, la reposizione del Santissimo e la visita agli altari decorati con fiori e germogli. Un momento di raccoglimento che unisce l’Italia credente, tra misticismo e memoria.

Il Giovedì Santo non è solo il giorno che precede la Passione, ma l’inizio del cuore pulsante della Settimana Santa. È la soglia del Triduo Pasquale, il trittico sacro che conduce i fedeli alla celebrazione della Resurrezione. In questa giornata carica di simboli, la Chiesa cattolica ricorda l’Ultima Cena di Gesù con gli apostoli, l’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio.
La liturgia del Giovedì Santo, la cosiddetta “Messa in Coena Domini”, si celebra nel tardo pomeriggio. Durante la funzione, il rito della lavanda dei piedi rievoca il gesto compiuto da Cristo nel cenacolo: un atto di umiltà, ma anche di rottura rispetto alla logica del potere. Il sacerdote, chinandosi a lavare i piedi a dodici fedeli, ripete un gesto antico, che parla più di mille parole.
Al termine della Messa, il Santissimo Sacramento viene traslato in un luogo separato dall’altare principale: è l’Altare della Reposizione, spesso chiamato anche “Sepolcro”. Qui inizia un tempo sospeso, fatto di silenzio, adorazione e riflessione. La chiesa si spoglia di ogni solennità, l’altare resta nudo, la campane tacciono. È l’inizio della veglia, dell’attesa della croce.
Ma accanto alla liturgia ufficiale, vive e resiste un’antica tradizione popolare: la visita ai Sepolcri. In tutta Italia, ma soprattutto nel Sud, i fedeli si mettono in cammino per visitare più chiese, di solito in numero dispari, sette o nove. È un pellegrinaggio urbano, che unisce spiritualità e senso comunitario. Ogni altare è decorato con cura: fiori bianchi, candele, stoffe damascate e, soprattutto, i germogli di grano coltivati al buio durante la Quaresima, simbolo di morte che si fa promessa di vita.
Nel cuore di Napoli, questo rito prende il nome di “struscio”, per il lento incedere dei fedeli che, tra una chiesa e l’altra, vivono un’esperienza intima ma condivisa. In Sicilia, i germogli diventano “lavureddi”, e accompagnano processioni e riti più scenografici, come le “Vare” di Caltanissetta o le drammatiche rappresentazioni viventi in molti paesi dell’entroterra. Anche al Nord la tradizione è viva, seppur con toni più sobri: la visita silenziosa agli altari addobbati è occasione di meditazione personale, spesso in un clima di penombra e raccoglimento.
Il Giovedì Santo è dunque un giorno di passaggio. Non ha ancora la drammaticità del Venerdì né la gioia esplosiva della Pasqua. È una soglia sottile, dove la fede si fa attesa e il mistero si lascia solo intuire. È il tempo dell’intimità e del servizio, del pane spezzato e del cuore aperto. E forse, proprio per questo, è uno dei momenti più intensi dell’intero calendario liturgico.
Mentre nelle chiese si spengono le luci e i fedeli si ritirano dopo la visita ai Sepolcri, resta nell’aria una sospensione sacra. Come se il mondo, per una notte, trattenesse il fiato. In attesa della croce. E poi, della luce.
Società
C’è ancora domani trionfa in Cina: il patriarcato con gli occhi a mandorla trema
Con il trionfo di C’è ancora domani in Cina, l’Italia si fa sentire sul fronte della consapevolezza femminile. Tra opere collettive, cinema impegnato e IA salvavita, si apre una stagione in cui la parola d’ordine è: protagonismo, anche (e soprattutto) femminile.

All’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma è apparsa una panchina rossa. Non una trovata d’arredo urbano, ma un simbolo forte e diretto contro la violenza di genere, in particolare i femminicidi. È l’ennesima, necessaria, testimonianza di come anche gli spazi pubblici universitari possano diventare terreno di impegno sociale. Il rosso non è solo il colore della passione, ma anche quello del sangue versato. E queste panchine, sempre più presenti in tutta Italia, parlano forte anche senza bisogno di slogan.
A Roma si dipinge… con sedici milioni di mani
Restando nella capitale, un’altra opera fa discutere e riflettere. L’artista Senatore ha creato un’installazione collettiva a piazza Venezia, un’opera che metaforicamente coinvolge “16 milioni di mani”, a simboleggiare un’azione comune, una responsabilità condivisa. In un’epoca in cui l’individualismo galoppa, questa opera vuole ricordarci che il cambiamento (e anche la protezione) è una questione di comunità.
Paola Cortellesi superstar: anche la Cina dice “C’è ancora domani”
Il successo del film C’è ancora domani di Paola Cortellesi continua a crescere, e stavolta vola lontano: in Cina, dove ha incassato sei milioni di dollari in un solo mese. Uscito nelle sale l’8 marzo — una data tutt’altro che casuale — il film ha stregato anche il pubblico cinese, con la sua storia in bianco e nero ambientata nella Roma del dopoguerra. La protagonista è una donna comune, ma con un sogno grande: liberarsi da un destino scritto da altri.
Il distributore Jia Zhangke ha sottolineato come il film parli alle donne cinesi con una voce nuova: “Non fuggire, ma partecipare”. Una narrativa rivoluzionaria, soprattutto in un Paese dove il discorso femminista è ancora in fase embrionale. E sì, alla faccia di chi pensa che il cinema italiano non abbia più nulla da dire: qui si parla di patriarcato, dignità, speranza — e lo si fa con stile, empatia e potenza visiva.
Il design parla tutte le lingue (ma soprattutto quella straniera)
Al Salone del Mobile di Milano si è registrato un nuovo record di operatori stranieri. L’Italia continua a essere la patria del design, ma il mondo intero sembra voler partecipare al nostro modo di pensare lo spazio e l’estetica. Tra sedie che sembrano opere d’arte e cucine da fantascienza, la manifestazione parla anche di una società che cambia, che sogna ambienti più inclusivi, belli e, perché no, umani.
Intelligenza artificiale e medicina: il futuro è adesso
Anche la scienza ci mette del suo: per la prima volta in Italia è stato utilizzato un anticorpo per prevenire il diabete. E Microsoft è pronta a lanciare una nuova IA che salverà le attività sul PC. Sì, c’è ancora domani — anche per i file Word non salvati.
Che si tratti di una panchina, di un film o di una mostra di design, l’Italia lancia un messaggio chiaro: il cambiamento parte dalle storie, dai simboli, dalle persone. E se ogni tanto qualcuno si siede su una panchina rossa e si ferma a pensare, forse è proprio lì che inizia una rivoluzione.
Società
Cresce il fenomeno Incel: celibi involontari tra crisi della mascolinità e cultura online
Una subcultura digitale che riflette esclusione, vulnerabilità e dinamiche sociali complesse. Gli Incel e la loro visione mercificata delle relazioni spiegano la crisi delle identità maschili moderne.

Il fenomeno degli Incel, acronimo di INvoluntary CELibate (celibe involontario), è una subcultura sociale e digitale che rappresenta uomini eterosessuali che dichiarano di non riuscire ad avere rapporti sentimentali o sessuali con le donne, nonostante il desiderio di averne. Sebbene il fenomeno trovi le sue radici in spazi di condivisione sul web, negli anni è diventato una complessa dinamica sociale e culturale, legata a concetti di sessualità, potere, esclusione e vulnerabilità.
Tutto è iniziato con Alana
Il termine nasce negli anni ’90 grazie a una studentessa canadese, Alana. Fu lei a creare un sito per chi si sentiva escluso dal mondo affettivo e sessuale. Originariamente inclusivo, il concetto è stato poi associato quasi esclusivamente a uomini eterosessuali. Questi individui percepiscono la loro condizione di esclusione come il risultato di una società che favorisce uomini “Alpha”. E penalizza quelli che considerano meno attraenti, definiti “Beta”. La visione degli Incel è spesso fatalista e gerarchica, influenzata da interpretazioni deterministiche di biologia e attrazione.
Quanto pesano i forum Incel
I forum Incel, come Incel.is o Lookism.net, sono virati e sottoposti a restrizioni. Eppure rappresentato spazi di aggregazione dove gli appartenenti hanno condiviso le loro sofferenze legate a solitudine e bassa autostima. Ma alimentano anche risentimento verso donne e figure maschili percepite come superiori. Qui, la vulnerabilità individuale viene trasformata in un’identità basata su antagonismo e rancore. Forse per questo i siti dedicati sono stati messi fuori gioco.
Le frustrazioni da isolamento sessuale
Sul piano psicologico, molti Incel sono giovani con storie di isolamento sociale o esperienze negative. Sebbene non tutti siano portatori di atteggiamenti violenti, questa subcultura può sfociare in ideologie pericolose e, in rari casi, in violenza verbale o fisica. Sociologicamente, il fenomeno riflette una crisi delle mascolinità moderne. In una società neoliberale che richiede successo e forza agli uomini, molti trovano difficoltà a conformarsi a queste aspettative e rifiutano modelli alternativi. La retorica Incel costruisce quindi una narrativa in cui il fallimento relazionale è attribuito a fattori esterni, come femminismo e apparenza fisica!!!
Le numerose implicazioni culturali
Il pensiero Incel introduce una visione mercificata delle relazioni, dove sesso e affetto sono percepiti come diritti negati, anziché esperienze reciproche. Questa visione estremizza la competizione relazionale e naturalizza la disuguaglianza, alimentando un clima di frustrazione e alienazione. Comprendere, quindi, il fenomeno Incel significa riconoscere la complessità delle dinamiche dietro la mascolinità ferita e il desiderio frustrato, offrendo strumenti per affrontare le criticità sociali legate a esclusione e vulnerabilità.
Un po’ di glossario
Gli Incel utilizzano un lessico specifico per descrivere la loro visione del mondo. Alcuni termini principali sono:
Chad: il maschio idealmente attraente, percepito come vincente con le donne.
Stacy: la donna iper-sessualizzata, priva di difficoltà sentimentali.
Beta male: uomo meno attraente, spesso escluso dal successo relazionale.
Redpill e Blackpill: teorie che definiscono le dinamiche uomo-donna; la redpill scopre “verità dolorose”. Mentre la blackpill sostiene l’inevitabilità della disuguaglianza basata sull’aspetto fisico.
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